Michael Walzer, filosofo politico che insegna a Princeton, autore del famoso libro ‘Guerre giuste e ingiuste’, intervistato da La Repubblica, spiega perché non sussistono nel caso della Guerra in Libia i crismi di una ‘guerra umanitaria‘ – il grande ossimoro di questo scorcio di secolo.
In primis, “non spetta alla comunità internazionale intervenire ogni volta una rivolta democratica non raggiunge il suo obiettivo”, altrimenti si dovrebbe intervenire continuamente e ovunque. Questo non può essere la ragione che motiva l’intervento. L’intervento è un errore: a cominciare dal fatto che non è stato definito alcun obiettivo, abbattere il Tiranno o favorire la tregua. In ogni caso si andrà incontro ad esiti nefasti: se il Tiranno resiste – è impensabile deporlo con i soli bombardamenti – allora saà un bagno di sangue; se cade sarà guerra civile, quindi un bagno di sangue.
Può allora l’intervento dei ‘volenterosi’ essere umanitario? E’ forse l’estrema ratio per evitare tale massacro? Evidentemente no, poiché l’intervento medesimo può portare al massacro e non può in alcun modo prevenirlo.
Una guerra per fermare il martirio, questa è una guerra giusta. Ma se si sganciano bombe su centrali elettriche, su ponti, se gli obiettivi sono strategici ma non strettamente militari, è ancora una guerra giusta? Rispolvero una vecchia intervista sempre di Walzer, rilasciata a Maurizio Viroli nel 1992. Allora l’intervento militare che suscitava dubbi era la Prima Guerra del Golfo:
Come è noto, la guerra, prima di iniziare a terra, fu combattuta per la maggior parte del tempo in cielo, e si diresse per lo più alle infrastrutture civili della società irachena. Si tratta di obiettivi che solo in alcuni casi possono essere considerati legittimi, là dove, ad esempio, si è trattato di ponti che consentivano i rifornimenti ad una armata sul campo. Al contrario, la distruzione di centrali elettriche o di impianti per il rifornimento d’acqua, costituendo un attacco ingiustificato alla società, non rientra affatto tra i casi previsti e giustificati dallo ius in bello (M. Walzer intervistato da M. Viroli, 1992).
In Libia si stanno bombardando centri strategici o solo obiettivi strettamente militari? La risposta è dirimente sulla questione della legittimità dell’attacco occidentale alla Libia di Gheddafi. “La prima regola di un interventismo democratico”, dice Walzer oggi a La Repubblica, “è quello di non cercare di riportare in vita un movimento di opposizione che non ce la fa a sostenere i suoi obiettivi, autonomamente, sul campo”. E invece il neonato consiglio di Bengasi militarmente non sta in piedi, né pare sufficientemente radicato e organizzato per poter subentrare a Gheddafi alla guida del paese.
C’è chi invece tifa per la guerra di liberazione libica e per l’aiuto americano. “Perché dopo averle a lungo auspicate, le rivolte per la libertà non hanno trovato l’appoggio incondizionato dei democratici europei? Dov’è l’Europa, dove sono le forze riformiste, dove sono i movimenti pacifisti? […] Non possiamo più essere spettatori passivi. O peggio, custodi e cultori della caricatura cinica di una realpolitik che ormai appartiene al passato”, così disse Walter Veltroni qualche giorno fa. Come chiedere ai movimenti pacifisti di tifare per una guerra, che non è nemmeno umanitaria – quindi, di fatto, è una guerra ingiusta?
Piccola bibliografia di M.Walzer