Sono ben due i ricorsi contro i recenti Trattati Europei, il Fiscal Compact e il Trattato MES. Ad opera di Linke e di un ex CDU, tale Peter Gauweiler. Così l’Alta Corte della Repubblica Federale Tedesca si appresta a far vivere all’Europa il suo giorno più lungo. Se dai Custodi della Legge Fondamentale tedesca arrivasse una bocciatura ai trattati europei, allora sarebbe il caos. Anche Angela Merkel potrebbe veder pregiudicata la propria leadership nel paese: è lei ad aver firmato per la Germania i due trattati. Se non li difendesse in sede di giudizio di legittimità, allora mancherebbe al suo ruolo di Cancelliere. E’ una partita molto rischiosa, nessuno può permettersi di perderla.
Sebbene il MES o ESM abbia una struttura quasi di diritto privato – è al pari della BCE, un istituto bancario o per meglio dire finanziario – e sia di fatto molto antidemocratico avendolo fornito di forme di deliberazione diverse dal board della BCE (voto ponderato come il Consiglio vs. una testa un voto), la sua approvazione è divenuto un passo irrinunciabile. Mi spiego: se domani l’Alta Corte dovesse dichiarare ESM o il Fiscal Compact contrari alla legge tedesca e in definitiva una violazione della sovranità statuale in materia finanziaria, allora questi trattati cesseranno immediatamente di esistere. Nessuno potrà mai ratificare un trattato che non sia adottato dalla Germania. Sia chiaro: sarebbe la fine dell’Europa. Linke e il deputato della CDU hanno messo il proprio paese in una brutta posizione e hanno scaricato sui giudici costituzionali una responsabilità prima di tutto politica, che non compete a dei giudici. Questo perché è un fatto politico l’aver riconosciuto a livello europeo che la “sempre maggior integrazione” di cui si parla nel Trattato Istitutivo della Unione Europea è giunta ad interessare la parte di sovranità statuale relativa ai bilanci pubblici. Questo è un fatto inoppugnabile. Jean Monnet, uno dei padri dell’Europa, intuì nella integrazione funzionale la via per poter creare un modo per far interagire gli Stati Europei senza per forza farsi la guerra. L’Unione Europea è nata come un atto di pace. Il paradigma funzionalista l’ha fatta evolvere in un carrozzone che produce burocrazia. Per la vulgata comunista, l’Europa è sempre stata una riserva plutocratica che usa la potestà regolamentare per plasmare il mercato a proprio piacimento. Fu Enrico Berlinguer, durante il Comitato Centrale del PCI del 9 febbraio 1973 ad affermare che “nella prospettiva del superamento dei blocchi, e del ricostituirsi in forma di una presenza unitaria dell’intera Europa, noi ci battiamo intanto per un’Europa Occidentale che sia democratica, indipendente e pacifica: non sia né antisovietica né antiamericana”. Soltanto dopo il 1973 si può parlare di europeismo di sinistra.
Se Linke oggi è contro il MES e il Fiscal Compact (“tolgono denaro al welfare tedesco”) allora significa che Linke vuol cancellare quell’originario atto di pace che fu il Trattato di Roma del 1957. Abbiamo all’epoca riconosciuto i nostri destini comuni di cittadini europei. Non dovrebbe più esistere un welfare tedesco, ma il welfare tedesco dovrebbe esser parte di un più generale welfare europeo. Invece gli egoismi nazionali ci stanno di nuovo mettendo uno contro l’altro e l’austerità pretesa da Merkel sta spogliando i paesi meno virtuosi del sud europeo del proprio welfare nazionale.