Regionali Sicilia: Fava choc, rinuncio alla candidatura

via @AdnKronos

La ‘tegola’ è arrivata ieri pomeriggio con la notizia dell’iscrizione tardiva nel Comune di residenza del candidato a Isnello (Palermo). La legge prevede infatti che il candidato e l’elettore debba essere regolarmente residente in un comune siciliano almeno 45 giorni prima dal giorno delle elezioni. Invece Fava ha chiesto il cambio di residenza soltanto il 18 settembre scorso, cioé cinque giorni dopo la scadenza.

via @ansa.it

Secondo fonti di partito, Claudio Fava avrebbe deciso ritirare la propria candidatura a governatore per evitare di creare problemi alle liste che lo appoggiano e che, in caso di conferma dell’incandidabilita’, per la ritardata residenza in Sicilia, anche dopo il voto, sarebbero dichiarate decadute. Al momento le opzioni sarebbero due: un nuovo candidato e preferibilmente una donna (potrebbe essere Rita Borsellino) oppure la candidatura del senatore Idv Fabio Giambrone in ticket con Fava.

Fava perde la candidatura per un errore burocratico, è stato detto. Un incredibile svarione. E pensare che Fava era finalmente riuscito a condensare la costellazione partitica della sinistra siciliana.  Ora verrà sostituito da Marano, leader della Fiom. Ma c’è da festeggiare? Si tratta di puro autolesionismo per un candidato che nei sondaggi veniva dato al 10%.

https://twitter.com/nicola_usai/status/251315836877426689

Regionali Sicilia, una rettifica e una precisazione sui sondaggi

La festa di Sinistra e Libertà

La festa di Sinistra e Libertà (Photo credit: Wikipedia)

In un recente post analizzavo un sondaggio sulle elezioni regionali del prossimo 28 Ottobre in Sicilia. Forse per troppa fretta, avevo trascurato di verificare la reale configurazione del sistema partitico regionale che in effetti era da poco cambiato con la “epocale” decisione dei partiti Sel, FdS e Verdi di presentarsi con una unica lista. Nel post riservavo a Sel non più di due righe in cui affermavo che – stando alle percentuali attribuitegli dai sondaggi – il partito del candidato presidente, Claudio Fava, non avrebbe superato lo sbarramento del 5%.

Sel invece, grazie alla super coalizione di sinistra, supererà lo sbarramento. Magra consolazione. L’analisi di quel post rimane del tutto attendibile nonostante l’errore di valutazione di chi scrive. Stando alle norme della legge regionale n. 7/2005, ovvero della legge elettorale dell’Assemblea Regionale della Sicilia nonché del suo Presidente, ben 80 su 90 deputati dell’Assemblea sono eletti con il metodo proporzionale; gli altri dieci vengono assegnati al listino del presidente, in maniera analoga a quanto accade nelle altre regioni, con il limite di 54 deputati, tetto oltre il quale il voto del listino viene suddiviso fra le altre liste.

Questa precisazione è necessaria per comprendere che i due candidati principali – se così si può dire – Musumeci e Crocetta, pur vincendo, non avrebbero la maggioranza per poter governare. Facciamo i conti, seppur con qualche approssimazione. Entrambi vengono stimati intorno al 30%. Guadagnerebbero infatti, in caso di vittoria, ambedue circa 38 deputati, fra quelli assegnati dal voto di lista e quelli attribuiti dal voto al listino del presidente. Pertanto non avrebbero la maggioranza. Diventano fondamentali, per poter formare una coalizione, i seggi di Miccichè e di Fava. Miccichè finora viene sostenuto dal partito dell’ex presidente Lombardo, Mpa, oltre che dal suo partito, Grande Sud. Pertanto i sondaggi gli attribuiscono una percentuale del 20% circa. Tradotto in seggi, 16, contro gli 8 deputati di Fava. La maggioranza è fissata a 46 deputati. Pertanto Crocetta può governare solo se: 1) vince le elezioni; 2) Fava accetta di entrare in una coalizione post elettorale con PD e UDC. In ogni caso, l’eventuale alleanza PD UDC e Sel+IDV+Fds+Verdi sarebbe alquanto risicata nonché disomogenea. A centrodestra la situazione è ben diversa: Musumeci deve vincere, quindi alleandosi con Miccichè, potrebbe contare su una maggioranza di ben 54 deputati. Certo, si tratterebbe di mettere d’accordo PdL, Grande Sud, Mpa, La Destra, Pid, eccetera. Ma credo che sia più facile per loro che per la costellazione post-partitica della sinistra.

I numeri di cui sopra naturalmente sono approssimativi (un esempio, il riparto degli 80 seggi avviene con il metodo del Quoziente Hare, che in questo caso non ho applicato). Inoltre si basano su un recente sondaggio, che potete trovare qui. Claudio Fava, a chi gli ha chiesto di commentare questo sondaggio, ha risposto che è “falso”. La ragione, secondo lui, risiede nel fatto che il tasso di sostituzione degli intervistati campionati è estremamente alto. Il sondaggio di cui sopra è stato realizzato prendendo in considerazione 1000 interviste, mentre gli intervistati che hanno rifiutato sono più di 3500. Significa che l’agenzia Datamonitor ha dovuto campionare più di 4500 soggetti per poter ottenere un campione di 1000 osservazioni. Secondo Fava le sostituzioni non sarebbero state condotte rispettando i criteri di una buona campionatura, pertanto alla fine il risultato sarebbe stato fortemente condizionato dalla selezione delle osservazioni. Non è necessario dirvi che ciò è difficilmente dimostrabile.

Barometro Politico sostiene che i sondaggi in questione sono a dir poco “teleologici”, ovvero indirizzati ad un fine, che sarebbe certamente quello di “sminuire il candidato di sinistra”. Poi scrivono che intendono dimostrare, “con dati di aritmetica elettorale”, la falsità di questi sondaggi. In realtà l’articolo è un collage di considerazioni personali dell’autore, e chi cerca di capire (come chi scrive), deve arrendersi alla ovvietà di questa analisi. Affermare che i dati dei sondaggi sono falsi soltanto sulla base di valutazioni come quella che segue, è disarmante: “La candidatura di Claudio Fava viene appoggiata da forze politiche che, in Sicilia, sono in crescita”. E chi lo dice? Forse un sondaggio? Una sensazione? A suffragio di quanto prima, l’autore del pezzo cita ad esempio il caso di IDV e di Orlando alle recenti elezioni amministrative di Palermo. Secondo voi è un paragone attendibile? E’ più attendibile di un sondaggio condotto su mille interviste?

C’è una ragione che dovrebbe indurre a credere di più al sondaggio che all’articolista di Barometro Politico: il dato sull’astensione, ignorato da secondo, valutato intorno all’attendibilissimo 45%  di Datamonitor.

Regionali Sicilia, secondo i sondaggi il progetto PD-UDC è un fallimento

Se volessimo usare la regione Sicilia come pietra di paragone delle dinamiche politiche nazionali, allora dovremmo trarne una serie di conclusioni preoccupanti. Innanzitutto, la partecipazione al voto: sia nel caso del voto del candidato che del voto di lista, l’astensione è superiore al 40%. In secondo luogo è evidente un certo grado di frazionismo partitico che, stando anche alla legge elettorale di tipo proporzionale con sbarramento al 5%, significherebbe difficoltà a formare un governo della Regione.

Rosario Crocetta, candidato della Santa Alleanza PD-UDC non supera il 30% mentre pare evidente che il candidato del PdL, Musumeci, ha le carte in regola per vincere nonostante l’agonia in cui versa il suo partito. Da notare che Musumeci sommato a Miccichè equivale al 50% dei voti espressi. Invece, il candidato dei 5 Stelle si attesterebbe attorno a un discreto 8%, dato inferiore al livello raggiunto dal M5S su scala nazionale ma pur sempre significativo per una regione del Sud, area in cui il Movimento di Grillo fatica a farsi strada. Certo, il ragionamento da farsi è questo: chi ruberà più voti a Fava? Il candidato grillino o Crocetta? A Fava viene attribuito un modestissimo 10%. E’ una sorta di totem del giornalismo antimafia. Se venisse sconfitto- come sembra – dal duo Musumeci-Miccichè, quale conclusione dovremmo trarne?

Veniamo invece al voto di lista. PD e UDC raggiungono insieme i voti attribuibili a Crocetta. Significa che: 1) il candidato non ha alcun effetto traino; 2) l’alleanza tanto sbandierata è di minoranza e tale resterebbe anche con i voti del Mpa di Lombardo (11.5%). Sia chiaro: una alleanza post-voto è necessaria. Altrimenti non si governa. E allora l’alleanza più immediata sarà quella fra Musumeci e Miccichè, il quale avrebbe secondo questo sondaggio la capacità di trainare verso di sé quasi il 10% in più di voti. La tendenza è quindi quella di una incertezza estrema. Non è chiaro se il partito di Vendola, Sel, riuscirà ad entrare in Assemblea regionale, visto che da sola non raggiunge il quorum previsto (4.5%); medesima considerazione vale per Italia dei Valori. Probabilmente quindi l’apporto della sinistra di Fava sarà insufficiente a formare una maggioranza con PD e UDC.

Detto questo, bisognerà poi chiedere conto al segretario nazionale del PD, Bersani, di certe scelte politiche, come quella di non fare le primarie e di fare una coalizione con l’UDC. Poiché il prossimo governo della regione sarà di centro-destra, esattamente come quello che vinse nel 2008. Stavolta però poggerà sull’asse con Miccichè, il cui partito è forse la realizzazione di quell’idea nata da una trattativa, l’idea di fare un partito indipendentista siciliano.

I dati qi analizzati sono tratti dal seguente sondaggio: Sondaggio151

Regione Piemonte, nessuno intende pagare il riconteggio voti

Non si diceva pure che chi sbaglia paga? Oggi non è più così, stando a sentire il Ministero della Giustizia: il riconteggio dei voti in Piemonte, dopo la sentenza del Tar che ha annullato due liste collegate a Roberto Cota presidente di Regione, costerà la bellezza di 350.000 euro che nessuno vuole pagare, né il Consiglio Regionale, né il Ministero.

  1. spese di trasporto delle schede dal magazzino regionale di Chieri a una scuola torinese;
  2. adattamento locali;
  3. vigilanza;
  4. pagamento straordinari ai dipendenti.

I punti 1, 2, 3 incidono per circa 180.000 euro; il punto 4 per circa 168.000. Chiaro?

Si cercano volontari…

Mr. Gomorra, il potere fra cemento e rifiuti.

La decadenza di questo mondo impaurisce: cemento come se piovesse, sapessero farlo cementerebbero anche il mare; per anni interessati allo smaltimento dei rifiuti e poi in prima linea durante i giorni dell’emergenza nel napoletano. Sanno fare di tutto, prendono i terreni agricoli e magicamente diventano edificabili. Naturalmente non sono loro i proprietari. I proprietari sono nullatenenti, o persone ignare di esserlo. Oppure sono coloni, soggetti di passaggio.
L’inversione di valori che si è operata in questi anni ha reso normale e naturale l’ingiusto e l’illegale, mentre ha trasformato in atipico e estraneo il giusto e la legalità. E una società dove succede questo, è una società dell’ambiguità e del disordine, della molteplicità e della divisione. Laddove c’è divisione, c’è conflitto e crisi. Ma è anche una società governata dal silenzio e dalla sottomissione, del pensiero unico e dalla repressione delle idee e del pensiero divergente. Dalla crisi dell’ambiguità e della sottomissione può salvarci solo la crisi della critica e della libertà d’espressione.

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    • Una gigantesca zona grigia, dove diventa impossibile distinguere i confini tra camorra, imprenditoria e politica

    • I verbali di Gaetano Vassallo, l’imprenditore che per vent’anni ha gestito il traffico di rifiuti tossici per conto dei boss casalesi

    • Una testimonianza che chiama direttamente in causa i vertici campani di Forza Italia, quelli a cui Silvio Berlusconi ha affidato proprio la pulizia di Napoli

    • Nicola Cosentino, uomo forte del Pdl nella regione

    • il gran pentito dei rifiuti ha accusato anche il coordinatore del partito, l’onorevole Luigi ‘Gigi’ Cesaro

    • Il parlamentare, secondo il collaboratore di giustizia, sarebbe stato "un fiduciario del clan Bidognetti": la famiglia di Francesco Bidognetti, detto ‘Cicciotto ‘e Mezzanotte’, il superboss condannato all’ergastolo in appello nel processo Spartacus e che assieme a Francesco ‘Sandokan’ Schiavone ha dominato la confederazione casalese

    • Vassallo riferisce ai magistrati le rivelazioni di due pezzi da novanta della cosca casertana: "Mi spiegarono che Luigi Cesaro doveva iniziare i lavori presso la Texas di Aversa e che in quell’occasione si era quantificata la mazzetta che il Cesaro doveva pagare al clan. Inoltre gli stessi avevano parlato con il Cesaro per la spartizione degli utili e dei capannoni che si dovevano costruire a Lusciano attraverso la ditta del Cesaro sponsorizzata dal clan Bidognetti"

    • Il collaboratore di giustizia dichiara di essere stato testimone diretto dell’incontro tra il parlamentare e Luigi Guida, detto ‘o Drink, che tra il 1999 e il 2003 ha guidato armi alla mano la famiglia Bidognetti per conto del padrino detenuto. "Io mi meravigliai che il Cesaro avesse a che fare con Guida..."

    • è un patto complesso, che coinvolge i referenti di più partiti e i cassieri di più famiglie camorristiche

    • L’affare è ricco: la riconversione dell’area industriale dismessa dalla Texas Instruments

    • Una delle storie della disfatta tecnologica del Sud: nonostante l’accordo per il rilancio, nel 1999 lo stabilimento viene venduto a una immobiliare di Bologna e chiuso, con la mobilità per 370 dipendenti

    • Poi nel 2005 la ditta del fratello di Cesaro ottiene il permesso per costruirvi una nuova struttura industriale. Ma nulla nei piani dei Cesaro assomiglia a una riconversione produttiva

    • Un ciclo economico interamente deviato dal potere della criminalità, che deforma il territorio e il tessuto imprenditoriale grazie al controllo assoluto delle amministrazioni locali e alla disponibilità di capitali giganteschi

    • Tra i protagonisti delle deposizioni anche Nicola Ferraro, businessman dei rifiuti e leader casertano dell’Udeur

    • "Nicola Ferraro era il garante politico economico ed era colui che coordinava l’operazione, mentre il Guida era quello che interveniva al Comune di Lusciano direttamente sul sindaco e sull’ingegnere dell’ufficio tecnico per superare i vari ostacoli

    • Chiaramente molti terreni agricoli prima di essere inseriti nel nuovo piano regolatore venivano acquistati dal gruppo Bidognetti a basso prezzo dai coloni e intestati a prestanome"

    • "Il Ferraro aveva il compito di cacciare i soldi per conto del gruppo Bidognetti per liquidare i coloni. Una volta divenuti edificabili, i lotti venivano assegnati a ditte di persone collegate al clan, quali l’azienda di Cesaro, che in cambio dell’assegnazione versava una percentuale al clan"

    • Un ruolo di primo piano, quello del parlamentare: "Luigi Cesaro era stato scelto dal gruppo Bidognetti quale fiduciario e gestore dell’operazione"

    • I sindaci, i tecnici comunali e i progettisti che hanno gestito queste varianti urbanistiche sono tutti di Forza Italia

    • Cosentino e Cesaro: i due politici che affiancano Berlusconi nei frequenti bagni di folla partenopei, i due uomini indicati dal pentito come referenti dei padrini casalesi

    • Il sottosegretario Cosentino le ha respinte con fermezza, dicendosi pronto alle dimissioni se venisse trovato un solo riscontro. Anche Luigi Orsi, fratello dell’imprenditore assassinato a giugno, ha negato di avere versato bustarelle al sottosegretario

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    • Nicola Cosentino è tornato alla ribalta delle cronache da una settimana. Il sottosegretario all’Economia che sogna di diventare il prossimo governatore della Campania sta tentando da giorni di strappare da Silvio Berlusconi il "sì" definitivo alla sua candidatura

    • Cosentino è infatti stato tirato in ballo, come ha documentato L’espresso un anno fa, da alcuni pentiti di camorra, che lo accusano di essere un referente politico dei Casalesi, il sanguinario clan di Gomorra

    • lo stesso Berlusconi non sarebbe contrario a una sua incoronazione

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Mr. Gomorra candidato PdL alle Regionali in Campania.

Berlusconi vuole mettere l’on. Cosentino alla presidenza della Regione Campania. Mr. Gomorra alla scalata del potere. Ma Gianfranco Fini ha deciso di mettersi di traverso, forse salvando quella regione dalla futura devastazione politico-culturale. Cosa c’è di peggio? Questa è la camorra che si fa Stato in un unico corpo.

  • Stop a Gomorra – di Alessandro De Angelis

  • Impresentabile. Il presidente della Camera si oppone alla scelta di Cosentino alla guida della Regione Campania: troppi guai giudiziari e troppi sospetti sui legami con il clan dei casalesi: «Serve trasparenza».

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    • Il presidente della Camera blocca Nicola Cosentino, il candidato in pectore del Pdl alla regione Campania, sospettato di essere colluso con i clan di Gomorra

    • Al termine di una lunghissima riunione nel suo studio di Montecitorio con i triunviri del Pdl, è Ignazio La Russa a comunicare che il tavolo è saltato: «C’è stata un’indicazione del partito per Cosentino, ma credo che si arriverà con una rosa di candidati».

    • tentativo per trovare un candidato alternativo a Cosentino: rose, discussioni, riunioni

    • Una bella frenata, dopo la quasi ufficializzazione della sua candidatura al termine della riunione dei parlamentati campani di sabato

    • si capisce che a difendere il potente sottosegretario all’Economia con delega al Cipe c’è solo Denis Verdini: spiega che Cosentino ha una valanga di voti. Con tanto di elenco: parlamentari, dirigenti, nonché i presidenti della provincia di Napoli (Luigi Cesaro), Salerno (Edmondo Cirielli), di Avellino (Antonio Sibilia).

    • Cosentino, e non è un dettaglio, avrebbe pure una valanga di soldi, argomento cui è sensibile il Cavaliere visti i costi delle campagne elettorali: il gruppo di aziende che fa capo ai tre fratelli, e si occupa di carburanti, è infatti una miniera d’oro.

    • Gli alti big del Pdl sono rimasti però più che perplessi rispetto a queste valutazioni. Perché in discussione non sono ci solo i voti e la nota spese. Da tempo Cosentino è coinvolto in inchieste su camorra, rifiuti e politica, da quando cioè una serie di pentiti hanno parlato dei suoi legami con il clan dei casalesi

    • Sembrerebbe che gli inquirenti avrebbero raccolto nuovi elementi. Pesanti. Tanto che proprio la paura di un arresto alimenta le perplessità degli altri capi del Pdl. Come Ignazio La Russa e Sandro Bondi. Ma soprattutto di Gianfranco Fini.

    • «Soprattutto nel sud dobbiamo esprimere candidature inattaccabili sotto il profilo della legalità e della trasparenza, dal momento che dinanzi a sorprese giudiziarie non si può gridare sempre alle toghe rosse»

    • Una impostazione che, di fatto, ribalta la linea finora seguita nel Pdl su Cosentino: indifferente alla questione morale

    • Fini ha invece provato a elencare i criteri minimi della presentabilità politica. Anche imponendo un surplus di riflessione. Anche a costo di ritardare la chiusura del puzzle delle candidature, a partire da quella di Renata Polverini nel Lazio

    • Perché è vero che Cosentino ha un bel po’ di consensi e di sponsor tra Caserta e Casal di Principe ma la sua candidatura ha spaccato il Pdl campano

    • Oltre ai rischi che vengono dalle procure, le sue connessioni familiari sono infatti da brivido: un fratello sposato con la sorella di un boss, un altro con la figlia di un camorrista passato a miglior vita. Ieri nel Palazzo non si parlava d’altro: «Certo ha i voti, però…»

    • Pure la ministra Mara Carfagna è furiosa perché Cosentino le sta portando via un po’ di truppe sul campo, come Cirielli. Un tempo lei lo sponsorizzò molto alla provincia di Salerno, ora lui non le fa mettere bocca su nulla.

    • nella cerchia ristretta di Berlusconi stanno salendo le quotazioni dell’ex ministro socialista Stefano Caldoro: avrebbe sia una faccia spendibile sia il via libera di Fini

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Alleanza PD-UDC? Chi dice di essere d’accordo? La sanità di Gramazio.

Secondo l’Unità, ieri la segreteria – allargata a Bersani e Marino – avrebbe raggiunto un accordo sulle future alleanze. E scrivono che si tratta di una finestra aperta all’UDC.
Ma in realtà si è deciso di costruire, per le prossime elezioni regionali, "alleanze democratiche più larghe possibili", non esplcitamento con l’UDC. Si è deciso di realizzarle con lo strumento, previsto dallo Statuto, delle primarie di colazione. Va da sé che i partiti che stringono alleanza con il PD, devono concordare sul metodo. Se non accettassero le primarie di coalizione, l’alleanza non si potrebbe fare. Stando alle regole attuali.
Viceversa, il tema della libertà d’informazione è stato raccolto e posto all’ordine del giorno. Il PD parteciperà alla manifestazione di piazza del 12 settembre, in sieme a IDV e PRC, Sinistra e Libertà ecc.
Intanto, il sen. Gramazio ritorna a lamentare l’intervento di Marino in Commissione speciale d’inchiesta, a seguito dei nuovi episodi di malasanità. L’attivissimo senatore è lo stesso che ha firmato il DDL 1654 di modifica dell’art. 75 della Costituzione che introduce lo strumento di democrazia diretta del referendum, nel senso di alzare ulteriorimente la soglia di firme (da 500000 a 1000000!) e il numero dei consigli regionali (da 5 a 10). Non perde tempo, il senatore Gramazio. Che tempestività. In ogni caso, Marino già più volte – durante il suo tour per il paese – è entrato nel merito del problema, qui si riporta parte del discorso di Lamezia Terme.

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    • Svolta sulle alleanze e pieno sostegno alla manifestazione in difesa della libertà di stampa
    • La segreteria allargata ai rappresentanti delle tre mozioni congressuali si chiude con due risultati non da poco
    • sono stati assunti due principi politicamente rilevanti: si dovranno costruire «le più larghe alleanze democratiche», spiega il responsabile dell’Organizzazione Maurizio Migliavacca uscendo dal Nazareno, e i candidati si sceglieranno attraverso primarie di coalizione.
    • e Walter Veltroni dice in un’intervista a Radio2 che «Franceschini e Bersani hanno prospettive politiche abbastanza diverse», perché l’attuale segretario «è più “bipolarista”» e l’ex ministro «più legato a un’idea di Pd, propenso a un sistema di alleanze, come in passato»
    • «con lui che sarebbe più probabile un avvicinamento all’Udc»
    • l’incontro di ieri segna un’evidente correzione di rotta rispetto alla «vocazione maggioritaria» di veltroniana memoria
    • le decisioni sono state assunte in base a proposte avanzate dallo stesso Franceschini,come rivela Piero Fassino definendo «curioso che una singola mozione cerchi di mettere il cappello su decisioni comuni», dopo che Penati è uscito dall’incontro dicendosi «soddisfatto» perché le scelte prese «vanno nella direzione auspicata dalla mozione Bersani».
    • DIALOGO CON L’UDC: La decisione di come andare alle singole sfide locali verrà presa insieme ai segretari regionali
    • saranno i vincitori delle primarie del 25 ottobre a giocare un ruolo determinante. Il dialogo con l’Udc è comunque avviato, dopo il no di Casini alla proposta del Pdl di un accordo su base nazionale
    • In Liguria sembra che l’accordo sia già fatto: Beppe Fioroni e Lorenzo Cesa, dopo il faccia a faccia alla Festa del Pd di Genova, hanno continuato il discorso in privato anche insieme a Claudio Burlando
    • IN PIAZZA PER L’INFORMAZIONE: Vista l’escalation di attacchi all’informazione, la Federazione della stampa potrebbe decidere di accelerare e dare appuntamento per sabato 12.
    • Il Pd preferisce far presto e oltre che aderire (così come hanno fatto Idv, Prc e SeL) ha lanciato un messaggio proprio con la segreteria allargata di ieri, facendo sapere per bocca di Migliavacca che il partito è «pronto a dare il massimo sostegno politico e organizzativo».
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    • “Ecco la scuola pubblica che vuole il ministro Gelmini: 57 mila persone tra insegnanti e personale ausiliario senza lavoro, caos nelle graduatorie, donne e uomini costretti a forme di protesta estreme”. Lo dice Ignazio Marino, candidato alla segreteria del Partito democratico, che aggiunge: “Donne e uomini che stanno chiedendo semplicemente di poter lavorare sul piu’ importante patrimonio di cui l’Italia dispone: i nostri ragazzi e la loro formazione, la loro cultura, il diritto allo studio per tutti. E’ questo il modo in cui il Governo affronta la crisi? Le iniziative di protesta si allargano a macchia d’olio, da Trapani a Venezia, da Piacenza a Roma. Bisogna intervenire facendo sentire chiara e forte la nostra voce. E bisogna farlo avviando una grande riflessione su tutti i temi che la scuola comprende, coinvolgendo, oltre ai lavoratori anche i tanti cittadini che non accettano questo modo irresponsabile di far pagare la crisi a categorie gia’ impoverite e umiliate. Questa deve essere una delle priorita’ del Partito democratico”.
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    • Il senatore Domenico Gramazio, componente per il Pdl della Commissione d’indagine sull’efficacia e l’efficienza del Servizio Sanitario Nazionale ha chiesto nei giorni scorsi la convocazione della Commissione Speciale.
    • ”Davanti al silenzio del presidente della Commissione stessa, senatore Ignazio Marino – scrive Gramazio – piu’ impegnato nel dibattito congressuale all’interno del Pd e nel lanciare apprezzamenti moralistici nei riguardi di personalita’ del governo nazionale e di direttori di grandi quotidiani nazionali, non si e’ accorto quale presidente di una Commissione speciale che nel passato mese di agosto e nei primi giorni di settembre 7 cittadini italiani ricoverati d’urgenza in strutture italiane sono deceduti per mala sanita”’.
    • ”Se detta convocazione non sara’ effettuata, con le prerogative che ha il presidente del Senato – conclude Gramazio – sciolga la Commissione stessa che non ottempera alle disposizioni del decreto istitutivo”.
  • Sulla sanità – Ignazio Marino – 22/08/2009, mentre Gramazio non diceva niente.
    ‘La situazione è critica. Pero’ ci sono delle cose semplici che si possono fare’.
    ‘Sono rimasto molto turbato prima di tutto come medico e poi come padre, quando, occupandomi da presidente della Commissione sanità, della morte drammatica di Eva Ruscio per una tonsillectomia, mi sono reso conto dal resoconto dei Nas che dei tre otorinolaringoiatri che si occupavano a rotazione della vigilanza, nessuno aveva nel suo curriculum una tracheotomia’.
    ‘Queste sono cose davvero semplici da risolvere. Non c’è  bisogno di grandi riforme e di grandi fondi. Basta, ad esempio, che il Presidente della Regione decida che nel momento in cui si assume una persona, il primario firmi un documento, così come avviene in tante Università e in Centri ospedalieri nel resto del mondo, che attesti il curriculum del medico. Nella mia università, a Jefferson, negli Stati Uniti, io posso fare un trapianto di fegato ma non posso eseguire un intervento per emorroidi perchè effettivamente non lo so fare’.

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