Mali, i francesi stanno per prendere Timbuctu

Lo scrive The Guardian dopo che ieri sera tardi i militari francesi hanno annunciato di aver raggiunto e liberato la città di Gao, sede di un importante aeroporto internazionale. Sarebbero appena 600 i militari francesi alla testa di una truppa composta da maliani, ciadiani e nigeriani. Timbuctu, insieme a Gao e Kidal, è una delle città più importanti del Sahel cadute sotto il controllo degli jihadisti. Questi ultimi non sembrano poter opporre una grande resistenza e sembrano sul punto di trattare la liberazione di un ostaggio francese, Gilberto Rodriguez Leal, rapito lo scorso Novembre nell’ovest del Mali.

Soldati francesi in Mali (www.saharamedias.net)

Soldati francesi in Mali (www.saharamedias.net)

Ripercorri la storia della guerra nel Mali del Nord, dalla insurrezione di MNLA al caos di Bamako, alla distruzione dei monumenti di Timbuctu, alle bombe francesi.

Mali, la giunta militare di Bamako tratta con Al Qaeda

Mali begins Touareg dialogue | بدء الحوار بين ...

(Photo credit: Magharebia)

La rivelazione contenuta nel titolo è stata fatta da un esponente del Movimento per la liberazione dell’Azawad, MNLA, tale Moussa Ag-Saeed membro del Consiglio provvisorio dell’Azawad, contattato telefonicamente dai giornalisti di Saharamedia.net. Naturalmente Moussa Ag-Saeed ha duramente condannato i negoziati. L’uomo ha rivelato che un aereo privato appartenente all’esercito golpista ha raggiunto la città di Niafunke (200 km da Timbuctu), portando tale Omar Marik e un imprecisato numero di ufficiali dell’esercito del Mali all’incontro con emissari di una delle tre organizzazioni islamiche che controllano la zona. Inoltre, MNLA è giunto a conoscenza del fatto che sarebbe stato l’ex presidente Traoré a chiamare i gruppi Tawhid e AQMI al fine di assoggettare al loro controllo le regioni del nord, esautorando proprio il MNLA. Secondo Ag-Saeed, la fuoriuscita del MNLA dalle grandi città, come Timbuctu, Gao e Kidal, è un fatto positivo poiché evita che il movimento possa confondersi con i terroristi. Attualmente il MNLA si sarebbe stanziato in due piccole città e starebbe controllando il confine con la Mauritania.

Ag-Saeed ha chiamato a raccolta tutti gli Azawaddein bianchi, arabi e neri per liberare il paese dallo straniero. Non è un problema di religione, ha detto, poiché essi tutti sono nati musulmani, ma è invece un “problema di povertà e ignoranza e di mancanza di libertà dalla criminalità organizzata”. Il MNLA rende conto della povertà di queste popolazioni, dei “diritti di questi poveri oppressi”, e dà ascolto alla voce dei bambini e delle donne che cantano di un Azawad non venduto: “Non possiamo dimenticare il sangue che è stato versato e tutti questi ultimi eventi faranno in modo che non ci saranno alternative all’Azawad […] Il movimento ha raggiunto la fase in cui non può più accettare che l’Azawad porti una bandiera diversa dalla propria”.

E mentre giungono notizie di altre distruzioni di monumenti e tombe di santi islamici nella città di Gao da parte dei fondamentalisti salafiti di Mujao, il ministro degli Esteri italiano Giulio Terzi h affermato al termine dell’incontro con il suo omologo del Burkina Faso, Yipene Djibril Bassolè, che “L’Italia auspica che il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite possa autorizzare l’invio di una missione di pace con il mandato chiaro di sostenere e consolidare il processo di transizione in Mali”. Il colloquio fra i due è stato “l’occasione per fare il punto della situazione sul processo di mediazione” in Mali, ha detto Bassolè, che è mediatore per la comunità ECOWAS. Il 26 Settembre prossimo si terrà un incontro apposito a New York, al quale presenzierà anche Terzi, durante il quale verrà affrontato il problema di come eliminare l’anomalia jihadista del nord del Mali, anche alla luce dell’attacco all’ambasciata USA di Bengasi. Finora la crisi del nord del Mali è stata gestita dai paesi dell’area nord africana, senza alcun successo. Il governo di Bamako è ancora in mano ai militari e Traoré sembra stia cospirando sia contro i golpisti che contro il MNLA. Difficilmente il Consiglio di Sicurezza dell’ONU autorizzerà l’invio di truppe poiché ciò collide con l’ambizione francese di estendere la propria egemonia nell’area. La prospettiva di una culla del terrorismo jihadista nel Sahel è sempre più concreta.

In Mali mentre muore il capo di Al Qaeda si attende l’attacco ECOWAS

Negli ultimi mesi la situazione in Mali non è mutata. Le tre organizzazioni jihadiste, AQMI, Ansar Dine e Mujao si sono divise le principali città del nord del paese, controllando i traffici di droga e imponendo la sharia. AQMI si è localizzata in Kidal, Ansar Dine in Timbuctu, Mujao in Gao. Il controllo del traffico di droga è esercitato mediante l’imposizione di tasse sui trasporti e chi si rifiuta di pagare viene brutalmente mutilato. Secondo fonti locali, a Gao, il gruppo Mujao avrebbe disposto lunedì mattina la pena della mutilazione di mani e gambe a cinque persone accusate di banditismo e di transazioni commerciali vietate. Non è chiaro, dalle cronache locali, se si trattasse di trafficanti di droga, ma l’impressione è che venga passato per le lame chiunque trasgredisca la legge islamica, sia o non sia un traffico illecito.

Le cinque persone sono state arrestate e portate nella città di Gao, dove sono state incriminate di banditismo e rapina e di effettuare transazioni commerciali vietate. Il processo si sarebbe svolto in pubblico al fine di terrorizzare gli abitanti.

Intanto il capo di Al Qaeda del Maghreb Islamico, Nabil Makhloufi, noto con il nome di battaglia di ”Emiro del Sahara’, è morto in un incidente stradale avvenuto nei pressi della città di Gao. Non è chiaro come questo fatto possa incidere sulla sorte dei quattro cittadini francesi rapiti il 16 settembre 2010 da AQMI presso il sito delle miniere di uranio di Arlit, nel nord del Niger. In un video divulgato da Saharamedias.net verso la fine di Agosto, i rapiti si rivolgono al presidente francese Hollande affinché siano riprese la trattative per la liberazione.

In ogni caso la morte di Makhloufi arriva proprio nel momento in cui i gruppi islamici si starebbero armando per fronteggiare l’imminente intervento militare di ECOWAS, la Comunità Economica Africana. Ma paradossalmente il traffico di armi che investe la zona non è soltanto ordinato dagli islamisti bensì anche dall’ex presidente del Mali, Amadou Toumani Touré, noto con l’acronimo di ATT. Quale sia la destinazione di queste armi è un mistero. Il carico di armi pesanti era comunque diretto in Mali ed è stato bloccato in Guinea. Il fatto è stato rivelato da un funzionario diplomatico della Guinea medesima, poi confermato dal Vice ministro della Difesa, Camara. Il carico comprendeva 20 vettori blindati giunti nel paese con una nave proveniente dalla Bulgaria. Un altro sequestro è stato eseguito nel porto di Dakar, in Senegal. Questa volta si tratta di circa mille armi leggere. ECOWAS sta considerando se sbloccare o meno il sequestro, ma le intenzioni di ATT non sono affatto chiare. Il presidente Touré fu infatti deposto da un golpe militare lo scorso Aprile. Ancor oggi il paese è retto da una giunta militare in coabitazione con un governo civile. Il comando militare di ECOWAS ha detto che questa settimana verrà discusso l’intervento diretto in Mali per riprendere il controllo del deserto del Nord, come richiesto dal governo di Bamako. ECOWAS intende prima stabilire nella capitale del Mali un governo civile forte, prima di ottemperare agli impegni presi e a dare il via libera al riarmo del paese.

Intanto il MNLA, Movimento per la liberazione dello stato dell’Azawad, ha chiesto ad alcune tribù tuareg di dissentire nei confronti dei gruppi islamisti e di congiungersi al MNLA per liberare l’Azawad dal giogo jihadista. Le sorti del MNLA appaiono però sempre più compromesse.

Sceicco al-Thani

Nel Mali del Nord l’ombra dello Sceicco del Qatar. Scontri fra Tuareg e Islamici

Sceicco al-Thani

Sceicco al-Thani

MNLA e Ansar Dine si sarebbero completamente separati. E’ quanto ha detto il Segretario della Conferenza Episcopale del Mali, don Edmond Dembele, all’Agenzia Fides. Al Arabiya ha riportato notizia di scontri fra i due gruppi: “la scorsa notte uomini armati dei due schieramenti si sono affrontati alla periferia di Kidal” (Corriere del Ticino via Afp). La situazione è degenerata dopo il fallimento delle trattative per trovare un accordo sul destino dell’Azawad, il presunto stato indipendente dei Tuareg. Iyad Ag Ghaly è sempre stato contrario alla indipendenza dell’Azawad. E’ contrario ai suoi interessi avere uno stato laico nel centro del Sahel. Per i traffici di armi e schiavi è meglio il debole governo di Bamako, che non è strutturato per controllare un’area tanto vasta quanto inospitale. In questo senso è da spiegarsi la nascita in Mauritania di un soggetto politico-militare che vuole riagganciare il Sahel al sud del paese:

“Si ricordi che in Mauritania gli arabi del nord del Mali hanno appena fondato un nuovo gruppo con lo scopo di cacciare i ribelli da Tomboctou e riattaccarla al resto del Paese” dice don Dembele (Agenzia Fides).

Ecowas ha chiesto ufficialmente all’ONU di poter inviare un contingente militare nel nord del Mali per combattere gli indipendentisti. Lo scopo è ristabilire l’ordine preesistente alla rivolta del MNLA. Ma il voto in Coniglio di Sicurezza è tutt’altro che scontato. MNLA ha un forte legame con Parigi, soprattutto con gli intellettuali radicali che intendono esportare la democrazia “suggerendo” l’insurrezione. L’interessamento di Parigi alla sorte dei Tuareg sarebbe confermato anche dalla notizia riportata dal il giornale francese “Le Canard enchaîné che, in un articolo dal titolo Il nostro amico del Qatar finanzia gli islamisti del Mali scrive come l’emirato stia finanziando da tempo i gruppi attivi nel nord del paese, dai combattenti islamici di Ansar al-Din al Movimento nazionale di liberazione dell’Azawad” (AltreNews.com). Lo Sceicco del Qatar, Cheikh Ahmad ben Khalifa al-Thani, il fondatore di Al-Jazeera, avrebbe fornito il proprio aiuto finanziario e logistico anche al gruppo terroristico al Qaeda nel Maghreb islamic (AQMI, fra le cui fila troviamo quelli del Mujao, i rapitori di Rossella Urru). L’Eliseo – quindi Sarkozy – era al corrente di tutto ciò. Forse era anche d’accordo. Ora la presidenza francese è cambiata e anche il clima nell’area è diverso. E’ probabile che Parigi abbia appoggiato l’azione dello Sceicco del Qatar. La sua longa manus sarebbe dietro alla Primavera Araba, in Tunisia, Egitto, Libia, (dove però l’intervento francese è stato ben più determinante), Siria. In Qatar si celavano i rivoltosi di Bengasi con la loro emittente televisiva e le loro armi provenivano proprio dall’emirato. Al-Jazeera è stato il medium dominante nel racconto della Rivoluzione dei Gelsomini in Tunisia, e nella documentazione degli eventi di piazza Tahir.

Lo Sceicco ben Khalifa al-Thani è grande amico di Sarkozy. Il Qatar è un grande alleato della Francia. La Francia sapeva, anzi ha orientato le decisioni di al-Thani. La presidenza francese oggi è cambiata. Ma non la politica estera. al-Thani potrebbe aver ricevuto da Hollande la richiesta di rompere con le formazioni jihadiste in Mali (Ansar Dine in primis). Detto fatto: dal trovare un accordo, MNLA e Ansar Dine sono giunti a spararsi. Quando inizialmente veniva dato per imminente l’intervento militare francese sulla Timbuctu invasa dagli jihadisti, nessuno poteva immaginare che l’indipendenza dell’Azawad facesse parte di un quadro politico più ampio. Resta da spiegare il perché di questo rinnovato interesse francese per l’Africa e per il medioriente.

Il Mali cede sotto i colpi dei Tuareg

Dopo Kidali è caduta Gao, oggi Timbuctu. L’esercito maliano è in disfatta. Secondo Sahara Media il colonnello Elhadj Ag Gamou si è unito ai combattenti Tuareg. Due giorni fa il capo della autoproclamatasi Giunta Militare del Mali, Amadou Sanogo, ha lanciato un appello per un aiuto militare straniero. Viene scritto, anche sui giornali italiani – come La Repubblica – che i ribelli Tuareg si sono alleati con la cellula di Al Qaeda nel Sahel, AQMI. In realtà si tratterebbe di un gruppo minore, islamista, chiamato Ansar Edine, una formazione politico militare che vorrebbe applicare la Sharia nel nuovo stato dell’Azawad. Ma l’Azawad è la terra dei Tuareg e i Tuareg sono nomadi, seppur islamizzati, e mantengono una identità culturale ben definita.

Dire che i Tuareg si sono alleati con Al Qaeda non è completamente corretto. Il Movimento Nazionale per la Liberazione dell’Azawad (MNLA) si è formato all’inizio dell’Ottobre 2011. L’impulso per questa nuova guerra dei Tuareg (l’ultima è terminata nel 2009) è venuto alla fine del regime di Gheddafi in Libia. Tuareg di diverse tribù hanno combattuto sia per il Raìs che contro. Il comandante militare dell’MNLA, Mohammed Ag Najm è stato certamente un ufficiale libico di origini maliane ed ha servito durante il regime di Gheddafi ma si è espressamente dichiarato in disaccordo con il regime fin dall’inizio dell’insurrezione di Bengasi. Ma non si tratta di mercenari. Essi sono ex ufficiali libici di etnia Tuareg. Combattono ora per il loro vero paese.

Ansar Edine è un gruppo salafista Tuareg. Certo è difficile distinguere. La presa della città di Kidal è un punto di non ritorno. Dopo sono cadute Gao – in seguito a una sanguinosa battaglia in cui l’esercito maliano ha dispiegato persino degli elicotteri, senza evidentemente ottenere l’effetto di fermare l’avanzata dei ribelli berberi – e Timbuctu. Il nord del Mali è fuori del controllo del governo di Bamako e potrebbe suggerire alla cellula di Al Qaeda in Algeria, AQMI, responsabile dei rapimenti di Rossella Urru e dei due cooperanti spagnoli, di iniziare attività terroristiche o di guerriglia in territorio algerino. Aveva ragione Giulio Sapelli sul Corriere: la caduta di Gheddafi ha spezzato l’equilibrio dell’area, importantissima per la produzione di petrolio ma anche per il traffico della droga e degli immigrati verso l’Europa. L’Azawad potrebbe nascere come narcostato, come Stato Canaglia, un nuovo Afghanistan, palestra del terrore qaedista. O forse no. Forse ci stiamo ingannando. forse siamo vittime della propaganda del governo diBamako, che già otteneva i soldi e le armi dalla Comunità Internazionale per combattere il Terrore di AQMI, soldi che invece hanno ingrassato le tasche dell’ex presidente ATT, Amadou Toumani Touré, deposto dai militari.

Cosa succederà se la guerra coinvolgerà l’Algeria? Cosa farà la Francia, da sempre dominus dell’area? Le elezioni presidenziali in Francia saranno discrimine per un intervento militare straniero, come è successo per la Libia, questa volta però in chiave conservativa, anti-ribelli? Oppure anche Francoise Hollande vede nell’Azawad una minaccia agli interessi francesi?