Fu Farefuturo: il de profundis degli intellettuali finiani

Farefuturo Web Magazine, il sito della ‘primavera’ finiana è finito nella polvere. Adolfo Urso, ex colonnello di An, poi colomba nel FLI, ora divorziato “in casa” e apertamente in rottura con la linea dei falchi Bocchino, Briguglio, Granata, ha tolto l’ossigeno – i soldi – alla creatura di Filippo Rossi. Questo il laconico comunicato dell’editore:

Cari amici del web, da oggi Farefuturo Web Magazine cessa le sue pubblicazioni. La società editrice ha dovuto prendere atto della assoluta impossibilità a continuare l’attività giornalistica per l’insufficienza delle risorse a sua disposizione. Quando cominciammo, nel gennaio 2009, ci eravamo proposti l’obiettivo dell’autonomia finanziaria entro un anno. Purtroppo, così non è avvenuto. Gli introiti pubblicitari si sono progressivamente ridotti, rendendo oltremodo problematica la copertura dei costi redazionali e di gestione del sito. Da qui la decisione, difficile e dolorosa, di sospendere l’attività. Questi due anni di continuo dialogo con i lettori, soprattutto giovani, hanno rappresentato un’esperienza entusiasmante, che ha segnato una fase della vita della nostra Fondazione e che ha profondamente inciso sul dibattito pubblico. In questo momento, un particolare grazie va alla redazione, ai giovani collaboratori e soprattutto a tutti voi lettori. Farefuturo prosegue la sua attività con gli strumenti classici di una fondazione di cultura politica: seminari, corsi di formazione, convegni e pubblicazioni, di cui potrete trovare notizia sul sito www.farefuturofondazione.it. Il nostro impegno continua.
L’Editore
1 marzo 2011

E così gli rispondono dal web:

Pochi ma buoni

Buongiorno Direttore,

solo un cordiale saluto ed un pensiero: come al solito quando si inizia a “ballare” i conigli ed i codardi scappano. Meglio pochi ma buoni, anche se credo che presto diventeremo molti, sperando di non imbarcare i soliti voltagabbana.

Nuovi tasselli nel puzzle Montecarlo. Francis: l’indagine avviata tre mesi fa

Volevo tornare a parlare di Politica. Non già del voto di fiducia di domani, che si chiuderà con un “tarallucci e vino” – così Polito stasera a Otto e Mezzo – e con la scelta del sì/astensione da parte dei finiani dalla coda di paglia. Non certamente del mercato delle bestie fatto ancor oggi con la fuoriuscita di cinque deputati dell’UDC e di due dell’API – eletti nel PD, ricordate? questi farabutti – pronti a subentrare al primo segnale di ritirata dei FLi dalla maggioranza. No, questa non è Politica, è spazzatura.

E invece – spiacente per voi – ma la vicenda Saint Lucia-Montecarlo-Tulliani-Fini mi diverte ancora troppo. Oggi si sono aggiunti nuovi tasselli nella tragica commedia tutta italiana, ma di esportazione, che fa tremare la debole politica dei Caraibi. sintetizzando, direi che le novità sono quattro:

  1. Francis ieri era nervoso: incalzato dai giornalisti italiani, questa chiassosa pattuglia, ha dovuto cedere e ha organizzato una estemporanea conferenza stampa durante la quale ha fatto capolino la faccia da cartellone pubblicitario di Walter Lavitola. Lavitola si è prodotto in una performance memorabile. Ha chiesto in uno spagnolo “claudicante” al ministro della Giustizia se alla base della sua inchiesta vi fosse una email fra James Walfenzao, mister x, e Michael Gordon, il fondatore della Corporate Agent, la “madre di tutte le società” che hanno preso parte alle compravendite della casa di Montecarlo. Francis, a quanto pare, ha risposto sì, ma l’uomo Doddy Francis è parso alquanto confuso;
  2. in un altro articolo, comparso su Libero, Rick Wayne, famoso anchorman della Helen Television Service di Saint Lucia, conduttore di un talk show dal nome poco fantasioso di Talk Show, ha rivelato che l’indagine su Primtemps e Timara non è stata avviata su richiesta di qualcuno, ma perché a Castries, la capitale di Saint Lucia, era arrivata addirittura la Interpol, rimasta in città per giorni “a setacciare gli uffici” per assicurarsi che non fossero stati commessi illeciti. I poliziotti si sarebbero informati anche presso il ministro, il quale ha di seguito scritto al premier King. A mio avviso una storia bislacca: un tentativo giornalistico maldestro per celare l’ipotesi che la richiesta di indagine – dietro compenso – sia arrivata da ambienti esterni a Saint Lucia ma correlati a chi in Italia ha interessi nella vicenda;
  3. Francis sembra essersi tradito: ha riferito in conclusione di conferenza stampa che l’indagine era stata avviata “tre o sei mesi fa”, prima della sua nomina a ministro e prima dello scoppio del pseudo scandalo di Montecarlo per mano de Il Giornale;
  4. dulcis in fundo, secondo Italo Bocchino, che sta parlando nel momento in cui scrivo a Ballarò, il giornalista dominicano, autore dello scoop del documento del ministro Francis, tale Josè Antonio Torres, sarebbe sotto contratto con la società editrice de L’Avanti, il giornale di Lavitola.

Roba che scotta, direi. Ma che non ha niente a che fare con la Politica, sia chiaro. Emerge ancor di più l’impronta artificiosa del dossieraggio. E Fini domani terrà in vita il governo. Bel casino, vero?

Urso: “Sarà la nostra Pontida”. In attesa di Mirabello, Gianfranco Fini alla festa API

Diretta Live del discorso di Fini dalla festa dell’Alleanza Per L’Italia (Rutelli), oggi ore 17, SKYTG24

L’attesa febbrile che coinvolge tutta la politica italiana, una febbre estranea alle cose reali, che testimonia – se ancor ce ne fosse bisogno – l’alterità della nostra sfera politica dalla sfera pubblica, è alle stelle: oggi avremo un antipasto del discorso di domani di Fini alla festa di Mirabello. Il Presidente della Camera parlerà alla festa dell’API (il micro partitino di Rutelli), fulcro del teatrino politico post-ferragostano. Intanto si sprecano i titoli e le dichiarazioni mirabolanti: per Urso, Mirabello sarà “la nostra Pontida”, mentre ieri sera a In Onda su La7, Bocchino è caduto in un lapsus freudiano, “i sondaggi ci danno allo 0.5%, per un partito che non c’è ancora non è male”, quindi il partito se non c’è ancora, si farà…

E’ presto per parlare di nuovo partito, gran parte della politica lavora agli assetti che potrebbero determinare una scissione del Pdl. Beppe Pisanu, intervenendo alla festa dell’Api, fa capire che l’ipotesi di una nuova formazione finiana non sarebbe un dramma, anzi: la scomposizione del Popolo della libertà potrebbe essere la premessa di un patto di collaborazione più trasparente nel nome del programma. «Bisogna addomesticare il bipolarismo – ha detto il presidente dell’Antimafia – renderlo più mite, rendere più omogenei gli schieramenti e se per farlo bisogna scomporre e ricomporre gli schieramenti non ne farei un cruccio» (Il Secolo d’Italia).

(to be continued…)

Fini-PdL: sui pullman di squadristi l’opera di una ex velina?

Attenzione poiché domenica, in quel di Mirabello, sono attesi avvenimenti indimenticabili: anche presunti lettori di Libero con copie delle dieci domande da presentare a Fini, sul palco. Ieri si parlava addirittura di pullman di contestatori pidiellini doc da infiltrare fra i sostenitori del Presidente della Camera e organizzare la protesta di piazza.

Si parla di un coinvolgimento nelle manovre per il reclutamento di urlatori di piazza di tale ex velina, al secolo Francesca Pascale, proveniente “dal club Silvio ci manchi, sempre presente ai rendez-vous napoletani del Cavaliere per pochi intimi all’Hotel Vesuvio oltre che consigliere provinciale” (Giornalettismo.com). La Pascale è una delle fervide menti uscite dalla scuola di politica che B. tiene a Villa Certosa insieme ad altre decine di ragazze come lei aspiranti veline prestate al duro lavoro della politica.

[La Pascale] è stata intervistata dal Corriere del Mezzogiorno anche in relazione alla sua partecipazione come valletta a Telecafone su TeleCapri e ad altre trasmissioni più o meno famose […] la corrente di Cesaro e Cosentino, ha le idee chiare: “LA CIVETTUOLA ‘teleCAFONCELLA’, SCARICATA DAI POLITICI CAMPANI PER INCAPACITA’, MAGNIFICANDO ‘PILOTATE’ RELAZIONI CONFIDENZIALI CON IL PREMIER , FA DA VENTRILOQUA AI VARI BOCCHINO, VITO, POMICINO, MARTUSCIELLO & COMPANY . LA BUFALA DOMENICALE RACCONTATA AL QUOTIDIANO ‘La Repubblica Napoli’”, scrive in una nota intitolata significativamente “L’EQUIVOCA E SGUAIATA ‘BOCCHINIANA’ FRANCESCA PASCALE PRO DOMO SUA”

Ebbene, la Pascale era in quota Bocchino quando Italo Bocchino non aveva ancora lavato i panni in casa Fini. Poi la Pascale ha abbandonato i vari Cesari e Cosentino e Bocchino per venir reclutata dai Promotori della Libertà della Brambilla. Un salto triplo che ora le vale – a quanto sembra – un incarico di rilievo nella rete ombra della Ministra del Turismo. La gola profonda citata da Generazione Futura ieri, tale Vitale Mattera, militante napoletano del PdL, ha ribadito tutto in una intervista a La Repubblica: la Pascale lo ha chiamato per chiedergli la disponibilità per andare al comizio di Fini per contestarlo durante il suo discorso. Questa la strategia messa in atto: far fare una pessima figura al ‘traditore’. Strategia chiarita – fra le righe – da Vittorio Feltri stamne nel suo articolo in prima pagina:

Per chi non l’avesse colto, questo è un malcelato intento di rinfacciare a Fini il diritto di critica. Chi di spada ferisce…

Generazione Italia accusa la ministra Brambilla: è il putiferio nel PdL

Il simbolo del PdL sfregiato da una Stella Rossa con tanto di Falce e Martello (o viceversa?); l’accusa di organizzare gite di berluscones in quel di Mirabello in occasione dell’attesissimo comizio di Gianfranco Fini; Michela Brambilla è finita nel mirino della critica di Generazione Italia per presunto boicottaggio:

Stamane riceviamo una telefonata: un nostro amico napoletano ci informa che è stato contattato da un consigliere provinciale del Pdl che gli ha fatto una richiesta particolare. “Stiamo organizzando con la Brambilla una contestazione a Fini quando parlerà a Mirabello. Riesci a riempirmi un pullman? E’ tutto a spese del partito”. Gli daranno anche il panino, in puro stile CGIL. E magari anche un libretto rosso con tutte le istruzioni per contestare il nemico del popolo (Gli squadristi della “libertà” preparano la contestazione a Fini | Generazione Italia).

Li chiamano squadristi della libertà e gli affibbiano una stella rossa. Gli scissionisti finiani hanno il dente avvelenato e attaccano a muso duro. E certamente, dopo quello che è accaduto ieri l’altro a Como a Marcello Dell’Utri, non sia mai che i fedelissimi di Silvio invochino il diritto di critica, proprio loro che intendono la critica come tradimento. I finiani, ricevuta la soffiata da “un amico napoletano”, pubblicano tutto sul web, scatenando l’ira della Brambilla, la quale ha minacciato querele contro l’anonimo scrittore e anche contro chi diffonde le accuse:

“Simili meschini attacchi testimoniano solo la pochezza e la scarsita’ di contenuti politici di chi li compie” […] Brambilla fa sapere che querelera’ “chi ha formulato tali contenuti diffamatori e di
chi eventualmente ne dara’ diffusione” (AGI News On – FLI: BRAMBILLA QUERELA GENERAZIONE ITALIA; ATTACCHI MESCHINI).

Trattasi di evidenti tentativi diffamatori, tuona la rossa del PdL, volti a screditare il suo operato istituzionale. Poi avverte, quasi tradendosi:

Quanto accaduto oggi mi pare, semmai, un palese tentativo di mettere le mani avanti, creando un alibi con il quale giustificare le contestazioni che, evidentemente, gli esponenti finiani si aspettano di ricevere a Mirabello da parte dei tanti militanti dell’ex An che ben si sono guardati dal seguire le loro posizioni (AGI News On, cit.).

Gli esponenti finiani si aspettano contestazioni? Che provengano da ex militanti di An piuttosto che dagli ex alleati del PdL, imbarcati con tanto di biglietto gratuito sui pullman per Mirabello, nel ferrarese, in ogni caso trattasi di manifestazione organizzata. E gli ex An sono forse quel gruppuscolo agli ordini di Storace? Gli stessi che querelano Fini per la casa a Montecarlo? Bè, in quanto a organizzazione della macchina della propaganda, la Brambilla ne dovrebbe sapere qualcosa – ricordate la Tv del Popolo della Libertà? E i circoli? Ogni qualvolta c’è da mobilitare la base, c’è di mezzo lei. Ricordate la claque all’assemblea di Confindustria nel 2006?

In serata, Italo Bocchino, intervistato dal tg di Mentana su La7, ha avvertito che ci sono testimoni pronti a ribadire quanto riportato dalla redazione di Generazione Italia. Che la Brambilla è libera di querelare: soltanto alla prova dei fatti si saprà chi ha ragione. Che dire? Il discorso di domenica di Fini aprirà l’autunno caldo. Che la crisi cominci.

PS: Mini-Sondaggio: è la stella rossa a sfregiare il simbolo del PdL o viceversa? Dì la tua…

Sitografia

Berlusconi in un doppio vicolo cieco: il paradosso finiano della fiducia con riserva

Ieri, dopo il vertice PdL, Fabio Chiusi su Il Nichilista si domandava come avrebbero reagito i finiani dinanzi alla prospettiva di una doppia vittoria del Cavaliere  – win win situation, come viene definita da Chiusi – sia in caso di voto di sfiducia che in caso contrario (alle elezioni vincerebbe a man bassa con una alleanza PdL-Lega che gli consentirebbe di atttuare il suo progetto di smantellamento della giustizia). Ebbene, sui giornali di questa mattina ci giunge la risposta attraverso le parole attribuite a Italo Bocchino: ‘condividiamo il programma di B. al 95%’. Sì, i finiani si dicono disposti a votare la fiducia, ma con riserva. La riserva di dissentire e di votare contro singoli provvedimenti o di mettere in pratica la strategia del “sabotaggio da dentro”, già vista all’opera in parte a Luglio nel dibattito in Commissione Giustizia alla Camera sul ddl Intercettazioni.

«Intenzioni lodevoli – definisce Fini le parole di Berlusconi – che meritano attenzione. Ora tutto dipende da come verranno tradotte nei singoli disegni di legge» […] E’ vero, come dice in maniera sarcastica Briguglio, che «anche a volersi sforzare è impossibile non votare questo programma (E Fini beffardo: “Tutto qui? Non ha armi per farci tacere” – LASTAMPA.it).
Marcello Sorgi, in un editoriale sempre su La Stampa.it, sconsolato, ci avverte che l’eventualità più prossima sarà quella di una guerriglia:
i deputati e i senatori di Futuro e Libertà consegneranno a Berlusconi, quando si presenterà in Parlamento, una fiducia formale, mantenendo in realtà tutte le loro riserve, per impedirgli di aprire la crisi e correre alle elezioni […] Ma il giorno dopo, ovunque, nelle commissioni, nelle aule, in tv e nelle piazze, riprenderanno la loro guerriglia (Fatto personale – LASTAMPA.it).
Se Berlusconi ha la possibilità di giocarsi il tutto per tutto con le dimissioni e spingendo per nuove elezioni, in un momento come questo in cui ancora una volta l’opposizione e il PD sembrano scompaginati, o di restare in sella anestetizzando le diatribe con i finiani semplicemente ricorrendo al killeraggio politico del Presidente della Camera e a una sontuosa campagna acquisti fra i neo-FLI, Fini e soci possono inchiodare B. alla croce del suo attuale governo, condannandolo alla più becera instabilità, alla maniera dell’Unione di Prodi. Tutto passa per i finiani: loro voteranno la fiducia e B. sarà costretto o a restare al suo posto o a fare harakiri da solo. Dimettersi, esponendosi alla pubblica opinione come uno sconfitto che non ha saputo aver ragione della propria maggioranza, liquidando così tutto il credito elettorale che invece guadagnerebbe da un voto di sfiducia di FLI. Berlusconi crede ancora di poter metter mano alla riforma della Giustizia? Per farlo, dovranno essere approvate leggi costituzionali: i finiani renderanno gli iter parlamentari una palude. E B. scoprirà solo allora di esser dentro a un gioco a somma negativa in cui ad ogni sua mossa non avrà di che perdere:
il problema di Silvio è Umberto. Probabilmente il premier ha in mano dei sondaggi che, in caso di elezioni, vedono Bossi schizzare al Nord nei consensi e il Pdl arrancare al Sud […] una campagna elettorale di Fini tutta giocata contro la Lega affamatrice dei meridionali, potrebbe avere successo […] basterebbe uno spostamento del 2-3% dei voti nel Mezzogiorno per far perdere al Pdl il controllo del Senato […] A quel punto, ragiona Fini, Bossi chiederebbe a Silvio di passare la mano a Tremonti. Ecco la paura di Berlusconi (E Fini beffardo: “Tutto qui? Non ha armi per farci tacere” – LASTAMPA.it).

Sitografia

Berlusconi-Fini, the final act: Bocchino e Granata deferiti al collegio dei Probiviri. Sfiducia per Fini?

Sì, siamo arrivati all’atto finale. Si parla anche di sfiducia al presidente della Camera, Gianfranco Fini (lo vuole disarcionare dalla sella? ma quale stratagemma userà? la Costituzione non lo aiuta: forse userà la macchina del fango, forse publicheranno intercettazioni su di lui, o la compagna. Staranno preparando un dossier). Il piccolo Stregone vuole fulminare i reietti finiani deferendoli al temibile Collegio dei Probiviri – qui in foto; i condannati sono Italo Bocchino e Fabio Granata, colpevoli di insubordinazione.

Che strano boomerang, il collegio dei probiviri:

I probiviri (o probi viri, latino, termine plurale) sono i cosiddetti “uomini onesti”, persone che, per particolare autorità morale, sono investite di poteri giudicanti e arbitrali sull’andamento di un’istituzione o associazione, sugli eventuali contrasti interni, sui rapporti con altri enti e simili.

Gli statuti delle società cooperative prevedono sovente un collegio dei probiviri, organo che assume il compito di risolvere eventuali controversie tra i soci.

La figura fu istituzionalizzata in Italia con la legge n. 295 del 15 giugno 1893, la quale sancì la possibilità per le imprese di istituire dei collegi probivirali per dirimere le controversie interne, soprattutto tra dipendenti e datori di lavoro (Wikipedia).

Uomini onesti, questi Probi Viri, che sono dotati di particolare autorità morale. Tutto ciò nel PdL? A parte la facile ironia, il collegio dei probiviri è un organo di diritto societario che ha la funzione di risolvere le controversie fra i soci. Ma un partito è costituito da soci? E il partito è totalmente ascrivibile come soggetto di diritto privato? Un partito è una associazione, non una società. E’ chiaro che se lo si considera tale, allora i partecipanti non sono tali, bensì sono da configurarsi o come soci, o come collaboratori, o come dipendenti. Se un partito è una società, allora quel partito ha una proprietà che ne determina il telos, lo scopo, e mette a disposizione dei mezzi materiali per conseguirlo. Chiaramente il dissenso è punibile con il licenziamento, se trattasi di un dipendente, con al risoluzione del rapporto, se si parla di un collaboratore, e con il ricorso alla conciliazione per mezzo del collegio dei probiviri, se il dissidio è relativo ai soci. Tutto ciò non ha nulla a che fare con un partito, dove invece il dissenso dovrebbe essere il motore per procedere verso il consenso. In una società non è concepito il dissenso, né il rapporto dialettico: laddove esiste, esso è circoscritto alle relazioni industriali, ai rapporti fra rappresentaze dei dipendenti e della proprietà. Non esiste alcuna dialettica ai livelli superiori. Il dissenso è la disgregazione della società. Mentre è la linfa vitale per un partito – poiché dissenso prelude a discussione e la discussione alla decisione.

Berlusconi, d’altronde, non ha mai fatto mistero riguardo al fatto che considera il partito come una estensione della sua società. Forza Italia è nato come partito-azienda; tanti sono ancora gli uomini ex Fininvest inseriti negli organi del PdL. Ed è questa commistione e confusione fra pubblico e privato che da sempre caratterizza il suo modus operandi. Berlusconi rappresenta l’inversione e la sostituzione del pubblico con il privato reso pubblico. La trasformazione dell’interesse particolare in interesse generale attraverso i media di massa.

Cittadinanza, la Camera discute il DDL del Governo. Verso la “cittadinanza a ostacoli”.

Acquisizione Cittadinanza

La seduta odierna alla Camera ha visto la discussione dei DDL relativi alla modifica della legge 91/1992 che disciplina l’acquisizione della cittadinanza. In Commissione è stato approvato a maggioranza un testo unificato dei vari progetti presentati, che di fatto non piace né al PD, né ai finiani, fra i quali spicca il deputato Granata, autore insieme a Andrea Sarubbi del PD del testo della cosidertta “cittadinanza breve”, più volte teorizzata da Gianfranco Fini nei suoi interventi in pubblico e invece invisa alla Lega. Le modalità di acquisizione della cittadinanza dividono lo schieramento parlamentare: secondo la relatrice Isabella Bertolini (PdL), il testo elaborato in Commissione è un tentativo

“di adeguare le esigenze che sono emerse nel corso di questi anni, sulla base del principio che tra tutte le proposte di legge in esame, che sono ben quindici, è rilevabile che la cittadinanza non debba più essere un acquisto automatico a seguito della permanenza sul territorio italiano per un determinato numero di anni, ma debba costituire il riconoscimento di un’effettiva integrazione, una cittadinanza quindi basata non su un fatto quantitativo, bensì su un fatto qualitativo (fonte: stenografico assemblea Camera);

di fatto però chi ha elaborato il DDL della maggioranza intende il percorso di integrazione come qualcosa che precede l’acquisizione della cittadinanza e non si capisce come possa una persona integrarsi sul territorio italiano rimanendo per anni “straniero” pur avendo lavoro, famiglia, casa, pur conoscendo la lingua e la cultura. Viceversa, l’approccio del testo Sarubbi-Granata è diametralmente opposto e prefigura l’acquisizione della cittadinanza come propedeutica all’integrazione.
Di fatto, in mancanza di politiche concrete volte a favorire l’integrazione, l’acquisto della cittadinanza si trasforma in un percorso a ostacoli in cui nemmeno più vi è la garanzia della scadenza temporale: infatti, passati i dieci anni di residenza continuativa in Italia, non vi sarà alcun meccanismo automatico di conferimento della cittadinanza, ma ciò sarà dipendente dallo svolgimento di un “percorso di cittadinanza”. Lo straniero dovrà addirittura frequentare un corso della durata di un anno, al termine del quale otterrà la patente di “italiano”, per così dire. Addirittura, gli verrà chiesto di giurare sulla Costituzione, come fanno i ministri quando entrano in carica, e in conseguenza di questo riceveranno in omaggio la Costituzione.
Per Italo Bocchino (PdL), il testo della relatrice Bertolini è “un ottimo testo di partenza” ma naturalmente “bisogna essere pronti al dialogo e alla discussione […] dobbiamo essere attenti attenti a non politicizzare questa riforma, altrimenti non la facciamo […] siamo convinti di trovare una convergenza con gli altri gruppi parlamentari” (fonte: stenografico assemblea Camera). Casini (UDC) invece sembra aver aperto spiragli per il testo Sarubbi-Granata, ma continua a prefigurare l’acquiizione della cittadinanza come un aspetto terminale di un percorso integrativo:

è questo, dunque, il momento di andare oltre, potenziando il meccanismo dello ius soli che attribuisce la cittadinanza a colui che nasce nel territorio dello Stato indipendentemente da quella dei genitori. Oltre a ciò, è l’intero orizzonte politico e culturale a suggerire una radicale capacità di adeguamento degli istituti, anche giuridici, della vecchia statualità nazionale, alle nuove sollecitazioni dell’epoca attuale. Occorre, inoltre, partire dal concetto che la cittadinanza non è di per sé un fattore di integrazione, bensì l’arrivo di un percorso di integrazione culturale. Essa, infatti, non costituisce soltanto un riconoscimento di una lista di diritti, ma rappresenta qualcosa di più strettamente connesso con i principi fondamentali e con i valori fondanti della nazione (fonte: stenografico assemblea Camera).

Invece Dario Franceschini è stato polemico con la proposta PdL di rimandare il tutto al dopo-elezioni regionali e dice con fermezza di cominciare da questa discussione a verificare “se c’è una corrispondenza tra le parole, anche importanti, pronunciate da molti esponenti e leader della destra di fare un passo avanti sul tema della cittadinanza”.

Trovo assolutamente sgradevole, sbagliata e da respingere l’affermazione – che prima correva nei corridoi, adesso è stata pronunciata in Assemblea – secondo la quale dovremmo rinviare l’approvazione della legge sulla cittadinanza a dopo le elezioni regionali. Io debbo chiedere: che cosa c’entrano le elezioni regionali (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)? Se una norma è giusta e va incontro ad un principio costituzionale, si può pensare di approvarla o meno prima o dopo le elezioni regionali perché questo potrebbe spostare in termini di consenso e di voto? Ma chiedo, che rispetto è degli elettori questo: «La facciamo dopo perché così avete già votato!» (fonte: stenografico assemblea Camera).

Già E’ forse ora che la fronda dei finiani si faccia finalmente vedere in Parlamento e voti secondo quello che va affermando.

  • Testo unificato della Commissione
    • Modifiche alla legge 5 febbraio 1992, n. 91, recante nuove norme sulla cittadinanza.
    • Art. 1. – (Condizioni per l’acquisto della cittadinanza).
    • 1. Il comma 2 dell’articolo 4 della legge 5 febbraio 1992, n. 91, è sostituito dal seguente:«2. Lo straniero nato in Italia, che vi abbia risieduto legalmente senza interruzioni sino al raggiungimento della maggiore età e che abbia frequentato con profitto scuole riconosciute dallo Stato italiano almeno sino all’assolvimento del diritto-dovere all’istruzione e alla formazione diviene cittadino se dichiara, entro un anno dal raggiungimento della maggiore età, di voler acquisire la cittadinanza italiana».

    • Art. 2.  – (Condizioni per la concessione della cittadinanza).

    • 1. La lettera f) del comma 1 dell’articolo 9 della legge 5 febbraio 1992, n. 91, è sostituita dalla seguente:

      «f) allo straniero che risiede legalmente e stabilmente da almeno dieci anni nel territorio della Repubblica, previo svolgimento del percorso di cittadinanza di cui all’articolo 9-ter».

    • Art. 3. –  (Percorso di cittadinanza).

    • 1. Dopo l’articolo 9-bis della legge 5 febbraio 1992, n. 91, è inserito il seguente:

      «Art. 9-ter. – 1. L’acquisizione della cittadinanza italiana nell’ipotesi di cui all’articolo 9, comma 1, lettera f), è subordinata:

    • al possesso del permesso di soggiorno CE per soggiornanti di lungo periodo
    • alla frequenza di un corso, della durata di un anno, finalizzato all’approfondimento della conoscenza della storia e della cultura italiana ed europea, dell’educazione civica e dei princìpi della Costituzione italiana, propedeutico alla verifica del percorso di cittadinanza;
    • ad un effettivo grado di integrazione sociale e al rispetto, anche in ambito familiare, delle leggi dello Stato e dei princìpi fondamentali della Costituzione;
    • al rispetto degli obblighi fiscali;
    • al mantenimento dei requisiti di reddito, alloggio e assenza di carichi pendenti necessari per ottenere il permesso di soggiorno CE per soggiornanti di lungo periodo, di cui all’articolo 9 del testo unico di cui al decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286.
    • L’accesso al corso di cui al comma 1, lettera b), è consentito allo straniero che risiede nel territorio della Repubblica da almeno otto anni, su sua richiesta.
    • Il procedimento amministrativo relativo al percorso di cittadinanza deve concludersi entro e non oltre due anni dalla data di presentazione della richiesta di iscrizione al corso e comunque non prima del compimento del decimo anno di residenza legale nel territorio della Repubblica
    • Il decreto di acquisizione o di concessione della cittadinanza acquista efficacia con la prestazione del giuramento, che avviene nella sede della prefettura-ufficio territoriale del Governo competente per territorio in base alla residenza
    • L’interessato presta giuramento pronunciando la seguente formula: «Giuro di essere fedele alla Repubblica italiana, di osservarne lealmente la Costituzione e le leggi, riconoscendo la pari dignità sociale di tutte le persone»

Posted from Diigo. The rest of my favorite links are here.