Il sostituto procuratore generale della Cassazione Francesco Iacoviello sta chiedendo l’annullamento con rinvio della sentenza di condanna a sette anni di reclusione per il senatore del Pdl Marcello Dell’Utri, accusato di concorso esterno alla mafia. In alternativa, il pg ha proposto che la vicenda sia trattata dalle sezioni unite penali.
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Trattativa Stato-Mafia, parla Brusca e Ciancimino non serve più
Le dichiarazioni di Giovanni Brusca, lo sporco assassino del piccolo Di Matteo, decretano l’inutilità del dibattito sull’attendibilità di Ciancimino. Brusca confessa di aver contattato personalmente Dell’Utri tramite Mangano, di averlo avvertito delle bombe. Siamo a metà del 1993 e Berlusconi non è ancora “sceso in campo”: Brusca avvisa Dell’Utri che “senza revisione del maxiprocesso e del 41 bis le stragi sarebbero continuate”. Perché avvisare personaggi estranei al mondo della politica? Forse perché questi stavano preparando un progetto politico e erano in cerca di “adesioni”. Il progetto politico doveva servire a gestire la transizione dal vecchio sistema di referenze a quello nuovo, dal mondo andreottiano a quello post-DC, post Salvo Lima, eccetera. Brusca ha ricordato che Riina era colui che gestiva in prima persona la trattativa, che il papello fu consegnato già nel 1992, dopo la strage di Capaci e prima di Via D’Amelio, “mi fece il nome del committente finale”, ha detto. Il suo nome è quello dell’allora ministro dell’Interno: Nicola Mancino. C’è stato un prima e un dopo: fino a Capaci era la vendetta della Mafia contro il Maxi Processo e il suo artefice principale. Dopo è “trattativa”.
Così sul Corsera:
Brusca ha raccontato infatti che fino all’attentato di Falcone l’obiettivo di Riina era di influenzare il maxi-processo di mafia a Palermo. In seguito, sarebbero subentrati Marcello Dell’Utri e Vito Ciancimino che volevano «portare» a Riina la Lega e un altro soggetto politico. «In un primo tempo Riina era titubante e anch’io gli chiedevo se ci fossero novità -ha dichiarato Brusca-. Fino all’ultimo attentato Riina pensava di condizionare il maxi-processo». Ma poi, ha concluso, sarebbero subentrati,«dei soggetti indicati in Marcello Dell’Utri e Vito Ciancimino che gli volevano portare la Lega e un altro soggetto che non ricordo» (Corriere della Sera.it).

Per la Corte d’Appello, Dell’Utri tramite fra la Mafia e Berlusconi
Quella che segue è la notizia battuta dall’ANSA qualche minuto fa relativa alle motivazioni della Sentenza della Corte d’Appello di Palermo su Marcello Dell’Utri, condannato a sette anni per concorso esterno in associazione mafiosa:
Il senatore Marcello Dell’Utri (Pdl) avrebbe svolto una attivita’ di ”mediazione” e si sarebbe posto quindi come ”specifico canale di collegamento” tra Cosa nostra e Silvio Berlusconi. Lo scrivono i giudici della Corte d’Appello di Palermo nelle motivazioni, depositate oggi e in possesso dell’ANSA, della sentenza con la quale Dell’Utri e’ stato condannato il 29 giugno scorso a 7 anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa. Per i giudici, Dell’Utri ”ha apportato un consapevole contributo al consolidamento e al rafforzamento del sodalizio mafioso” (ANSA.it).
E ora Fini potrà ancora chiedere a Berlusconi senso di responsabilità per la fase della crisi di governo che verrà presumibilmente dopo il 14 dicembre? Può Berlusconi, con un macigno simile, continuare a fare il Presidente del Consiglio? Possono i deputati radicali, eletti nelle liste del PD, compiere la trasmigrazione degli scranni e votare con il PdL la fiducia a Berlusconi come ha ventilato Marco Pannella oggi:
Premier a caccia di nove deputati Pannella tratta: da noi sei voti
Forse si tratta di una provocazione. Certamente ogni deputato ha un prezzo e pare che questi non abbiano alcun ribrezzo a trovarsi dal giorno alla notte a votare per un signore connesso alla mafia per tramite del suo socio in affari. Pensate all’onorevole per fortuna, al secolo Maurizio Grassano: diventato deputato dopo l’elezione a governatore del Piemonte di Roberto Cota, l’ex leghista, ex presidente del consiglio comunale di Alessandria, inquisito per truffa al suo stesso comune, oggi ha manifestato l’intenzione di votare per B. Grassano è stato arruolato. Leggete la sua storia. Pare essere pienamente in sintonia con il governo che andrà a sostenere:

E invece, per Tony Blair, fischi da primo posto in classifica
Tony Blair come Dell’Utri? Bè, no: lui (Blair) è primo nella classifica di vendita libri in Inghilterra. E poi all’ex icona del riformismo europeo hanno lanciato uova e scarpe. A Dell’Utri niente. Blair è stato chiamato ‘criminale di guerra’ (per le guerre imperialiste dell’Afghanistan e dell’Iraq). Dell’Utri e Schifani hanno ricevuto un mesto ‘mafioso!’. Pensate invece a Gordon Brown (il successore di Blair alla guida del Labour Party): il suo libro non vende una copia e non è neppure mai stato contestato. C’è da giurarci che possa passeggiare liberamente per Londra senza che nessuno lo riconosca.

Dell’Utri contestato, ricorda Craxi
Dell’Utri zittito a Parolario, alla presentazione dei Diari del Duce: ricorda una più famosa contestazione, quella avvenuta nel 1993 ai danni di Bettino Craxi, all’apice dell’inchiesta Tangentopoli, davanti all’Hotel Raphael a Roma. Giudicate voi stessi il parallelismo:
D’altronde ogni Repubblica che finisce vuole il suo martire di paizza:
Prima un ladro, ora un mafioso. In un gioco di specchi e di rimandi beffardi: viene da credere che siamo alla fine di un ciclo, o all’inizio della fine di un ciclo. Allora si disse che la manifestazione fu organizzata dai centri sociali; oggi per mezzo del social network per eccellenza, ovvero Facebook. Cambiano i tempi, non le piazze.

Il Tg1 l’ha fatto di nuovo. Dell’Utri? Assolto!
Ecco come comincia il servizio del Tg1 che narra della sentenza di secondo grado al processo Dell’Utri: “Assolto”. Con un ottimo taglia e cuci, viene imbastito un filmato ad hoc, in cui spicca la domanda della giornalista al Pg Antonino Gatto sulla teoria della trattativa Stato-Mafia: “Crolla tutto”, dice lei, mentre il procuratore generale la invita a aspettare le motivazioni della sentenza. Nemmeno mezza parola spesa su questa benedetta teoria della trattativa? Spatuzza, per il Tg1, è stato smentito. E che ne resta dell’accusa principale, per la quale Dell’utri era già stato condannato in primo grado a nove anni? Pena ridotta. Certo, è vero, la pena è stata ridotta, ma Dell’Utri, per i reati contestategli fino al ’92 è ritenuto colpevole dalla Corte d’Appello. Tutto questo è taciuto.
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I Magistrati in protesta contro Alfano: sedia vuota e Costituzione. Sit-In del Popolo Viola in difesa della Carta.
Sabato 30 Gennaio i Magistrati aderenti all’ANM abbandoneranno le sedie alla inaugurazione dell’Anno Giudiziario non appena prenderà la parola il Ministro della Giustizia Angelino Alfano. Una protesta che si sovrappone alla mobilitazione in difesa della Costituzione organizzata da Il Popolo Viola in numerose città d’Italia (in coda al post l’elenco intero con i link alle pagine di interesse per partecipare all’iniziativa).
I Magistrati hanno annunciato che porteranno con sé copia della Costituzione per “simboleggiare il forte attaccamento alla funzione giudiziaria e alla Carta costituzionale”. Usciranno dall’aula al momento dell’intervento del ministro o del rappresentante del Ministero per “testimoniare il proprio disagio per le iniziative legislative in corso, che rischiano di distruggere la giustizia in Italia, e per la mancanza degli interventi necessari ad assicurare l’efficienza del sistema”. Al termine dell’intervento del rappresentante del Governo verrà letto un comunicato che avrà il tono delle parole che seguono: “Basta con leggi prive di razionalità e di coerenza, pensate esclusivamente con riferimento a singole vicende giudiziarie e che hanno finito per mettere in ginocchio la giustizia penale in questo Paese; basta insulti e aggressioni”. Una protesta che ha un solo precedente nel famoso discorso di Saverio Borrelli, negli anni profondi del brelusconismo, durante il quale scandì la famosa frase: “Resistere, resistere, resistere, come su una irrinunciabile linea del Piave”. La realtà è andata ben al di là di quel che allora si poteva prevedere e oggi la spietatezza con cui il governo sta attuando il proprio progetto di distruzione della macchina giudiziaria, annichilendo quel che resta del Parlamento, non può che suscitare iniziative clamorose.
Il clima rischia di essere ulteriormente riscaldato dalla notizia che Ciancimino jr. ha ricevuto il primo riconoscimento della sua attendibilità di testimone da un giudice. Lo si può leggere nelle motivazioni della sentenza di condanna per mafia dell’ex deputato regionale di Forza Italia Giovanni Mercadante.
Secondo il giudice “è certo e può indiscutibilmente affermarsi nel presente processo, che egli (Massimo Ciancimino) ebbe realmente modo di assistere a incontri tra il padre e Provenzano e ancora del padre con Lipari e Cannella nella propria abitazione familiare e nei luoghi domiciliari in cui il padre fu ristretto o confinato, incontri in cui Vito Ciancimino e i suoi interlocutori parlavano di affari, appalti mafia e politica […] La vicinanza di Massimo Ciancimino al padre ha fatto di lui un testimone se non un protagonista di riflesso di incontri ed episodi, oggi al centro di interesse investigativo in quanto utili a ricostruire il perverso sistema di frequentazioni alleanze ed accordi politico-istituzionali che fece dei corleonesi dei vari Liggio e Riina un centro di potere oltre che un gruppo di assassini senza scrupoli, capaci di condizionare la storia politico-sociale-economici della Sicilia(e in parte della Repubblica) dagli anni ’70 a buona parte dei anni ’90”. Chissà cosa ne pensa Dell’Utri. Starà forse pensando di passare dal badile al cannemozze?
Conferenza Stampa domani, Popolo Viola, Milano.
E’ prevista per domattina, 28 gennaio, la conferenza stampa per la presentazione dei sit-in del 30 gennaio, che si terranno in tutta Italia in difesa della Costituzione. La conferenza stampa avrà luogo presso l’Associazione CHIamaMILANO, Largo Corsia dei Servi, 11 – MILANO
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Desecretati i verbali di Ciancimino Jr. Dell’Utri: “Ci sarebbe da rovesciargli addosso un badile”.
Desecretati i verbali di Ciancimino deposititati al processo contro il generale Mori. Questo il passaggio che ha scatenato la reazione rabbiosa di Dell’Utri:
Massimo Ciancimino, ricordando di un “pizzino” inviato da Provenzano a suo padre dove si faceva riferimento “a un amico senatore e al nuovo Presidente per l’amnistia”, ha confermato che i due erano Marcello Dell’Utri e Totò Cuffaro. Poi ha spiegato dove ha conosciuto l’ex governatore: “L’ho incontrato nel 2001 a una festa dell’ex ministro Aristide Gunnella, credevo di non averlo mai visto prima. Si è presentato e mi ha baciato. Poi, l’ho raccontato a mio padre che mi ha detto: ‘Ma come, non te lo ricordi, che faceva l’autista al ministro Mannino? Anche lui aspettava in macchina, fuori, come te che accompagnavi me … Poi ho collegato… perché quando accompagnavo mio padre dall’onorevole Lima fuori dalla macchina aspettava pure, con me, Cuffaro e anche Renato Schifani che faceva l’autista al senatore La Loggia. Diciamo, che i tre autisti eravamo questi… andavamo a prendere cose al bar per passare tempo.. Ovviamente, loro due, Cuffaro e Schifani, hanno fatto altre carriere: c’è chi è più fortunato nella vita e chi meno… ma tutti e tre una volta eravamo autisti” (fonte http://www.repubblica.it/cronaca/2010/01/13/news/ciancimino_jr-1926006/)
E Dell’Utri ha così candidamente risposto:
Massimo Ciancimino “è un cretino, un pazzo, un mitomane e potrei usare qualsiasi aggettivo contro chi pompa queste immense minchiate”. Sono le parole del senatore del Pdl, Marcello Dell’Urtri, in un’intervista al Corriere della Sera, in cui si dice stupito che ci siano magistrati che ascoltano le parole di Ciancimino. “Per andare dietro a questo sciagurato bisogna proprio essere più pazzi di lui – prosegue Dell’Utri – . Non vorrei incazzarmi ma ci sarebbe da prendere un badile e rovesciarlo addosso a questi cretini”.
Deriva psichiatrica e omertà mafiosa: Mr b pronto a un nuovo “predellino”.
Si teme un nuovo strappo, un nuovo scarto in avanti, o a latere, del (finto) premier. Domani sarà a Milano per la campagna di tesseramento del PdL e terrà un discorso: gli ambienti più vicini allo psico-premier parlano di un imminente nuovo attacco al Quirinale e alla Consulta che metterà a dura prova i residui legami con Fini. L’attacco verrà condotto con la copertura televisiva del Tg1 del Minzo che ieri si è inerpicato in una vergognosa difesa di Mr b, paragonandolo – suo malgrado – a Andreotti a alla presunta persecuzione giudiziaria che il matusalemme del Senato avrebbe subito ai tempi delle accuse di mafia e del bacio con Totò Riina. Certamente il Minzo, avvocato dei perseguitati, non ha fatto menzione alcuna riguardo alla condanna prescritta a Andreotti, quella per mafia prima del 1980, che nessuno ricorda naturalmente.
E mentre tutti sostengono che Filippo Graviano ha smentito Spatuzza, nessuno dice che il boss ha semplicemente negato quel che Spatuzza ha riferito al Giudice nella scorsa seduta, mentre non ha fornito alcun elemento oggettivo riguardo a ciò – né la sua deposizione ha inciso in alcun modo sull’impianto accusatorio che ha portato alla condanna di Dell’Utri in primo grado per concorso esterno in associazione mafiosa. Ovvero, questa fase dibattimentale non aggiunge niente al quadro probatorio che già era servito a condannare il collaboratore di Mr b (di cui potete ampiamente leggere qui: Dossier Dell’Utri). Minzolini non vi ha fornito nemmeno la metà di questo quadro informativo, anzi, ha fatto un vero e proprio panegirico televisivo, spacciando per approfondimento ciò che in realtà è pura semplificatoria attività di maquillage:
La deposizione dei Graviano:
Di seguito l’articolo pubblicato da Il Fatto e ripreso da Micromega in cui la politologa Barbara Spinelli parla di “deriva psichiatrica” dei dittatori e della pericolosità della situazione italiana, appena salvaguardata dai pericoli di una “Weimar” dalla nostra stessa Costituzione, la quale – nonostante quel che dica il (finto) premier – esce rafforzata da questo tritacarne, poiché diffusa sarebbe la convinzione che non serva cambiarla. La Spinelli sottolinea come la platea di Bonn che udiva Mr b demolire l’impianto costituzionale e democratico della nostra Repubblica, non abbia levato alcuna critica al despota, e evidenzia come questo prefiguri una politica dell’appeasement, una morbida accondiscendenza verso Berlusconi, come spesso gli europei hanno verso i dittatori.
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Spinelli: “Una dittatura nel cuore dell’Europa” – micromega-online – micromega
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Barbara Spinelli, tra le più riconosciute osservatrici dei fatti politici italiani, fa un’analisi secca e lucida della situazione politica e dello scontro istituzionale
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“Siamo di fronte a una crisi acuta ma ormai è anche finito il tempo di chiedersi ‘cosa accadrà’
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La Spinelli sottolinea l’importanza della reazione di Napolitano, un presidente “che finora non è che abbia detto molto sul tipo di regime messo in piedi da Berlusconi”
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individua in Fini “la chiave di volta della situazione” perché “il regime autoritario può essere scalzato soltanto dalla maggioranza”
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la reazione “abbastanza scandalosa” del Partito popolare europeo, dove “non si è alzata una voce contro ciò che ha detto Berlusconi: in parte si tratta di una forma di appeasement, la tendenza a accomodarsi con i regimi autoritari
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se l’Europa fa un esame di democrazia ai paesi che entrano, non richiede altrettanto a quelli che sono già dentro
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Sel’Italia non fosse già nell’Unione europea, non potrebbe avervi accesso
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non trova scandaloso “che Berlusconi parli di Italia piuttosto che di Europa. Quel che è grave è che Berlusconi utilizzi una sede internazionale per fare un attacco molto pesante alla Costituzione e alle istituzioni del proprio paese”
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l’Europa, che potrebbe intervenire “di fronte a queste frasi golpiste resti in silenzio: per quel che riguarda l’euro siamo tutti affratellati, e questo ha reso meno importante la politica. La Merkel dovrebbe vergognarsi dei baci con Berlusconi, che si trovavano in tutte le foto. È come il bacio tra Breznev e Honecker”
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“Berlusconi dice in maniera chiara cosa vuol fare, cambiare la Costituzione a maggioranza semplice, la sua”
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“Ciò che mi sembra positivo è che in realtà la Costituzione ne esce enormemente rafforzata: la consapevolezza è ormai diffusa che non si sia nessun bisogno di cambiarla, come si è invece sostenuto negli ultimi 10-15 anni”
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possiamo parlare di “stato d’eccezione”, come scriveva Ezio Mauro ieri su Repubblica, “la differenza è che la nostra Costituzione ci tutela più di quanto quella della Repubblica di Weimar tutelasse la democrazia tedesca”
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rispetto alla minaccia più o meno ventilata, di un nuovo predellino che porti il Cavaliere direttamente alle elezioni anticipate, la Spinelli fa notare che “non è che Berlusconi può sciogliere da solo le Camere. È più difficile, in un’aula parlamentare, saltare su predellini”
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“Se Berlusconi dal punto di vista delle uscite televisive e della piazza è imbattibile, non so se lo sia altrettanto dal punto di vista del gioco parlamentare. Minaccia continuamente le elezioni anticipate, ma poi ritira tale minaccia. Perché non è così che funziona: il Parlamento non è un predellino, non è lo scenario perfetto per un tg di Minzolini, né una fiction. E tanto per cominciare, Napolitano potrebbe certo dare l’incarico a qualcun altro della stessa maggioranza di Berlusconi”
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l’editorialista nota che “tutti i dittatori hanno una deriva psichiatrica, ma l’aspetto politico è molto più importante. La psichiatria non è di nessun aiuto per le vittime delle dittature”
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una notazione sui processi di mafia: “Non credo che verranno fuori grandi cose. Penso che i capi della mafia in carcere si guarderanno bene dal dire cose compromettenti. Ma è interessante vedere come le posizioni rispetto ai pentiti cambino: vengono considerati farabutti e uomini che sciolgono i bambini nell’acido quando tirano in ballo i politici, e se ne fanno elogi sperticati quando tacciono (come Mangano chiamato un eroe, o Filippo Graviano descritto da Dell’Utri come uomo di grande dignità)”
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Spatuzza Day, le reazioni della stampa estera.
Ancora poca eco sui giornali e siti esteri: il Times titola su Amanda Knox, ma non su Spatuzza, così il NYT, mentre il The Washington Post non pare interessato alle vicende nostrane, a parte qualche cenno sull’Afghanistan e l’invio di 1000 soldati italiani.
Invece il The Guardian titola a grandi lettere, “Berlusconi colluso alla mafia in una corte di giustizia”, e parla vagamente delle dichiarazioni di oggi del pentito Spatuzza, senza un grande approfondimento, a onor del vero. Invece El Pais esce con un articolato commento sulla vicenda e titola: “Spatuzza coinvolge Berlusconi e Dell’Utri negli attentati mafiosi del 1993” e cita il passaggio chiave delle dichiarazioni del pentito, l’incontro con il boss Giuseppe Graviano al bar Doney a Roma:
Spatuzza ricorda un incontro nel 1994 con il suo capo diretto a Roma: “Ho incontrato Giuseppe al bar Doney di Via Veneto, era felice come se avesse vinto la lotteria. Ci siamo seduti e disse che dovevamo uccidere un po’ di poliziotti per dare il colpo di grazia. Quello che abbiamo ottenuto era tutto quello che volevamo. E questo grazie alla serietà di quelle persone (Berlusconi e Dell’Utri, citati poco dopo) che avevano portato avanti questa storia, e non come quei quattro socialisti cornuti che avevano preso i nostri voti nel 1988 e 1989 e poi ci hanno fatto la guerra “, ha detto.[…]
I giudici vogliono confrontare ora la credibilità della testimonianza. Il processo d’appello di Dell’Utri continua a Palermo il giorno 11 di dicembre con le dichiarazioni del teste Giuseppe e Filippo Graviano tramite video conferenza.
La Rai, invece, nonostante il clamore per la vicenda, non ha apprestato né edizioni straordinarie, né dirette dall’aula bunker. Il vero servizio pubblico oggi lo ha fatto SkyNews24. L’UsigRai, in una nota del segretario Carlo Verna, si domanda perché il CdA si ostini a tenere RaiNews24 senza risorse. Perché oggi non hanno nemmeno dedicato un pezzo di trasmissione di approfondimento. addirittura il Tg1 delle 20 mette la vicenda Spatuzza come secondo titolo, dopo l’Afghanistan e l’invio di nuove truppe (notizia di ieri).
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Spatuzza implica a Berlusconi y a Dell’Utri en los atentados mafiosos de 1993 – el pais.com
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Giornalisti Rai: «Dov’era il servizio pubblico mentre parlava Spatuzza?» – l’Unità.it
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«Un evento di cronaca giudiziaria cruciale anche per la politica. La deposizione di Spatuzza, l’intervista a Dell’Utri, che lo smentisce, i commenti sulla vicenda abbiamo potuti seguirli in diretta e/o in tempo reale sui siti dei più importanti quotidiani e sulla tv a pagamento. Dove era il servizio pubblico? Ad aspettare l’ora dei tg?»
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segretario Usigrai Carlo Verna. «Essendo l’interrogatorio dibattimentale del pentito di mafia atteso da giorni, come mai non si è pensato ad allestire uno studio con ospiti in contraddittorio e diretta sulle tre reti generaliste – chiede ancora Verna -? Perchè a Rainews24, non vengono forniti mezzi e budget adeguati per poter svolgere la propria funzione di canale all news ed essere volano per le altre testate? Può essere la rete dedicata alle notizie 24 ore su 24 solo una foglia di fico per dire che la Rai è presente su eventi come il No B day previsto domani a Roma e snobbato dalle principali reti? Da una seria risposta a queste domande dipende, con la legittimazione o meno del servizio pubblico, anche il suo stesso futuro»
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Spatuzza implica a Berlusconi y a Dell’Utri en los atentados mafiosos de 1993
Instant blogging: Spatuzza fa i nomi!
"Graviano mi disse che le persone con cui avevamo preso contatti erano persone serie e non erano come i "crasti" socialisti del 1988, che poi ci hanno fatto la guerra". Lo ha spiegato il pentito Gaspare Spatuzza riferendo dell’incontro avvenuto a Roma con il boss Graviano nel 1993. Spatuzza ha spiegato che i socialisti di cui si parlava erano 4 candidati alle politiche dell’epoca.
"Graviano mi disse che l’attentato ai carabinieri all’Olimpico doveva essere il colpo di grazia". Lo ha riferito il pentito Gaspare Spatuzza nella deposizione al processo che vede imputato Marcello Dell’Utri. "Capii che c’era un’anomalia – spiega Spatuzza – quando mi disse che la questione Contorno doveva essere messa da parte in quel momento perche’ c’erano altre priorita’"
Graviano mi fece il nome di Berlusconi, quello di canale 5, e di Dell’Utri e mi disse che grazie alla serieta’ di queste persone avevamo chiuso tutto e che avevamo il Paese nelle nostre mani". Lo ha detto Gaspare Spatuzza nella deposizione a Torino nel processo a Marcello Dell’Utri
"Giuseppe Graviano ci spiego’ che c’era in piedi qualcosa che se andava a buon fine avremmo avuto benefici tutti quanti". Lo ha detto il pentito Gaspare Spatuzza parlando al processo a Marcello dell’Utri dell’incontro con il boss Graviano che gli diede oridine a fine ’93 di uccidere un po’ di carabinieri per dare "una mossa a chi si deve muovere".
Quando avvennero la strage di Capaci e quella di via d’Amelio abbiamo gioito, ma Firenze e tutto il resto non ci appartiene". Lo ha detto il pentito Gaspare Spatuzza che ha spiegato che gli attentati del 1993 erano "un’anomalia" per Cosa Nostra.
Spatuzza e quei manifesti di “Forza Italia, Sicilia Libera”.
Si narra che Spatuzza, il super pentito della mafia che domani deporrà a Torino per il processo d’Appello Dell’Utri, per mostrare ai magistrati la propria affidabilità, abbia dovuto farsi condurre a Palermo, scortato dai militari, e là, lungo le vie dove la mafia c’è ma non si vede, lungo un non meglio precisato corso trafficato d’auto tutti i giorni, abbia mostrato due pilastrini, o due paletti che una volta erano i sostegni di cartelloni pubblicitari. Su uno di essi venne affisso, secondo lui, un manifesto elettorale. Era il 1992 o il 1993. Prima della discesa in campo del Cavaliere. “Forza Italia, Sicilia Libera”, vi era scritto.
Con questa rivelazione, Spatuzza confermerebbe le illazioni sulla vera nascita di Forza Italia e sulle relazioni in odor di mafia del suo co-ideatore, ovvero Marcello Dell’Utri.
Sicilia Libera sarebbe stata il progetto politico della mafia. Era la risposta della mafia alla Lega Nord, un progetto politico che per la mafia era stato creato da Andreotti e da Gelli. In realtà Gelli compare qua e là anche nel brulicare di leghe meridionaliste che sorgono a cavallo degli anni 1987-1993. Il programma di Sicilia Librea? La secessione, naturalmente. Come la Lega Nord. Lo scopo principale era ricattare i politici di riferimento, la corrente andreottiana, forse. A fondarla fu, per ordine della mafia dei vincenti, i Corleonesi, un certo Cannella con il sostegno di Bagarella e l’appoggio politico di don vito Ciancimino. Secondo il sindaco mafioso, il progetto avrebbe ricevuto il contributo fondamentale della ’ndrangheta calabrese, poiché là in Calabria, “là c’è la vera massoneria”. Poi Provenzano, all’inizio del ’94 fece naufragare il progetto, per appoggiare un partito nascente, organizzato da un imprenditore del nord: Forza Italia.
E questa è solo la premessa.
Per approfondire:
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Racconterà Spatuzza la verità su Berlusconi? | Italia Dall’Estero
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Sono ombre lunghe quelle che si posano ora su Silvio Berlusconi. Ombre di un pesante sospetto, formulato ultimamente da Gaspare Spatuzza, un pentito, un testimone-chiave ravveduto di Cosa Nostra, la mafia siciliana. Spatuzza sostiene che Berlusconi all’inizio degli anni Novanta sia stato scelto e innalzato a referente politico dal clan dei Graviano di Brancaccio, un quartiere di Palermo. Che quindi l’ingresso in politica di Berlusconi sia avvenuto con la benedizione e il sostegno della mafia.
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Venerdì prossimo Spatuzza, un tempo membro del clan pregiudicato dei Graviano, sarà sentito dalla giustizia. Dai risultati dell’interrogatorio e da una montagna di nuovo materiale, venuta alla luce negli ultimi mesi, sui legami tra Stato e mafia, potrebbe maturare la necessità di un processo: contro il premier italiano.
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Con la «strategia della tensione» Cosa Nostra voleva costringere lo Stato a trattare. Inutilmente. Le mancava un partner fidato. Ai fratelli Giuseppe e Filippo Graviano, dell’omonimo clan, fu richiesto dalla «cupola» di formare una nuova alleanza. Se possibile con un nuovo partito, con gente nuova. Nel 1993 i fratelli trascorsero molto tempo tra Roma e Milano. E devono essere stati a lungo in contatto con Vittorio Mangano, lo stalliere al servizio della villa di Berlusconi ad Arcore, vicino a Milano. Berlusconi non è mai riuscito a spiegare in modo convincente perchè abbia assunto il mafioso.
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Così come non ha mai chiarito dove prese i soldi che fecero di lui un magnate degli immobili e dei media. L’ostinato rifiuto di Berlusconi di parlare di questo e di fornire giustificazioni dinanzi a una corte ha rafforzato ulteriormente il sospetto di provenienza illecita. Alla fine del 1993 nacque Forza Italia: una creatura di Marcello Dell’Utri, l’amico siciliano di Berlusconi. Il partito riempì il vuoto. Con l’aiuto dei suoi media Berlusconi salì al potere al primo tentativo nel 1994. Iniziava la Seconda Repubblica.
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Da “Sicilia libera” a Forza Italia
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L’esperienza di “Sicilia Libera” cominciò a traballare pochi mesi dopo la sua nascita. Nel febbraio 1994 la situazione era cosi fluida che il club del San Paolo Palace, creato dall’imprenditore Gianni Ienna, prestanome dei boss di Brancaccio, era stato ribattezzato “Forza Italia Sicilia Libera”.
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A giugno, la scelta autonomista era già tramontata.
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A spiegarlo a Cannella fu don Vito Ciancimino, durante un periodo di comune detenzione nel carcere romano di Rebibbia, nell’estate del ’95: << Mi disse- ha raccontato l’imprenditore- che il progetto di Sicilia Libera costituiva l’attuazione di una strategia politica che lui, tramite l’appoggio e l’apporto ideativi di Bernardo Provenzano, aveva portato avanti negli anni precedenti, tramite la Lega Meridionale o qualcosa di simile, Aggiunse che a questo progetto aveva collaborato fortemente la’ndrangheta calabrese. Specificò al riguardo: “ devi sapere che la vera massoneria è in Calabria e che lì gode di appoggi a livello di servizi segreti” >>.
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Provenzano aveva già vagliato la scelta autonomista
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Sin dal 1990/91 c’era un interesse di Cosa Nostra a creare movimenti separatisti, erano sorti in tutto il meridione con varie denominazioni. Erano caratterizzati da una contrapposizione con la Lega Nord, ma nella sostanza ne condividevano gli obiettivi. “Sicilia Libera” era nata essenzialmente per la volontà dell’organizzazione mafiosa di punire i politici che una volta erano amici, preparando il terreno a movimenti che prevedessero il coinvolgimento diretto di uomini della criminalità organizzata o meglio, legati alla criminalità ma presentabili. Erano poi venute maturando le premesse per la creazione di un movimento politico unitario, che avrebbe assicurato gli stesi obiettivi che avevamo iniziato a perseguire con i movimenti separatisti
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quando nell’ottobre ’93, su incarico di Bagarella, costituii a Palermo “Sicilia Libera”, le due strategie già coesistevano, e lo stesso Bagarella, tuttavia, non intendeva rinunciare al programma separatista, perché non voleva ripetere” l’errore” di suo cognato, cioè dare troppa fiducia ai politici. Voleva conservare la carta di un movimento in cui Cosa Nostra fosse presente in prima persona
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Verso la fine del ’93 –racconta ancora Cannella – Filippo Giroviano mi disse testualmente: “ Ti sei messo in politica, ma perché non lasci stare, visto che c’è chi si cura i politici? Ci sono io che ho rapporti ad alti livelli e ben presto verranno risolti i problemi che ci danno i pentiti”
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i tabulati delle sue telefonate hanno rilevato la rete di contatti che si dipanava dalle ceneri di “ Sicilia Libera” verso la macchina elettorale di Forza Italia. A districarli è stato il consulente informatico della Procura di Palermo, Gioacchino Genchi, su incarico dei PM Domenico Gozzo e Antonio Ingoia, che sostengono l’accusa nei confronti di Marcello Dell’Utri
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Uno degli interlocutori di Cannella è il principe Domenico Napoleone Orsini
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Le successione cronologica delle chiamate, gli spostamenti di Orsini fra il Lazio. La Sicilia, la Calabria e la Lombardia rappresentano per i magistrati di Palermo la prova che esisteva pieno accordo tra i protagonisti di “Sicilia Libera”, il movimento di Cagarella, e la nascente Forza Italia
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E mentre Cannella e il resto di Cosa Nostra tesseva le sue relazioni, era a Milano che altri mafiosi cercavano la svolta. Non è un caso che i boss di Brancaccio, Filippo e Giuseppe Giroviano, vennero arrestati dai carabinieri, nel ’94, proprio nel capoluogo lombardo
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La pista dei Graviano è però rimasta cruciale, soprattutto per le indagini della Procura di Firenze sulle stragi del’ 93. I protagonisti di quella nuova stagione di morte erano proprio loro, i fratelli terribili di Brancaccio, insieme a Matteo Messina Denaro, figlio di Francesco, il campiere della famiglia di Antonio D’Alì, parlamentare azzurro e sottosegretario all’Interno del secondo governo Berlusconi.
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Dell’Utri si difende in tv. “Spatuzza non sa nulla!”. E cosa dovrebbe sapere?
Secondo Dell’Utri, intervenuto oggi alla trasmissione di Lucia Annunziata “In 1/2 h”, il pentito Gaspare Spatuzza, da quel che si evince leggendo i verbali, “non dice nulla e non sa nulla”. La frase di per sé è comprensibile, ma a sua volta può generare una domanda: e cosa dovrebbe sapere Spatuzza che invece a giudizio di Dell’Utri non sa?
Spatuzza è pur sempre colui che rubò la cinquecento che esplose in Via D’amelio. Forse Dell’Utri non sa, non ricorda. Spatuzza lo sa, lo ha raccontato ai giudici e ne ha dato riscontro, tanto che con molta probabilità verranno rifatti i processi per le stragi di Via D’Amelio e forse di Capaci.
Spatuzza parla solo ora, ha aspettato quindici anni, è segno di una macchinazione dei giudici che lo governano a piacimento. Spatuzza avrà parlato solo di recente, ma esistono altri pentiti più o meno tali che chiamano in causa il duo Berlusconi-Dell’Utri (ad esempio Antonio Giuffré) e pure Giovanni Brusca ha fatto i loro nomi.
Spatuzza, secondo Dell’Utri, fa parte di un più ampio progetto architettato dai giudici per conto della Sinistra e dei poteri occulti. Bé, un massone epurato dai massoni? E poi quale Sinistra? Quella del centro-snistra con il trattino, quella radicale, quella movimentista, quella giustizialista, quella socialista, quella verde o quella antiproibizionista? Se Dell’Utri accusa la sinistra almeno specifichi di quale settore si tratta. Risulterebbe più credibile.
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Mafia, Dell’Utri: respinge accuse, chiede modifica legge pentiti | Prima Pagina | Reuters
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Si dovrebbe modificare la legge sui pentiti (…) I pentiti vanno regolamentati: sono utili, sono una cosa giusta, ma vanno regolamentati (…). Com’è ammissibile che dopo 15 anni uno si alza e dice: ‘Dell’Utri, Berlusconi…’, perché quelle cose non le ha dette prima”? ha detto oggi il senatore Pdl intervistato nella trasmissione “In mezzo’ora” su RaiTre, parlando anche di “collegamenti precisi” tra pm di diverse procure che indagano su di lui.
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Dell’Utri: “Spatuzza non sa nulla, può inventarsi qualsiasi cosa” – Adnkronos Politica
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”Dai verbali si capisce che non dice nulla, non sa nulla” e ”può inventarsi qualsiasi cosa”.
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Il senatore del Pdl si dice ”angosciato per queste accuse assurde” ma quest’ultime, insiste, sono ”assolute falsità”
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la ”coscienza è tranquilla” perché ”non mi aspetto nulla da nessuna procura. Mi aspetto solo che si acclari la verità su queste falsità”.
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”Si cercano pentiti che grazie a delle provvidenze possano parlare e poi si fa la convergenza del molteplice: una cosa assurda, fuori dal mondo”. Qui ”non si cerca il reato, si cerca di fare dei delinquenti’
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”Le sciocchezze vengono ben confezionate, ben montate e finché durano fanno danno. Per fortuna c’è la gran parte del paese che non ci crede…”
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Ma come mai Silvio Berlusconi non decide di farsi processare come ha fatto Giulio Andreotti e come sta facendo lo stesso Dell’Utri? ”La giustizia – risponde il senatore a Lucia Annunziata – è un bene supremo, l’ingiustizia no”
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”Il premier è un carattere diverso, lui prova sgomento, lo indigna… Non ha mai avuto niente a che fare con queste cose. Ritiene le accuse un’ingiustizia, Berlusconi è una persona diversa da me’
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‘Non deve dimettersi per niente, la presunzione di innocenza vale fino al termine dei gradi di processo”. ”Giustifico il comportamento di Berlusconi perché lo conosco troppo bene”, insiste Dell’Utri che nel corso dell’intervista ha pure modo di ribadire: “Mangano è stato un eroe e lo ripeto”
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c’è un’azione organizzata contro Silvio Berlusconi. ”I giudici sono l’elemento catalizzatore di tutto, ma c’è una parte politica, la sinistra, i poteri occulti che non vedono Berlusconi di buon occhio, hanno tentato in tutti i modi di far desistere Berlusconi dal fare politica, e l’arma più forte è quella giudiziaria”
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”cercano di puntare al patrimonio del premier”, ma ”non ci riusciranno perché anche i più grandi teoremi cadono di fronte alle cose che non esistono”. E’ ”offensivo” poi leggere le cose di questi giorni su un’azienda come Mediaset
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Nemmeno a parlarne di ‘complotto’ dalla maggioranza. C’è una ”dialettica dall’interno” del Pdl, dice il senatore. ”Ho sentito le posizioni del presidente Fini di recente, ma la sua è una normale dialettica
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Proc. n°11531/09-2, procura antimafia di Firenze. La fibrillazione continua.
La giornata si è aperta con un articolo di Libero, che titola "Silvio indagato per mafia a Firenze". Poi un articolo di Giuseppe d’Avanzo su La Repubblica che si conclude con domande inquietanti: che cosa c’è di più inconfessabile che esser stato colluso con il potere mafioso? Perché Berlusconi non si rassegna a prendere in esame il caso di dimettersi e difendersi da queste accuse in Tribunale? Perché invece si ardimenta a escogitare soluzioni legislative ai limiti della sovversione costituzionale per garantirsi l’immunità? In questo modo rischia di trascinare il paese definitivamente nel fango. Rischia di sospendere la democrazia e lo stato di diritto per sottrarsi al giogo mafioso e alla verità.
La Procura di Firenze ha poi smentito di aver iscritto nel registro degli indagati il (finto) premier e Marcello Dell’Utri. Libero già prevedeva la risposta: secondo l’autore dell’articolo, si tratterebbe di una iscrizione virtuale, ovvero fatta impiegando nomi fittizi in sostituzione di quelli reali. Lo scopo è quello di non far divulgare la notizia anzitempo. Il fasciolo n° 11531/09-2 fu aperto nel 1998, contenente indagati senza nome ma con pseudonimo, che allora erano Autoreuno e Autoredue. Il fascicolo fu poi archiviato. L’ipotesi di reato a carico degli indagati era "concorso in strage", un reato gravissimo.
D’Avanzo sostiene sia molto difficile giungere a una effettiva formulazione di capi d’accusa con relativo carico probatorio. Non bastano le dichiarazioni, seppur coerenti e congiunte dei pentiti. Ad esse devono essere affiancati riscontri concreti, validi, dimostrabili della collateralità di Berlusconi e Dell’Utri ai fratelli Graviano. Senza di questo, prepariamoci all’affondo finale del potere politico contro la magistratura.
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Il suo incubo si chiama «Proc. n°11531/09-2» – l’Unità.it
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Il numero è quello del procedimento penale 11531/09-2 della procura antimafia di Firenze. La data è il 4 dicembre 2009
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Nell’aula bunker di Torino la Corte d’Appello di Palermo in trasferta ascolterà il boss pentito Gaspare Spatuzza, prima linea operativa di Cosa Nostra fino all’arresto nel 1997, reggente del mandamento di Brancaccio tra il 1995 e il 1997, killer di don Puglisi, autore delle stragi che Cosa Nostra ha voluto firmare in continente nel 1993, da Roma a Milano passando per Firenze
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Per evidenti motivi di sicurezza è stato deciso che Spatuzza è preferibile muoverlo su Torino anzichè su Palermo. Il pg Antonino Gatto, pubblica accusa nel processo d’Appello in cui Dell’Utri è accusato di concorso esterno in associazione mafiosa (9 anni la condanna in I°), il 23 novembre ha chiesto e ottenuto di riaprire il dibattimento – già arrivato alle arringhe – per poter interrogare Spatuzza.
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E ascoltare dalla sua voce quello che il boss da quattordici mesi sta raccontando al procuratore Antimafia Piero Grasso, al procuratore di Firenze Pino Quattrocchi e ai sostituti Nicolosi e Crini. Centinaia di pagine di verbale che stanno riscrivendo la storia delle stragi (deve essere in parte rifatto il processo per via D’Amelio) e degli intrecci tra Cosa Nostra e politica
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Tra luglio e ottobre Giuseppe e Filippo Graviano, messi a confronto con Spatuzza, non lo hanno confermato. Ma hanno accettato il confronto. Nel codice di Cosa Nostra vale moltissimo. Le conferme alle dichiarazioni di Spatuzza sono arrivate da altri pentiti doc come Romeo e Grigoli. Ora l’attesa è massima per quello che U tignusù dirà nell’aula bunker di Torino
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quello che toglie il sonno è quel fascicolo n°11531/09-2 della procura fiorentina che prevede un registro degli indagati. Fu aperto anche nel 1998. Erano iscritti “ Autore Uno” e “Autore Due”. L’ipotesi era concorso in strage.
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Mafia:Firenze, premier non indagato – Top News – ANSA.it
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Il premier Berlusconi e Marcello Dell’Utri non sono indagati nell’inchiesta riaperta a Firenze sulle stragi di mafia del ’93. Lo ha detto il procuratore capo di Firenze Giuseppe Quattrocchi rispondendo ai giornalisti che gli chiedevano un commento al titolo del quotidiano ‘Libero’. ”Non ci sono iscrizioni di questo tipo” ha risposto Quattrocchi.
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Libero News – BERLUSCONI INDAGATO PER MAFIA
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Nell’inchiesta per mafia, il senatore Marcello Dell’Utri e il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi sono indagati dalla procura di Firenze. L’accelerazione è avvenuta a metà ottobre. Esattamente tra il 13 e il 22 quando i magistrati modificano il fascicolo che contiene gli atti dell’inchiesta.
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Il procedimento passa da un’indagine contro ignoti a un procedimento con degli indagati. Un salto testimoniato dall’incalzare dei fatti.
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Il 13 ottobre arriva in procura una corposa relazione della Dia di Roma che indica riscontri fotografici a dei dettagli ricordati dal pentito Gaspare Spatuzza che per gli inquirenti dovrebbero suggellare l’incontro con Giuseppe Graviano al bar Doney a Roma nel gennaio 1994
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Le risultanze investigative spingono i magistrati a iscrivere nel registro degli indagati i due nomi. Sicuramente oggi i pubblici ministeri smentiranno la notizia. Potranno farlo in qualche modo perché per proteggere la scelta investigativa si è seguito un accorgimento tecnico previsto dal Codice in casi di particolari rilevanza e delicatezza: l’iscrizione virtuale. Una sorta di iscrizione top secret, che non compare nel registro ufficiale. Un espediente già utilizzato in indagini di mafia dai colleghi siciliani. L’effetto però è evidente. Giovedì 22 il pentito Giovanni Ciaramitaro si affianca a Spatuzza e punta l’indice contro il premier: «Berlusconi e altri politici», accusa, «stavano dietro le stragi». E nel verbale compare il nuovo numero del fascicolo n 11531/09 mod. 21; prima erano due diversi faldoni contro ignoti.
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Anche Palermo (n.9145/08) e Caltanisetta (n.1595/08) hanno aperto i classici procedimenti a modello 21 contro noti. E chi sono i nomi dei nuovi indagati in questi procedimenti se si considera che tutti i pentiti stanno indicando agli inquirenti unicamente i nomi di Berlusconi e Dell’Utri?
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anche in questo caso i pubblici ministeri sono ricorsi a iscrizioni criptate o virtuali per impedire la divulgazione della notizia. Il ricorso a lettere dell’alfabeto greco era già stato l’escamotage utilizzato qualche anno fa quando già si era indagato sui due politici per poi giungere a un’archiviazione del procedimento
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Un atto dovuto imposto dal Codice se si considera che sono ormai sedici mesi che i nomi di Dell’Utri e Berlusconi piovono dalle labbra di collaboratori di giustizia come Gaspare Spatuzza
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Ma di fronte alla tempesta agitata dai collaboratori le procure non potevano più procedere in un mare di omissis, sempre e comunque contro ignoti.
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Berlusconi non deve temere il suo coinvolgimento – come mandante – nelle stragi non esclusivamente mafiose del 1993. Può mettere fin da ora nel conto che sarà indagato, se già non lo è a Firenze. Molti saranno gli strepiti quando la notizia diventerà ufficiale, ma va ricordato che l’iscrizione al registro degli indagati mette in chiaro la situazione, tutela i diritti della difesa, garantisce all’indagato tempi certi dell’istruttoria (limitati nel tempo).
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Quando l’incolpazione diventerà pubblica, l’immagine internazionale del premier ne subirà un danno, è vero, ma il Cavaliere ha dimostrato di saper reggere anche alle pressioni più moleste.
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quel che deve intimorire e intimorisce oggi il premier non è la personale credibilità presso le cancellerie dell’Occidente, ma fin dove si può spingere e si spingerà l’aggressione della famiglia mafiosa di Brancaccio, determinata a regolare i conti con l’uomo – l’imprenditore, il politico – da cui si è sentita "venduta" e tradita, dopo "le trattative" del 1993 (nascita di Forza Italia), gli impegni del 1994 (primo governo Berlusconi), le attese del 2001 (il Cavaliere torna a Palazzo Chigi dopo la sconfitta del ’96), le più recenti parole del premier: "Voglio passare alla storia come il presidente del consiglio che ha distrutto la mafia" (agosto 2009)
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le "seconde file" della cosca – manovali del delitto e della strage al tritolo – hanno finora tirato dentro il Cavaliere e Marcello Dell’Utri come ispiratori della campagna di bombe
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Non bastano i ricordi di mafiosi che "disertano". Non sono sufficienti le parole che si sono detti tra loro
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Non possono essere definitive le prudenti parole di dissociazione di Filippo Graviano o il trasversale messaggio di Giuseppe che promette ai magistrati "una mano d’aiuto per trovare la verità"
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Occorrono, come li definisce la Cassazione, "riscontri intrinseci ed estrinseci", corrispondenze delle parole con fatti accertabili.
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Il denaro, i piccioli, in queste storie di mafia, sono sempre curiosamente trascurati anche se i mafiosi, al di là della retorica dell’onore e della famiglia, altro non hanno in testa
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Cosa Nostra minaccia in un regolamento di conti il presidente del consiglio. Ne conosce qualche segreto. Ha con lui delle cointeressenze antiche e inconfessabili. Le agita per condizionarne le scelte, ottenerne utili legislativi, regole carcerarie più favorevoli, minore pressione poliziesca e soprattutto la disponibilità di ricchezze che (lascia intuire) le sono state trafugate
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L’uomo che parla ossessivamente di se stesso, compulsivamente delle sue imprese, tace e dimentica di dirci l’essenziale. Quando i giudici lo interrogano a Palazzo Chigi (è il 26 novembre 2002, guida il governo), "si avvale della facoltà di non rispondere". Glielo consente la legge (è stato indagato in quell’inchiesta), ma quale legge non scritta lo obbliga a tollerare sulle spalle quell’ombra così sgradevole e anche dolorosa, un’ombra che ipoteca irrimediabilmente la sua rispettabilità nel mondo – nel mondo perché noi, in Italia, siamo più distratti? Qual è il rospo che deve sputare? Che c’è di peggio di essere accusato di aver tenuto il filo – o, peggio, di essere stato finanziariamente sostenuto – da un potere criminale che in Sicilia ha fatto più morti che la guerra civile nell’Irlanda del Nord? Che c’è di peggio dell’accusa di essere un paramafioso, il riciclatore di denaro che puzza di paura e di morte? Un’evasione fiscale? Un trucco di bilancio?
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4 Dicembre: Spatuzza Day.
Uno spettro si aggira per Palazzo Chigi: l’ombra di una accusa infamante, che ridurrebbe quel che resta di Mr b a una controfigura dello statista che desiderava d’essere.
Gaspare Saptuzza sarà ascoltato al processo d’Appello a Dell’Ultri in corso a Palermo. Spatuzza riconfermerà presumibilmente le accuse a Autoreuno e a Autoredue, i mandanti occulti delle stragi del 1992-93. Le dichiarazioni di Spatuzza già contribuirono a scrivere pagine e pagine della richiesta di archiviazione dell’inchiesta sulla strage di Via dei Georgofili a Firenze. L’inchiesta fu archiviata per l’impossibilità di procedere oltre nelle indagini e chiarire effettivamente il ruolo e la responsabilità penale di Autoreuno e Autoredue. Il 4 Dicembre forse verrà rivelato al pubblico la verà identità dei due cospiratori. Verrà portata alla luce la vera genesi della Seconda Repubblica, fondata non già sul lavoro, ma sul patto fra Stato e Mafia. Qualcosa che sa di criminoso.
Intanto i giornali, soprattutto quelli di proprietà del Padrone, mettono le mani avanti e, ancor prima di sentire le dichiarazioni del pentito, parlano di complotto e di toghe rosse. Si fa a gara per soccorere il Capo. Il ddl del processo breve avrà una corsia preferenziale in Commissione Giustizia al Senato e, in men che non si dica, sarà legge. Eppure non sarà sufficiente. L’accusa di collusione con la mafia è un’accusa grave. Dell’Utri si è già beccato nove anni in primo grado. E il processo d’Appello si è rimpolpato con i documenti di Ciancimino e le dichiarazioni di Spatuzza. Oggi pure Il Riformista, il giornale in quota PD ma edito dagli Angelucci, prossimi al finto-premier ma anche a D’alema, si è cimentato in una ipotetica ricostruzione dei fatti successivi alla strage di Via D’amelio, e alle indagini di Ilda Bocassini quando era pm a Caltanissetta. Secondo l’autrice dell’articolo, sarà Ilda Bocassini a salvare Mr b. L’illuminante intuizione deriva dal fatto che – sempre secondo l’autrice – la Bocassini avrebbe messo in discussione l’attendibilità dei pentiti Spatuzza e Scarantino. Tutto ciò non corrisponde al vero, ed è la stessa autrice dell’articolo a dircelo: è Spatuzza a smentire Scarantino sulla ricostruzione della strage che uccise Borsellino. E la Bocassini non credeva proprio a Scarantino, l’impostore, il falso pentito mentitore che depistò le indagini o fu proprio imbeccato dagli stessi magistrati della procura di Caltanissetta, colleghi della Bocassini, che secondo quest’ultima "avevano fretta di trovare un colpevole".
E’ forse un caso di soccorso rosso? Proprio oggi Bersani ha dichiarato che il ddl sul processo breve deve essere ritirato. Ed ha riproposto il vecchio straccio di riforma della giustizia proposto qualche anno fa da Luciano Violante, che aveva fra i suoi punti cardine la separazione delle carriere fra magistratura giudicante e magistratura inquirente, e l’attribuzione dell’iniziativa d’indagine in via esclusiva alla polizia giudiziaria togliendola al pm, il quale potrebbe poi aprire fascicoli solo sui casi riportati dalla polizia, organo del Ministero dell’Interno, quindi sotto controllo governativo. Fortunatamente la proposta del segretario PD è caduta nel vuoto.
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Spatuzza e Scarantino, quando era la Boccassini ad avere dubbi sui pentiti – di Marianna Bartoccelli
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Chi potrebbe salvare – o almeno fare chiarezza – il presidente Berlusconi e il fondatore del suo partito, che allora si chiamava Forza Italia, Marcello Dell’Utri dalle accuse del pentito o quasi Gaspare Spatuzza è, incredibilmente, Ilda Boccassini
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La Boccassini arriva a Caltanissetta subito dopo la strage Borsellino, visto che aveva chiesto di essere applicata proprio lì per indagare sulla strage di Giovanni Falcone
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E, quando venne ammazzato il pm Paolo Borsellino, la struttura investigativa capeggiata da Arnaldo La Barbera si chiamava gruppo Falcone-Borsellino
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È stata proprio la Boccassini a dire che Scarantino non era per niente credibile. Al punto che scrisse una lunga lettera con la quale diceva di voler tornare alla procura di Torino perchè a lei la conduzione delle stragi non piaceva affatto.
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Nell’ottobre 1994 la Boccassini, insieme all’altro pm di Caltanissetta, Roberto Saieva, lasciarono scritto ai colleghi che il pentito Scarantino era sostanzialmente inattendibile, e che bisognava svolgere ulteriori e urgenti accertamenti per metterlo alle strette e smascherare le sue eventuali manovre intorno alla strage di via D’Amelio
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lo stesso Scarantino oggi contraddetto da Spatuzza
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È la vicenda del furto della Fiat 126, successivamente imbottita di esplosivo, di cui oggi si autoaccusa proprio Spatuzza. Boccassini e Saieva consigliavano nuove verifiche su quel pentito traballante, e scrivevano: «Rinviare il compimento dei necessari atti d’investigazione potrebbe avere come effetto di lasciare allo Scarantino una via aperta verso nuove piroettanti rivisitazioni dei fatti»
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Siamo ormai nella fase Spatuzza che mette anzi rimette in circuito i fratelli Graviano, giovani ma potenti di Brancaccio, che sono riusciti, mentre erano al 41bis, a mettere incinte le loro due donne; pare, cosi si scrisse, con l’inseminazione artificiale. Sono importanti i due Graviano perché sono accusati delle stragi del ’93, di cui si cercano i mandanti occulti.E soprattutto pare che dagli anni ’90 avessero rapporti con imprenditori del Nord. E ovviamente tocca a Caltanissetta metterci mano
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l’ultima strage, quella a Milano del luglio ’93, avvenne quando era quasi certo che il Cavaliere scendeva in piazza con Forza Italia e Dell’Utri si sarebbe occupato di trovare l’ossatura dei candidati per il partito che apriva le sue nuove liste
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Fu prima dell’annunzio delle liste che Graviano disse a Brusca che il nuovo potere era in mano loro e che quel potere avrebbe fatto quello che volevano
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Graviano dava per certa la vittoria di Forza Italia, che Brusca voleva soprattutto che il nuovo partito diminuisse il 41bis, e che da pentito (anche dopo la riforma sui pentiti, conclusa dal ministro Fassino, il suo avvocato fu Luigi Li Gotti, un tempo sottosegretario alla Giustizia del governo Prodi; oggi senatore dell’Idv di Antonio Di Pietro) lancia accuse a Violante e alla sinistra ed è assistito da un legale vicino a Ligotti.
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Il «fattore Spatuzza» agita il premier – l’Unità.it
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Il ddl sul processo breve è ai blocchi di partenza al Senato, la maggioranza vuole approvarlo prima di Natale, l’opposizione protesta, Alfano litiga coi magistrati sul numero dei processi che salterebbero
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è ben altra la preoccupazione che occupa le menti dei componenti la maggioranza, ai livelli bassi come a quelli alti. «Il processo breve che interessa tanto voi giornalisti rischia di essere superato dai fatti: a noi sta molto più a cuore la tegola che potrebbe arrivare sul premier», sintetizzano ai piani alti del Pdl
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La “tegola” sarebbe la possibile concretizzazione delle vociferate novità in arrivo dalle procure di Firenze e Caltanissetta, quelle che indagano sulle stragi di mafia del ’93-’94
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il “fattore Spatuzza”, con riferimento al pentito che punta il dito sul premier e che sarà sentito il 4 dicembre
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Irridente il “Giornale”: «Scoppierà un nuovo presunto scandalo. Ve lo anticipiamo. Berlusconi è mafioso e responsabile delle stragi degli inizi degli anni Novanta»
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Dietrologista “Libero”, che pur «senza prove» «scommette» sulla «già avvenuta» iscrizione tra gli indagati del premier e di Dell’Utri e si chiede: «Quando e perché verrà fatta trapelare l’indiscrezione?»
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Definitivo per calembour il Foglio: «Come difendersi da uno Spatuzza che darà di mafioso a Berlusconi?»
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«È chiaro», spiega una gola profonda, «che tutto lo sforzo di bloccare il processo Mills allo scopo di garantire a Berlusconi la presentabilità internazionale non servirebbe più a nulla». Perché «se è “impresentabile” un premier condannato in primo grado per corruzione, cosa potrebbe essere di un leader indagato per legami più o meno stretti con la mafia?»
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questa evenienza sarebbe inaggirabile per via legislativa. Di qui l’idea di «parlare agli italiani». Allo scopo di fare per via politica ciò che non gli riesce per legge: ritrovare l’unanimità per andare avanti
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