Conflitto di attribuzione retroattivo

Correva l’anno 2010. Durante un’udienza del processo Mediaset, Berlusconi si avvalse del legittimo impedimento. In programma nella sua mutevole agenda vi era un Consiglio dei Ministri. Ma i giudici di Milano respinsero l’istanza. Per una serie di semplici ragioni:

  1. l’udienza era stata fissata tenendo conto dell’agenda degli impegni del presidente del Consiglio;
  2. era già stata presa in considerazione la necessità di contemperare le esigenze della “giustizia” con quelle istituzionali inerenti alla funzione rivestita dall’imputato;
  3. le difese dell’imputato Berlusconi non fecero emergere in sede di definizione dell’agenda delle udienze alcuna necessità di fissare per quel giorno un Consiglio dei Ministri;
  4. erano già state soppresse ben tre udienze e la funzione giudiziaria non può essere ulteriormente svilita.

In questi cinque punti non vi è nulla di politico. Oggi la Presidenza del Consiglio ha sollevato il conflitto di attribuzione – con un ritardo, badate bene, di 13 mesi – presso la Corte Costituzionale. Le ragioni addotte dall’Avvocatura di Stato sono le seguenti:

Per quanto riguarda il caso in questione, il Consiglio dei ministri – si fa notare nel ricorso – era stato fatto slittare dal 24 febbraio al 1° di marzo per la «necessità di procedere a una compiuta stesura» del ddl anti-corruzione «che ha comportato una complessa elaborazione» […] Di fronte alle «esigenze sopraggiunte che imponevano lo spostamento» del Cdm, lo «spirito di leale collaborazione tra le istituzioni» richiamato dalla stessa Corte Costituzionale «è stato del tutto disatteso» da parte dei giudici di Milano che «hanno privilegiato esclusivamente l’esercizio del potere giudiziario, senza tenere in debito conto la posizione processuale dell’organo costituzionale, quale è il presidente del Consiglio dei ministri, e il diritto-dovere di svolgere le proprie funzioni costituzionali» (Corriere della Sera).

Pensate, il CdM slittò per il ddl anti corruzione. Un provvedimento talmente importante che è rimasto parcheggiato in qualche cassetto di qualche commissione parlamentare, altro che binario morto. E questi avvocati – la relazione porta la firma di Michele Dipace e Maurizio Borgo – si sono arrovellati per un anno e sono riusciti a motivare questo ennesimo tentativo di annichilire la giustizia con l’urgenza di un provvedimento che urgente non è mai stato. Assurdo. Non solo: i due avvocati si spingono più in là. I giudici avrebbero leso le prerogative costituzionali del presidente del consiglio, poiché solo egli può convocare il CdM e solo lui può decidere quando è necessario farlo. Senza Presidente del consiglio, il CdM non può svolgersi, quindi verrebbe negata la sua capacità di definire e fissare la direzione politica del governo. Peccato che lo stesso Presidente del Consiglio sia anche imputato in svariati procedimenti penali – almeno quattro: la giustizia deve quindi soccombere nei confronti del potere esecutivo?

La Lega mente su Brancher. Lo dice anche Il Giornale…

Bossi scarica Brancher. Si incrina l’asse del Nord. Tensioni fra PdL e Lega per la nomina di Brancher e l’invocazione del legittimo impedimento. Tutto falso. Bossi ha caldamente appoggiato la nomina, nonostante dica diversamente ai suoi elettori. I perché li abbiamo già spiegati: Brancher è l’ambasciatore di Berlusconi presso la Lega, l’uomo che ha ricucito i rapporti fra Bossi e Berlusconi. Brancher è l’uomo che accompagna Calderoli (per conto di chi?) da Fiorani, nel 2005, per un aiutino per la campagna elettorale. Brancher e Calderoli, due ministri per un federalismo. Pensate che ci sia tensione fra i due. Macché

Calderoli e Brancher nell'aula del Quirinale in attesa della firma

Eccoli mentre parlottano prima della firma di Brancher al cospetto di Napolitano. E Napolitano? Firma, è un atto dovuto, ma non sapeva dei trascorsi di Brancher a S. Vittore? Non sapeva del legame con Fiorani?

Un imbucato alla festa di Brancher: Calderoli? (Perché è un bravo ragazzo).

Applausi! B., Letta e persino Napolitano. E Calderoli? Si nasconde ma c'è a far sentire la sua 'presenza' all'amico Aldo.

La conferma dell’ambivalenza della Lega sul caso Brancher? Basta leggere il fondo di Alessandro Sallustio, su Il Giornale di ieri, 26 Giugno. Scrive Sallustio: “chi ha chiesto a Berlusconi e sostenuto al Quirinale la nomina di Brancher? Certamente un amico, ovvio. E di amici influenti al punto di ottenere una cosa del genere, il neo ministro ne ha nella Lega. A partire da Bossi, che oggi prende le distanze irritato, che dice di esser stato imbrogliato ma che nel Consiglio dei Ministri che approvò la nomina – raccontano i presenti – si prodigò in aprole di elogio per il ‘Brancher che non posso lasciarlo per strada che tiene anche due bambini’. Bossi quindi sapeva […]”. Più chiaro di così.

il fondo di alessandro sallustio - il giornale 26 giungo - rassegna stampa Camera

Legittimo Impedimento, Napolitano firma. Di Pietro annuncia referendum.

Sarebbe il principio dell’apprezzabile interesse ad assicurare il sereno svolgimento di rilevanti funzioni istituzionali, contenuto nella sentenza n. 24/2004 della Corte Costituzionale, la sentenza che bocciò il primo scudo di Berlusconi, il Lodo Schifani, l’asse portante della valutazione dei costituzionalisti del Quirinale che hanno dato l’avallo alla firma da parte del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, del provvedimento legislativo approvato dalle Camere lo scorso 10 Febbraio:

La situazione cui si riconnette la sospensione disposta dalla norma censurata è costituita dalla coincidenza delle condizioni di imputato e di titolare di una delle cinque più alte cariche dello Stato ed il bene che la misura in esame vuol tutelare deve essere ravvisato nell’assicurazione del sereno svolgimento delle rilevanti funzioni che ineriscono a quelle cariche.
Si tratta di un interesse apprezzabile che può essere tutelato in armonia con i principi fondamentali dello Stato di diritto, rispetto al cui migliore assetto la protezione è strumentale. E’ un modo diverso, ma non opposto, di concepire i presupposti e gli scopi della norma la tesi secondo la quale il legislatore, considerando che l’interesse pubblico allo svolgimento delle attività connesse alle alte cariche comporti nel contempo un legittimo impedimento a comparire, abbia voluto stabilire una presunzione assoluta di legittimo impedimento. Anche sotto questo aspetto la misura appare diretta alla protezione della funzione
(Sentenza n. 24/2004 Corte Costituzionale, http://www.giurcost.org/decisioni/2004/0024s-04.html).

Il Legittimo Impedimento sarà da domani legge a tutti gli effetti e permetterà la sospensiva dei processi a carico di Mr b per i prossimi diciotto mesi, tempo valutato necessario per fare il nuovo Lodo Alfano in forma di legge costituzionale. Ecco a che serve il clima stile “volemose bene” di questi giorni. Le tanto annunciate riforme della giustizia servono a far digerire questo groppone amaro.
Secondo il Quirinale, la legge è rivolta a creare i presupposti per una leale collaborazione fra le istituzioni politiche e quelle giudiziarie. Saranno perciò da considerarsi legittimo impedimento a comparire davanti al giudice, non nel caso si sia parte offesa, tutte le attività preparatorie e consequenziali, nonché coessenziali alla funzione di Presidente del Consiglio e di Ministro della Repubblica. Sarà il governo stesso a darsi autocertificazione.
I profili di incostituzionalità invece ci sono e sono abbondanti:

  1. la prevaricazione di un potere – quello Esecutivo – su un altro, quello giurisdizionale;
  2. viene creata una vera e propria prerogativa, un privilegio per i titolari delle funzioni di Governo;
  3. il mezzo impiegato è una legge ordinaria, in spregio assoluto all’art. 138 della Costituzione;
  4. una legge ordinaria in spregio soprattutto all’inderogabile principio di uguaglianza contenuto nell’art. 3 della Costituzione;
  5. è una legge con palesi tratti di irrazionalità nel fatto di prevedere un privilegio per reati comuni commessi dal Premier sottratti all’esame del giudice, mentre per i reati commessi e giustificati dall’esercizio della funzione di Governo tale prerogativa non sussiste;

di fatto Berlusconi e i ministri del suo governo, divengono, almeno pro tempore, legibus soluti. Al di sopra della legge. Di Pietro ha annunciato referendum, ma persino la sua verve di strenuo oppositore del governo pare affievolirsi.

Il Legittimo Impedimento è legge dello Stato. Berlusconi è legibus solutus.

Così ha votato l’Aula del Senato per il primo e il secondo voto di fiducia relativi ai primi due articoli del ddl denominato “Legittimo Impedimento”:

Senatori presenti 304;  Senatori votanti 303; Maggioranza 152; Favorevoli 168;  Contrari 132;  Astenuti 3.

Il voto finale non prevedeva blindatura, ma i senatori del PdL hanno votato compatti. Ora Berlusconi può contare su un ulteriore provvedimento legislativo, la cui incostituzionalità è manifesta, per scampare al giudizio nel processo Mills e nel processo diritti televisivi-Mediaset. Già nei giorni scorsi, gli avvocati del (finto) premier erano ricorsi alla pratica dell’ostruzionismo giudiziario iscrivendo a testimoniare al predetto processo Mediaset persone che poi non si sono presentate, causando un nuovo rinvio delle udienze. Questa inesorabile strategia di sottrarsi alla giustizia ha determinato il clima di blocco nel quale versa l’intero paese.

Quello che segue è il discorso del senatore Casson (PD) pronunciato stamane all’Aula. Vengono ribadite le motivazioni dell’opposizione all’ennesiomo provvedimento ad personam.

  • CASSON (PD). Signor Presidente, questo disegno di legge sul legittimo impedimento che voi questa sera approverete contiene delle perle di assurdità logica e giuridica, delle perle di vergogna e dei punti di rottura della legittimità costituzionale in modo palese, in maniera manifesta.

    Per sintesi ripercorro quanto emerso e quanto sarebbe emerso dall’illustrazione dei nostri emendamenti, illustrazione che ci avete impedito con il voto di fiducia.

    Voi imponete una presunzione assoluta di legittimo impedimento che comporterà un blocco dell’attività giurisdizionale, un allungamento dei tempi processuali, la prevaricazione di un potere – quello Esecutivo – su un altro, quello giurisdizionale. Inoltre, voi create una vera e propria prerogativa, un privilegio per i titolari delle funzioni di Governo, prerogativa e privilegio finalizzati a proteggere una singola persona o poche persone dall’esercizio della giurisdizione; privilegio personale creato, inventato mediante una legge ordinaria in spregio assoluto agli articoli 3 e 138 della Costituzione, in spregio soprattutto all’ inderogabile principio di uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge e davanti al giudice.

    Si tratta di un ulteriore sfregio alla nostra Costituzione per la palese incongruenza e istituzionale irrazionalità di prevedere un privilegio per reati comuni commessi dal Premier sottratti all’esame del giudice, mentre per i reati commessi e giustificati dall’esercizio della funzione di Governo tale prerogativa non sussiste. Il tutto è ulteriormente aggravato, dolosamente aggravato dalla piena vostra consapevolezza della necessità di una legge costituzionale, come confessato da voi stessi con l’articolo 2 del disegno di legge. Ma ciò richiederebbe per voi troppo tempo e il popolo italiano boccerebbe con referendum questa vostra nefasta iniziativa. Tutto ciò vanificherebbe la necessità – questa sì – per voi assoluta di salvare il Presidente del Consiglio dalle accuse di corruzione e frode.

    Ma ciò che politicamente e socialmente ci preoccupa di più è il fatto che questo disegno di legge, anziché affrontare i veri problemi del nostro Paese (quelli occupazionali, economici, finanziari, imprenditoriali, infrastrutturali e ambientali) è l’ultima trovata per sollevare il Presidente del Consiglio dalle sue responsabilità penali. La XVI legislatura è iniziata con le vostre norme “blocca processi” – volevate bloccare circa 100.000 processi – ed è continuata con il lodo Alfano, con le norme sulle intercettazioni telefoniche per bloccare le indagini della polizia e della magistratura, con il disegno di legge sul processo penale contenente norme ancora una volta finalizzate ad ostacolare le indagini di polizia e magistratura e a tutelare il premier Berlusconi dalla possibilità che la sentenza di condanna per David Mills possa essere utilizzata contro lo stesso Berlusconi.

    Si è continuato con il cosiddetto processo breve, che invece è istituzionalmente lunghissimo, e continuate – e per il momento vi fermate – con il disegno di legge sul legittimo impedimento. Il tutto mentre la giustizia è allo sfascio, mentre state facendo deragliare la macchina della giustizia e mentre gettate fumo negli occhi parlando – solo parlando – di riforma della giustizia come fa il Ministro della giustizia presente in Aula, quando poi ve ne infischiate letteralmente delle nostre proposte, precise e concrete, forse proprio con l’inconfessabile speranza che il nostro sistema giustizia imploda.

    Concludo il mio intervento con una suggestione; suggestione che avete inserito nel disegno di legge al nostro esame, prospettando la necessità di garantire la serenità del Presidente del Consiglio. Provengo da terra veneta, dalla terra della Venezia Serenissima e serenissimo era il nostro Doge. Forse il presidente Berlusconi ha ambizioni o mire dogali o – peggio ancora – principesche, ma ricordiamoci che serenità non ha mai voluto dire irresponsabilità. Il Doge era serenissimo, ma pienamente responsabile. Invece voi volete un premier irresponsabile, impunito, sottratto ai controlli della legge e della Costituzione. Questa è una manifesta rottura della legalità costituzionale. È la negazione dei principi del nostro Stato democratico.

Lista PdL Roma, nuovo stop. Ancora ricorsi al Consiglio di Stato. Berlusconi vuole la Piazza il 20 Marzo. Legittimo Impedimento al voto di fiducia.

Il caso della lista PdL romana si aggroviglia su sé stesso. Il Tar del Lazio ha pubblicato oggi le motivazioni della prima esclusione: il decreto è inapplicabile nella fattispecie poiché il Lazio ha esercitato la propria competenza legislativa concorrente in materia di elezioni attribuitagli in forza dell’art. 122 della Costituzione con la legge 13 Gennaio 2005. Il decreto fa invece, giocoforza, riferimento alla vecchia legge elettorale statale 17 febbraio 1968, n. 108 e alla legge 23 febbraio 1995, n. 43. Molto probabilmente, l’Ufficio Centrale Elettorale della Corte d’Appello di Roma, nella sofferta decisione di oggi di respingere nuovamente la lista PdL ripresentata ieri ai sensi dell’art. 1 comma 4 del decreto salvaliste n. 29/2010, non ha potuto che constatare l’inapplicabilità della norma e respingere la richiesta di riammissione.
Ora tenteranno la via del Consiglio di Stato. Berlusconi preme per portare i propri sostenitori in piazza il 20 Marzo. Oggi l’iter in Senato del ddl sul Legittimo Impedimento, prima ingolfato dagli innumerevoli emendamenti ostruzionistici del PD e di IDV, ha subìto una accelerazione che passa però per due voti di fiducia, poi nella delibera finale del provvedimento. L’aula voterà domani a partire dalle ore 17. Il governo non teme imboscate da alcunché. I finiani stanno tutti in riga per la figuraccia romana.
Diverso il caso del listino Formigoni, riammesso dal Tar lombardo. Oggi sono state depositate le motivazioni:

“Nel merito – scrivono ancora i giudici amministrativi – i ricorsi sono stati ritenuti fondati ed accoglibili alla luce dell’articolo 10 della legge 17 febbraio 1968 n.108 e successive modifiche, che regola l’attività dell’Ufficio centrale elettorale presso la Corte d’appello”. Il Tar spiega che questa norma “regola altresì in modo preciso e puntuale i termini per gli eventuali ricorsi contro le sole eliminazioni di liste o candidati, che i delegati delle liste o dei candidati esclusi possono effettuare entro e non oltre le 24 ore (termine decadenziale)”.

“Consumati tali termini – spiegano ancora i giudici – anche l’Ufficio centrale non ha più alcun autonomo potere di procedere ad un riesame di profili già oggetto di verifica e non censurati dai soli soggetti legittimati (delegati di liste o di candidati eliminati)”. “Pertanto – sottolineano  – nel caso della lista ‘Per la Lombardia’, che era già stata ammessa alla competizione elettorale del 28 marzo del 2010, l’Ufficio centrale aveva ormai esaurito i suoi poteri di controllo e di decisione”.Elezioni, il Tar lombardo conferma riammissione della lista Formigoni | Milano la Repubblica.it

Il Tar non ha considerato il decreto salvaliste, ma ha rilevato che il ricorrente, nella fattispecie, era il delegato di una lista avversa al listino Formigoni che a sua volta contestava il ricevimento della lista medesima. In sostanza, il ricorso era irricevibile. Doveva essere presentato al Tar, immediatamente. L’art. 10 disciplina solo i casi di ricorso contro decisioni di esclusione. L’Ufficio Centrale Regionale non ha escluso la lista Formigoni, l’ha invece accolta in prima istanza. Era pertanto incompetente a giudicare sul ricorso dei Radicali, i quali, a loro volta dovevano ricorrere al Tar.
Il caso dimostra come la giustizia, pur con i suoi lunghi tempi, è autocorrettiva. E che il decreto salvaliste, almeno nel caso lombardo, era assolutamente superfluo.
Questo il testo dell’articolo:

Legge 17 febbraio 1968, n. 108

“Norme per la elezione dei Consigli regionali delle Regioni a statuto normale.”
TITOLO III – Procedimento elettorale
  • art. 10. Esame ed ammissione delle liste – Ricorsi contro l’eliminazione delle liste o di candidati.
    • Contro le decisioni di eliminazione di liste o di candidati, i delegati di lista possono, entro 24 ore dalla comunicazione, ricorrere all’Ufficio centrale regionale. Il ricorso deve essere depositato entro detto termine a pena di decadenza, nella cancelleria dell’Ufficio centrale circoscrizionale. Il predetto Ufficio, nella stessa giornata, trasmette, a mezzo di corriere speciale, all’Ufficio centrale regionale, il ricorso con le proprie deduzioni. L’Ufficio centrale regionale decide nei due giorni successivi. Le decisioni dell’Ufficio centrale regionale sono comunicate nelle 24 ore ai ricorrenti ed agli Uffici centrali circoscrizionali. (fonte: Legge 17 febbraio 1968, n. 108 “Norme per la elezione dei Consigli regionali delle Regioni a statuto normale.”).

Parole Civili contro la scelta di Di Pietro. Il No a De Luca che proviene dal web.

Yes, political! raccoglie l’appello di Parole Civili:

“Parole civili” dice no ad un imputato di reati gravissimi. La società civile si è rotta le palle di questa gente, non li vogliamo! PRETENDIAMO ricambio generazionale, e con persone pulite senza ombra di dubbio.

De Luca si faccia processare e poi una volta risultato pulito come gli auguriamo tornerà a candidarsi dove gli pare. In Italia dei valori anche il figlio del capo si è dimesso quando è stato oggetto di indagine, mi pare logico adesso non appoggiare imputati a processi.

Oggi anche Grillo ha salutato Antonio Di Pietro. Le loro strade si separano? La scelta di Di Pietro rischia di disperdere il patrimonio di consenso raccolto in questi ultimi mesi. Anche il Popolo Viola prende un’altra strada. Domani sarà a congresso, a Roma, al presidio a Piazza Monte Citorio. Deciderà che fare con i candidati “viola” alle prossime regionali. La scelta, vagheggiata dai più, è quella di conservare la natura apartitica del gruppo. E di regolarsi di conseguenza con i partiti, mantenendoli giù dalla ribalta. Così sarà il 27 Febbraio, quando si manifesterà contro il Legittimo Impedimento? Cosa farà IDV? Sarà ancora in grado il partito di Di Pietro a reggere la piazza?

Il Laboratorio Lazio: nasce l’Area Marino. Popolo Viola: nuova mobilitazione contro l’illegittima impunità.

Ieri a Orvieto si è ufficializzata la nascita di un nuovo soggetto politico, tutto interno al PD, che non si chiama "corrente" ma laboratorio: è l’Area Marino che prende il nome di Cambia l’Italia. Riuscirà a cambiare il PD?
Dalla fuoriuscita di Chiamparino, critico in maniera esplicita alla alleanze elettorale PéD-UDC che in Piemonte si è veramente concretizzata e farà da asse portante alla ricandidatura di Mercedes Bresso, alla giornata di ieri si è vagheggiato su giornali e blog della cosiddetta "Terza Via": il progetto di ulivismo partitico di stampo dalemiano, nella sola ottica elettorale e antiberlusconiana, uscito vincente dalle primarie, è miseramente fallito alla prova dei fatti. E dove? Proprio in Puglia e nel Lazio, laddove la segreteria ha mostrato le maggiori difficoltà, dove l’asse PD-UDC si è rivelato sin da subito alieno alla base elettorale.
E allora, alla debolezza della segreteria si è sostituita la risolutezza della base, allargata ai fuori-partito (Bonino, Vendola). L’Area Marino già sapeva tutto ciò. Ignazio Marino si era già espresso negativamente sull’accordo elettorale a "scatola chiusa": prima di tutto vengono i contenuti e i programmi. Lo ha ribadito ieri, al workshop di Orvieto, direttamente in faccia a Bersani.

  • il senatore-chirurgo […] contesta «lo sguardo privilegiato all’Udc, anziché ai contenuti e ai programmi», che è poi quel che serve per «rendere chiara la missione del Pd», mentre oggi «non è chiaro quali siano le priorità del partito». E con il segretario dei Democratici che contesta la lettura dei fatti. «Non stiamo privilegiando l’Udc», risponde Bersani citando a conferma di questo il rapporto con l’Idv e il sostegno del partito alla candidatura nel Lazio di Emma Bonino […] di fronte ai rischi che corre la democrazia italiana io tutti quelli che non sono d’accordo con quel che sta succedendo li vado a cercare, e lavoro per accorciare le distanze. Questa è la sfida, e non si può banalizzarla con minuzie».
  • «Chiediamo maggior ascolto e coinvolgimento – attacca l’ex candidato alla leadership del Pd – e mi domando come possa essere plurale un partito se in segreteria, che è l’organismo dove si prendono le decisioni, non è rappresentata la componente che per noi è la più innovatrice». IWBIil oltre ad avere una rappresentanza in segreteria (il nome su cui punta è quello del consigliere milanese Ettore Martinelli) chiede un partito «trasparente» ma anche dal profilo più netto, concentrandosi sulle «idee»
  • Al segretario non piace un Pd nato «con meccanismo di anarchismo e microfeudalizzazione, trascurando il fatto che senza meccanismo di coesione nessuna associazione può esistere». Ammette anche che le candidature per le regionali «hanno fatto venire i nodi al pettine» e che dopo il voto proporrà una riflessione in particolare sui casi Umbria, Calabria, Puglia («e sul caso D’Alema», gli urla uno dalla platea, e lui: «e vabbè’, possiamo anche semplificare così»).
  • Ma Michele Meta, pur apprezzando le «aperture» ascoltate nell’intervento del segretario, fa notare che la candidatura di Bonino nel Lazio e la vittoria di Vendola alle primarie pugliesi «non sono due incidenti di percorso». Dopo le regionali, per il coordinatore dell’area Marino «si dovrà far tesoro di queste opportunità e lavorare per aprire e accogliere, per costruire un "maxiPd", abbandonando un progetto che allo stato è soltanto una riedizione in miniatura del compromesso storico». (l’Unità – 07-02-2010 – Pagina 3)

Che si parli di maxiPD o di Terza Via poco importa. La realtà è che si formando un bacino politico interessante, un vero e proprio laboratorio che trova nel Lazio il suo fulcro. Qualcosa che va al di là del semplice movimentismo. Si sta creando una nuova cultura politica verso la quale il PD non può che procedere con le braccia aperte. Il PD dovrebbe includere e non escludere, dovrebbe allargarsi, magari con una struttura federativa, che implementi in sé la costellazione post-partitica e movimentista. Bersani non faccia come Di Pietro: abbia la lungimiranza di guardare al futuro e di immaginare un Partito Democratico senza più confini. Dia almeno il segnale, dia il sostegno alla nuova manifestazione del Popolo Viola contro l’Illegittima Impunità.

    • Manifestazione nazionale contro il legittimo impedimento e a sostegno degli organi di garanzia costituzionale

      Siamo persone libere, autonome dai partiti, decise a rilanciare il rinnovamento culturale e politico in questo Paese.
      Rinnovamento gioioso, pacifico e determinato che nasce con il No B Day: l’imponente manifestazione che ha riempito Piazza san Giovanni a Roma il 5 dicembre 2009. La grande festa di democrazia che ha colorato di viola strade e piazze in Italia e nel mondo.

      Noi crediamo che l’approvazione della norma sul legittimo impedimento eleverebbe di fatto un cittadino italiano al di sopra degli altri, e dei principi di legalità: violazione palese della nostra Carta Costituzionale.

      Non è più tempo di indugiare: è ora che tutti ci mettano la faccia. Per questo invitiamo tutti gli esponenti della cultura e dell’informazione, della scienza e dello spettacolo, delle forze democratiche e del lavoro, ad
      aderire e partecipare alla nostra uova iniziativa. 

    • Per questo invitiamo tutti i cittadini alla grande manifestazione di Roma, in Piazza del Popolo, sabato 27 febbraio 2010 dalle ore 14.30.

      A due mesi dal No B Day il rischio per la democrazia è ancora più grande. Perciò torniamo nella piazza, affianco alla Costituzione e a sostegno degli organi di garanzia che essa prevede:

      Nessuna legittimazione per chi attacca i principi della civile convivenza!

      Questo appello è promosso da: Popolo Viola Roma, Presidio Permanente Monte Citorio, Bo.Bi., Blog San Precario, LiberaCittadinanza, pagina Facebook del Popolo Viola

Posted from Diigo. The rest of my favorite links are here.

Il Legittimo Impedimento approvato dalla Camera. Il discorso di Bersani: “è una folle guerra alla giustizia”.

foto di Virginia Romano

Il cosiddetto Legittimo Impedimento è stato approvato dalla Camera. Non c’è storia: 595 i deputati presenti, a favore hanno votato 316 deputati, mentre i no sono stati 239 e 40 gli astenuti (tutta l’UDC). Quattro i franchi tiratori della maggioranza. Ma anche con il voto contrario dell’UDC, il provvedimento sarebbe lo stesso stato approvato. Senza una presa di posizione di Fini, la maggioranza continuerà ad oltranza su questa linea.

Ignazio Marino su Legittimo Impedimento e rapporti PD-UDC:

“Siamo arrivati al limite del ridicolo. Il legittimo impedimento significa che il premier non andrà in tribunale e il libretto delle giustificazioni lo tiene e lo firma egli stesso.” il senatore del Pd Ignazio Marino commenta la norma sul legittimo impedimento che ha avuto il via libera della Camera “Questa norma- continua Marino- non solo oscura irrimediabilmente il principio di uguaglianza davanti alla legge ma esplicita in modo chiaro l’agire di questa maggioranza: prima i problemi del Premier e poi quelli del paese. Così facendo si aggira la Costituzione e si tradiscono le aspettative dei cittadini. La giustizia ha le sue regole, non può essere manipolata per difendere gli interessi di un singolo.”

“Auspico- conclude Marino- una netta e unita opposizione al Senato di chi condivide gli stessi principi e valori. L’astensione dell’Udc mette ancora una volta l’accento su una visione diversa e distinta che il Pd ha con il partito di Casini. Prima di pensare alle alleanze dovremmo, forse, puntare su una parziale, se non totale, condivisione di programmi e valori”.

E così si è espresso Bersani alla Camera, in diretta televisiva, in un discorso certamente critico, con alcuni toni di durezza, ma pur sempre inutile a scalfire l’arroganza della maggioranza:

Signor Presidente, onorevoli colleghi, siamo qui a parlare in diretta televisiva del legittimo impedimento e dobbiamo chiederci quanti dei cittadini che stanno ascoltando sappiano cosa sia questo famoso legittimo Pag. 191impedimento. Del resto, dobbiamo confessare che anche molti di noi, prima di questa discussione, ne avevano una conoscenza vaga. Quindi, dobbiamo spiegarci davanti ai cittadini. Cosa è questa legge e cosa vuole dire? Questa legge vuol dire che fino ad oggi un Presidente del Consiglio e un Ministro imputato, che non si fossero presentati in tribunale ad un processo, dovevano, per così dire, portare una giustificazione valida. Da domani la giustificazione il Presidente del Consiglio e i Ministri se la faranno da soli e potranno non andare mai in tribunale. Perché? Perché fanno un lavoro importante, hanno molte cose da fare e hanno bisogno di stare sereni. Così si è detto e si è scritto. Ci vadano gli altri in tribunale, quelli che possono consentirsi un po’ di nervoso (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Questo è il concetto di fondo. Ma perché mai va approvata subito subito questa legge? Perché non si parla di processi per dire dei processi in generale, ma si parla dei processi per dire di quei processi lì, quelli che sono in corso adesso e che bisogna scantonare.

Ci si può chiedere: è possibile fare leggi del genere? Non c’è la Costituzione? C’è. La Corte costituzionale potrà non approvare questa legge, ma c’è bisogno di tempo – almeno qualche mese – perché la Corte decida e così parte subito questa scialuppa, poi questa verrà caricata su un bastimento, una legge costituzionale in grado di reggere il giudizio della Corte e, se non ci sarà una coincidenza fra scialuppa e bastimento, è pronto un barcone che si chiama «processo breve» per ovviare alla bisogna (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Processo breve; anche questo bisogna spiegarlo, perché immagino che qualcuno che ci guarda si chieda: ma perché, c’è forse qualcuno lo vuole lungo il processo? E che cosa vuol dire discutere di «salva processi», e che cosa vuol dire «lodo Alfano 1» e «lodo Alfano 2», e cosa è mai un’ipotetica legge «salva pentiti»?
Credo che la gente del merito ci capisca poco, ma abbia compreso l’essenziale: sono tutte cose complicate che hanno dentro una cosa semplice che capiamo tutti: c’è di mezzo Berlusconi, un Presidente del Consiglio che non vuole farsi giudicare e tiene ferma su questo punto l’Italia (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).
Il Paese è incagliato. Viene sospinto per quella ragione ad un confronto aspro ed estenuante fra Governo e magistratura, un confronto che viene fatto tracimare strumentalmente in una folle guerra fra politica e giustizia, fino a intaccare i pilastri del nostro sistema costituzionale.
Vi chiedo una cosa: è ora che prendiate atto che grande parte del Paese che governante – voi tutti, Lega compresa – non è disposta a chiamare riforme delle norme che cambiano le regole in corso d’opera, a partita in corso, a processi in corso (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).
Si tratta di norme che non hanno carattere di generalità e di astrattezza, se non in modo ipocrita e fittizio, norme che oscurano il principio di uguaglianza e, mentre tutti invocano una giustizia più efficiente e moderna, le scorciatoie per uno o per pochi suscitano in tanti repulsione e indignazione e creano un solco e un’incrinatura non componibile non solo fra le forze politiche, ma nella coscienza del Paese, un Paese che peraltro ha in testa ben altre priorità.
Allora, se governate per tutto il Paese, Lega compresa, dovete prendere atto di questo e preoccuparvi di fermare questa corsa dissennata di cui il fatto di oggi è solo il primo passo. Stiamo parlando di legittimo impedimento come di un ponte, si è detto, verso un «lodo Alfano 2», ma l’impegno in questa mirabile propria opera di ingegneria, questo ponte, non ci esenterà dal dover discutere del cosiddetto «processo breve» che non rimuovete – lo ricordo al collega Casini – che non abbandonate e che avete orgogliosamente rivendicato.
Si tratta di norme che sfidano un elementare senso di giustizia che fanno dire a chiunque: finché non ci sono regole nuove per tutti, si va tutti con regole vecchie (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori), norme che distruggerebbero migliaia di processi che sono in corso. Come si fa, per salvare uno solo, fare un’amnistia per tutti i colletti bianchi, dare uno schiaffo all’esigenza di giustizia di tante vittime del reato (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori)?
Allora, vi dico così: se farete questo e se chiamerete tutto questo «riforme», allungherete ancora questa eterna transizione che ci impedisce da vent’anni di avere una politica normale. Se aveste, invece, la forza di rinunciare a tutto questo, potrebbe esserci una svolta. Questa, all’essenziale, è la vostra responsabilità.
Il Presidente del Consiglio, a questo punto della sua quindicennale vicenda politica, potrebbe compiere un atto di responsabilità: mettere davanti a sé l’Italia (dirci: «prima di tutto l’Italia»), affrontare a viso aperto la sua situazione, fruendo dell’attuale quadro di garanzia, che vale per tutti i cittadini, per i tanti che percorrono le strade tortuose e lunghe della giustizia, magari pensando di aver avuto un torto, così come – cara Lega – fanno tutti i nostri amministratori e tutti i nostri governanti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico – Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Non perché noi pensiamo di non avere il peccato originale, non perché pensiamo di essere perfetti, ma perché pensiamo di essere corretti e mettiamo le regole davanti al consenso anche dove lo abbiamo. E si informi meglio Cota: il Presidente degli Stati Uniti – sentenza della Corte suprema degli Stati Uniti – 9 giudici a 0 sul caso Clinton – non ha diritto a nessun legittimo impedimento per essere giudicato (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).
Noi non udremo quelle parole da statista, non le udremo, non udremo uno statista che dice: «Io affronto a viso aperto da cittadino i miei problemi e voi, intanto, in Parlamento fate le riforme per tutti e lì dentro risolvete le cose che vanno risolte anche nei rapporti tra magistratura, politica e Governo». Noi sentiremmo la solita musica e ci direte: «Ma che regole e regole, abbiamo il consenso e fateci governare». Ma chi vi ha impedito di governare? In nove anni, voi avete governato per sette: in che cosa è migliorata l’Italia? Chi vi impedisce di governare adesso la crisi? Da quando voi avete detto che la crisi non c’è, è psicologica e ce l’abbiamo alle spalle, noi abbiamo – vi informo – 700 mila disoccupati più, un milione di persone sotto ammortizzatori, migliaia di piccole imprese che chiudono (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).
Allora, vi dico: volete darcela – dopo 20 mesi che ve la chiediamo – l’occasione di fare una discussione in diretta televisiva sui problemi reali degli italiani? Ce la volete dare questa occasione o volete farci sempre parlare di queste leggi che noi rifiutiamo e per le quali voteremo contro (Prolungati applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori – Congratulazioni – Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)?

Stenografico Assemblea – Sed. n. 277 di mercoledì 3 febbraio 2010 – 16^ Legislatura.

L’eversione al governo. Zaccaria: ecco perché il Legittimo Impedimento è incostituzionale.

L’intervento in aula di Roberto Zaccaria, oggi alla Camera, specifica perché il disegno di legge definito "Legittimo Impedimento", l’ennesima legge ad personam, la legge ponte che consentirebbe a Mr b di guadagnare tempo – i 18 mesi della transitorietà – per "costituzionalizzare" il Lodo Alfano.
I punti evidenziati dalla ricostruzione di Zaccaria dell’impianto argomentativo della sentenza n. 262 della corte Costituzionale che ha cassato il Lodo Alfano, che secondo lui trovano applicazione anche a questo provvedimento legislativo, sono i seguenti:
– le prerogative costituzionali devono avere copertura costituzionale, ma questa da sola non è sufficiente;
la norma incide sull’equilibrio tra i diversi poteri dello Stato: "il problema di questa disciplina delle prerogative, degli impedimenti di questa natura assume una particolare importanza nello Stato di diritto perché, da un lato, alle origini della formazione dello Stato di diritto sta il principio della parità di trattamento rispetto alla giurisdizione e, dall’altro, questi principi, questi istituti non solo implicano necessariamente una deroga al suddetto principio – qui stiamo invocando i principi supremi – ma sono anche diretti a realizzare un delicato ed essenziale equilibrio tra i diversi poteri dello Stato, potendo incidere sulla funzione politica propria dei diversi organi";
– la Corte ha già affrontato il problema del cosiddetto legittimo impedimento: "la Corte ha affermato che il legittimo impedimento a comparire ha già rilevanza, cioè è disciplinato nel processo penale, e non sarebbe stata necessaria la norma denunciata (in quel caso il lodo Alfano); la difesa dell’imputato è sostanzialmente un istituto che trova tutela; come questa Corte ha rilevato – e ciò mi pare importante – la sospensione del processo per legittimo impedimento, contempera il diritto di difesa con le esigenze dell’esercizio della giurisdizione;

– La Corte parla di un bilanciamento, "un bilanciamento tra ciò che è scritto nell’articolo 24 della Costituzione, che è il primo valore, ossia il diritto di difesa dell’imputato, del coimputato, delle persone offese dal reato, e il secondo valore, quello della giurisdizione, che è disciplinato nell’articolo 101 e seguenti, e in particolare nell’articolo 111 della Carta costituzionale";
– Se bilanciamento deve essere tra due valori costituzionali, il codice di diritto penale dice che questo lo deve fare il giudice, come lo ha sempre fatto;
 – non c’è possibilità per intervento legislativo: "lo spazio per un intervento del legislatore ordinario, come in questo caso, secondo la Corte è praticamente inesistente";
–  non è bilancimento, è soppressione: la disposizione che stiamo esaminando sostanzialmente risolve il bilanciamento tra due interessi e valori costituzionali in un modo molto semplice: ne sopprime uno e ne esalta un altro;
– questa è soppressione di un’esigenza costituzionale a beneficio di un’altra. Come hanno detto i professori auditi in Commissione giustizia, si tratta di una prerogativa, di un’immunità (come dice la Corte), e le prerogative e le immunità devono essere disciplinate con legge costituzionale;
il profilo della transitorietà: in attesa di una legge costituzionale che verrà, per diciotto mesi si consente un impedimento che schiaccia l’esigenza di diritto di difesa e che privilegia l’immunità prerogativa:

"vi invito a riflettere sul fatto che, quando un Parlamento, con una legge propria, decide di azzerare un valore costituzionale e di esaltarne un altro, in questo modo sostanzialmente compie un’operazione pericolosissima. È un’operazione che si chiama di sospensione di una garanzia costituzionale".

– Nella nostra Costituzione "non c’è una sola norma che dice che possano essere sospese temporaneamente le garanzie costituzionali: la Costituzione non lo prevede neppure in caso di guerra";
elusione dei controlli costituzionali: "diciotto mesi non sono stati messi a caso, bensì per evitare che la Corte costituzionale possa intervenire. Ciò è gravissimo perché tocca gli equilibri fra gli organi costituzionali, in quanto la Corte difficilmente potrà intervenire prima dei diciotto mesi: lo potrebbe fare ma la si mette in una situazione di difficoltà. Alla luce di queste considerazioni, sarà meglio d’ora in poi chiamare questo istituto «illegittimo impedimento»".

Naturalmente la pregiudiziale di costituzionalità è stata bocciata.

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Per Taormina, Berlusconi punta su legittimo impedimento e Lodo Alfano bis. Per diventare eterno con la Presidenza della Repubblica.

I magistrati aderenti all’ANM oggi, durante l’inaugurazione dell’anno giudiziario, prima che parlasse Franco Ionta, responsabile del dipartimento amministrazione penitenziaria che partecipa alla cerimonia come rappresentante del governo, si sono alzati dalle loro sedie, indossando toga e brandendo la Costituzione, in forma di protesta contro il disegno di legge ammazza-processi, ovvero il famigerato “Processo Breve”.
Peccato che la machiavellica strategia del (finto) premier vada al di là della semplice immaginazione. Ce lo svela in un’intervista, ad opera di Alessandro Giglioli, in circolazione da ieri sul web, Carlo Taormina, ex legale di Mr b, ex sottosegretario agli Interni, ex presidente della (“faked”, fasulla, pataccara) Commissione parlamentare d’inchiesta Telekom Serbia.
Per Taormina, il processo breve è “solo di un ballon d’essai, una minaccia che Berlusconi usa per ottenere il legittimo impedimento”. Il processo breve è stato approvato al Senato ma alla Camera non lo calendarizzeranno neanche. Taormina prevede che verrà messo in un cassetto. E questo per sfruttare l’effetto leva che già è in funzione: minacciare di distruggere il sistema giudiziario per avere la leggina “ad personam”. Secondo Taormina, Berlusconi, “rinuncerà al processo breve per avere in cambio il legittimo impedimento, cioè la possibilità di non presentarsi alle udienze dei suoi processi”. Insomma, una sorta di ricatto sullo stile “o la borsa o la vita”. Che ci sia qualcuno che stia preparando il clima per questa ennesima legge porcata, lo testimonia l’intervento di – badate bene – Adriano Celentano sul CorSera, che intonava una strofa che faceva più o meno così: “piuttosto che mettere in pericolo tutto il sistema giustizia, diamogli la legge che chiede, diamogli l’impunità”. Peccato che ciò voglia dire cedere a un ricatto. Cedere alla minaccia (che subodora di mafia, o paghi il pizzo o ti sfascio il negozio, il meccanismo è il medesimo).
Continua Taormina:

“la legge sul legittimo impedimento è palesemente incostituzionale, e quindi la Consulta la boccerà […] resterà in vigore per almeno un anno e mezzo: appunto fino alla bocciatura della Corte Costituzionale. E Berlusconi nel frattempo farà passare il Lodo Alfano bis, come legge costituzionale, quindi intoccabile dalla Consulta”.

E perché mai il “legittimo impedimento” è incostituzionale? Per la semplice ragione che l’impedimento a presentarsi alle udienze in tribunale non può derivare da una carica: “l’impedimento per cui si può rinviare un’udienza è un impegno di quel giorno o di quei giorni, non una carica […] Perché mai un sindaco, ad esempio, dovrebbe accettare di essere processato? Forse che per la sua città i suoi impegni istituzionali sono meno importanti? […] Insomma questa legge non sta in piedi, è destinata a una bocciatura alla Consulta”. Il “legittimo impedimento” è la legge ponte, da approvarsi con la complicità delle opposizioni, per guadagnare tempo contro i giudici e approvare così il Lodo Alfano per legge costituzionale. Una volta protetto dallo scudo dell’impunità, farà cadere il governo e alzerà il polverone dell’ingovernabilità così da giungere alle elezioni anticipate e farsi eleggere Presidente della Repubblica allo scadere del settennato di Napolitano. Un vero colpo di mano. Taormina sembra ddirittura pentirsi, “ho lavorato per anni per Berlusconi […] quando ero il suo consulente legale e mi chiedeva di scrivergli delle leggi che lo proteggessero dai magistrati […] molte cose che ho fatto in quel periodo non le rifarei più […] ho vissuto una crisi morale, culminata quando ho visto come si stava strutturando l’entourage più ristretto del Cavaliere”. Taormina punta il dito contro Cicchitto, Bondi, Denis Verdini, ma anche contro Ghedini e Pecorella. Personaggi che hanno una cattiva influenza su Mr b. E in preparazione ci sono altre purghe: Schifani sarà il prossimo. A fine legislatura farà la fine di Pisanu, Pera, (Taormina?), Guzzanti. (Taormina si sbottona : la verita’ su Berlusconi raccontata dal suo ex avvocato).

Ed ecco come il capogruppo PdL alla Camera, Cicchitto, motiva i parlamentari a partecipare alle prossime sedute, che stanno veramente a cuore al nanopremier:

    • Con questa circolare inviata ieri a tutti i deputati Pdl su carta intestata della Camera dei Deputati, Italo Bocchino e Fabrizio Cicchitto, invitano tutti i parlamentari del gruppo a garantire la presenza in Aula per tutta la prossima settimana e “senza eccezione alcuna” vista “l’importanza” delle questioni da affrontare, ossia la votazione della legge sul legittimo impedimento che offrirà completa impunità a Berlusconi. Questo testo dimostra inconfutabilmente che il legittimo impedimento è una legge ad personam.

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Legittimo Impedimento, il testo Vietti divide il PD.

Di Legittimo Impedimento se ene era già parlato qui. Ora la notizia è che D’Alema avrebbe dato l’assenso a trattare sul testo proposto, che introduce una sorta di moratoria esplicita ai processi che coinvolgono il (finto) premier nell’attesa di approvare un lodo Alfano bis con legge costituzionale. Secondo D’Alema:

«I comunisti italiani hanno sempre dovuto difendersi dall’accusa di “inciucio”. C’era sempre qualcuno più a sinistra. Io penso però che alcuni “inciuci” come l’articolo 7 della Costituzione che è il più grande degli “inciuci” sono stati molto importanti per la convivenza nel nostro Paese».

Il riferimento all’articolo che regola i rapporti fra Stato e Chiesa serve a D’alema per far passare l’idea che, talvolta, gli accordi sono necessari e salutari. Per D’alema, collaborare con la maggioranza su leggine ad personam che salvaguardino Mr b dalla Giustizia, è “importante per la convivenza nel nostro paese”. L’apertura di D’Alema riguarda le bozze di documenti presentate in Parlamento sul tema del Legittimo Impedimento, in special modo il testo Vietti. L’articolo 1 recita così:

al fine di consentire al Presidente del Consiglio dei ministri il sereno svolgimento delle funzioni attribuitegli dalla Costituzione e dalla legge, costituisce suo legittimo impedimento, ai sensi dell’articolo 420-ter del codice di procedura penale, a comparire nelle udienze dei procedimenti penali quale imputato […]

di fatto si vuole condonare la posizione di Mr b diciamo “pro tempore”. La ragione? Dobbiamo fare la legge costituzionale. E per fare la legge costituzionale ci vuole tempo, e soprattutto voti, che oggi non si hanno ma che l’improvvisa ondata di buonismo istituzionale potrebbe rendere concreti. Dico potrebbe perché i veltroniani, per bocca di Franceschini, novello capogruppo alla Camera del PD, si è pronunciato oggi contro ogni dispositivo di legge che assolva il (finto) premier dai suoi impegni giudiziari. Ovvero, metà PD, quello uscito sconfitto dalle primarie, è contro un mini lodo che estenda il legittimo impedimento alle attività istituzionali del presidente del Consiglio, e pure contro la disciplina del processo breve. L’altra parte, quella dalemiana, invece, intende dare il consenso all’iniziativa del deputato dell’UDC. Insomma, la strategia è la solita: politica dell’appeasement per favorire un’intesa con l’UDC a partire dalle Regionali; contemporaneo isolamento e criminalizzazione dell’IDV di Di Pietro. Tutto ciò al fine di scongiurare le elezioni politiche anticipate, invise tanto al PD che all’UDC, che Berlusconi potrebbe brandire come un coltello all’indomani del ritorno alla battaglia politica dopo il restauro chirurgo-plastico in Svizzera. In caso contrario, apertura all’IDV per una corazzata anti-Silvio.

La politica del PD però è ben lungi dall’essere coerente con il ruolo che il partito stesso aspira ad avere, vale a dire quello dell'”alternativa”. Il PD mostra di non avere superato le ambiguità insite nella sua genesi. Il partito continua a essere un partito doppio: da un lato Letta e la “gaffe” del diritto berlusconiano a difendersi “dal processo” e non solo “nel processo”; dall’altro, la Presidente Rosy Bindi che va al No B Day e smentisce l’improvvido Letta; ora D’Alema e la sua apertura al testo Vietti e l’opposizione interna di Franceschini. Il PD a due teste è destinato a cadere in rovina, a essere sempre meno democratico, e soprattutto a non avere carettere alternativo, bensì “sostitutivo” al PdL.

In serata, Bersani ha fatto marcia indietro sulle parole di D’Alema, ma i problemi restano e rischiano di aggravarsi se non si sceglie definitivamente il metodo democratico e si lascia dipendere da esso la decisione sulla linea politica.

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    • L’ultimo pasticcio ad personam, ieri in Parlamento, era annunciato dalle parole di Massimo D’Alema al Corriere della Sera: “Se per evitare il processo di Berlusconi devono liberare centinaia di imputati di gravi reati è quasi meglio che facciano una leggina ad personam per limitare il danno all’ordinamento e alla sicurezza del cittadini”.
    • Perché ieri era così importante Vietti? E’ l’uomo che ha tirato fuori dal cilindro la “propostina” di legge in due articoli su cui – con qualche intervento del pidiellino Enrico Costa di cui parleremo poi – che l’aula discuterà
    • La soluzione l’ha trovata il deputato piemontese: “In fondo è un uovo di colombo. Un testo-ponte, per l’appunto, che dichiarandolo apertamente, costruisce una moratoria di 18 mesi che permetta al premier di svolgere serenamente le sue funzioni, e al Parlamento di fare, nel frattempo, una legge costituzionale”. E come si fa? “Con il legittimo impedimento a comparire davanti a un tribunale”
    • Ricordi a Vietti che qualcuno, come Onida, ha detto che sarebbe incostizionale. Vietti sospira: “Penso di no. Ma in ogni caso, la soluzione politica ci sarebbe comunque. Perché prima che il testo possa essere bocciato dalla Corte, si avrebbe in ogni caso il tempo di fare una legge costituzionale”

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Ad ampie falcate verso il Legittimo Impedimento.

Una improvvisa accelerazione. Fra il 9 e il 10 dicembre i progetti di legge in materia di legittimo impedimento, appena presentati alla Camera, sono già stati assegnati e passati all’esame della Commissione Giustizia. In particolar modo, nella giornata di ieri, in Commissione si è deciso di accorpare il disegno di legge presentato dal deputato Enrico La Loggia il 25 Novembre scorso, al testo elaborato dal deputato Vietti, anch’esso del PdL.
Il progetto di La Loggia vuole mettere mano all’art. 420-ter del Codice di Procedura Penale, in particolar modo integrando il comma 1, che ora recita così:

Art. 420-ter.
Impedimento a comparire dell’imputato o del difensore.

1. Quando l’imputato, anche se detenuto, non si presenta all’udienza e risulta che l’assenza è dovuta ad assoluta impossibilità di comparire per caso fortuito, forza maggiore o altro legittimo impedimento, il giudice, con ordinanza, anche d’ufficio, rinvia ad una nuova udienza e dispone che sia rinnovato l’avviso all’imputato, a norma dell’articolo 419, comma 1.

La Loggia aggiunge come causa di legittimo impedimento "ogni atto proprio delle funzioni attribuite al Presidente della Repubblica, al Presidente del Consiglio dei ministri e agli altri membri del Governo, ai membri del Senato della Repubblica e della Camera dei deputati". Quindi, il dispositivo è esteso a tutti, presidenti, ministri e parlamentari. Non si fa menzione, in questa versione del testo, alla sospensiva dei tempi per la prescrizione dei reati.

Invece, nel testo Vietti, rimandando a una successiva legge costituzionale che definisce le "prerogative" del Presidente del Consiglio, stabilisce un termine di tempo di un anno dell’efficacia sospensiva del provvedimento per quanto concerne i dibattimenti che coinvolgono il Presidente del Consiglio, ai sensi dell’art. 420-ter c.p.p, ovvero del legittimo impedimento.

Secondo Cinzia Capano del PD, "un legittimo impedimento così configurato non supererebbe certamente il vaglio della Corte costituzionale. A tal fine sarebbe necessario ritornare al previgente articolo 68 della Costituzione ovvero approvare un «lodo costituzionalizzato»". E ricoda come dalla giurisprudenza della Corte costituzionale in materia, "emerga con chiarezza che assumono pari rango costituzionale sia le esigenze di sollecito svolgimento del giudizio che quelle del libero e corretto assolvimento degli organi costituzionali". Secondo la deputata del PD, "spetta all’autorità giudiziaria effettuare, volta per volta e nel caso concreto, un ragionevole bilanciamento tra le due esigenze".

Di Donatella Ferranti (PD) l’attacco più duro: "si tratta chiaramente di una disciplina in contrasto con la Costituzione, che crea una evidente disparità di trattamento perfino all’interno dei soggetti che ne potrebbero beneficiare. Con questa proposta di legge in sostanza si vuole affermare il principio secondo il quale chi ha ricevuto un’investitura popolare non deve essere sottoposto a processo penale. Tale sconvolgimento dei principi del nostro ordinamento appare ancora più inaccettabile se si pensa che la finalità del provvedimento è quella di bloccare solo due processi che riguardano il Presidente del Consiglio".

    • PROPOSTA DI LEGGE d’iniziativa del deputato VIETTI Disposizioni temporanee in materia di legittimo impedimento del Presidente del Consiglio dei ministri a comparire nelle udienze penali Presentata il 2 dicembre 2009
    • PROPOSTA DI LEGGE Art. 1. (Norma transitoria e temporanea in materia di legittimo impedimento del Presidente del Consiglio dei ministri a comparire nelle udienze penali).

            1. Nelle more della definitiva approvazione e promulgazione della legge costituzionale recante la disciplina organica delle prerogative del Presidente del Consiglio dei ministri e delle modalità di partecipazione dello stesso ai processi penali e, comunque, non oltre dodici mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, salvi i casi previsti dall’articolo 96 della Costituzione, al fine di consentire al Presidente del Consiglio dei ministri il sereno svolgimento delle funzioni attribuitegli dalla Costituzione e dalla legge, costituisce suo legittimo impedimento, ai sensi dell’articolo 420-ter del codice di procedura penale, a comparire nelle udienze dei procedimenti penali quale imputato, parte offesa o testimone il concomitante esercizio di una o più delle attribuzioni previste dagli articoli 5, 6 e 12 della legge 23 agosto 1988, n. 400, e successive modificazioni, dagli articoli 2, 3 e 4 del decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 303, e successive modificazioni, e dal regolamento interno del Consiglio dei ministri, di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 10 novembre 1993, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 268 del 15 novembre 1993, e successive modificazioni, nonché delle attività preparatorie e consequenziali.
            2. Quando ricorrono le ipotesi di cui al comma 1, il giudice, su richiesta del Presidente del Consiglio dei ministri, rinvia il processo ad altra udienza.
            3. Nei casi previsti dal presente articolo, la prescrizione dei reati rimane sospesa per tutta la durata del rinvio, secondo quanto previsto dall’articolo 159, primo comma, numero 3), del codice penale, e si applica il terzo comma del medesimo articolo 159 del codice penale. Il giudice può provvedere all’assunzione delle prove urgenti a norma degli articoli 392 e 467 del codice di procedura penale.

            4. Le disposizioni del presente articolo si applicano anche ai processi penali in corso, in ogni fase, stato o grado, alla data di entrata in vigore della presente legge.
      Art. 2. (Entrata in vigore).

            1. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.

    • PROPOSTA DI LEGGE d’iniziativa del deputato LA LOGGIA Modifiche all’articolo 420-ter del codice di procedura penale, in materia di impedimento del Presidente della Repubblica, dei membri del Governo e delle Camere, imputati in procedimenti penali, a comparire nelle udienze Presentata il 25 novembre 2009

    • Da quando nel 1993 è stata soppressa l’immunità parlamentare, si è determinata una crescente conflittualità fra parlamentari e membri del Governo coinvolti in procedimenti giudiziari da un lato e magistratura dall’altro, in ordine all’interpretazione dell’articolo 420-ter del codice di procedura penale concernente l’impedimento a comparire dell’imputato. Inoltre, nelle diverse sedi giudiziarie e in tempi diversi, è stata data spesso un’interpretazione difforme del predetto articolo del codice.

    • Ciò ha determinato conflitti e malintesi che hanno nuociuto sia al pieno esercizio del mandato dei parlamentari e dei membri del Governo, sia all’equilibrata e uniforme attività dei magistrati.

    • Sulla materia è intervenuta una sentenza della Corte costituzionale (la sentenza n. 451 del 2005) per un conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato, sulla vicenda giudiziaria dell’onorevole Cesare Previti, che non ha risolto il problema in modo esaustivo e soddisfacente.

    • I magistrati non sempre hanno rispettato il diritto-dovere dei membri del Parlamento di assolvere al mandato parlamentare attraverso la partecipazione, sia in Assemblea sia nelle Commissioni, ai dibattiti e alle votazioni.

    • Problemi ancora più gravi si sono avuti per i membri del Governo coinvolti in vicende giudiziarie. Infatti i componenti dell’esecutivo assommano, nella stragrande maggioranza dei casi, alla carica di Governo anche lo status di parlamentare e quindi hanno un carico di impegni istituzionali molto maggiore rispetto ai parlamentari.

    • PROPOSTA DI LEGGE

       

      Art. 1.

            1. All’articolo 420-ter del codice di procedura penale sono apportate le seguenti modificazioni:

                a) dopo il primo comma è inserito il seguente:

            «1-bis. È legittimo impedimento a comparire nelle udienze ogni atto proprio delle funzioni attribuite al Presidente della Repubblica, al Presidente del Consiglio dei ministri e agli altri membri del Governo, ai membri del Senato della Repubblica e della Camera dei deputati per il tempo preparatorio, contestuale e successivo necessario al compimento del medesimo atto; il giudice, tempestivamente avvisato, ne prende atto e provvede a norma dei commi 1 e 3»;

                b) al comma 3, le parole: «di cui al comma 1» sono sostituite dalle seguenti: «di cui ai commi 1 e 1-bis»

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