Bufale? O no? Nei giorni scorsi il web ha fatto circolare la notizia secondo la quale il governo di Israele starebbe fornendo assistenza militare a Gheddafi. Una notizia divulgata in primis da media tradizionali dell’area del Medio-Oriente, in particolare da un quotidiano arabo, Al Akhbar, divulgato in vari paesi fra cui il Libano e l’Egitto, infine recuperata da Al-Jazeera. Cosa c’è di vero?
Secondo Nizar Abboud, corrispondente di Al Akhbar dalle Nazioni Unite, ritenuto molto “serio ed affidabile”, il figlio di Gheddafi Saif al-Islam si è recato in visita in Israele proprio due giorni fa al fine di chiedere “assistenza militare, in termini di munizioni, sorveglianza notturna e la sorveglianza satellitare, impegnandosi a sviluppare le relazioni politiche ed economiche tra i due paesi”. Saif al-Islam avrebbe anche chiesto agli israeliani di impiegare il proprio credito presso Washington per “salvaguardare i fondi depositati e investiti dalla sua famiglia” (www.ism-france.org).
L’articolo ricorda che “fin dall’inizio della rivoluzione libica, la Libia ricorre ai servizi di una nota azienda di “sicurezza” sionista (Global CST), che fornisce i mercenari provenienti dal Ciad e altrove, con profitto da capogiro (Gheddafi è pronto a pagare stipendi di 1.000 e 2.000 dollari al giorno)”.
Proprio questa informazione è stata contestata da The Jeruzalem Post (di seguito JP) con un editoriale senza firma, ieri sera. “Il nemico assiomatico”, titolano. Come dire, è sempre colpa di Israele. Crolla Ben Alì? E’ colpa del Mossad, il servizio segreto israeliano. Rivolta a Il Cairo? Gli israeliani tramano per mantenere in piedi il regime di Mubarak. Crollano le Torri Gemelle? E’ un complotto sionista. E via discorrendo.
Secondo alcuni, da entrambi i lati della grande turbolenza che recentemente ha spazzato tutto il mondo arabo, la causa di tutti lo scempio è – come sempre – Israele […]
Dal lato dei governanti assediati, il presidente dello Yemen Ali Abdullah Saleh la scorsa settimana evocava immagini di un centro di comando occulto a Tel Aviv che orchestrava i vari disordini arabi. I manifestanti, secondo quanto sostenuto da Saleh al momento di affrontare studenti e accademici alla Sanaa University, sono lacchè di Israele, “che fanno i e che perseguono finalità di sionista”[…]
“C’è un quartier generale delle operazioni di Tel Aviv che sovrintende alla fine di destabilizzare il mondo arabo. La sala operativa è a Tel Aviv, ed è gestito dalla Casa Bianca” [disse Saleh davanti alle telecamere] – http://www.jpost.com/Opinion/Editorials/Article.aspx?id=210907
Poi le “rivelazioni” di Al-Jazeera che disegnano Israele intenta ad aiutare Gheddafi. Scrivono sul JP: “la questione del perché Israele non avrebbe neanche lontanamente contemplato di aiutare un nemico giurato come Gheddafi non viene mai affrontata […] Questa premessa di Israele come spauracchio onnipresente è l’aspetto più preoccupante di questi racconti, ed è divertente come anche noi possiamo essere tentati di prenderle in considerazione. Le menzogne crescono innescare dinamiche e assumere vita propria” (ibidem).
Insomma, delle due l’una: o Israele aiuta i rivoltosi oppure sta dalla parte di Gheddafi, che pure era ed è un suo nemico giurato. Ma la Global Cst, la società chiamata in causa dal giornale arabo, esiste davvero e – checché ne dica The JP – opera in innumerevoli settori, dal più generico «lobbying», alla «pianificazione delle politiche pubbliche», al «rafforzamento delle strutture statali», «infrastrutture», «sistemi d’intelligence (dalla creazione all’installazione)», compreso l’ «addestramento del personale militare e dei servizi segreti», la «creazione di unità speciali d’intervento e di sicurezza interna e internazionale per Stati e imprese private» (Falafel Café).
La Global Cst di Petah Tikva, fondata nel 2007 dall’ex generale di brigata dell’esercito israeliano, Israel Ziv, e dall’ex brigadiere Yosef (detto “Yossi”) Kuperwasser:
Si sa che è stata creata dopo l’uscita – burrascosa – di Israel Ziv dall’esercito israeliano. Correva l’anno 2006 e Ziv era stato spinto a mettersi da parte dopo la campagna militare fallimentare contro Hezbollah in territorio libanese. Ziv – raccontano i bene informati – guidava la schiera dei capi che optavano per la linea dura nei confronti dei miliziani di Nasrallah. Poteva farlo: era lui il vertice della sezione preposta alle operazioni militari sul campo. E nei primi giorni dello scontro, le opinioni di Ziv sono state le più considerate. Ma poi, visti i risultati deludenti e la condanna del mondo, il militare è stato messo da parte (Leonard Berberi, Falafel Café, cit.).
Global Cst avrebbe operato in Georgia, in Ossezia, in America Latina; avrebbe collaborato per la liberazione di Ingrid Betancourt; oggi è al centro di questo nuovo presunto scandalo. Global Cst non è parte del governo israeliano, ma secondo le fonti ha ricevuto l’avvallo a fornire la propria assistenza ai libici. Semplice businness?