L’articolo del giornale free-press Metro che rivela la lista dei siti scelti per ospitare le centrali nucleari è stato pubblicato venerdì scorso, 11 settembre, ma la notizia, con l’eccezione della rivista stampa su Sky, è li senza trovare spazio sui maggiori quotidiani nazionali. A questa divulgazione, il ministro dello sviluppo Economico Claudio Scajola ha risposto dalla Fiera del Levante di Bari con un secco e berlusconiano linguaggio: “Sciocchezze, solo sciocchezze messe in giro da chi non vuole il nucleare. Solo monnezza che nel
Paese sta prendendo troppo spazio”. Per poi aggiungere: “se un’area vicino casa mia fosse scelta per la realizzazione di una centrale, perché dovesse averne i requisiti, io farei comizi in piazza a favore della centrale, perché porterebbe progresso e noi non dobbiamo essere contro il progresso”.
Per Scajola i giornali raccontano solo bugie, solo lui è credibile, confonde le parole per vuotarle del loro senso e creare confusione: il problema del nucleare sono le scorie, la monnezza nucleare, e nessuno lo ignora – anche Scajola lo sa. Nella mente pavloviana degli aficionados berluscones, il rinvio rovesciato al “non nel mio giardino” è un’opera di distrazione: la centrale nucleare non sarà nel tuo giuardino no, e poi “io farei comizi in piazza”, il che equivale a dire: le manifestazioni contro l’insediamento delle centrali sono stupide e chi si oppone alle centrali è un un reazionario che si oppone al progresso.
Tutto questo utilizzo (rovesciato-svuotato-martellato-impoverito) del linguaggio e delle parole è una messa in pratica della disinformazione (un decimo di verità, nove decimi di bugie).
di Stefania Divertito, Metro, 14-09-2009
Di ufficiale c’è poco. Di ufficioso, praticamente tutto: chi è stato incaricato dal governo di realizzare lo studio di fattibilità per individuare le dieci città “prescelte” per ospitare le centrali nucleari, ha realizzato una lista di massima. Tra queste dieci ne dovranno essere scelte quattro: saranno loro ad ospitare gli impianti di terza generazione che il governo ha intenzione di costruire in Italia. La notizia viene confermata a Metro da uno dei tecnici che ha partecipato allo studio. Esiste una bozza, allo studio del governo. Tre le caratteristiche del territorio prescelto: assenza di sismicità, minore densità abitativa, vicinanza all’acqua, preferibilmente al mare, perché i fiumi rischiano di straripare. Mentre i tecnici cercano le aree, il governo ha già incassato il parere favorevole di Veneto e Sicilia.
ECCO LE DIECI AREE INDIVIDUATE PER LE 4 CENTRALI DA COSTRUIRE
1) Monfalcone (Gorizia). Uno degli elementi decisivi: la presenza del mare
2) Scanzano Jonico (Matera). Già individuato per il deposito delle scorie
3) Palma (Agrigento): la Regione Sicilia si sarebbe detta favorevole
4) Oristano: da sempre la Sardegna è nella top ten per i siti.
5) Chioggia. I cittadini stanno già organizzando le proteste.
6) Caorso. È uno dei siti che già ospita le centrali.
7) Trino Vercellese. Anche qui c’è un impianto in decommissioning.
8) Montalto di Castro: vicino al mare e un sito già individuato in passato
9) Termini Imerese. Pioggia di smentite ufficiali, ma i residenti temono.
10) Termoli: uno studio ne elenca le caratteristiche favorevoli al progetto
Tra gli addetti ai lavori la lista è un foglio che scotta. Che non deve diventare ufficiale, perché scatenerebbe le proteste dei cittadini. Eppure c’è. E contiene i nomi delle dieci città dove dovrebbero sorgere 4 delle centrali nucleari promesse dal governo. Per la maggior parte si tratta dei vecchi siti dove già ci sono gli impianti, ormai in dismissione. Ma ci sono anche delle novità: come Palma nell’Agrigentino o Termini Imerese, scelte figlie della disponibilità annunciata dalla Regione Sicilia. A sbarcare in Italia sarà l’European pressurized reactor di tecnologia francese, figlio della joint venture tra Enel ed Edf che hanno affidato la realizzazione degli studi di fattibilità alla neonata Sviluppo Nucleare Italia srl. Numerosi sono i laboratori coinvolti in questa fase per realizzare la mappa delle città papabili. «È la conferma che la scelta verrà presa con una dittatura nucleare. I siti saranno presidiati militarmente e non sarà possibile avere informazioni», denuncia il senatore Pd Roberto della Seta che sta preparando un’interrogazione parlamentare.
di Stefania Divertito, Metro, 14-09-2009
Non bastano le parole tranquillizzanti del ministro dello Sviluppo Scajola: i molisani riempiono i blog di proteste anti nucleari, da Monfalcone arriva la notizia della formazione di un comitato cittadino contro le centrali. A Termini Imerese il sindaco smentisce che ci sia un interessamento del governo, ma secondo fonti interne all’Enel è proprio la Sicilia una delle regioni deputate a ospitare i primi impianti. A Chioggia, Scanzano Jonico e Montalto di Castro sono stati annunciati consigli comunali sul tema. Da quando Metro venerdì ha pubblicato la lista delle città per l’individuazione dei siti nucleari, si sono scatenate le proteste. Ma Scajola risponde che la lista non è pronta: «Il governo sta ancora individuando i criteri dei siti dove collocare le centrali». Alcuni tecnici, interpellati da Metro, confermano che tra le bozze del decreto ci sono le indicazioni delle aree più adatte secondo le caratteristiche geomorfologiche. Poi saranno le imprese a scegliere i luoghi precisi. Anche contro il parere delle Regioni.La definisce “dittatura nucleare” il senatore Roberto Dalla Seta, Pd. Si riferisce alla possibilità data al governo di decidere dove costruire le centrali anche contro la volontà delle istituzioni locali. Al ministero dello Sviluppo stanno lavorando ai decreti che conterranno le indicazioni dei siti. «Poi – ha detto il ministro Scajola – le imprese proporranno la localizzazione ». Un doppio passaggio che prevede la consultazione delle Regioni. E se dovessero dire di no? Il governo potrà agire anche contro la loro volontà. «Le parole del ministro confermano che l’auspicato dialogo sarà di facciata – dice a Metro Della Seta – ma dubito che potrà scattare il braccio di ferro, a meno di innescare una guerra sociale». In questi giorni comunque tra i tecnici del dicastero e quelli dei laboratori delle imprese energetiche coinvolte circola la lista di massima che contiene le dieci ipotesi elencate da Metro. Entro febbraio, assicura Scajola, i nomi definitivi. «Certo non prima delle regionali, c’è da scommetterci », ribatte Della Seta che annuncia interrogazioni parlamentari.
di eptor10, Agoravox, 12-09-2009
Sono dieci i siti prescelti dal governo per la realizzazione delle quattro centrali nucleari, senza contare i depositi delle scorie. Il tutto avviene nel silenzio più assoluto.
Il tutto e il niente si ripropongono continuamente in Italia. Come dire: sappiamo tutto e non sappiamo niente. O meglio, non vogliamo rivelarvelo, non ancora. L’argomento in questione è il programma nucleare italiano, gestito da una joint venture tra Enel e Edf francese, che consegneranno alla società Sviluppo Nucleare Italia srl gli studi di fattibilità; il governo avrebbe scelto dieci località per la costruzione delle quattro centrali nucleari previste (il cui costo di costruzione è di 5 miliardi l’euro l’una). I siti sarebbero:
1) Monfalcone (Gorizia)
2) Scanzano Jonico (Matera)
3) Palma (Agrigento)
4) Oristano
5) Chioggia
6) Caorso
7) Trino Vercellese
8) Montalto di Castro
9) Termini Imerese
10) Termoli
I requisiti per l’insediamento delle centrali sono diversi, tra cui la vicinanza al mare, l’assenza di sismicità (anche se individuare un sito nucleare in un territorio ad alto rischio sismico come la Sicilia è decisamente un azzardo) e la bassa densità abitativa. In alcuni di questi siti, inoltre, sono già presenti vecchie centrali dismesse, ad esempio a Caorso; oppure Scanzano Jonico, teatro in passato di veementi proteste contro la decisione nel 2003 di impiantarvi un deposito di scorie nucleari. Ora, per somma gioia degli abitanti, la località potrebbe ottenere direttamente una bella centrale atomica.
Veneto e Sicilia hanno già dato l’ok per la costruzione di centrali di terza generazione, si attende ora la decisione delle altre regioni prescelte, ovvero il Lazio, la Sardegna e la Puglia. Ma le comunità locali stanno già mobilitandosi per opporsi ai progetti governativi, nel tentativo di creare un fronte antinucleare in grado di vincere solo se rimarrà compatto e unito pur nella distanza e nella diversità dei contesti in cui verranno insediate le centrali.
Con tutta probabilità il governo applicherà le stesse disposizioni attuate in Campania per il decreto rifiuti: esercito nei cantieri delle centrali e leggi speciali, massiccia presenza di polizia e carabinieri in assetto antisommossa. Per nascondere alle comunità locali la presenza dei depositi di scorie, il governo si servirà del Segreto di Stato all’energia, approvato con tutta fretta durante gli ultimi giorni della moribonda legislatura di Romano Prodi, segno questo che i grandi gruppi economici non hanno colore politico e si servono della classe politica per attuare i propri piani.
Ora c’è da chiedersi, quale garanzia o opportunità si sta offrendo all’Italia col nucleare? Gli enormi costi di costruzione, la manutenzione, le scorie, la limitata produzione energetica, l’esaurimento dell’uranio e il progressivo aumento dei costi di estrazione. Nonchè il grave rischio di infiltrazioni delle organizzazioni criminali nel business del nucleare. Nella civilissima Francia, infatti, sono stati censiti tantissimi siti in cui sono stati sversati illecitamente rifiuti radioattivi. In Italia, tenendo conto che le mafie fondano buona parte della propria ricchezza sul traffico illecito di rifiuti, cosa potrebbe accadere? Non è un prezzo troppo grande da pagare sia in termini economico-sociali sia ambientali, considerato che con un mix di energie pulite e con un serio piano di risparmio energetico si potrebbero ridurre considerevolmente il fabbisogno e la dipendenza da altri Paesi?
Sono molti, troppi i dubbi e i sospetti che gravano sul programma nucleare del governo, che in poco tempo ha triturato il referendum abrogativo del 1987 che stabiliva la denuclearizzazione della penisola, contravvenendo ad un’espressa volontà popolare e senza che fosse mai stato fatto un sondaggio serio delle opinioni favorevoli o contrarie sul ritorno del nucleare. Ma non dobbiamo preoccuparci! A garantire la nostra sicurezza ci pensa lui, il miglior premier che l’Italia abbia mai avuto in 150 anni di storia! Fate largo a Silvio Berlusconi.
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