La telefonata a Ballarò di Berlusconi durante la puntata del 01 Giungo 2010 non era volta a smentire le accuse di incitamento alla evasione fiscale giunte da parte di Giannini, il vicedirettore di La Repubblica, bensì a smentire se stesso, il se stesso che ha cancellato dalla memoria e pretende di cancellare dagli archivi.
Non deve stupire il disagio di Mr b per la verità: egli si perpetua in un susseguirsi di negazioni della verità medesima, in continue sovraimpressioni di primi piani, di dichiarazioni volutamente provocatorie e impositive di una fattualità che non trova alcuna verifica. Il numero della ‘telefonata in diretta’ poi è un suo classico, quasi una specialità. Negargli questo diritto sarebbe prestare il fianco alla retorica dell’attacco alla libertà (sua) di espressione. Eppure un senso di fastidio – un de javù amaro – colpisce chi guarda: sopraffatto dal desiderio di gridare ‘basta!’, lo spettatore soccombe ancora una volta nella prepotenza del format televisivo del dibattito-pollaio. Si salvi chi può.