Molise, l’ovvia colpa di Grillo e le circonlocuzioni di Bersani

Bersani sul Molise fa un passo di danza e una capriola, smarcandosi da Franceschini che stamane figurava come il principale – e frettoloso e superficiale – commentatore del risultato delle elezioni regionali. Se Franceschini sostiene che la sconfitta in Molise è tutta “colpa di Grillo” che avrebbe sottratto – rubato? – i voti al centrosinistra nella configurazione a tre inaugurata a Vasto (che novità!). Per il segretario, invece, “si può sempre intercettare meglio ma basta guardare i dati, abbiamo rimontato di venti punti, un risultato che avrei preferito fosse migliore, certo, ma francamente non se me l’aspettavo, insomma ci siamo andati vicino”.

Eh, quel ci siamo andati vicino sa proprio di beffa, non è vero? Il vicino che intende Bersani è vero solo in termini percentuali, poiché in termini assoluti il centrosinistra, rispetto alle precedenti elezioni regionali svoltesi nel 2006, è passato dai 95.010 voti agli 87.637, che significa -8% (stesso discorso vale per il PdL – non festeggiare troppo, Alfano – che passa dai 112.152 voti del 2006 agli 89.142 di quest’anno, -20%).

“Un risultato”, continua Bersani, “che è stato compromesso dalla dispersione, di questo bisogna prendere atto e farcene carico”. La dispersione è, nel favoloso mondo di Bersani, il voto andato al Movimento 5 Stelle: 10.650 elettori che, anziché scegliere l’astensione, hanno deciso di far valere il proprio voto al di fuori della dicotomia candidato PdL e candidato ex PdL. E la profonda analisi del segretario continua con questo formidabile pensiero:

“I grillini hanno pescato da tutti i lati, ribadisco che quel movimento ha elementi di cui vogliamo tenere conto. Sono importanti sia le ragioni che di chi vota, sia di chi non vota e anche chi per disaffezione disperde il proprio voto. Io voglio confrontarmi con tutti ma dico anche, a chi ha voce in capitolo, che c’è Cota in Piemonte e Iorio in Molise non mi sembra un gran risultato per questo movimento”.

Segretario, Cota in Piemonte e Iorio in Molise sono il risultato della stessa medesima coazione a ripetere: quando il PD rimane chiuso in sé stesso, non fa le primarie, non s’apre alla discussione pubblica, non incontra la domanda di partecipazione dei cittadini, allora il PD perde. Guarda caso il M5S ha successo in Emilia-Romagna, dove il PD è egemone nelle istituzioni politiche ed economiche da quarant’anni; in Piemonte, dove la presidente uscente Bresso esprimeva una politica vecchia e incapace di farsi carico della domanda di partecipazione alla deliberazione che proviene dalla Val Susa e dai cancelli di Mirafiori; e in Molise, dove il centrosinistra ha organizzato delle elezioni Primarie per scegliere un ex PdL.

Proprio così: Paolo Di Laura Frattura, imprenditore, attuale presidente di Unioncamere, è stato candidato nelle liste di Forza Italia, al fianco di Iorio, prima nel 2000 e poi nel 2005. Se poi pensiamo che in Molise l’Idv di Di Pietro ha candidato il figliol prodigo dell’ex magistrato di Mani Pulite, Cristiano, allora vien da chiedersi se il problema non sia più generale e non investi tutto l’asse della coalizione molisana di centrosinistra, troppo simile nella pratica politica a quella del centrodestra per potersi distinguere e farsi riconoscere.