Piduista a vita: vita e opere di Luigi Bisignani

Il Signor Nessuno, l’uomo con l’ufficio al piano mezzanino di Palazzo Chigi, è quel tratto di penna che unisce tutti i puntini dei giochi enigmistici. Dici Bisignani e in una parola colleghi tutti. Così gianni Barbacetto su Il Fatto Q. dello scorso 8 Marzo: Bisignani “non ama apparire. A differenza di tanti altri animali del circo berlusconiano, ritiene che l’esibizione sia, oltre che di cattivo gusto, anche nemica del potere vero”. Eppure è riduttivo definire Bisignani come animale del circo berlusconiano: Bisignani è un evergreen. Un sempreverde. Un piduista a vita.

Il suo curriculum è lunghissimo. Del suo nome se ne trova traccia già nelle inchieste sulla P2, nel 1981. Bisignani era collaboratore – a soli 28 anni – del ministro Stammati, anche lui piduista. Fu indagato e incriminato di spionaggio in seguito ad una tangente all’ENI:

“Si sa che l’ex ministro del Commercio Estero Gaetano Stammati è stato interrogato venerdì pomeriggio per quattro ore e mezzo dal sostituto procuratore Dell’Osso, che con Siclari, Viola e Fenizia si occupa di P2 e annessi. Forse Stammati è stato sentito sul giornalista Luigi Bisignani, già addetto al suo ufficio stampa quando era ministro e che da un elenco di Gelli risulterebbe avere percepito 13 milioni e poi ancora un altro mezzo milione?” (Archivio Storico La Stampa).

Dieci anni dopo il suo nome compare nell’inchiesta sulla maxi tangente Enimont, la madre di tutte le tangenti. Così scrive Barbacetto: “L’11 ottobre 1990, dunque, Bisignani apre, con 600 milioni in contanti, un conto riservatissimo presso lo Ior. È il numero 001-3-16764-G intestato alla Louis Augustus Jonas Foundation (Usa). Finalità: “Aiuto bimbi poveri”” (Il Fatto Q.). Su quel conto transitò una cifra pari a 2.7 mld di lire di ex titoli di Stato monetizzati allo Ior dal mons. De Bonis, ex segretario del corrotto Marcinkus. Una operazione di ricilaggio finalizzata al finanziamento della prima trance della maxi tangente al pentapartito fianlizzata allo scioglimento del polo della chimico-energetico italiano, Enimont.

Nel 1988 ENI e Montedison conferirono alla joint venture Enimont (40% ENI, 40% Montedison, 20% flottante) le proprie attività chimiche: si realizzava così quell’alleanza tra chimica pubblica e chimica privata che molti auspicavano da anni. La vita di Enimont fu breve e travagliata: nel 1989 la Montedison sembrò in un primo momento mirare alla maggioranza assoluta del capitale, ma già nel 1990 finì col cedere la totalità delle attività chimiche all’ENI, ricevendone in cambio 2.805 miliardi di lire[7], un prezzo valutato in seguito come esorbitante; in seguito intorno alla gestione ed alla trattativa per la cessione di Enimont emersero episodi di corruzione[8] (Wikipedia).

Sappiate che Enimont ha dato “da mangiare” a tutti. Montedison e Enichem erano il fiore all’occhiello della chimica italiana, la politica e la fame di soldi le hanno distrutte. Bisignaniera al centro di tutto questo scambio di denari e fece in fretta quando si trattò di cancellare le tracce: “nell’estate del 1993, quando annusa il disastro (i magistrati di Mani pulite stanno per arrivare alla maxi-tangente Enimont): così il 28 giugno di quell’anno corre allo Ior, ritira e distrugge i documenti che vi aveva lasciato all’apertura dei conti e chiude il Jonas Foundation. Ritira, in contanti, quel che resta: 1 miliardo e 687 milioni. Non avendo borse abbastanza capienti, deve fare due viaggi per portar via il malloppo” (G. Barbacetto, Il Fatto Q., cit.).

L’affare in questione è il collocamento presso lo lor (Istituto Opere di Religione), la banca del Vaticano, di 92 miliardi in Cct provenienti dalla «provvista» creata da Raul Gardini per pagare i partiti al momento dell’uscita da Enimont. La «maxitangente», insomma. Dopo la vicenda, Bisignani nel gruppo Ferruzzi fa carriera, diventando responsabile delle relazioni esterne. Ma allora «era un giornalista, credo dell’Ansa, che era in buoni rapporti con Gardini e Sergio Cusani». Così lo descrive Sama […] Fu individuata in Bisignani la persona che poteva fare da collegamento con questa parte della dc che faceva capo a Cirino Pomicino e quindi alla corrente di Andreotti». Inoltre «Bisignani – afferma Sama – aveva delle entrature nello lor, quindi attraverso lui si potevano negoziare i Cct ricevuti da Bonifaci». Bonifaci è l’immobiliarista romano che, attraverso una fittizia compravendita di terreni organizzata da Cusani, recupera la «provvista» di circa 150 miliardi, quasi tutti in titoli di Stato. Che finiscono per quasi due terzi nella banca del Vaticano e da qui nelle tasche di personaggi politici. «Naturalmente per questa sua attività parte del denaro sarebbe rimasto nella stessa disponibilità di Bisignani». Ma quanto? Sama non lo sa, mentre i magistrati accusano il giornalista di aver incassato 4 miliardi di Cct. (Archivio Storico La Stampa).

Di Pietro non riuscì ad arrestarlo a causa di uno strano errore del Gip che dimenticò di scrivere la durata della custodia cautelare:

La Stampa - 10 Settembre 1993

Barbacetto ricorda che il nome dello sconosciuto Bisignani comparve anche nell’inchiesta Why Not, opera dell’allora pm Luigi De Magistris. De Magistris piombò di persona presso gli uffici romani di Bsiginani ma stranamente l’uomo non si fece trovare. “Era a Londra”, ricorda il neo sindaco di Napoli. L’accusa del mandato di arresto di oggi è favoreggiamento e rivelazione del segreto d’ufficio e dossieraggio. bisignani, ai tempi di Why Not, sembrava essere in stretti rapporti con “Salvatore Cirafici, il dirigente di Wind responsabile della gestione delle richieste di intercettazioni e tabulati inviate all’azienda telefonica da tutte le procure italiane” (Barbacetto, cit.). Forse il pm Woodcock è arrivato laddove De Magistris fu fermato: ovvero al livello più alto di una organizzazione occulta che opera al fine di condizionare la vita politica ed economica del paese.

Ballottaggi, diretta twitter: chi vince? Pisapia? Moratti? De Magistris? Lettieri? Lunedì dalle ore 15

Ballottaggi – diretta Twitter

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Dati Affluenza

Milano – Comunali 2011

I dati del Viminale dalle ore 15 di Lunedì 30 Maggio:

PISAPIA GIULIANO

BRICHETTO ARNABOLDI LETIZIA DETTA LETIZIA MORATTI

Napoli – Comunali 2011

I dati del Viminale dalle ore 15 di Lunedì 30 Maggio:

LETTIERI GIOVANNI DETTO GIANNI

DE MAGISTRIS LUIGI

Amministrative Napoli, De Magistris si candida a sindaco

Tratto da Il Fatto Quotidiano

L’eurodeputato dell’Idv, Luigi De Magistris, si candida a sindaco di Napoli alle prossime amministrative, ufficializzando così le voci che da giorni si rincorrevano su un suo possibile impegno in prima persona nel capoluogo campano.

. L’esponente dell’Italia dei Valori guiderà una una lista civica. La presentazione pubblica della candidatura sabato 5 marzo.

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Loggia P3: Arcibaldo Miller, l’uomo che abbattè De Magistris

Ci sono uomini che non tramontano mai. Sono sempre sulla cresta dell’onda. Flavio Carboni è uno di questi: una presenza ambigua e trasversale nel caso Calvi, capace di inabissarsi per anni per poi ritornare alla ribalta ad una cena di amiconi che vogliono condizionare il giudizio della Corte Costituzionale sul Lodo Alfano. Verrebbe da pensare che non si sia mai del tutto defilato, quasi un Kaiser Söze all’italiana. Ma l’allegra combriccola consta anche di un altro nome eccellente, un uomo per tutte le stagioni, si direbbe. E’ stato protagonista negli anni ’90 della scena giudiziaria napoletana. Lui, Arcibaldo Miller, era il braccio destro del fu procuratore capo di Palmi, Agostino Cordoba. Arcibaldo Miller, oggi capo degli ispettori del Ministero della Giustizia, i cani da guardia che il governo – di qualsiasi bandiera – slega contro i magistrati non allineati.
E’ stato lui, Miller, insieme a Martone e a Carbone, a impallinare De Magistris:

il dottor Carbone che in qualità di Presidente ha diretto le sezioni unite della Cassazione che dovevano decidere sul mio ricorso […] quando mi fu sottratta illecitamente l’inchiesta Why Not stavo indagando sulle logge deviate e sulla realizzazione, in Calabria, di parchi eolici […] Il dottor Miller, già indagato per corruzione e concorso in associazione camorristica, poi archiviato, da anni capo dell’ispettorato del ministero della Giustizia e rimasto in sella con Castelli, Mastella e Alfano. Lo stesso che ha diretto senza soluzione di continuità inchieste amministrative e ispezioni ai miei danni dal 2005 al 2008 […]Il dottor Martone, che ha rappresentato la Procura Generale della Cassazione in quella farsa di procedimento disciplinare imbastito ai miei danni […] Un do ut des criminale ed eversivo, perchè volto – conclude De Magistris – a compromettere lo stato democratico. Qualcosa di cui non possono stupirmi, soprattutto alla luce della mia esperienza e dei protagonisti di oggi e di allora: gli stessi (De Magistris: Quei tre magistrati li ho subiti io – Politica – Virgilio Notizie).
Un uomo, il Miller, dal pedigree tutt’altro che immacolato: ai tempi di Cordoba, condusse le indagini sul post-terremoto, su sanitopoli e – udite udite – sulla massoneria. Quando poi, nel 1998, scoppia la polemica fra la procura e gli avvocati partenopei, appoggiati da Magistratura Democratica:
Fra i rilievi mossi ci sono le frequentazioni con la famiglia camorristica degli imprenditori Sorrentino […] Entrambi i procedimenti subiti dal dottor Miller – viene aggiunto nel documento – si sono conclusi con l’archiviazione, ma residuano, nelle due vicende, fondate ragioni di censura sul comportamento del magistrato, per l’estrema disinvoltura manifestata nelle sue relazioni personali […] il procedimento per il reato previsto dall’articolo 416 bis del codice penale, che ha visto nel ’94 l’arresto di alcuni magistrati napoletani per collusioni con la camorra, ha riguardato anche il dottor Miller e, tra gli altri, un esponente della famiglia Sorrentino (BELLACIAO – Chi è Arcibaldo Miller- Gli affari di Cirino Pomicino – La Voce della Campania).
Miller venne additato come magistrato corrotto: non passò inosservato il fatto che Miller, facente parte delle commissioni di collaudo per la ricostruzione post-terremoto, fu poi il magistrato che condusse le indagini su tale ricostruzione. Alle indagini seguì un vero e proprio “maxi-processo” nel quale Miller portò migliaia di pagine di documentazione. Una “montagna di carte”. Il teorema di Miller era focalizzato sul rapporto politica-imprese della ricostruzione, delle vere e proprie “imprese di partito”, imprese vuote, senza mezzi né lavoratori ma che vincevano a man bassa gli appalti; imprese fittizie attraverso cui la politica riuscì a drenare miliardi di lire dell’epoca. E la Camorra? Nei documenti di Miller non c’era una sola frase all riguardo.
Peccato che le mirate piste investigative sbaglino clamorosamente – strada facendo – gli obiettivi. Cadono come foglie al vento le accuse di concussione-corruzione […] Miracoli di San Gennaro, che hanno soprattutto il pregio di ridurre drasticamente i termini per la prescrizione, da 15 – in caso di 416 bis – a 7 e mezzo per la rituale concussione-corruzione […] «Al dibattimento e’ arrivato un cadavere», fu il commento di un cancelliere quando parti’ il processo di primo grado, destinato a morire inesorabilmente di “prescrizione” (BELLACIAO, cit.).
Miller ha messo lo zampino in tutte le inchieste, a partire da quelle condotte da De Magistris, nell’inchiesta di Salerno correlata alla vicenda De Magistris (che ci venne venduta come guerra fra procure), e nell’inchiesta di Trani sulle pressioni di Berlusconi per far chiudere Annozero. Si direbbe che Miller abbia “guadagnato” il suo posto di capo ispettore per meriti sul campo. E invece subentrò a Schiavon, suo predecessore, poiché quest’ultimo entrò in rotta di collisione con l’allora ministro della Giustizia, il leghista Roberto Castelli. Siamo nel 2005 e Schiavon firmò un appello contro una norma del governo che depenalizzava i reati fallimentari:
Le indiscrezioni spiegano il «licenziamento» con l’adesione di Schiavon all’appello firmato da 150 giuristi contro la riduzione delle pene per i responsabili di bancarotta fraudolenta, nonché con la conclusione (positiva verso i magistrati finiti sotto indagine) di alcune ispezioni, come quella recente nei confronti della Gip milanese Forleo, contro la quale il ministro Castelli aveva disposto una verifica in seguito alla sentenza con cui aveva prosciolto cinque stranieri dall’accusa di terrorismo internazionale (La Tribuna di Treviso).
Grazie alla (in)felice sostituzione operata da Castelli – loro, i leghisti, i numi tutelari della giustizia e della morale in politica… – qualche anno più tardi, nel 2007, Mastella potè inviare a Milano e a Catanzaro, a “stanare” la Forleoe De Magistris, tale Miller, il cane da guardia del governo. Quel che ne seguì è oramai storia.
A proposito: Mastella dispose querela a De Magistris. L’eventuale procedimento a carico di De Magistris per le sue affermazioni, secondo il Mastella, “diffamatorie”, forse non si terrà. Perché? De Magistris ha deciso di avvalersi dell’immunità da parlamentare europeo. Andando con gli zoppi si impara a zoppicare? Da che cosa si nasconde De Magistris? Chidetegli di rispondere sulla sua pagina di Fb:

Parlamento Europeo, Processo verbale – Mercoledì 7 luglio 2010 – Richiesta di difesa dell’immunità parlamentare

  • Processo verbale – Mercoledì 7 luglio 2010 – Strasburgo
  • 14. Richiesta di difesa dell’immunità parlamentare

    Luigi de Magistris ha rivolto alla Presidenza la richiesta di difesa della sua immunità e dei suoi privilegi nel quadro di un procedimento in atto presso il tribunale di Benevento (Italia).

    A norma dell’articolo 6, paragrafo 3, del regolamento, la richiesta è stata deferita alla commissione competente, cioè alla commissione JURI.

La risposta di De Magistris, dal suo blog: Immunità contro il Regime (sintesi del teorema: con la querela vogliono imbavagliarmi in un momento in cui finalmente si scoprono le trame sovversive dei nuovi piduisti – riflessione del sottoscritto: la querela gliel’ha mandata Mastella, non Miller…).

Sitografia su Arcibaldo Miller

Sulla domanda di immunità parlamentare di De Magistris:

Il Subcomandante De Magistris e la deriva degli ex pm.

Il Congresso IDV è trascorso con la cosiddetta "svolta di Salerno". De Magistris è rimasto un indipendente e IDV un partitino-focolare. Fra i due ex pm si apre un solco che sembra non marginabile. E l’appello di De Magistris ai giovani, raccolto oggi nell’intervista de Il Fatto Quotidiano, risuona con la voce dei grandi del passato:

Ai giovani dico: comprendo i vostri sentimenti di sconforto, resistete continuando a battervi per quei valori, quegli ideali che ci vedono dalla stessa parte della barricata. Sappiate che in me potrete continuare a vedere un faro che rischiara la notte in attesa dell’alba che verrà, ne sono certo.

De Magistris ha rivelato che Vendola è un interlocutore privilegiato. Lo scenario che si profila nel futuro è quello di una federazione della sinistra, dei movimenti e della rete. Ecco quello che ci riserva la Politica 2.0: una nuova unità a sinistra.

    • Il rifiuto della candidatura in Campania mi è stato dettato dalla mia coscienza di uomo e dalla convinzione politica della necessità della coerenza e del rispetto per gli elettori. La coerenza è alla base della credibilità politica. Il mio posto è dove mezzo milione di persone hanno voluto che andassi per condurre battaglie sulle mafie, sui fondi pubblici, sul riciclaggio. Sarebbe stato davvero squallido rinunciarvi dopo sei mesi per candidarmi a governatore ed io con lo squallore non so rapportarmi. Il fatto che l’Idv non sia riuscito a proporre un candidato che non fosse in conflitto con la questione morale per me prioritaria deriva dal fatto che il Pd ha posto veti sulla rosa di nomi da noi proposta: magistrati come Cantone, Maggi, l’ex deputato dei Ds Villone e professori universitari.

    • Ero d’accordo con Di Pietro che prima, durante o subito dopo il Congresso mi sarei iscritto all’Idv ricoprendo un ruolo che si confacesse al mio profilo politico e che sarebbe avvenuto attraverso un evento pubblico significativo. Ad oggi non è accaduto. La domanda: perché non mi sono iscritto andrebbe girata a Di Pietro.

    • Il cambiamento di rotta sulla questione morale non va letta come una mia sconfessione politica. Semmai la delusione nasce dal fatto di non essere stato coinvolto nella decisione, che non avrei condiviso, di appoggiare De Luca, che ho appreso al Congresso

    • resta una scelta strategica dettata dalla realpolitik di Di Pietro, responsabilità gravissima dalla quale non potrà sottrarsi, ma che non mina la mia coerenza

    • è stata fatta passare facendo fare a De Luca dichiarazioni spontanee come se fossimo a Porta a Porta: i processi si fanno nelle aule di Giustizia non ai congressi

    • non condivido l’alleanza con l’Udc di Cuffaro ma anche di Cesa di De Mita. Così come mi fa rabbrividire l’idea di un dopo Berlusconi con Casini.

    • Ai giovani dico: comprendo i vostri sentimenti di sconforto, resistete continuando a battervi per quei valori, quegli ideali che ci vedono dalla stessa parte della barricata. Sappiate che in me potrete continuare a vedere un faro che rischiara la notte in attesa dell’alba che verrà, ne sono certo

    • L’alternativa a Berlusconi è la costruzione di una sinistra plurale, con l’Idv e con i movimenti

    • Vendola è un interlocutore privilegiato, serio non populista. Stiamo lavorando assieme per un’unità a sinistra contro il male che è la frammentazione. Che è poi la sintesi del mio intervento al Congresso accolto con grande entusiasmo e calore soprattutto dai giovani

    • Tengo la barra dritta in vista delle politiche: nessun cedimento in termini di coerenza su questioni fondanti e costruzione di una politica nuova non nelle sigle ma nei contenuti

    • L’Idv è speranza e la speranza non può essere tradita. Invece molti si stanno allontanando proprio in virtù di questo scollamento tra il dire e il fare. Non abbiamo bisogno di un partito che seleziona la sua classe dirigente solo con le tessere ma attraverso il coinvolgimento della rete, delle piazze che non possono essere strumentalizzate

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Di Pietro spiega la scelta di De Luca. Ma la Base IDV è in rivolta.

La critica non è tenera, neanche nei confronti di Di Pietro. Così Il Fatto Quotidiano, il Blog di Grillo, Micromega, si trovano oggi a dover commentare il partito di Di Pietro spiaggiato come un capidoglio in agonia. Che ha fatto l’ex pm, ha tradito se stesso? Il pezzo di Peter Gomez è quello che brilla per chiarezza: “il voto per acclamazione […] è un errore politico che costerà molto caro al movimento di Antonio Di Pietro”. Secondo Gomez, così facendo si darà l’idea che IDV “applica il sistema dei due pesi e delle due misure”, poiché è presto fatta l’equazione: “Detto in altre parole: qual è la differenza tra De Luca, Berlusconi o Fitto?”. Il problema è la coerenza, è il messaggio che viene fatto passare è l’opposto di quello che si è voluto caricare sulle spalle di IDV. IDV pagherà pegno. Avendo il partito di Di Pietro raccolto negli ultimi due anni il “voto di opinione”, rischierà così di disperdere il movimento che gli sta alle spalle, rifluendo nuovamente nel PD.

  • È vero, la scelta di sostenere De Luca era quasi ineluttabile. Di altri candidati in Campania non ce n’erano. Anche perché in questi mesi né il Pd, nè l’Idv si sono dati troppo da fare per trovarli. E Luigi De Magistris, l’unica persona che presentandosi all’ultimo momento avrebbe messo in crisi il gioco pro De Luca, non lo ha fatto. Finendo così per caricarsi sulle spalle, a causa dei suoi tatticismi e della sua mancanza di coraggio, una parte rilevante della responsabilità dell’accaduto (De Luca, l’Idv e l’acclamazione barzelletta – Peter Gomez – Voglio Scendere)

De Magistris, secondo Gomez, ha peccato di indecisione edi “mancanza di coraggio”. In questo caso, per Gomez, la coerenza poteva essere messa da parte. Di certo IDV ha tergiversato troppo sulla Campania. Avrebbe dovuto pretendere le primarie. E risolvere così, alla Nichi Vendola, il rebus della candidatura. Poiché se è vero che senza IDV, il PD non vince, allora questo “peso elettorale” doveva essere fatto valere nelle decisioni sulle candidature. Invece Di Pietro ha lasciato che il PD giocasse di anticipo, e una volta lanciato De Luca, non ha potuto far altro che accettare il ricatto morale: vorrai mica diventare responsabile della vittoria dei Casalesi in Campania, non è vero? Gli sarà stato detto da Bersani. Questo il sunto, in soldoni. Poca strategia politica hanno fatto perdere ad IDV la grande occasione. Che doveva essere colta durante il congresso, aprendo il partito alla forma democratica e al movimentismo. In questo senso, il congresso deve considerarsi un fallimento. IDV continuerà a essere il partito “di” Di Pietro. Il simbolo continuerà a tenere il suo nome. IDV sarà ancora il partito-focolare dell’ex pm. Nulla cambierà. Di Pietro non ha tenuto il polso degli avveniementi. Non si è accorto che le cose, intorno a lui, stavano comiciando a cambiare. Non ha percepito il vento del cambiamento portato dalla vittoria di Vendola e da Emma Bonino con la sua Web-Politica 2.0: la distanza che lo separa da questa nuova politica, aperta, plurale, partecipata, lo relega al medesimo mausoleo che presto ospiterà le cere di Mr b e soci.
A chi interessasse, questa la sua risposta.

    • Sento il bisogno di spiegare a voi della Rete le ragioni per cui Italia dei Valori si e’ determinata ad appoggiare la candidatura di De Luca come candidato governatore della Regione Campania. Lo devo fare perché da diversi di voi sono arrivate delle critiche importanti, fondate, che sento mie.
    • De Luca e’ sotto processo per reati contro la pubblica amministrazione, e ci chiedete perché appoggiamo la sua candidatura, e perche’ non potevamo fare diversamente. Questo è il dramma: diversamente come? Quando c’è un’elezione regionale si presentano alcuni candidati alla carica di presidente alla Regione con i partiti che lo appoggiano.
    • Quel centrodestra ha indicato il proprio candidato, Caldoro, che potrebbe vincere le elezioni. Dal 29 di marzo, e per 5 anni, se dovesse vincere, affideremo la Campania a personaggi che hanno legami con il clan dei Casalesi e con la camorra. Non mi riferisco solo al candidato presidente Caldoro, ma a quell’insieme di personaggi, di quel sottobosco politico del centrodestra, che lo appoggiano e che gli fanno da copertura, da trait d’union tra il sistema clientelare della regione campana e il sistema camorristico che governa di fatto il territorio

    • mi sto assumendo questa responsabilità, perché di fronte dell’eventualità che i prossimi cinque anni il governo regionale della Campania sia in mano ad un sistema nelle mani di soggetti che non faranno sconti a nessuno (chiedete a Sandokan), rispetto a tutto questo, bisogna costruire un’alternativa democratica di resistenza e di difesa. Come si fa? O fai la rivoluzione, e in questo caso non la puoi fare, oppure devi costruire un quadro di alleanze per tentare di raggiungere il 51% alle prossime elezioni
    • Ci vorrebbe, e sarebbe stato meglio, un candidato presidente di rottura, dell’alternativa. Come Italia dei Valori, prima di arrenderci, abbiamo cercato un candidato dell’alternativa, abbiamo chiesto anche a de Magistris di candidarsi, ma Luigi ha fatto presente un fatto giustissimo: è stato appena nominato parlamentare europeo, Presidente della commissione di Controllo bilancio di tutti i fondi europei, ed è stato nominato per i voti ricevuti da tutta Italia, e non possiamo chiedergli di fare il “traditore”.
    • Mi sono trovato davanti ad un’alternativa drammatica. Da una parte affidare la Campania al clan dei Casalesi. Dall’altra quella di appoggiare una candidatura, quella di De Luca, che è sotto processo ed è già stato indicato come candidato dagli altri partiti
    • Ho chiamato De Luca, l’ho fatto venire davanti a migliaia di testimoni di fronte al congresso nazionale dell’Italia dei Valori, di fronte alla Rete e alle televisioni, affinché fossero testimoni e notai di cinque impegni formali che lui dovrà prendere.

      Primo: se lo condannano deve dimettersi.

      Secondo: nel periodo del suo mandato non deve mai invocare il legittimo impedimento. Deve correre dal giudice e farsi giudicare il più velocemente possibile.

      Terzo: non deve permettersi di attaccare la magistratura anche se è sotto processo.

      Quarto: se riesce a diventare presidente, come primo atto deve prendere la ramazza e togliere di mezzo tutta quella classe dirigente, di nomina politica, che ha rappresentato il clientelismo, l’affarismo e il nepotismo di tutti questi anni.

      Quinto: deve istituire una casa di vetro regionale, trasmettendo sul web tutti i consigli e le giunte regionali, e deve mettere in Rete ogni provvedimento che prende.

    • Se l’Italia dei Valori va da sola, chi candida per ottenere l’alternativa? Una persona che potrà prendere tutti i voti che volete, ma non arriverà mai al 51%, facendo cosi vincere il centrodestra, affidando per cinque anni la Campania ad un clan piuttosto che ad un governo. Avremmo potuto fare di più, ma non è stato fatto, perché chi doveva assumersi la responsabilità di trovare un candidato terzo non c’è riuscito. Parlo innanzitutto degli altri partiti che già governavano la regione e che dovevano avere il coraggio e l’umiltà di mettere da parte coloro che erano sotto inchiesta
    • vogliamo salvare il salvabile, vogliamo salvare la Campania da una deriva criminale
    • sono il responsabile di un partito e dalle mie decisioni dipende il futuro della Campania e del Paese. Sento il dovere di mettere insieme Guelfi e Ghibellini per evitare che dall’altra parte arrivi qualche personaggio che si mangi la democrazia, l’economia e il riscatto del Paese
    • è troppo facile criticare dicendo che non si poteva fare. L’alternativa a questa soluzione era la consegna, senza lotta, della Campania al clan dei Casalesi

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IDV, De Magistris prepara la successione. La base ribelle presenta la mozione congressuale.

Ancora nuove voci di una tensione fra De Magistris e Di Pietro che si sta consumando nella scelta dei candidati per le liste: per la lista lombarda si è parlato anche di Piero Ricca, il blogger che appellò Mr b con un “buffone”, ma oggi è arrivata la smentita di Piero, con un post nel quale si felicita però per la candidatura dell’amico Giulio Cavalli, autore dello spettacolo teatrale contro la Mafia “Do ut Des”. Cavalli è proprio al centro di un dissidio, essendo lui uomo espressione della linea di De Magistris, di Di Pietro con il coordinatore regionale della Lombardia Sergio Piffari, il quale si è molto seccato per l’ostinazione di Cavalli a voler render conto della sua attività politica al solo De Magistris. L’articolo che segue – ripreso dal sito La Voce delle Voci – spiega tutta la vicenda. Secondo l’autore, Giulio Sansevero, De Magistris avrebbe messo all’opera due supervisori, uno per il nord ovest e uno per il nord est, con lo scopo di preparare la successione al monopolio dipietrista.
IDV è di fatto una associazione partitica con un plenipotenziario unico, Antonio Di Pietro. Da tempo sono conosciute le pratiche poco ortodosse del giro di rimborsi elettorali che vengono fatti migrare, attaverso l’affitto di immobili a carico di IDV, direttamente alla società di di Pietro, la Antocri (unico socio, Antonio Di Pietro; amministratore unico Claudio Bellotti, compagno o marito di Silvana Mura, tesoriere di IDV, nonché ex fiamma di Di Pietro, sua conoscente da vent’anni, oggi anche coordinatrice regionale IDV dell’Emilia Romagna).
Da circa due mesi la base ribelle, che si ostina a chiedere un congresso e primarie aperte per la selezione del segretario del partito, si è organizzata intorno al gruppo “La base IDV” – “Baraccano 2”, ed ha già all’attivo tre riunioni autoconvocate, l’ultima delle quali si è tenuta il 17 Gennaio scorso. Così si esprimono dalle pagine di Facebook:

Brescia – 17 gennaio 2010

Oggi si è tenuta a Brescia il 3° appuntamento degli autoconvocati IDV.
I lavori introdotti dal rappresentante locale Mario Bruno Belsito hanno riguardato la preparazione della mozione da presentare al congresso nazionale IDV.
Sono intervenuti: l’on. Franco Barbato, candidato alla presidenza del partito, ed il consigliere regionale del Trentino – Alto Adige Bruno Firmani.
I coordinatori de “La Base IDV” Alessandra Piva, Giuseppe Vatinno e Domenico Morace hanno illustrato i principi sui quali poggia la proposta politica: la centralità e la difesa della carta costituzionale, ed il rinnovamento culturale e politico nel segno della risoluzione della questione morale. In particolare l’accento è stato posto sull’esaurimento della spinta rinnovatrice che aveva caratterizzato l’IDV.
Il movimento di base, ampiamente radicato e strutturato su tutto il territorio italiano, si propone di proseguire la propria attività anche dopo la celebrazione del congresso nazionale.
Durante l’assemblea sono state esaminate situazioni di scarsa democrazia e casi di vera e propria prevaricazione all’interno della struttura organizzativa dell’IDV, troppo spesso in mano a personaggi che ricordano più il partito di Berlusconi che non quello di Di Pietro.
La mozione che La Base IDV porterà al congresso si può trovare su Facebook ed è aperta ai contributi di iscritti e simpatizzanti.

La notizia è che “La base IDV” sarà promotrice di una mozione al congresso che si terrà il 5-6-7 Febbraio prossimi. A questo link la bozza della mozione, con la quale la base vuole introdurre alcuni elementi di democrazia diretta nel partito, in una cornice complessiva di “spersonalizzazione”, rifondando interamente l’assetto gerarchico di IDV.

    • l’ex sostituto della Procura di Catanzaro sta tessendo la sua trama: ha diviso l’Italia in cinque circoscrizioni, che coincidono con quelle delle elezioni europee e in ognuna ha piazzato un suo fedelissimo per avviare i contatti con iscritti e militanti
    • due “colonnelli” di De Magistris: si tratta di Davide Pane, giovane ingegnere milanese e di Giada Oliva, 27 anni, bolognese, giornalista praticante e assistente parlamentare di De Magistris. Il primo si occupa del Nord Ovest, la seconda del Nord est
    • La strategia e’ quella indicata da Paolo Flores D’Arcais: fuori dal partito i “cacicchi” (ampiamente documentati nel reportage pubblicato a settembre da Micromega) e dentro la “societa’ civile”.
    • l’europarlamentare non sta a guardare e a Milano ha messo a segno un colpo eccezionale: ha sponsorizzato la candidatura alle prossime regionali dell’attore Giulio Cavalli. Di Pietro l’ha accettata e Cavalli sara’ il capolista in Lombardia dell’Italia dei Valori. Milanese doc, 32 anni, Cavalli e’ l’autore dello spettacolo sulla Mafia “Do ut des” che gli ha procurato gravi minacce da parte delle cosche costringendolo a vivere sotto scorta
    • pare che l’autore di “Do ut des” abbia ottenuto carta bianca dall’ex pm e che abbia gia’ manifestato la sua contrarieta’ alla candidatura di Alessandro Milani, coordinatore provinciale di Varese ed esponente tipico del familismo che impera nell’Idv, avendo piazzato sua moglie consigliera provinciale a Varese e sua figlia come segretaria personale di Silvana Mura nonche’ tesoriera dell’IdV dell’Emilia Romagna

    • Questi giri di valzer con la “societa’ civile” e le aperture a De Magistris, nonche’ la candidatura a Bologna del leader dell’ArciGay, Franco Grillini, non impediscono a Di Pietro e Piffari di proseguire le trattative per la candidatura in Lombardia dell’ex leghista Alessandro Ce’, segno che l’ex pm per ora intende continuare a far convivere nel suo partito l’anima girotondina e quella “dorotea”
    • l’emorragia al centro per Di Pietro sembra destinata a proseguire. Dopo Pino Pisicchio, Aurelio Misiti, Giacinto Russo e Giuseppe Astore, un altro parlamentare di estrazione centrista ha infatti rotto con Di Pietro: e’ il deputato torinese, Gaetano Porcino. L’ex esponente della Margherita ha deciso di lasciare l’Idv dopo che Di Pietro si e’ rimangiato l’impegno di candidare suo figlio di appena 21 anni (del tutto digiuno di politica) alle regionali in Piemonte.
    • forte dissenso interno che si sta organizzando parallelamente a De Magistris ma con contenuti assai piu’ radicali e potenzialmente dirompenti. I ribelli si sono dati un coordinamento nazionale che si chiama “La Base Idv” e nasce dalla confluenza di movimenti locali, l’emiliano “Parole civili”, il romano “Comitati per la glasnost” e il varesino “L’altra Italia dei valori”
    • circa 1200 iscritti dislocati quasi in tutta Italia

    • il 20 dicembre si sono di nuovo riuniti a Bologna per il cosiddetto “Baraccano 2” e hanno ribadito le loro richieste: primarie aperte per scegliere il leader del partito; vicepresidenza affidata alla mozione congressuale di minoranza; direzione nazionale di 100 delegati eletti dal congresso; tesoriere laureato e di comprovata professionalita’ (ovvero basta con Silvana Mura); regole certe sulle iscrizioni e fine delle diffuse pratiche truffaldine (spesso al partito puo’ iscriversi solo chi e’ gradito ai gerarchetti locali); immediato reintegro dei militanti sospesi o espulsi. Richieste forti, tali da minare alla base la leadership dipietrista

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De Magistris, logiche mastelliane a parte. La crociata per ripulire l’IDV.

Oggi l’intervista a il Fatto Quotidiano. Da giorni voci di tensioni con Di Pietro. De Magistris si muove come un cane sciolto nel Sud e quando parla sembra che tutta l’Italia Dei Valori, il partito personale di Di Pietro, abbia profonde scosse telluriche.
Da una parte i cacicchi delle amministrazioni locali, impestati come quelli del PD, o peggio, del PdL. Appalti, nomine in chiaroscuro, raccomandazioni piccole o grandi che siano. La logica da bassa cultura politica che ha fatto dell’IDV una versione dipietrista dell’UDEUR di Mastella. Nel mezzo Di Pietro, la sua faccia, il suo nome, la sua credibilità e l’ipotesi di un isolamento in parlamento come nelle regionali con l’alleanza PD-UDC, o viceversa il ritorno a una alleanza multipartitica stile Ulivo con il rischio di confluire nel solito codazzo in attesa del sottosegretariato di turno. E dall’altro canto, le istante nuoviste rappresentate da De Magistris e da Sonia Alfano, sostenuti dalla stampa antiberlusconiana concentrata intorno a Travaglio nella testata de Il Fatto, dal movimento di Grillo e dagli ex girotondini, con Flores D’Arcais pm dell’accusa di amoralità contro l’IDV di Di Pietro.
De Magistris al Sud è fortissimo, è seguito, in Calabria in primis, ma anche in Campania. Per l’IDV è un bacino inestimabile di voti. E l’ex pm lo sa e usa la propria posizione di indispensabilità per mettere alle corde Di Pietro e costringerlo a rinnovare, poiché nel caso non lo facesse, andrebbe al voto scontrandosi con le liste civiche di Grillo. Un massacro. Perché De Magistris – e Sonia Alfano – sono due della rete di Grillo, e tali rimangono. E se Di Pietro non scarica i politici locali corrotti, questi migreranno nel moVimento e sarà la fine dell’IDV.

    • questa regione ha registrato un tracollo etico e culturale. Qui c’è bisogno di un rinnovamento vero, radicale, una vera e propria controffensiva che si fondi su un programma chiaro e su personalità di indiscussa pulizia morale

    • Non dimentichiamo che il centrodestra si appresta a candidare Nicola Cosentino

    • se questa è la posta in gioco, le nostre candidature devono essere all’altezza, parlare il linguaggio chiaro della lotta alla camorra

    • Programma chiaro, nomi e un nocciolo duro dal quale partire che veda il Pd, Italia dei valori, Rifondazione, Sinistra e libertà insieme. Ho già avviato una serie di contatti.

    • anche a loro, come a tutto lo schieramento di centrosinistra, noi chiediamo discontinuità, e francamente non credo che De Mita possa accettare questi discorsi

    • sa bene che anche Italia dei valori ha i suoi problemi quando si parla di questione morale

    • non mi basta solo un casellario giudiziario pulito, ci vuole altro, un modo diverso di fare politica

    • La gente da noi pretende tantissimo, noi siamo la prima linea di questa battaglia

    • rinnovamento anche tra le vostre fila. Rinnovamento e apertura al meglio della società della Campania

    • in Campania e Calabria la situazione è gravissima è tempo che la parte migliore della società di queste regioni si faccia avanti

    • In Campania sono in molti a fare il suo nome come candidato presidente

    • ho avuto molte sollecitazioni, ma ho anche detto con onestà che sono stato eletto parlamentare europeo

    • in Europa mi occupo di bilanci e di fondi comunitari, cose che hanno una relazione diretta con le regioni meridionali

    • Non mi sottraggo, tanto che sto lavorando alla ricerca di nomi e candidature di alto livello

    • Nel Pd sembra prendere corpo la candidatura di Vincenzo De Luca, il sindaco di Salerno

    • Non siamo sulla strada giusta, De Luca è coinvolto in processi importanti. Non possiamo fare la battaglia contro Cosentino e il suo sistema di potere con candidature così. L’ho detto, ci vogliono forti elementi di rottura

    • O su questi tempi riusciamo a costruire un sistema di governo diverso dalle logiche mastelliane, o non c’è speranza

    • «Ci sono problemi politici e problemi personali: sui primi possiamo lavorare, degli altri per ovvi motivi non ci occupiamo», va ripetendo da giorni Antonio Di Pietro

    • Cristiano Di Pietro, consigliere provinciale a Campobasso che si era sospeso un anno fa perché coinvolto in un’inchiesta sugli appalti a Napoli (con tanto di intercettazioni telefoniche pubblicate), e ora, come annunciano nell’Idv regionale, «uscito pulito dalla vicenda», ha ripreso la tessera del partito di papà

    • se è vero che i cosiddetti autoconvocati – che si sono riuniti a Bologna domenica scorsa, si rivedranno oggi a Matera e si sono dati appuntamento a Modena il 4 dicembre sotto l’etichetta «Parole civili» – sono per ora una categoria indistinta di contestatori e di delusi

    • se troveranno in Luigi De Magistris l’uomo che esprime il loro dissenso potranno avere ancora qualche fortuna anche nel partito e non solo in piazza

    • vogliamo il dialogo tra la base e il vertice del partito

    • uno dei leader Domenico Morace, ex coordinatore di Bologna

    • Alla manifestazione del 4 dicembre ha invitato sia Di Pietro, che fanno sapere i suoi non pensa proprio di partecipare, sia De Magistris, che per ora non si pronuncia

    • sembra sempre più evidente che De Magistris abbia cominciato a lavorare al rinnovamento del partito proprio al Sud, finendo per farne il banco di prova del suo peso nell’Idv e del suo successo di consensi nel vasto modo ex-girotondino

    • Non è un caso che ieri sia stato lui a organizzare, insieme all’europarlamentare Sonia Alfano, proprio a Napoli il convegno su «questione morale e istituzioni», invitando Salvatore Borsellino e il leader di Rifondazione Paolo Ferrero

    • bisogna «fare pulizia» dentro e fuori dal partito, soprattutto in Campania. Per trasformare l’Idv da un marchio ad un vero e proprio soggetto politico ha annunciato l’introduzione dei dipartimenti, che si occuperanno dei diversi temi politici

    • Ha un bel dire che «la lista annunciata da Beppe Grillo non è di disturbo ma di stimolo», c’è da dubitare che gli auguri di «buon successo» siano sinceri, visto che si tratta di un altro concorrente per le prossime amministrative in Campania

    • l’incidente dell’ultimo comizio a Napoli quando era apparso lo striscione «Fuori i collusi dal partito»

    • Antonio Di Pietro liquida la cosa con poco più di un’alzata di spalle. LuigiDeMagistris negaun suo ruolo di regista dietro il fiorire di blog e assemblee di autoconvocati

    • da qualche tempo il dissenso dentro l’Italia dei valori si fa sempre più sentire

    • Di Pietro prima delle elezioni europee (in cui l’Idv ha raddoppiato i consensi attestandosi all’ 8%) aveva detto che se il partito avesse ottenuto un buon risultato, si sarebbe attenuata l’impronta personalista

    • Ipotesi ora archiviata

    • soprattutto tra la “base”, sono in molti a chiedere maggiore apertura, coinvolgimento, diversi criteri per selezionare la classe dirigente locale e nazionale

    • Come a Bologna, dove l’ex coordinatore Domenico Morace ha attaccato il capogruppo in Regione Paolo Nanni («ha assunto la figlia a lavorare nel suo ufficio») e la segretaria regionale, nonché legale rappresentante e tesoriera nazionale Silvana Mura («ha messo nel Cda dell’Ateneo di Parma un suo collaboratore a Roma »).

    • a Torre del Greco, dove i consiglieri comunali dipietristi votano insieme al Pdl i provvedimenti della giunta del sindaco Ciro Borriello, ex Fi, poi Udeur, poi candidato dall’Idv nel 2008 e infine riavvicinatosi al Pdl

    • capogruppo dell’Idv al Comune Giovanni Paolomba: «La nostra valutazione in Consiglio comunale sta avvenendo atto per atto»

    • De Magistris. «È un’anomalia che prima finisce e meglio è». L’europarlamentare sta partecipando a tutte le assemblee a cui lo invitano. «Mi piace ascoltare – spiega – non mi piace essere tirato per la giacchetta»

    • Dice insomma che non vuole essere «strumentalizzato »

    • «Quando nel marzo scorso mi ha chiamato per offrirmi la candidatura in Europa abbiamo parlato anche di una seconda questione: la necessità di cambiare la classe dirigente del partito

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