Nuovo capo della CIA / La fronda anti Brennan

John Brennan è l’attuale consigliere per l’antiterrorismo di Barack Obama. Dovrebbe diventare il nuovo capo della CIA, dopo la defenestrazione di David Petraeus, dimessosi dopo uno scandalo sessuale che qualcuno oggi intende essere stato un evento non casuale. Insomma, un unico filo unirebbe l’assalto alla ambasciata di Bengasi dell’11 Settembre 2011 (che provocò la morte dell’ambasciatore Chris Stevens) con lo scandalo Petraeus e le odierne diatribe per la nomina di Brennan.

Massimo Gaggi narra oggi sul Corriere della Sera di un libro pubblicato su Sofrep.com, “Benghazi, the definive report”, nel quale si afferma che la relazione extraconiugale di Petraeus era ben nota all’amministrazione Obama e che pure Brennan ne era a conoscenza. Al punto tale da escludere Petraeus, capo della CIA, dal flusso informativo circa le operazioni condotte dal Pentagono in Libia nel corso del periodo post-conflitto. Il ‘Joint Special Operation Command’, una sorta di corpo speciale delle varie Forze Armate USA, era impegnato in Libia in missioni che esulavano dalle loro specifiche ‘mansioni’, il salvataggio di cittadini americani caduti ostaggio del nemico. Brennan sapeva che il JSOC era impiegato dal Pentagono in maniera anomala, ma teneva il capo della CIA all’oscuro di tutto. Gli spioni della CIA non potevano informare né proteggere un disarmato Stevens se nessuno li informava delle strategie del Pentagono. Un paradosso. E proprio l’attacco a Stevens viene descritto nel libro come una “rappresaglia” da parte di chi ha subito gli attacchi della JSOC.

I repubblicani, nella fattispecie il senatore Lindsey Graham, stanno facendo una dura opposizione sulla convalida della nomina di Brennan. Graham ha più volte ribadito che se Washington non chiarisce i fatti di Bengasi, la nomina di Brennan verrà bloccata. Su un giornale online, WND, testata della destra ultracattolica, vengono riportate le affermazioni di John Guandolo, un esperto di Islam della FBI, secondo le quali John Brennan sarebbe di religione musulmana. Secondo Guandolo, Brennan si sarebbe convertito all’Islam durante la sua permanenza a Riyadh, nel corso degli anni novanta, quando era capo di una base della CIA.

“That fact alone is not what is most disturbing,” Guandolo continued. “His conversion to Islam was the culmination of a counterintelligence operation against him to recruit him. The fact that foreign intelligence service operatives recruited Mr. Brennan when he was in a very sensitive and senior U.S. government position in a foreign country means that he either a traitor … [or] he has the inability to discern and understand how to walk in those kinds of environments, which makes him completely unfit to the be the director of Central Intelligence.” (The Counter Jihad Report).

Per Guandolo, Brennan o è un traditore o è inadatto a diventare capo della CIA. Di certo Brennan non è stato in grado di evitare i morti a Bengasi.  L’attacco al gruppo islamico Ansar al-Sharia pochi giorni prima dell’11 settembre è stata l’ultima goccia che ha fatto tracimare la sete di vendetta degli islamisti. Il consolato viene attaccato e dato alle fiamme. Stevens muore appunto proprio per aver inalato il fumo. Dopodiché il gruppo islamista ha attaccato la base CIA a colpi di mortaio, uccidento Ty Woods e Glen Doherty, due agenti  ex Navy Seals. Petraeus era isolato, quasi estraneo all’amministrazione Obama. Il Segretario di Stato di Obama, Hillary Clinton, non è riuscito a tener assieme il Pentagono e i vertici della CIA, percorsi da una specie di guerra contro Petraeus e ora contro lo stesso Brennan. E oggi le accuse di tradimento a Brennan. Altre trame oscure nei cupi corridoi di Wahington DC.