Alessandria nella notte nera del default

Il governo dispone lo sblocco di fondi per 420 milioni, ma nemmeno un euro per la città di Alessandria. Ognuno dei 420 milioni di euro sono finiti in Sicilia che il 28 Ottobre prossimo venturo andrà al voto.  La Sicilia di Lombardo, dei ventimila dipendenti pubblici, della pletorica guardia forestale. La Sicilia che sfora il patto di stabilità, e non appena ciò accade, Roma decide di tamponare le falle: erano fondi da usare per lo sviluppo, ma sono stati distribuiti anche a Comuni e imprese che lavorano nel campo dei rifiuti.

Ci sono pure 25 milioni per gli straordinari dei regionali. Nella busta paga di novembre, subito dopo le elezioni regionali, arriveranno somme comprese fra 150 e 600 euro, secondo la categoria cui il dipendente appartiene.  C’è un giallo per quel che riguarda il possibile finanziamento della cassa integrazione destinata a frenare l’emergenza rappresentata dalla Gesip, società partecipata dal Comune di Palermo, un carrozzone con 1.800 dipendenti, pronti a mettere sottosopra il capoluogo dell’Isola se rimarranno senza lavoro e soprattutto senza stipendio. Il sindaco, Leoluca Orlando, si era impegnato a far sbloccare la situazione fino a dicembre e sembrava quasi fatta, ma alla Regione, dove non amano molto il primo cittadino dipietrista, frenano (cfr. La Stampa, 16/10/2012).

Se la Sicilia è tecnicamente fallita senza che questo costituisca una colpa per nessuno, Alessandria è una città che è stata trascinata nel gorgo del default da una amministrazione fuori-legge. Il sindaco di centro-destra, Piercarlo Fabbio, insieme al ragioniere capo e all’assessore al bilancio, ha adottato provvedimenti illegittimi che hanno portato il Comune dinanzi al giudizio della Corte dei Conti. Giudizio che non poteva essere che di condanna visto che per ben due volte nel corso di novembre 2011 e di gennaio 2012, l’amministrazione comunale non aveva recepito le raccomandazione dei giudici. Il dissesto è divenuto un passo obbligatorio per la nuova amministrazione, guidata dal PD:

Diciannove virgola quattro milioni di euro di disavanzo, anticipo di cassa impiegato sistematicamente dal 2008, finanza creativa per mezzo di partecipate che dovevano vendere il patrimonio comunale e invece l’hanno svenduto, fallendo sistematicamente ogni obiettivo minimo, 0.95 centesimi di euro di disponibilità di cassa al 21 Giugno 2012. Dopo la pronuncia della Corte dei Conti che ha stabilito il dissesto del comune (è il primo caso dopo la riforma di settembre 2011), il consiglio comunale di Alessandria stasera vota la delibera, passaggio obbligato per evitare il commissariamento. La precedente amministrazione PdL-Lega ha distrutto uno dei comuni più facoltosi del nord d’Italia. Una associazione a delinquere che ha affossato tutto, cominciando dalle multiutility, avviate al medesimo destino fallimentare del comune, violando il patto di stabilità per due anni consecutivi e cercando di mascherarlo (Yes, political!, 12/07/2012).

Il sindaco Maria Rita Rossa ha cercato in più circostanze di ottenere visibilità e soprattutto denari per mantenere in piedi l’insieme delle partecipate del Comune che danno lavoro a 2500 persone. Si tratta di cooperative dei servizi e degli operatori socio-assistenziali, delle partecipate per la raccolta dei rifiuti, per il servizio di gestione dell’acqua e del gas. Questo mese resteranno senza stipendio. E nel mentre, la spending review del governo Monti ha imposto alla Provincia del medesimo capoluogo di ristrutturare la propria pianta organica, pertanto dal 31 Dicembre 2012 tutti i contratti a termine dei lavoratori precari che operano all’interno di essa non verranno rinnovati.

Il sindaco ha chiesto al governo non trasferimenti diretti bensì risposte pratiche, quali quella di ricevere l’intera percentuale dell’Imu, o l’anticipo dell’Irpef a novembre anziché a marzo. Il governo, rispondendo di no, e dando seguito agli stanziamenti diretti in Sicilia, ha così implicitamente legittimato la minaccia di rivolte anziché l’impegno politico di un sindaco che sta semplicemente cercando di acciuffare la propria città prima che sia troppo tardi.

Ieri, circa quattromila cittadini hanno sfilato per la città di Alessandria testimoniando il proprio dissenso contro la decisione del governo. Senza necessità di rivolte o di violenze.

Il comune di Alessandria è fallito

Diciannove virgola quattro milioni di euro di disavanzo, anticipo di cassa impiegato sistematicamente dal 2008, finanza creativa per mezzo di partecipate che dovevano vendere il patrimonio comunale e invece l’hanno svenduto, fallendo sistematicamente ogni obiettivo minimo, 0.95 centesimi di euro di disponibilità di cassa al 21 Giugno 2012. Dopo la pronuncia della Corte dei Conti che ha stabilito il dissesto del comune (è il primo caso dopo la riforma di settembre 2011), il consiglio comunale di Alessandria stasera vota la delibera, passaggio obbligato per evitare il commissariamento. La precedente amministrazione PdL-Lega ha distrutto uno dei comuni più facoltosi del nord d’Italia. Una associazione a delinquere che ha affossato tutto, cominciando dalle multiutility, avviate al medesimo destino fallimentare del comune, violando il patto di stabilità per due anni consecutivi e cercando di mascherarlo, con sospetti fondati di collusione con l’ndrangheta: ora la nuova amministrazione di centro-sinistra dovrà alzare al livello massimo tutte le imposte, per almeno 5 anni e pregare che il ciclo economico torni in positivo:

(http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/getPDFarticolo.asp?currentArticle=1GYS73)

Stasera il sindaco Rita Rossa (PD) ha pronunciato, davanti al consiglio comunale, questo durissimo discorso:

Siamo arrivati al dunque. Ci apprestiamo a scrivere una pagina nera per questa città. Lo faccio con la pena nel cuore che questa fase comporta. Con la certezza e la coscienza che nostro malgrado dobbiamo scriverla. Dopo la liberazione per l’Italia democratica forse è il passaggio storico forse più memorabile per Alessandria. Perché è necessario deliberare il dissesto del Comune. La delibera della corte dei conti è un macigno per la città. Sugli sviluppo, sui suoi investimenti, sulla sua manutenzione. Cinque anni di malgoverno della giunta Fabbio. Il dissesto non si presta a opinioni. I numeri erano li e qualcuno li aveva denunciati per tempo. Il dissesto è nei fatti. E’ la conseguenza di atti di responsabilità che avrebbero dovuti essere compiuti giá nel settembre 2010. La mancata responsabilità per una gestione oculata che non è mai stata compiuta. Le 66 pagine di delibera sono un lungo elenco di atti dichiarati illegittimi. L’anticipo di tesoreria utilizzato per 365 giorni dal 2008 è il sintomo di una situazione non corretta per tempo. È il sintomo di una gestione dissennata. Si è scoperchiato il vaso di Pandora. Si sono costruiti enormi castelli di parola cui non corrispondeva nessun fatto. Abbiamo subito l’onta de taglio della luce e del telefono per morosità. Siamo arrivati ai tentativi pacchiani di finanza creativa. Qualcuno in questi giorni mi ha fermato e mi ha scritto: ‘perchè dobbiamo pagare noi?’ Alessandria è pronta a fare sacrifici, ma non di meno il senso di ingiustizia coglie in modo indistinto tutti. In un quadro giá compromesso per la crisi, gli alessandrini dovranno compiere altri sacrifici. Sacrifici imposti dalla scorsa giunta. Voglio provare a vedere oltre per scovare un po’ di ottimismo. E aprire una sfida di enorme complessità. Si potrà attuare se tutte le forze sapranno unirsi per trovare una soluzione. Nella vita non si puo tornare indietro. La rabbia è tanta ma ne usciremo insieme. Posso fare una promessa che rivolgo a questa città. Io, la giunta, il consiglio, lavoreremo giorno dopo giorno intensificando se è il caso le ore di lavoro per contenenere al massimo questa tragedia. Questo dissesto porta il nome di Piercarlo Fabbio [l’ex sindaco PdL] – Radio Gold News.

Rita Rossa ha messo in liquidazione le società partecipate usate per la svendita del patrimonio comunale, ha posto un tetto agli stipendi dei dirigenti comunali, ha deposto i vertici  responsabili del dissesto della multiutility acqua e gas AMAG. Un sindaco coraggioso, circondato di assessori schiettamente di sinistra, alle prese ora con una città annichilita.

I PIGS in semifinale agli Europei (ma c’è un intruso)

A quanti sarà venuto in mente di paragonare le vicissitudini finanziarie degli Stati membri dell’Area Euro con gli esiti degli incontri di calcio agli Europei 2012? Direi a tanti. Forse alcuni si sarebbero accorti che il famoso acronimo PIGS, che identificava i porcellini dell’Europa meridionale, quelli che “vivono al di sopra delle loro possibilità”, poi ingiustamente esteso agli Irlandesi, si è ripresentato alle semifinali di Euro 2012. Già perché Portogallo Italia, Spagna e… bè evidentemente c’è un intruso. Un intruso di nome Germania.

Comunque questo non è un post che parla di calcio. Dovrebbe, quello, essere l’ambito – marginalissimo – in cui ancora si parla di Nazioni. Dopo tutto quello che è accaduto con i due conflitti mondiali della prima metà del ‘900, una o più generazioni di giovani cancellate, il sangue, i morti nei lager, quel mostro che risponde al nome di Nazione e che ci fa sparare ed eliminare fisicamente (tecnocraticamente) chiunque non ne faccia parte, doveva esser messo in archivio per lasciar campo ad una forma pacifica, cosmopolita, di organizzazione politico-sociale: gli Stati Uniti d’Europa.

Invece, in una sorta di nemesi, di distopia realizzata, ci troviamo a che fare di nuovo con il concorso degli egoismi nazionali, espressi da governanti populisti e privi del coraggio degli statisti, uomini e donne che non pensano a breve termine, ma sanno individuare nella propria mente i lineamenti di questo fosco futuro e sanno aggregare intorno alle proprie personalità il consenso necessario ad affrontare l’incertezza.

Stasera Angela Merkel ha “ribadito la sua opposizione all’emissione di titoli di debito congiunti da parte dell’Eurozona, i cosiddetti ‘Eurobond” (AGI.it). Tutto ciò mentre il governo di Cipro, che presiederà il Consiglio Europeo nel prossimo semestre, richiede aiuti ai fondi EFSF/ESM:

Cipro ha presentato richiesta di aiuto finanziario ai fondi Efsf/Esm dell’Unione europea. Lo ha reso noto il governo del Paese, che fa parte della zona euro, spiegando come la richiesta sia volta a proteggere il settore finanziario dall’esposizione alla Grecia. “Il fine della richiesta di assistenza è di conterenre i rischi per l’economia cipriota, in particolare quelli sollevati dall’impatto negativo sul suo sistema finanziario, a fronte della sua ampia esposizione all’economia greca” si legge nella nota (Reuters).

Stessa scelta per la Spagna, che era già nel mirino della speculazione da giorni. Il suo sistema bancario è al collasso, non è più in grado di rifinanziarsi. Mentre Merkel afferma che “quando penso al vertice, ciò che mi preoccupa è che verrà esposta ogni sorta di idea su come condividere il debito e non abbastanza idee su come controllarlo” (AGI.it), il resto dell’Europa affonda. Avete capito? L’Italia è il prossimo “big fish”:il vertice europeo sarà un fallimento. La solita enunciazione di principio. Serve che la BCE garantisca in solido le banche europee. Tutte. Serve una Banca Centrale. Gli Eurobonds sono tappezzeria, ottima, ma non quella che serve. Non è rimasto più molto tempo.

George Soros, il miliardario che si arricchì causando la crisi dello SME nel 1992, sostiene oggi dalle colonne del Financial Times che l’attitudine della Germania di dire sempre no è un ostacolo al salvataggio dell’Euro. E i paesi che devono affrontare i piani di riduzione del debito devono farlo in maniera tale da non pregiudicare la crescita. Servono una unione fiscale e bancaria. E se Merkel dirà no, i governi europei dovranno coalizzarsi per far ricadere su di essa la colpa del fallimento. A pensarci bene, il consiglio di Soros è ancor più pericoloso del fallimento medesimo: significherebbe distruggere le relazioni internazionali. Significherebbe mettere la Germania fuori dall’Europa. Significherebbe trattarla come un intruso.