Responsabilità giudici, la gravità dell’emendamento Pini

La gravità dell’emendamento Pini (Lega Nord), approvato a maggioranza in aula alla Camera, contro il parere del governo, è contenuta nel primo comma dell’articolo 26 dell’Atto Camera N. 1864 nella formulazione votata oggi. Occorre dire infatti che il testo di legge, definito Legge Comunitaria 2013, provvedimento omnibus che è volto a introdurre nel nostro ordinamento norme e pronunce del diritto europeo che il nostro paese non ha recepito e il cui ritardo è fonte di procedure di infrazione, conteneva già un articolo, il numero 23, con disposizioni in “materia di risarcimento dei danni cagionati dallo Stato nell’esercizio delle funzioni giudiziarie”. La nuova norma si era resa obbligatoria in virtù della “sentenza della Corte di giustizia dell’Unione europea del 24 novembre 2011, nella causa C-379/10, pronunziata nel contesto della procedura di infrazione n. 2009/2230, avviata dalla Commissione europea nei confronti dell’Italia, giunta allo stadio di messa in mora ai sensi dell’articolo 260 del TFUE” (dal preambolo dell’Atto Camera N. 1864).

La norma introduce l’ipotesi di responsabilità dello Stato per violazione manifesta del diritto europeo da parte di organi giurisdizionali di ultimo grado, quando:   

a) sussista, con carattere manifesto, il requisito della gravità della violazione, così traducendosi, nel lessico proprio dell’ordinamento italiano, il connotato della «sufficiente caratterizzazione» indicato dalla Corte di giustizia dell’Unione europea;

b) sussista il rapporto eziologico tra violazione e pregiudizio delle situazioni giuridiche soggettive (non solo, naturalmente, di quelle che nella normativa tipicamente italiana sono di diritto soggettivo, ma anche, ad esempio, quelle di interesse legittimo) – (Camera.it cit.).

Il testo coglieva lo spirito della sentenza della Corte di Giustizia europea, la quale aveva già espresso riserve sulla compatibilità del diritto italiano, nella fattispecie la legge 177/1988 sulla responsabilità civile dei magistrati, fin dal 2006, con la sentenza sui Traghetti del Mediterraneo (13 giugno 2006, causa C-173/03). Finora lo Stato era responsabile per i soli casi di dolo o colpa grave del giudice e non per la manifesta violazione del diritto dell’Unione. Va da sè che, nel testo originario, tale responsabilità è dovuta per violazione grave e manifesta del diritto dell’Unione europea da parte di un organo giurisdizionale di ultimo grado.

Questo invece il testo Pini, che introduce alcuni fattori potenzialmente devastanti per il nostro sistema giuridico e in una forma che eccede quanto indicato nelle sentenze della Corte di Giustizia:

Chi ha subìto un danno ingiusto per effetto di un comportamento, di un atto o di un provvedimento giudiziario posto in essere dal magistrato in violazione manifesta del diritto o con dolo o colpa grave nell’esercizio delle sue funzioni ovvero per diniego di giustizia può agire contro lo Stato e contro il soggetto riconosciuto colpevole per ottenere il risarcimento dei danni patrimoniali e anche di quelli non patrimoniali che derivino da privazione della libertà personale. Costituisce dolo il carattere intenzionale della violazione del diritto (Camera.it).

Il primo elemento distorsivo, il danno causato da un “comportamento”, formula che potrebbe includere, ad esempio, le interviste ai giornali, discorsi pubblici, pubblicazioni se queste hanno una relazione con l’esercizio delle proprie funzioni; il secondo elemento è legato al fatto che il soggetto che ha subito il danno, può rivalersi contro lo Stato e contro il giudice. E’ la persona fisica ad essere chiamata a rispondere in giudizio e non l’organismo.

Di fronte ad una norma del genere, l’atteggiamento superficiale dei 5 Stelle – astenutisi per “far emergere la spaccatura” nella maggioranza – è inaccettabile. Giachetti (PD), dichiaratosi favorevole all’emendamento in questione, ha affermato in aula che occorre “stabilire un principio nei confronti di chi ha delle responsabilità che incidono sulla vita delle persone”. Fatto che è indubbio, fonte di procedure di infrazione di condanne da parte dell’UE, ma che potrebbe essere introdotto senza che il peso della responsabilità gravi direttamente in capo al magistrato, che altrimenti vedrebbe ridursi la propria autonomia costituzionalmente prevista.

Ora la norma passerà al Senato, dove dovrà essere giocoforza rimaneggiata. 

La lettera di Berlusconi all’Europa fatta a pezzi

La lettera di Berlusconi all’Europa ridotta in 1000 tags. Guardate com’è piccola la parola giustizia. Soprattutto, fra le prime 100 parole di 1209 totali, non c’è la parola lavoro. Figuriamoci se c’è salario. A sorpresa anche la parola ‘pensioni’ non compare fra le prime cento.

Naturalmente vincono le parole ‘entro’ e ‘legge’ poiché quella era l’ossessione della vigilia: promettere di fare leggi urgenti entro una certa data. Poi spicca la parola riforma, la parola mercato, la parola concorrenza, ovvero tutto ciò che non è stato fatto in diciassette anni. Più in basso si scopre il disegno segreto di questa lettera: ‘riduzione’ e ‘servizi’. E la promessa che tutto ciò ‘verrà’ fatto. Domani, nel 2112.

Il testo originale qui.

L’ultimo messaggio del Terrore

“E’ certamente qualche cosa che non va nella direzione giusta: avere cioè una democrazia il cui responsabile di governo passa ore in tribunale mentre ci sono tutti questi accadimenti internazionali importanti che richiederebbero la mia presenza nel paese”

“Questi fatti sono pure invenzioni e rappresentano l’ennesima dimostrazione di una volontà, quella della procura di Milano, che già per 24 volte mi ha portato a processo con delle accuse che gli stessi magistrati, che poi hanno fatto il giudizio, hanno dichiarato infondate. Ma sarebbe bastato che uno di questi colpi fosse andato a segno per eliminare dalla vita politica chi nella vita politica c’è perché il popolo lo ha scelto attraverso elezioni democratiche”

Osama Bin Berlusconi

Guerra alla Giustizia/1: anche Yara usata come bastone contro i magistrati

La vergogna dovrebbe assalire gli scriba di casa Mediaset, anche quelli fintamente indipendenti. Il caso Yara viene ora impiegato come una clava contro la magistratura: nella fattispecie l’attacco ha riguardato la pm di Bergamo, Letizia Ruggeri, rea di essersi presa due settimane di ferie durante il scomparsa della ragazza, come se il successo o il fallimento dell’intera inchiesta dipendesse solo e soltanto dalla sostituto procuratore quando invece una procura è composta da un procuratore della Repubblica, affiancato da sostituti procuratori della Repubblica ed eventualmente da uno o più procuratori aggiunti della Repubblica. Cosa volete che possa cambiare la presenza o meno di un sostituto? Eppure per Libero la vicenda ha i tratti dello scandalo. Sentite che prosa:

10 dicembre. Gli inquirenti rompono il silenzio e organizzano una conferenza stampa nell’ufficio del procuratore aggiunto Massimo Meroni. Arrivano giornalisti da tutta Italia, si fa fatica a trovare spazio, ma i taccuini non annotano una notizia che sia una. Il motivo è semplice: non c’è nulla da dire, al di là di un pronotisco che si rivelerà tragicamente sbagliato: «Yara è viva? Per noi sì, non ci sono indicazioni contrarie» afferma Meroni.

La Ruggeri già non c’è. Ha salutato tutti per andare in ferie, con la speranza di tornare più rilassata e pronta a risolvere il caso. Purtroppo, le indagini faranno registrare novità solo il 26 febbraio, col ritrovamento del cadavere in un campo di Chignolo d’Isola. A poche centinaia di metri dal comando della polizia locale che era stato trasformato in centro di coordinamento delle ricerche. Da lì, sono piovute critiche contro i molti volontari bergamaschi ritenuti incapaci di scovare il corpicino. Anche loro, effettivamente, si erano presi dei giorni di ferie dopo la drammatica scomparsa della giovane. Ma per cercarla, gratis (Libero-News.it).

Un giusto tocco di moralismo allo scopo di accendere gli animi casomai non si sia compreso che si va alla guerra contro i magistrati e i giudici di tutte le procure e di tutti i tribunali d’Italia. A rinforzare la truppa di scriba si è aggiunto da lunedì tal Maurizio Costanzo ex Show, ora soltanto più Talk, che dalle frequenze di Raidue inscena un teatrino populista con tanto di trama occulta: dargli ai giudici, chiunque essi siano, impiegando qualsiasi caso, anche i più spinosi. L’ordine perentorio: difendere il Capo. E allora può essere agevole una intervistina strappalacrime alla moglie di Busco, il presunto omicida di Via Poma. Tutto va bene. Basta menare duro contro i magistrati.

Meglio ha fatto Il Giornale pubblicando email private di magistrati:

Naturalmente nell’articolo non compaiono i nomi di nessuno di magistrati delle inchieste di Milano he vedono coinvolto Berlusconi. Trattasi di nomi semi sconosciuti o conosciuti per l’attività sindacale all’interno del corpo della magistratura medesima, come quello di Armando Spataro. In una parola, “fuffa”. Sarebbero parole scritte al vento se non fosse che le hanno stampate.

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Il popolo viola, la diretta streaming dalle 14,30 su Yes, political!

La diretta è terminata.

Il popolo viola.

foto di Eleonora Aloise

popolo viola la legge è uguale pertutti

Sulle intercettazioni il governo frena. Fini invoca una leggina contro i corrotti.

Così Fini è intervenuto oggi sul tema corruzione: “Anch’io sono convinto che non ci sia una nuova tangentopoli, ma c’è un fenomeno di malcostume diffuso e casi di chi se ne approfitta“. E che cosa distinguerebbe il fenomeno diffuso di malcostume da Tangentopoli? Forse, una volta, i politici che rubavano erano parte di un sistema; oggi a essere sistematiche sono le ruberie. Ma Fini non si sofferma a discutere del presente. Immagina anche scenari del futuro, di un futuro alquanto remoto, il dopo Regionali:
  • “Se domani il Parlamento approvasse, con il voto di tutti una leggina di poche righe in cui si afferma che chi è stato condannato con sentenza definitiva per reati contro la pubblica amministrazione, non si può candidare per cinque anni, la pubblica opinione direbbe: meno male. Ovvero reagirebbe positivamente. Le istituzioni poi guadagnerebbero un tassello di fiducia in più”.
  • “Questa leggina non risolverebbe del tutto la questione – ha aggiunto Fini – perché il problema è come si arriva a gestire la cosa pubblica. Questa è una grande questione. La questione non la risolveremo del tutto ma qualche antidoto si può dare. Ce ne sono tanti di antidoti: uno è la certezza dei tempi in cui si viene giudicati” (fonte: Rainews24.it).

Fini non si spinge più in là. Non osa immaginare quel che dovrebbe fare un Parlamento del genere, fitto di inquisiti e pure di condannati, dopo aver approvato la sua leggina. L’unica scelta sarebbe il suicidio, ovvero lo scioglimento delle Camere. Ma potrebbe Mr b consentire allo disfacimento della propria maggioranza di governo senza battere ciglio?

Non manca di riservare al (finto) premier una stilettata delle sue: “Il capo del governo è notorio che usa espressioni molto dirette perchè ritiene di essere al centro di un particolare accanimento da parte di alcune Procure. Ma al netto di questa espressione, che lascia il tempo che trova, il compito della politica è quello di riformare la cosa pubblica e quindi di garantire che ci sia una giustizia in tempi brevi e certi ma anche che ci sia una giustizia autenticamente giusta, basata su quell’equilibrio necessario che oggi molte volte non c’è” (fonte La Repubblica.it).

Intanto si ode lo stridore di freni:

    • Sul ddl intercettazioni il governo va avanti ma senza votare al Senato prima delle regionali.Lo ha detto il ministro della Giustizia. Alfano ha spiegato: ‘Dal momento che il ddl e’ stato proposto dal cdm nel luglio 2008, non mi pare che abbiamo fatto in tutta fretta’.

E quindi, quale strategia sta perseguendo il nano da Arcore? Prima insiste con il DDL intercettazioni, poi fa nuovamente intervenire Alfano per spiegare che “non c’è fretta”. Forse i sondaggi gli hanno fornito l’indicazione che agli elettori non piace tanto chi cerca di sottrarsi alla giustizia. Il clima che si è creato con lo scandalo Protezione Civile lo deve aver spaventato non poco. Lui, che si era autocreato sulle ceneri della prima Tangentopoli.

    • ‘Le intercettazioni telefoniche sono uno strumento fondamentale, e con questa formulazione del disegno di legge si taglierebbe la possibilita’ di effettuare accertamenti su reati molto gravi. Il primo aspetto che va tutelato e’ quello dell’autonomia delle indagini e della magistratura.” Lo ha detto Felice Casson, senatore PD, sul DDL intercettazioni
    • ”Il secondo aspetto – prosegue Casson – e’ quello che tocca la riservatezza dei cittadini, e noi avevamo proposto e stiamo depositando una serie di emendamenti volti a porre dei filtri, perche’ notizie inutili ai fini delle indagini, che riguardano persone terze, non possono entrare a far parte degli atti del procedimento, e dunque essere conosciuti all’esterno”
    • ‘l’altro aspetto importantissimo e’ quello della liberta’ di stampa. Grazie al lavoro della magistratura e dei giornalisti si vengono a sapere notizie che con la nuova legge non potremmo mai sapere
    • il disegno di legge del governo e’ squilibrato, perche’ taglia ai magistrati e alle forze di polizia la possibilita’ di lavorare, impedisce alla stampa di fare il proprio mestiere e non garantendo, tra l’altro, la tutela della riservatezza dei cittadini come, a voce, dicono di voler fare

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Il Legittimo Impedimento approvato dalla Camera. Il discorso di Bersani: “è una folle guerra alla giustizia”.

foto di Virginia Romano

Il cosiddetto Legittimo Impedimento è stato approvato dalla Camera. Non c’è storia: 595 i deputati presenti, a favore hanno votato 316 deputati, mentre i no sono stati 239 e 40 gli astenuti (tutta l’UDC). Quattro i franchi tiratori della maggioranza. Ma anche con il voto contrario dell’UDC, il provvedimento sarebbe lo stesso stato approvato. Senza una presa di posizione di Fini, la maggioranza continuerà ad oltranza su questa linea.

Ignazio Marino su Legittimo Impedimento e rapporti PD-UDC:

“Siamo arrivati al limite del ridicolo. Il legittimo impedimento significa che il premier non andrà in tribunale e il libretto delle giustificazioni lo tiene e lo firma egli stesso.” il senatore del Pd Ignazio Marino commenta la norma sul legittimo impedimento che ha avuto il via libera della Camera “Questa norma- continua Marino- non solo oscura irrimediabilmente il principio di uguaglianza davanti alla legge ma esplicita in modo chiaro l’agire di questa maggioranza: prima i problemi del Premier e poi quelli del paese. Così facendo si aggira la Costituzione e si tradiscono le aspettative dei cittadini. La giustizia ha le sue regole, non può essere manipolata per difendere gli interessi di un singolo.”

“Auspico- conclude Marino- una netta e unita opposizione al Senato di chi condivide gli stessi principi e valori. L’astensione dell’Udc mette ancora una volta l’accento su una visione diversa e distinta che il Pd ha con il partito di Casini. Prima di pensare alle alleanze dovremmo, forse, puntare su una parziale, se non totale, condivisione di programmi e valori”.

E così si è espresso Bersani alla Camera, in diretta televisiva, in un discorso certamente critico, con alcuni toni di durezza, ma pur sempre inutile a scalfire l’arroganza della maggioranza:

Signor Presidente, onorevoli colleghi, siamo qui a parlare in diretta televisiva del legittimo impedimento e dobbiamo chiederci quanti dei cittadini che stanno ascoltando sappiano cosa sia questo famoso legittimo Pag. 191impedimento. Del resto, dobbiamo confessare che anche molti di noi, prima di questa discussione, ne avevano una conoscenza vaga. Quindi, dobbiamo spiegarci davanti ai cittadini. Cosa è questa legge e cosa vuole dire? Questa legge vuol dire che fino ad oggi un Presidente del Consiglio e un Ministro imputato, che non si fossero presentati in tribunale ad un processo, dovevano, per così dire, portare una giustificazione valida. Da domani la giustificazione il Presidente del Consiglio e i Ministri se la faranno da soli e potranno non andare mai in tribunale. Perché? Perché fanno un lavoro importante, hanno molte cose da fare e hanno bisogno di stare sereni. Così si è detto e si è scritto. Ci vadano gli altri in tribunale, quelli che possono consentirsi un po’ di nervoso (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Questo è il concetto di fondo. Ma perché mai va approvata subito subito questa legge? Perché non si parla di processi per dire dei processi in generale, ma si parla dei processi per dire di quei processi lì, quelli che sono in corso adesso e che bisogna scantonare.

Ci si può chiedere: è possibile fare leggi del genere? Non c’è la Costituzione? C’è. La Corte costituzionale potrà non approvare questa legge, ma c’è bisogno di tempo – almeno qualche mese – perché la Corte decida e così parte subito questa scialuppa, poi questa verrà caricata su un bastimento, una legge costituzionale in grado di reggere il giudizio della Corte e, se non ci sarà una coincidenza fra scialuppa e bastimento, è pronto un barcone che si chiama «processo breve» per ovviare alla bisogna (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Processo breve; anche questo bisogna spiegarlo, perché immagino che qualcuno che ci guarda si chieda: ma perché, c’è forse qualcuno lo vuole lungo il processo? E che cosa vuol dire discutere di «salva processi», e che cosa vuol dire «lodo Alfano 1» e «lodo Alfano 2», e cosa è mai un’ipotetica legge «salva pentiti»?
Credo che la gente del merito ci capisca poco, ma abbia compreso l’essenziale: sono tutte cose complicate che hanno dentro una cosa semplice che capiamo tutti: c’è di mezzo Berlusconi, un Presidente del Consiglio che non vuole farsi giudicare e tiene ferma su questo punto l’Italia (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).
Il Paese è incagliato. Viene sospinto per quella ragione ad un confronto aspro ed estenuante fra Governo e magistratura, un confronto che viene fatto tracimare strumentalmente in una folle guerra fra politica e giustizia, fino a intaccare i pilastri del nostro sistema costituzionale.
Vi chiedo una cosa: è ora che prendiate atto che grande parte del Paese che governante – voi tutti, Lega compresa – non è disposta a chiamare riforme delle norme che cambiano le regole in corso d’opera, a partita in corso, a processi in corso (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).
Si tratta di norme che non hanno carattere di generalità e di astrattezza, se non in modo ipocrita e fittizio, norme che oscurano il principio di uguaglianza e, mentre tutti invocano una giustizia più efficiente e moderna, le scorciatoie per uno o per pochi suscitano in tanti repulsione e indignazione e creano un solco e un’incrinatura non componibile non solo fra le forze politiche, ma nella coscienza del Paese, un Paese che peraltro ha in testa ben altre priorità.
Allora, se governate per tutto il Paese, Lega compresa, dovete prendere atto di questo e preoccuparvi di fermare questa corsa dissennata di cui il fatto di oggi è solo il primo passo. Stiamo parlando di legittimo impedimento come di un ponte, si è detto, verso un «lodo Alfano 2», ma l’impegno in questa mirabile propria opera di ingegneria, questo ponte, non ci esenterà dal dover discutere del cosiddetto «processo breve» che non rimuovete – lo ricordo al collega Casini – che non abbandonate e che avete orgogliosamente rivendicato.
Si tratta di norme che sfidano un elementare senso di giustizia che fanno dire a chiunque: finché non ci sono regole nuove per tutti, si va tutti con regole vecchie (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori), norme che distruggerebbero migliaia di processi che sono in corso. Come si fa, per salvare uno solo, fare un’amnistia per tutti i colletti bianchi, dare uno schiaffo all’esigenza di giustizia di tante vittime del reato (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori)?
Allora, vi dico così: se farete questo e se chiamerete tutto questo «riforme», allungherete ancora questa eterna transizione che ci impedisce da vent’anni di avere una politica normale. Se aveste, invece, la forza di rinunciare a tutto questo, potrebbe esserci una svolta. Questa, all’essenziale, è la vostra responsabilità.
Il Presidente del Consiglio, a questo punto della sua quindicennale vicenda politica, potrebbe compiere un atto di responsabilità: mettere davanti a sé l’Italia (dirci: «prima di tutto l’Italia»), affrontare a viso aperto la sua situazione, fruendo dell’attuale quadro di garanzia, che vale per tutti i cittadini, per i tanti che percorrono le strade tortuose e lunghe della giustizia, magari pensando di aver avuto un torto, così come – cara Lega – fanno tutti i nostri amministratori e tutti i nostri governanti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico – Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Non perché noi pensiamo di non avere il peccato originale, non perché pensiamo di essere perfetti, ma perché pensiamo di essere corretti e mettiamo le regole davanti al consenso anche dove lo abbiamo. E si informi meglio Cota: il Presidente degli Stati Uniti – sentenza della Corte suprema degli Stati Uniti – 9 giudici a 0 sul caso Clinton – non ha diritto a nessun legittimo impedimento per essere giudicato (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).
Noi non udremo quelle parole da statista, non le udremo, non udremo uno statista che dice: «Io affronto a viso aperto da cittadino i miei problemi e voi, intanto, in Parlamento fate le riforme per tutti e lì dentro risolvete le cose che vanno risolte anche nei rapporti tra magistratura, politica e Governo». Noi sentiremmo la solita musica e ci direte: «Ma che regole e regole, abbiamo il consenso e fateci governare». Ma chi vi ha impedito di governare? In nove anni, voi avete governato per sette: in che cosa è migliorata l’Italia? Chi vi impedisce di governare adesso la crisi? Da quando voi avete detto che la crisi non c’è, è psicologica e ce l’abbiamo alle spalle, noi abbiamo – vi informo – 700 mila disoccupati più, un milione di persone sotto ammortizzatori, migliaia di piccole imprese che chiudono (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).
Allora, vi dico: volete darcela – dopo 20 mesi che ve la chiediamo – l’occasione di fare una discussione in diretta televisiva sui problemi reali degli italiani? Ce la volete dare questa occasione o volete farci sempre parlare di queste leggi che noi rifiutiamo e per le quali voteremo contro (Prolungati applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori – Congratulazioni – Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)?

Stenografico Assemblea – Sed. n. 277 di mercoledì 3 febbraio 2010 – 16^ Legislatura.

Processo Breve, gli emendamenti del Governo uno schiaffo al Parlamento.

Aggiornamento ore 21.00: la seduta è stata tolta alle ore 20.05 con seguito di polemiche e vivaci proteste dell’opposizione in conseguenza della decisione del Presidente Schifani di permettere la richiesta riunione dei capigruppo soltanto nella giornata di domani, quando i senatori di PD e IDV la richiedevano seduta stante. Il Presidente Schifani ha altresì affermato che l’aula “non è luogo per il dibattito politico!”, “il dibattito politico lo andate a fare nelle trasmissioni televisive!”. Che bel concetto di democrazia…

Sì, il Governo di Mr b, per tramite del relatore di maggioranza, il sen. Valentini, ha presentato i temuti emendamenti al disegno di legge sul Processo Breve: sono così invasivi che riscrivono in parte o in tutto il testo del documento originario al punto da modificarlo nei suoi punti fondamentali. La seduta è ancora in corso e si stanno succedendo i vari interventi dei senatori dei diversi gruppi parlamentari. Ma risulta fin dal principio chiara l’asserzione del sen. Legnini, del Partito Democratico, secondo cui l’aver riscritto intere parti del testo con emendamenti governativi presentati fuori della Commissione di competenza il giorno prima del dibattito in aula, sia un chiaro pregiudizio all’iter legislativo come previsto dall’art. 72 della Costituzione, comma primo:

Ogni disegno di legge, presentato ad una Camera è, secondo le norme del suo regolamento, esaminato da una Commissione e poi dalla Camera stessa, che l’approva articolo per articolo e con votazione finale.

Così si è espresso Legnini:

  • Ieri sera sono stati presentati dal relatore otto emendamenti al disegno di legge in esame. Il relatore, come ci è noto, rappresenta la maggioranza e parla e agisce a nome e su mandato della Commissione di merito. È un fatto notorio, signor Presidente, che il relatore ha presentato questi otto emendamenti all’esito di un incontro, tenutosi al massimo livello, che egli e altri esponenti della maggioranza hanno avuto ieri sera con il Governo e con il Presidente del Consiglio […]
    I testi degli emendamenti, sia quelli integrativi che quelli interamente sostituivi di parti del disegno di legge, non si configurano come mere modificazioni o aggiunte al testo licenziato dalla Commissione, ma configurano di fatto la presentazione all’Assemblea di un disegno di legge nuovo nei suoi contenuti essenziali, certamente molto diverso da quello che era stato licenziato in Commissione […]
    Con gli altri emendamenti si dispone l’applicazione del cosiddetto processo breve a tutti i reati e a tutti gli imputati, eliminando qualunque esclusione oggettiva e soggettiva, in tal modo prefigurando un intervento sul processo, che è altra cosa rispetto al disegno di legge originario […]
    Gli emendamenti 1.1000 e 1.1001 intervengono in modo molto incisivo, riformando pressoché integralmente, almeno sotto il profilo processuale, la legge n. 89 del 2001, la cosiddetta legge Pinto, con una riscrittura delle condizioni e dei modi di attivazione dello strumento di tutela ivi previsto

La Legge Pinto – Previsione di equa riparazione in caso di violazione del termine ragionevole del processo e modifica dell’articolo 375 del codice di procedura civile – ha ricordato Legnini, risulterebbe, in seguito alla eventuale approvazione di questo testo, profondamente intaccata: la legge Pinto in sostanza difende il cittadino che subisca un danno patrimoniale o non dalla durata irragionevole del processo. La legge del Processo Breve – così come è stata emendata – incide su questo altro corpus normativo quasi riscrivendolo. Tutto ciò senza che la relativa Commissione Giustizia del Senato abbia potuto valutarne gli effetti e decidere di conseguenza. Prosegue Legnini:

  • Viene totalmente riscritta la tempistica di estinzione dei processi in rapporto anche alla tipologia e alla gravità dei reati […] Viene totalmente riscritta la disciplina transitoria sui processi in corso, fino a restringerla di molto: ciò potrebbe essere un fatto positivo se non fosse che la finalizzazione di questo restringimento salvaguarda l’estinzione di quel processo, di quei processi che sappiamo.

Di fatto viene violato l’assetto complessivo del procedimento legislativo:

  • Si snatura così la funzione tipica degli emendamenti, tanto più se presentati dal Governo e dal relatore, che evidentemente non può essere quella di riscrivere totalmente o quasi totalmente il testo […] tale modo di procedere, cioè con emendamenti del relatore integralmente sostitutivi o molto innovativi rispetto al testo sottoposto al nostro esame, viola palesemente gli articoli 34, 40, 43, 44, 47 e 49 del Regolamento
  • la funzione della Commissione di merito risulterebbe in questo caso totalmente svuotata, con un vulnus
    inaccettabile della riserva costituzionale

    Legislatura 16º – Aula – Resoconto stenografico della seduta n. 309 del 12/01/2010

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Elegia Craxiana. Tutto pronto per l’offensiva sulla giustizia.

Stasera Raidue, con il programma La Storia Siamo Noi, prodotto storico di Giovanni Minoli, ex agiografo del fu segretario del fu Partito Socialista, roba da antiquario si direbbe, ha inaugurato la settimana dell’elegia in memoria di Bettino: un coro unanime e revisionista volto a restaurare la figura del grande (?) statista perseguitato da giudici politici. Che dire, un’operazione mediatica in gran stile, con lo scopo di preparare il terreno allo choc della riforma della giustizia. Processo Breve o non Processo Breve? Oggi Mr b è salito al Colle per mettere Napolitano in guardia: il Presidente non si metterà di traverso, la riforma della giustizia s’ha da fare, il tempo stringe. E domani, in Senato, di cosa si potrà mai discutere?

Martedì 12 gennaio 2010
alle ore 17
309ª Seduta Pubblica
ORDINE DEL GIORNO

I. Informativa del Ministro dell’interno sui fatti di Rosarno

II. Discussione del disegno di legge:

GASPARRI ed altri. – Misure per la tutela del cittadino contro la durata indeterminata dei processi, in attuazione dell’articolo 111 della Costituzione e dell’articolo 6 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali – Relatore VALENTINO

Domani Yes, political! pubblicherà il resoconto della seduta.

    • se dipendesse da noi, Craxi riposerebbe in pace da dieci anni: il problema è chi continua a resuscitarlo nella speranza di farne un uso politico non per i morti, ma per i vivi

    • questa ansia di riabilitare Craxi non è il gusto necrofilo di parlar bene di un morto, ma è il tentativo – aggiungo io – mascalzonesco di utilizzare un morto per sdoganare e nobilitare i vivi

    • se Craxi, pregiudicato per corruzione e finanziamento illecito, è un grande statista che va celebrato dieci anni dopo la morte, quindici anni dopo essere scappato latitante all’estero, beh, a maggior ragione il suo figlio prediletto, Silvio, esce come un gigante

    • in fondo non è scappato, non è ancora scappato e Craxi era il corrotto e lui il corruttore

    • la riabilitazione di Craxi è prodromica all’operazione impunità. Nel sondaggio pro o contro la riabilitazione di Craxi mi ha molto colpito il fatto che, se non erro, un terzo delle persone intervistate o forse un quarto, una cifra enorme comunque, non si pronuncia, dicendo “ non so niente di Craxi”

    • temo che ci sia una gran parte di persone che c’erano, che magari guardavano i telegiornali, leggevano i giornali, sentivano parlare, sapevano, ma questo bombardamento a reti unificate in questi quindici anni ha fatto loro dimenticare quello che avevano visto e saputo su Craxi

    • oggi non hanno un’opinione, perché non sanno

    • in quali condizioni giuridiche si trovava Craxi quando è morto, nel 2000: si trovava nelle condizioni di un pregiudicato con due condanne definitive, di cinque anni e cinque mesi la prima – scusate, consulto una cosa che ho scritto su Il Fatto, così evito di dirvi cose imprecise – cinque anni e cinque mesi per corruzione (le tangenti Eni /Sai) e quattro anni e sei mesi per le tangenti della metropolitana milanese, finanziamento illecito.

    • la responsabilità è stata individualmente riscontrata nel suo caso; i magistrati vanno in cerca del tesoro di Craxi e lo trovano, ne trovano un pezzo, perché Craxi aveva messo in piedi un sistema di occultamento dei fondi neri suoi e del partito – suoi e del partito – che era una specie di giro del mondo, di caccia al tesoro: c’erano conti in Svizzera, in Lichtenstein, nei Caraibi, addirittura in Estremo Oriente, a Hong Kong

    • Il pool di Mani Pulite ha accertato grossomodo passaggi di denaro di 150 miliardi di lire

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Legittimo Impedimento, il testo Vietti divide il PD.

Di Legittimo Impedimento se ene era già parlato qui. Ora la notizia è che D’Alema avrebbe dato l’assenso a trattare sul testo proposto, che introduce una sorta di moratoria esplicita ai processi che coinvolgono il (finto) premier nell’attesa di approvare un lodo Alfano bis con legge costituzionale. Secondo D’Alema:

«I comunisti italiani hanno sempre dovuto difendersi dall’accusa di “inciucio”. C’era sempre qualcuno più a sinistra. Io penso però che alcuni “inciuci” come l’articolo 7 della Costituzione che è il più grande degli “inciuci” sono stati molto importanti per la convivenza nel nostro Paese».

Il riferimento all’articolo che regola i rapporti fra Stato e Chiesa serve a D’alema per far passare l’idea che, talvolta, gli accordi sono necessari e salutari. Per D’alema, collaborare con la maggioranza su leggine ad personam che salvaguardino Mr b dalla Giustizia, è “importante per la convivenza nel nostro paese”. L’apertura di D’Alema riguarda le bozze di documenti presentate in Parlamento sul tema del Legittimo Impedimento, in special modo il testo Vietti. L’articolo 1 recita così:

al fine di consentire al Presidente del Consiglio dei ministri il sereno svolgimento delle funzioni attribuitegli dalla Costituzione e dalla legge, costituisce suo legittimo impedimento, ai sensi dell’articolo 420-ter del codice di procedura penale, a comparire nelle udienze dei procedimenti penali quale imputato […]

di fatto si vuole condonare la posizione di Mr b diciamo “pro tempore”. La ragione? Dobbiamo fare la legge costituzionale. E per fare la legge costituzionale ci vuole tempo, e soprattutto voti, che oggi non si hanno ma che l’improvvisa ondata di buonismo istituzionale potrebbe rendere concreti. Dico potrebbe perché i veltroniani, per bocca di Franceschini, novello capogruppo alla Camera del PD, si è pronunciato oggi contro ogni dispositivo di legge che assolva il (finto) premier dai suoi impegni giudiziari. Ovvero, metà PD, quello uscito sconfitto dalle primarie, è contro un mini lodo che estenda il legittimo impedimento alle attività istituzionali del presidente del Consiglio, e pure contro la disciplina del processo breve. L’altra parte, quella dalemiana, invece, intende dare il consenso all’iniziativa del deputato dell’UDC. Insomma, la strategia è la solita: politica dell’appeasement per favorire un’intesa con l’UDC a partire dalle Regionali; contemporaneo isolamento e criminalizzazione dell’IDV di Di Pietro. Tutto ciò al fine di scongiurare le elezioni politiche anticipate, invise tanto al PD che all’UDC, che Berlusconi potrebbe brandire come un coltello all’indomani del ritorno alla battaglia politica dopo il restauro chirurgo-plastico in Svizzera. In caso contrario, apertura all’IDV per una corazzata anti-Silvio.

La politica del PD però è ben lungi dall’essere coerente con il ruolo che il partito stesso aspira ad avere, vale a dire quello dell'”alternativa”. Il PD mostra di non avere superato le ambiguità insite nella sua genesi. Il partito continua a essere un partito doppio: da un lato Letta e la “gaffe” del diritto berlusconiano a difendersi “dal processo” e non solo “nel processo”; dall’altro, la Presidente Rosy Bindi che va al No B Day e smentisce l’improvvido Letta; ora D’Alema e la sua apertura al testo Vietti e l’opposizione interna di Franceschini. Il PD a due teste è destinato a cadere in rovina, a essere sempre meno democratico, e soprattutto a non avere carettere alternativo, bensì “sostitutivo” al PdL.

In serata, Bersani ha fatto marcia indietro sulle parole di D’Alema, ma i problemi restano e rischiano di aggravarsi se non si sceglie definitivamente il metodo democratico e si lascia dipendere da esso la decisione sulla linea politica.

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    • L’ultimo pasticcio ad personam, ieri in Parlamento, era annunciato dalle parole di Massimo D’Alema al Corriere della Sera: “Se per evitare il processo di Berlusconi devono liberare centinaia di imputati di gravi reati è quasi meglio che facciano una leggina ad personam per limitare il danno all’ordinamento e alla sicurezza del cittadini”.
    • Perché ieri era così importante Vietti? E’ l’uomo che ha tirato fuori dal cilindro la “propostina” di legge in due articoli su cui – con qualche intervento del pidiellino Enrico Costa di cui parleremo poi – che l’aula discuterà
    • La soluzione l’ha trovata il deputato piemontese: “In fondo è un uovo di colombo. Un testo-ponte, per l’appunto, che dichiarandolo apertamente, costruisce una moratoria di 18 mesi che permetta al premier di svolgere serenamente le sue funzioni, e al Parlamento di fare, nel frattempo, una legge costituzionale”. E come si fa? “Con il legittimo impedimento a comparire davanti a un tribunale”
    • Ricordi a Vietti che qualcuno, come Onida, ha detto che sarebbe incostizionale. Vietti sospira: “Penso di no. Ma in ogni caso, la soluzione politica ci sarebbe comunque. Perché prima che il testo possa essere bocciato dalla Corte, si avrebbe in ogni caso il tempo di fare una legge costituzionale”

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No-B-Day, la scelta della democrazia. La rivoluzione viola per riprenderci la politica.

Il popolo dei senza partito ma che si autodetermina e si autorganizza, scenderà in piazza sabato 5 dicembre e sarà pari a 350.000 persone, almeno. Nel PD non sanno che fare, sono travolti. A parte alcuni, che decidono per se stessi e con motivazioni differenti, la segreteria e la presidenza hanno mostrato più di un dubbio nei riguardi di questa massa di persone che si sono automanifestate alla luce della scena pubblica dal nulla. Chi sono costoro? Il Partito, una volta, era lui che riempiva le piazze. Ora, a chi obbediscono questi signori?
La risposta? A nessuno. Se non alla Costituzione e al senso di democrazia e alla volontà di partecipazione e al senso di ingiustizia largamente percepito. Il PD sembra spaventato da questa istanza di democrazia che promana dal popolo. Proprio il Partito che si fa chiamare Democratico ha paura di allargare la partecipazione ai non addetti ai lavori.
In coda a questo post, la spiegazione data da Ignazio Marino alla sua decisione di partecipare al No-B-Day. Per Marino è necessario “sostenere e dare voce a quella parte di Italia che porta avanti idee che vogliono modernizzare il nostro Paese e i bloggers, organizzatori del No B-Day, ne sono una delle componenti più moderne”. Ha ragione, il sen. Marino: è ancora una questione di contrapposizione fra modernità, ovvero partecipazione, critica, democrazia, cittadinanza attiva, e l’ancien régime, ovvero l’antico regime, che ha a che fare con la sudditanza, l’obbedienza, il primato della forza, il volere del Sovrano che è legge perché così gli piace secondo il detto latino quod principi placiut habet legis vigorem. L’Italia, oggi, sul finire dell’anno 2009, lotta ancora per questo. Rivoluzione viola: viola contro chi viòla la costituzione.

    • “La legalità deve essere premessa del discorso politico”, per questo è fondamentale che il presidente del Consiglio ritiri la legge sul processo breve, anche detta “norma del privilegio”
    • “La norma sul processo breve rischia di cancellare con un colpo di spugna molti reati legati alla mafia, come quelli ambientali o dei colletti bianchi”, ha detto l’autore di Gomorra. “Tutti vogliamo una giustizia più veloce, ma non è questa la stada giusta”
    • “il cuore dell’Italia batte nella feritoia del meridione, come dimostrano tutti i grandi temi che sono diventati centrali sulla scena internazionale, dalla questione dei rifiuti a calciopoli, dallo scandalo di Noemi a quello delle Asl”
    • A tagliare trasversalmente il Paese sono i capitali mafiosi, che partono dal Sud per arrivare al Nord. “Le mafie non investono al Sud – ha spiegato Saviano – lo rapinano e basta, perchè lì la situazione deve rimanere disagiata, fa comodo che si resti nell’ombra”
    • «A piazza S. Giovanni saremo in 350mila e se certo vorremmo che Berlusconi si dimettesse sabato sera, il nostro scopo è contestare la cultura berlusconiana, stanare Berlusconi in tutte le sue forme», spiegano i promotori nella conferenza stampa a due giorni dall’iniziativa.
    • Una manifestazione, garantiscono gli organizzatori che hanno scelto il viola come colore simbolo, pacifica «quasi una festa» che, dopo il corteo, culminerà negli interventi sul palco di attori come Dario Fo, Franca Rame e Moni Ovadia, di attori come Ascanio Celestini ma anche di «testimonianze di base», come il magistrato Domenico Gallo, definito «giurista democratico».
    • Solo la politica resterà sotto il palco perchè «siamo un movimento politico e non partitico». Certo i partiti che hanno aderito (Idv, Prc, Pdci, Sl, Verdi) potranno portare le bandiere in piazza ma «noi – assicurano i promotori – siamo stati autonomi, non abbiamo chiesto soldi e abbiamo vietato ai politici di salire sul palco. I leader di partito non ci interessano, ci interessa la base»
    • fa discutere il no della Rai alla richiesta della neodirettore Bianca Berlinguer di trasmettere sabato diretta e approfondimenti da Roma della manifestazione “No B day” e la decisione di offrirla solo su Rainews 24. Vibrata la protesta da parte del consigliere di viale Mazzini Nino Rizzo Nervo che considera «moltro grave» la decisione del direttore generale Rai Mauro Masi e sollecita una chiara presa di posizione da parte del nuovo direttore di Raitre Antonio Di Bella
    • La manifestazione del No B-Day non ha una targa partitica e nessuno dovrà mettere il cappello su un’iniziativa che parte dalla rete, da chi denuncia e discute sulla rete da molto tempo delle anomalie e dell’inadeguatezza del Presidente del Consiglio. Da chi, ora, ha deciso di rendere visibile e tangibile la protesta, scegliendo la manifestazione di piazza.

      Pierluigi Bersani ha sostenuto di voler avviare una riflessione per dare vita a grandi manifestazioni di cui sia promotore il Partito Democratico e questo è il suo lavoro di segretario. E’ in questa direzione che ha dato il via all’iniziativa “1000 piazze per l’alternativa” in programma per l’11 e il 12 dicembre.

      Io penso che si debba sostenere e dare voce a quella parte di Italia che porta avanti idee che vogliono modernizzare il nostro Paese e i bloggers, organizzatori del No B-Day, ne sono una delle componenti più moderne. Quel popolo che ha lanciato la manifestazione è lo stesso popolo che ha sostenuto in gran parte la nostra campagna alle primarie del PD. E’ un’Italia che vuole uscire da una fase cupa, in cui il governo investe su progetti faraonici come il ponte sullo stretto di Messina, senza investire invece un solo euro sulla ricerca, sui giovani, sul lavoro.

      L’appuntamento, quindi, è per sabato 5 Dicembre in Piazza della Repubblica alle 13.30 davanti alla chiesa di Santa Maria degli Angeli.

      IRM

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Saviano, Berlusconi ritira quella legge. Il Processo Breve distrugge il diritto.

Yes, political! sottoscrive l’appello di Roberto Saviano.

PRESIDENTE, RITIRI QUELLA NORMA DEL PRIVILEGIO

SIGNOR Presidente del Consiglio, io non rappresento altro che me stesso, la mia parola, il mio mestiere di scrittore. Sono un cittadino. Le chiedo: ritiri la legge sul “processo breve” e lo faccia in nome della salvaguardia del diritto. Il rischio è che il diritto in Italia possa distruggersi, diventando uno strumento solo per i potenti, a partire da lei.Con il “processo breve” saranno prescritti di fatto reati gravissimi e in particolare quelli dei colletti bianchi. Il sogno di una giustizia veloce è condiviso da tutti. Ma l'unico modo per accorciare i tempi è¨ mettere i giudici, i consulenti, i tribunali nelle condizioni di velocizzare tutto. Non fermare i processi e cancellare cosè anche la speranza di chi da anni attende giustizia.Ritiri la legge sul processo breve. Non è una questione di destra o sinistra. Non è una questione politica. Non è una questione ideologica. E’ una questione di diritto. Non permetta che questa legge definisca una volta per sempre privilegio il diritto in Italia, non permetta che i processi diventino una macchina vuota dove si afferma il potere mentre chi non ha altro che il diritto per difendersi non avrà più speranze di giustizia.

ROBERTO SAVIANO

FIRMA L’APPELLO DI ROBERTO SAVIANO, Appelli Repubblica – La Repubblica.it.


Di impunità, questo si dovrebbe parlare. Impunità per loro, morte in carcere per chi ruba le monete del parchimetro. Morte in carcere per chi si è fumato uno spinello, è tossicodipendente, o lo è stato e l’aspetto è ancora quello. Per chi è esile, denutrito, con problemi personali, per chi non ha nome né denaro: per loro c’è la cella di sicurezza, le botte degli agenti, le manganellate sulla schiena, che nei documenti ufficiali diventano “banali” cadute dalle scale.

Per tutti gli altri, il processo non si farà. Per i corruttori, gli utilizzatori finali, i bancarottieri, i grandi evasori fiscali con i conti all’estero, per chi commette appropriazione indebita, per chi è colluso con la mafia, per coloro che sono la mafia: per tutti questi si farà il processo breve, così breve che nessuno ne avrà notizia. Questa la riforma del diritto in Italia: due pesi, due misure. Da Stato di diritto a Stato del Privilegio. Da Uguaglianza a Sottomissione. Da Cittadini a Sudditi. Perché ostinarsi a chiamarla democrazia?

Ignazio Marino a Casal di Principe. Lotta alla criminalità e giustizia.

Al di là della proposta dell’uso di tecnologie avanzate, come i satelliti, per arrestare i boss latitanti, Marino a Casal di Principe ricorda che in Italia non si potrà riformare assolutamente nulla se non si passa attraverso la lotta alle organizzazioni criminali – e ai loro legami con la politica.
Don Diana e Jerry Masslo, il ragazzo di colore ucciso a Villa Literno ucciso durante una rapina, sono diventate icone. Il Sud dovrebbe semtterla di vivere di icone e riprendersi il governo della propria terra, della propria vita.
Il Partito Democratico dovrebbe essere il medium politico per permettere ciò. La democrazia: ciò che forse il partito stesso non chiede e non pretende di avere.

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    • Incontrare le persone della cittadina casertana, una delle capitali della criminalità organizzata, è stata una chiara volontà di Marino e del candidato regionale Franco Vittoria. Esse dove la legalità arretra, dove il bene comune è sopraffatto dai soprusi di uomini senza scrupoli.
    • Ignazio ha fatto visita ai genitori di Don peppino Diana, assassinato dalla camorra il 19 marzo 1994.
    • ricorreva un altro, triste, anniversario: i 20 anni dal’assassinio di Jerry Essan Masslo, un giovane ragazzo venuto in Italia per lavorare ed ucciso dalla follia razzista il 25 agosto 1989
    • Masslo lavorava nei campi di Villa Literno, assoldato ogni mattina all’alba, come tanti altri ragazzi immigrati, da caporali locali. L’assassinio di Masslo fece scoprire all’Italia le tremende condizioni di lavoro che padroni terrieri imponevano agli immigrati.
    • Sono passati 15 anni dall’assassinio di Don diana, 20 da quello di Masslo. Ma sui giornali di oggi, agosto 2009, ritroviamo gli stessi problemi
    • Per cambiare l’Italia è necessario ripartire dal Sud.
    • Senza pompare denaro a cascata ma premiando e rafforzando i talenti, fare in modo che il capitale umano non lasci queste terre ma abbia i mezzi e le strutture per formarsi e offrire nuove possibilità di sviluppo forte e concreto.  Per fare ciò è in primis necessario una lotta alla criminalità organizzata
    • blindare gli appalti pubblici contro l’infiltrazione camorristica
    • arrestare i latitanti per reperire informazioni utili sulle strutture finanziare controllate dalla mafia e requisire beni mobili ed immobili
  • Il “Pd è stata una straordinaria intuizione, ma dopo il discorso di Veltroni al Lingotto, qualcosa si è rotto e si è creata una situazione lontana da quella che volevamo. Ai nostri dirigenti servirebbe un bagno di democrazia mentre ci si preoccupa di creare centri di potere ed avere una presidenza di tutto, come accade nelle commissioni di Garanzia per la scelta del segretario” Ignazio Marino, candidato alla segreteria del Pd, in un incontro a Cagliari, parla del percorso dei democratici. Per il senatore il Pd deve essere “della gente” e riconoscersi “nei circoli”.

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Il caso Catanzaro: il merito non paga.

Ricordate il caso passato alle cronache (ritoccate) come lite fra procure? Quella vicenda delle giuste indagini della procura di Salerno (giuste sulla base del giudizio del tribunale del Riesame) sulla procura di Catanzaro in seguito alle contro-denunce di De Magistriis? Quel caso che fu valutato dal CSM in maniera alquanto particolare – rimuovendo i magistrati di Salerno e spostando il solo Procuratore Capo di Catanzaro – organismo di auto governo dei giudici presieduto dallo stesso Nicola Mancino che – a parere di alcuni – mente su Borsellino? Bene, Apicella lascia la magistratura, deluso dai suoi stessi colleghi dell’ANM.

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    • Sereno per aver sempre compiuto il mio dovere, nonostante le difficoltà incontrate» e «orgoglioso per aver ispirato e assicurato nei cittadini la fiducia nella giustizia
    • deluso dal silenzio dell’Anm e delle istituzioni su fatti allarmanti e dal trattamento ricevuto dopo essermi impegnato per accertare tali fatti
    • l’ex procuratore di Salerno, Luigi Apicella, annuncia l’addio alla toga
    • Protagonista a gennaio scorso, insieme ai magistrati di Catanzaro, della cosiddetta guerra tra procure giocata sulle inchieste avocate all’ex pm Luigi De Magistris
    • Secco il no comment dell’Anm. «Non commento le dichiarazioni di Apicella. Ciò che dovevamo dire l’abbiamo detto all’epoca dei fatti. Ma non possiamo che avere rispetto per quelle che sono scelte personali» ha detto il presidente dell’associazione nazionale magistrati, Luca Palamara

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