In Giunta per le Autorizzazioni la maggioranza diventerà minoranza?

Tratto da Il Messaggero, 18/10/2011, p. 10:

Su Milanese la Lega si spacca

Domani il voto in Giunta per le Autorizzazioni sulla richiesta di arresto per l’ex collaboratore di Tremonti e parlamentare Marco Milanese, uno dei presunti sgherri di Bisignani e della sua centrale occulta di spionaggio e dossieraggio. In Giunta la Lega può contare sull’operato di Paolini e Follegot. I due hanno già avvalorato le tesi – bislacche – del fumus persecutionis, non già da parte dei giudici bensì da quelli dell’accusatore di Milanese, tale Paolo Viscione, imprenditore.

Follegot ha dichiarato di esser “venuto qui a Montecitorio anche durante le vacanze per studiare le carte. L’indagine è complessa, è stata anticipata dalla stampa ampiamente ma molte cose che vengono affermate non sono state riscontrate”. Paolini e Follegot voteranno allineati a quanto deciso dai vertici del PdL – Alfano, Verdini, Gasparri. Giovedì, il giorno dopo la scontatissima approvazione della Manovra-bis, la questione verrà portata al voto dell’aula. E qui si impone la domanda: davvero Bossi e i soci del cerchio magico detengono il controllo del partito? Paolini medesimo avverte: “prima del voto in Aula ci sarà certamente una riunione in cui spiegherò ai colleghi le nostre convinzioni poi ogni deputato si fa la sua idea ed esprimerà un voto secondo coscienza“. In questo caso si potrebbe riproporre la spaccatura dei maroniani, già avvenuta sul caso di Alfonso Papa. Se ciò avvenisse, sarebbe il tramonto della leadership di Bossi sulla Lega. La Lega potrebbe esser il prossimo partito politico a dividersi sul confine dell’antiberlusconismo.

Alla conta per Papa, il PdL punta al voto segreto in aula

Se la Lega Nord e i suoi due uomini nella Giunta per le Autorizzazioni sono nel pieno dell’imbarazzo, c’è chi cerca di levarli d’impaccio. E’ il solito Maurizio Paniz, il deus ex machina della requisitoria anti pm sul caso Ruby, quello che crede fermamente alla balla di Ruby nipote di Mubarak, il quale sta da giorni puntando a un solo obiettivo: far saltare il voto in Giunta per portare il caso Papa direttamente all’attenzione dell’aula. Perché in aula si voterà a scrutinio segreto.

E soprattutto perché il segreto coprirebbe le vergogne leghiste. Una speranza, una delle tante, che si accompagna a quella di trovare qualche sponda nell’opposizione, anche in termini di assenze e “malattie”.

Leghisti divisi, quindi: da una parte i lealisti del “cerchio magico”, dall’altro la fronda maroniana. Cosa accadrà nel segreto dell’urna di Montecitorio?

Bossi si astiene dal dare indicazioni precise, limitandosi a un vago “teniamo la maggioranza sulle spine”. Luca Paolini e Fulvio Follegot sono i due rappresentanti leghisti che siedono in Giunta. Non hanno mai avuto tanti occhi addosso. Votare sì all’arresto di Papa equivale a mettere fine alla maggioranza di governo. Possono però i leghisti scaricare un uomo della cricca più ristretta a Bisignani, quindi a Letta, senza passare un brutto quarto d’ora? Quel che è rimasto in piedi della macchina del fango, che passa alla storia con il nome di P4, può comunque agire per distruggere la residua fiducia che gli elettori leghisti hanno nei confronti dei vertici di partito. Può aprire il forziere leghista e scoprire rapporti imbarazzanti, estremamente imbarazzanti, fra uomini del cerchio magico e soggetti poco piacevoli alla platea nordista, come quel Brancher che tesseva le fila per Calderoli nei palazzi che contano.

Paniz sa bene però che nella bolgia di Montecitorio, il giorno 20, quando si voterà per l’arresto di Papa, qualche franco tiratore potrebbe approfittare della situazione per impallinare il partito insieme al deputato della cricca lettiana. Tanto più che sta montando l’idea di salvare Papa per colpire Milanese, l’ex collaboratore di Tremonti, al fine ultimo di mettere in imbarazzo proprio il Ministro dell’Economia.

L’aula è quindi attraversata da un intreccio di strategie, tutte motivate da ragioni di opportunità politica che nulla hanno a che vedere con la giustizia. Il futuro del governo passa proprio dalle due richieste di arresto di Papa e Milanese, e B. lo sa. Il progetto di Alfano di un ‘partito degli onesti’ appare oggi un’idea alquanto bislacca.

Caso Ruby: dalla Giunta per le Autorizzazioni della Camera sì a conflitto attribuzione

Tratto da Il Fatto Quotidiano

La Giunta per le autorizzazioni della Camera con un parere favorevole votato a maggioranza – 11 a 10, questo il conteggio – ritiene che la Camera debba sollevare conflitto di attribuzione sul caso Ruby. La Giunta, si legge nel parere, “esprime che la Camera, a tutela delle sue prerogative costituzionali, debba elevare un conflitto di attribuzioni nei confronti dell’Autorità giudiziaria di Milano, essendo stata da quest’ultima lesa nella sfera delle sue attribuzioni riconosciute dall’art. 96 della Costituzione”.

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Su Tedesco il PD si gioca la faccia

Martedì inizierà l’esame della richiesta di arresto del sen. Alberto Tedesco da parte della Giunta per le Autorizzazioni. E’ inutile dire che il gruppo al Senato del PD è investito di una responsabilità gravissima: scegliere se mandare in galera uno dei suoi, pur se autosospesosi, oppure votare contro l’autorizzazione e attirarsi le ire di tutto il proprio elettorato.

Di Pietro ha già iniziato il marcamento a uomo: parla di inciucio e di accordi con la maggioranza, del genere oggi salvo te e domani salvi me. Rosy Bindi sembra propendere per l’arresto e Ivan Scalfarotto chiede che Tedesco si dimetta. Di fatto, dimissioni o no, Tedesco rischia l’arresto per la possibilità di reiterare il reato nella sua veste di senatore. Strano a dirsi: Tedesco è senatore dal 2009, ma la richiesta di arresto è giunta soltanto ora. I tempi dell’indagine sono stati estremamente lunghi, così come è strano il doppio giudizio dei gip su Vendola (uno archivia, l’altro parla di “leggi ad personam” volute dallo stesso Vendola).Ed è ugualmente curioso che giunga alla conclusione soltanto questo filone dell’indagine sulla Sanità Pugliese: tutta l’istruttoria relativa a Tarantini è ancora in alto mare.

Fatte queste premesse, dinanzi alla richiesta di arresto, non si potrebbe che reagire in un solo modo: accettarle. Il PD non può permettersi il lusso di sottrarre alla giustizia i propri parlamentari. Un voto favorevole all’autorizzazione, sebbene doloroso – nella storia repubblicana l’arresto è stato concesso soltanto per reati gravi quali l’omicidio e l’associazione sovversiva – sarebbe la dimostrazione di coerenza che la base elettorale si aspetta. Il gruppo PD al Senato, capeggiato da Follini, prende tempo. Sta studiando le 700 pagine dell’inchiesta. Certamente non ricorda che Tedesco è frutto della perversione dell’attuale legge elettorale.

Tedesco è diventato senatore per il PD nel 2008 ma è rimasto consigliere regionale in Regione Puglia fino al 14 Luglio scorso quando è subentrato a De Castro. Era già nelle liste PD alle elezioni dell’Aprile 2008 ed è stato candidato ben sapendo che era consigliere regionale e che non sarebbe diventato senatore a meno di situazioni particolari. Ma chi lo ha scelto? E sulla base di quale criterio?
I criteri:

  1. il suo “valore” elettorale – non merito, non capacità concrete, bensì solo perché possiede un nome in grado di attrarre i voti della propria clientela;
  2. scopo: far scattare il premio di maggiornza;

Chi lo ha proposto:

  • è andato a Roma accompagnato dal sindaco di Bari Emiliano;
  • faceva parte della corrente veltroniana, essendo stato uno dei fondatori – in Puglia – del PD.

I reati che gli sono stati contestati sono odiosi poiché relativi a un settore pubblico, quello della sanità, che ha a che fare con i diritti sociali degli individui, diritti costituzionali, sia chiaro. Questa persona, se vere sono le accuse, ha smerciato coi nostri diritti. Ed era stato candidato dall’allora segreteria del PD per la mera capacità attrattiva di voti. Non so se è chiaro.

Tutta la storia della Sanità Pugliese e di Alberto Tedesco

 

fonti:

Perché salveranno Tedesco – Europa

L’effetto delle liste bloccate. La selezione del peggio

Berlusconi si rifugia al TG1 ma domani la Camera decide sul suo destino

La controffensiva “politica” di Berlusconi – che raccoglie i saggi (?) consigli di quella vecchia volpe di Giuliano Ferrara – trova il TG1 come scenario naturale per una squisita scenetta come questo, un classico delle campagne elettorali di B. Lui, che della politica ha fatto terreno per la soluzione delle controversie personali, ha rispolverato il lessico delle origini, la mitologica “rivoluzione liberale” – quasi un mantra per un uso volto alla mera ‘distrazione di massa’. Lo spirito del ’94, insomma, viene giocato come fosse la carta infallibile, l’asso nella manica per Berlusconi. Spaventare con la storia della patrimoniale e sedurre con il “meno tasse per tutti”. Un copione trito e ritrito – presto aumenteranno gli sbarchi di clandestini, e il miracolo del PdL al 38% sarà compiuto. Solo degli stolti potrebbero nuovamente cascarci. E’ sempre l’eterno guasto della narrazione di questo paese che si ripropone e si ripropone senza che nessuno, al di là della barricata, sappia pronunciare parole diverse, parole non fittizie ma che risiedono nella terraferma della concretezza.

Lui è il primo e più abile affabulatore. Ora parliamo di economia, dice, come se detenesse il potere di stabilire ciò di cui dobbiamo discutere. Ecco, la nostra prima grande ribellione è parlare per conto nostro, escluderlo dalla discussione, discutere di ciò che ci interessa, e se parlare delle sue frequentazioni notturne e dello sdegno di un capo di governo che si circonda di ancelle a pagamento è ciò che ci interessa, noi possiamo farlo. Possiamo fare di questo argomento il centro della discussione pubblica, come se non ci possa essere discussione altra se prima Lui non si dichiara sconfitto e si dimette da tutte le cariche politiche, indi compresa anche quella da parlamentare. Solo con una sfera pubblica depurata dalla sua ingombrante sfera privata, si può tornare a parlare di politica, e quindi di economia. Ma un dato è imprescindibile: non si può andare oltre se prima Berlusconi non si fa da parte.

Oltre B.: domani le opposizioni hanno un’altra occasione, vediamo se la sprecheranno nuovamente.

I deputati dovranno decidere il da farsi rispetto alla richiesta dei pm di Milano di perquisire gli uffici del contabile del premier Giuseppe Spinelli a Milano 2. In particolare dovranno dire sì o no alla proposta della Giunta per le autorizzazioni di restituire gli atti alla Procura ritenendo competente il Tribunale dei ministri. Si vota a maggioranza semplice quindi basterà la metà più uno dei presenti. Il centrodestra conta già 314 deputati che potrebbero aumentare nel corso delle prossime ore (panorama italia).

Il voto è previsto per le ore 19. Diretta streaming su http://cubicatv.iobloggo.com

Ruby e Casa di Montecarlo: è guerra aperta fra PdL e FLI

E’ guerra aperta fra il PdL e Futuro e Libertà, una guerra che si consuma a colpi di comunicati contenenti richieste di dimissioni, da una parte e dall’altra. E’ il risultato della strategia “difensiva” di Berlusconi messa in atto oggi da Frattini e dai deputati PdL con il voto affermativo della Giunta per le Autorizzazioni al rinvio delle carte dell’inchiesta Ruby.

1. Cominciamo con ordine: Frattini stamane è stato ascoltato dai senatori sul caso della Casa di Montecarlo, attribuita dai media berlusconiani al cognato di Fini, Giancarlo Tulliani. E’ stato il caos in aula. Di fatto Frattini non ha mostrato alcun documento. Si è limitato ad affermare che si tratta di documenti “autentici”. E che in essi si fa riferimento al suddetto Tulliani come reale beneficiario delle società off-shore coinvolte. La strategia è chiara tanto quanto è confusa e disperata la mente che l’ha partorita: distrarre dal Ruby-gate indirizzando l’odio dei berluscones su Gianfranco Fini e la sua mancata promessa di dimissioni. E’ una mossa disperata, che rivela l’affanno di chi sta cercando di sotttrarsi alla gogna pubblica. Una mossa ingenua, che solo la mente di un “povero vecchio” poteva studiare.

Stasera Il Fatto Quotidiano ha svelato le “carte” di Frattini. Ebbene, Frattini ha bleffato. Le carte inviate da Saint Lucia sono una chimera: la comunicazione di termine delle indagini corredata di copia della documentazione già nota da tempo, ovvero dalla scorsa estate quando Il Giornale di Feltri e Sallusti pubblicava quotidianamente fango sul Presidente della Camera. Il documento svelato da Il Fatto consta di una lettera, datata 10 Dicembre 2010, a firma del solito Stephenson King, primo ministro dell’isola caraibica:

“Abbiamo accluso – si legge –  una copia del memorandum ufficiale rilasciato dal procuratore generale ed a me indirizzato che e stato pubblicato su diversi giornali internazionali e che ha concluso che il sig. Giancarlo Tulliani era l’utilizzatore beneficiario di dette compagnie […]

II nostro primario interesse era di assicurare che le predette compagnie ed i predetti agenti fossero in regola con le leggi e la disciplina esistenti in materia di compagnie off-shore in Santa Lucia . E’ stata sempre nostra intenzione che il solo scopo delle indagini fosse di accertare che le compagnie ed i loro rispettivi agenti fossero in regola con le nostre leggi e che si proteggesse la reputazione della nostra giurisdizione in materia di società off-shore.

Gli attuali agenti e i fruitori beneficiari delle Compagnie esistevano in conformità con le nostre leggi ed i nostri regolamenti; di conseguenza il Governo di Saint Lucia ha ufficialmente chiuso le indagini riguardanti le società Printemps ltd, Timara Ltd, e Jaman Directors.ltd e quindi non c’e più alcun ulteriore interesse da parte della nostra giurisdizione su tale materia” (Il Fatto Quotidiano).

Di fatto Tulliani viene indicato come “beneficial owner” delle suddette società off-shore. Ho già ampiamente trattato su questo blog della differenza fra beneficial owner e proprietà di una società. Vi rimando a questo post:

https://yespolitical.wordpress.com/2010/09/27/caraibi-corallo-e-walfenzao-i-nomi-chiave-del-giallo-fini-tulliani/

Avrete pertanto capito che i documenti in possesso della Farnesina sono cartaccia. Spazzatura. Servono solo ad aizzare contro il nemico Fini. E a chiederne le dimissioni strappandosi le vesti, in modo da farsi riprendere dal TG1 e da diventarne la prima notizia del giorno, come è accaduto oggi.

2. La Giunta per le autorizzazioni della Camera, intanto, ha votato a favore di una mozione della maggioranza che richiedeva il rinvio della documentazione dell’inchiesta Ruby al mittente: la Giunta, quindi il Parlamento – si è così convenuto – non è competente a decidere sull’autorizzazione a effettuare le perquisizioni degli uffici del Rag. Spinelli, uffici di pertinenza della segreteria dell’onorevole Berlusconi. La competenza è del Tribunale dei Ministri. B. avrebbe agito per difendere l’onorabilità di Mubarak, quindi per ragioni di opportunità dettate dalla politica estera del governo medesimo. Lui credeva che Ruby fosse la nipote del presidente egiziano. Era stato indotto in errore dalla ragazza medesima. Pertanto quella telefonata è stata compiuta da B. in quanto primo ministro. Da ciò la competenza a giudicare B. sarebbe del suddetto Tribunale dei Ministri e non della Procura di Milano. Questa la teoria della maggioranza, architettata dal geniale pool di avvocati di B medesimo. L’obbiettivo è di giungere al “conflitto di attribuzione” dinanzi alla Consulta: quindi di allungare i tempi dell’indagine e del processo. Anche questa una mossa disperata, vista e considerata la gravità del reato che comporta una prescrizione del reato stesso molto lontana negli anni. Per B. questa volta è veramente difficile sottrarsi dal processo. Difficilissimo.

La linea della maggioranza è passata anche a causa delle defezioni dell’opposizione – 11 a 8 il voto finale (composizione: 9 maggioranza, 10 opposizione, 2 gruppo misto) – ma soprattutto per il voto favorevole degli appartenenti al gruppo Misto. La vittoria di oggi rischia però di essere un boomerang: dovrà essere riconfermata dal voto dell’aula la prossima settimana, e dovrà essere un voto a maggioranza assoluta, ovvero di almeno 316 deputati. Un nuovo voto di fiducia, si può ben dire. Che si svolgerà per voto palese. Non ci potranno essere voti ribelli, a meno di essere pubblicamente additati come salvatori di Berlusconi.

3. Il vergognoso attacco de Il Giornale a Ilda Boccassini, pm di Milano del caso Ruby:

Un caso risalente al 1982. Pensate, ventinove anni fa. Ventinove. Se non è gogna questa… La prima pagina de Il Giornale vi fornisce l’esatta proporzione della disperazione di B. Sì, è talmente spacciato da dover ricorrere a questi mezzi. E non parlate di giornalismo: questo è in realtà fasc-ismo.