Rispondente al sondaggio di Yes, political!:
Il Fatto Quotidiano pubblica l’audio delle telefonate intercorse fra Porro e Arpisella. Ascoltate:
Perquisizione a Il Giornale? Indagati Sallusti e Porro? Bè, lo avevano anticipato dalle loro colonne, no? Che c’erano due procure, una a nord e una a sud, che tenevano sotto controllo i telefoni della redazione. E infatti l’indagine dei pm di Napoli, Vincenzo Piscitelli e Henry John Woodcock, sarebbe scattata in seguito a intercettazioni disposte nell’ambito di un’altra inchiesta di cui non si sa ancora nulla (***aggiornamento ore 18: secondo Il Fatto, il telefono posto sotto intercettazione era quello del portavoce della Marcegaglia, non quello de Il Giornale, né di sallusti o di Porro. Porro viene intercettato perché è lui che chiama Arpisella).
Secondo l’ANSA, Nicola Porro, vicedirettore de Il Giornale, avrebbe inviato un sms lo scorso 16 Settembre a tale Rinaldo Arpisella, addetto stampa della Marcegaglia: “ciao, Rinaldo, domani super pezzo giudiziario sugli affari della family Marcegaglia”. Arpisella, ricevuto l’sms, ha chiamato Porro, con il quale ha evidentemente una conoscenza personale, e Porro ha per così dire rincarato la dose affermando “adesso ci divertiamo per venti giorni romperemo il cazzo alla Marcecaglia come pochi al mondo!”. E orgogliosamente ha avvertito Arpisella di aver “spostato i segugi da Montecarlo a Mantova”.
Perché Marcegaglia? Pochi giorni prima, dalle pagine del Corriere della Sera, Emma ebbe a criticare il governo sostenendo l’inutilità degli scontri personali, chiaro riferimento alla vicenda Montecarlo/Fini che imperversava in quei giorni sulle prime pagine di Libero e Il Giornale. Porro avrebbe chiesto esplicitamente che la Marcegaglia correggesse quelle affermazioni, altrimenti avrebbero pubblicato il dossier giudiziario sulla sua famiglia. I pm hanno ipotizzato il reato di concorso in violenza privata.
Strumento chiave dell’indagine, ancora una volta, le intercettazioni. I magistrati possono perseguire un reato di cui trovano informazione in intercettazioni disposte per un’altra inchiesta. E’ quel che si voleva vietare con il ddl intercettazioni. Feltri, intervistato oggi, parla di “questo fatto della Marcegaglia”, “una sciocchezza”, a suo avviso (Virgilio Notizie). Di fatto, però, un vicedirettore di giornale minaccia la pubblicazione di un articolo scandalistico per far redimere la presidente di Confindustria. Chi attacca B. “muore”. E’ così che funziona? L’indagine di Woodcock smaschera gli esecutori del “metodo Boffo”? C’è chi ha da ridire sul metodo perseguito: la perquisizione appare un mezzo sproporzionato rispetto alla notizia di reato. Giulietti (Articolo 21): “non ci sono mai piaciute le perquisizioni nelle sedi dei giornali e per questo non ci e’ piaciuta neppure quella ordinata nella sede del Giornale […] s e davvero si vogliono mettere le mani sulla fabbrica dei veleni le perquizioni andrebbero disposte altrove anche a costo di disturbare logge e servizi deviati” (Libero-news.it).
Ora, forse lo zelo del magistrato può essere oggetto di critica. Forse la perquisizione è esagerata. Ma dopo il bastonamento a mezzo stampa di Boffo prima, e di Fini poi, l’ipotesi secondo cui al Giornale erano pronti per “trattare” Marcegaglia (e anche Montezemolo?) è inquietante. Una domanda su tutte: Il Giornale è un mezzo per sputtanare chi è contro B. (ovvero il suo proprietario)? A questo punto si è ridotto il giornalismo? A mera servitù, persino poco elegante.