L’infelice #Italicum

Al di là degli psicodrammi sulla visita al Nazareno del Nemico Pubblico Numero Uno (con il quale il Pd ha – purtroppo – governato dalla fine del 2011), ciò che conta, dal mero punto di vista politico, sono due aspetti: uno prettamente legato al metodo, l’altro alla questione più tecnica del contenuto della proposta di legge elettorale.

Comincio dal secondo. Facendo riferimento all’analisi pubblicata oggi da Civati con il contributo di Andrea Pertici, il premio di maggioranza posto al raggiungimento del 35% dei suffragi è sproporzionato e irragionevole; il ballottaggio di coalizione si somma agli effetti distorsivi dello sbarramento, riducendo ulteriormente la rappresentatività; le liste sono nuovamente bloccate e la ripartizione nazionale dei seggi le unificherebbe in un unico listone nazionale, vanificando qualsiasi collegamento eletto-elettore. Inoltre, questo disegno di legge riguarda la sola Camera dei Deputati: nell’Italicum non è prevista alcuna norma per quanto concerne il Senato. Si è voluto collegare la nuova legge elettorale alla riforma costituzionale del Senato non elettivo. Un azzardo inutile. La “cancellazione” del Senato deve avvenire giocoforza sulla base del dettato costituzionale dell’articolo 138. I tempi non sono certi. Se la linea del consenso trovata è quella fra Pd e Forza Italia, non si capisce perché gli altri componenti della attuale maggioranza dovrebbero essere clementi nei confronti di questo complesso di riforme. Ergo, la riforma di Renzi è attesa al soglio di Montecitorio (e sappiamo di che palude si tratti). Tanto più che, recentemente, un precedente tentativo (non si sa quanto serio), spacciato per una riforma istituzionale ma incuneatosi in una torbida modifica al 138, è finito sul consueto binario morto (insieme a tutto l’armamentario di buone e buonissime intenzioni, finanche il cambiamento del Porcellum), con buona pace di tutti.

Appunto, il metodo. A parte lo scazzo (termine tecnico) con Cuperlo, la frase “Nessuna modifica o salta tutto” lascia ben intuire che verso abbia preso il #cambioverso. A che serve la Direzione? A che servono gli organi di un partito, se la discussione è messa in un angolo? Non si può modificare nulla? Allora perché se ne è parlato oggi? Per un patetico e formalistico voto? Quale può essere il contributo della minoranza se ciò che dice il Segretario è lettera scritta immodificabile?

Il ricorso alla speciosa argomentazione che un milione e settecentomila persone ti hanno dato un voto non giustifica l’azzeramento della dialettica interna. Questo valeva ai tempi di Bersani, e vale ora. Ancora di più, se possibile.

Il Porcellum non c’è più

Con il seguente comunicato, la Consulta questo pomeriggio ha dichiarato incostituzionali sia il premio di maggioranza che le liste bloccate della legge elettorale Calderoli.

La Corte costituzionale ha dichiarato l’illegittimità costituzionale delle norme della legge n. 270/2005 che prevedono l’assegnazione di un premio di maggioranza – sia per la Camera dei Deputati che per il Senato della Repubblica – alla lista o alla coalizione di liste che abbiano ottenuto il maggior numero di voti e che non abbiano conseguito, almeno, alla Camera, 340 seggi e, al Senato, il 55% dei seggi assegnati a ciascuna Regione. La Corte ha altresì dichiarato l’illegittimità costituzionale delle norme che stabiliscono la presentazione di liste elettorali “bloccate”, nella parte in cui non consentono all’elettore di esprimere una preferenza. Le motivazioni saranno rese note con la pubblicazione della sentenza, che avrà luogo nelle prossime settimane e dalla quale dipende la decorrenza dei relativi effetti giuridici. Resta fermo che il Parlamento può sempre approvare nuove leggi elettorali, secondo le proprie scelte politiche, nel rispetto dei principi costituzionali.

Di fatto, la legge elettorale è diventata un mero proporzionale puro. Subito si sono sentiti volare appelli alle dimissioni dei parlamentari. Altri chiedono le urne. Tutto questo dopo otto anni e mezzo e tre legislature. Altri fanno accordi con Letta per fantomatiche leggi elettorali che replichino il modello a doppio turno per i sindaci. Non ho parole.

Bersani vuole #primarieparlamentari per soli iscritti?

 

Non commettiamo l’errore di Beppe Grillo, per favore. L’errore di chiudere il recinto e di oscurare tutto il procedimento di selezione dei candidati alle politiche 2013. Se il PD vuol vincere queste elezioni, ebbene, l’unica strada è quella che passa attraverso le primarie aperte. Ci sono problemi organizzativi? Probabile. Ma si sono organizzate primarie di coalizione con 3 milioni di partecipanti e tutto o quasi è filato liscio. Chi si lamenta vuol dire che non le vuole.

 

E invece no. Noi dobbiamo poter contare. Visto e considerato che la promessa di cambiare il Porcellum è rimasta inevasa, visto che i referendum sono stati (e lo erano sin dall’inizio) armi di distrazioni di massa – “una pistola sul tavolo“, disse Bersani, come ad intendere che se non erano ammissibili erano perlomeno uno strumento per convincere la ex maggioranza di centrodestra a modificare la legge Calderoli. Noi dobbiamo poter contare. Poiché nulla di tutto ciò è accaduto. Il Porcellum è ancora al suo posto. Intonso. Con il suo carico di prepotenza inalterato. Per disinnescarlo – il Porcellum è il primo se non il principale alimento di cui si nutre il temibilissimo mostro dell’Antipolitica – basta poco. Un regolamento c’è già, è stato scritto a Quarto, un anno fa, da Civati, Prossima Italia e i tipi di WiProgress. Giuseppe Civati e Salvatore Vassallo oggi sono usciti con una petizione online. Al momento in cui scrivo sono 2700 circa le adesioni. Potete firmare voi stessi a questi indirizzo: http://chn.ge/T5txV1.

 

A quanto sembra i punti fermi sono due:

 

  1. Bersani vuole a tutti i costi un qualche meccanismo di selezione delle candidature;
  2. Bersani non prenderà una decisione se non dopo aver ascoltato le segreterie regionali.

 

I ‘garantiti’ dovrebbero essere una percentuale ridotta. Attorno al 10 per cento. Chi saranno? “Facciamo l’esempio classico: il capogruppo della commissione Finanze. Ecco queste sono esperienze e professionalità utili e che vanno salvaguardate. Questo e’ il criterio”, si spiega. Altra questione sara’ quella delle deroghe per chi e’ da più di 15 anni in Parlamento. I casi Bindi e Fioroni, per intendersi. Di questo si inizierà a discutere nella Direzione che si terra’ la prossima settimana (online-news.it).

 

Ecoo, la Direzione Nazionale. Sperando che non diventi occasione di divisioni.

 

La nuova legge elettorale è una fregatura

Sono passati otto mesi dal pronunciamento della Consulta sul referendum anti Porcellum. All’inizio dell’anno vi raccontavo come fosse pronta una nuova legge porcata, una via di mezzo fra un proporzionale tedesco innestato di collegi uninominali e listini bloccati di due/tre candidati per lista, alla maniera spagnola. La nuova Porcata prese il nome di Provincellum poiché i collegi uninominali sarebbero stati ritagliati sulla misura delle province. Da qui non ci si è più mossi poiché la prospettiva di nuove elezioni era ben lontana negli orizzonti brevi – brevissimi – del mondo politico italiano, messo per così dire in naftalina dall’avvento dei tecnici.

In questi giorni si ritorna a parlare di scioglimento anticipato, di un piano di Napolitano di chiudere con la XVI Legislatura a metà novembre, un anno dopo Monti e la fine del berlusconismo, o di un piano bis che preveda lo scioglimento anticipato a Gennaio, castrando gli ultimi due mesi di governo dei tecnici.

Però manca la legge elettorale. Le riforme istituzionali che sono state raffazzonate per intasare l’iter di approvazione del Porcellum bis, saranno presto infilate sul più classico dei binari morti, magari in commissione riforme costituzionali alla Camera. Pare che già dal 29 Agosto, alla ripresa delle attività parlamentari, i deputati prenderanno la bozza Violante e piegheranno gli ultimi spigoli con l’obiettivo di varare la nuova fiammante legge entro la fine di Ottobre, appena in tempo per mettere in atto il piano A di Napolitano. Naturalmente i politici italiani non sono in grado di prevedere scenari politici che non siano quelli nazionali. A Settembre la Corte Federale tedesca deciderà sul Trattato MES e, se lo dichiarerà contrario alla legge costituzionale tedesca, in Europa si aprirà una nuova profondissima crisi dell’Euro, con una potenza deflagrante mai vista sinora. Cosa farà la politica italiana? Spingerà sull’acceleratore di una legge elettorale che va contro la volontà popolare espressa dal milione di firme che accompagnò in Cassazione i quesiti referendari poi cassati dalla Corte? Oppure manterrà in vita Monti affinché faccia da parafulmine contro la fine dell’Euro?

La probabile mancata approvazione del MES da parte della Germania potrebbe deviare significativamente le trattative sul Porcellum bis. Se ne sono accorti? E’ per questa ragione che Enrico Letta, che è ancora il vice di Bersani, oggi ha annunciato l’imminenza di un accordo con la controparte (PdL e UDC) ? Soprattutto ci si chiede da che parte stia il PD, quale sia la sua proposta in tema di legge elettorale se l’ultima dichiarazione di Bersani in merito faceva riferimento ancora alla formula del doppio turno sconfessata invece dalle colombe Violante e Letta?

In ogni caso, due punti rimarranno fermi: la maggior parte dei deputati e dei senatori sarà scelto dai partiti, inserito in liste bloccate, messo ai voti senza che questi vengano fatti coincidere con nomi di persona. Cioè si vuole evitare che gli eletti siano espressione di un elettorato, che è poi il fondamento democratico di una legge elettorale. I voti di ogni collegio verrebbero quindi gettati in un unico calderone, una mega circoscrizione che racchiuda molteplici collegi, al punto da comportare l’effetto perverso che un collegio non abbia candidati eletti e altri collegi ne abbiano due o più di due, secondo una logica che è tutto tranne che proporzionalistica. Anzi, il Porcellum bis contiene in sé elementi fortemente distorsivi del voto degli elettori.

Si prevede infatti un premio di maggioranza di circa il 15% dei seggi, da attribuire non alla colazione ma al partito che prende più voti. Il sistema è costruito in modo tale da non premiare coalizioni elettorali. Il premio in termini di seggi assegnato al partito di maggioranza relativa diventa di fatto un deterrente a costituire coalizioni prima del voto. Le coalizioni non verrebbero dichiarate in trasparenza ma sarebbero frutto di trattative post voto. Di fatto, il premio di maggioranza diventa il fattore che seleziona il partito leader della coalizione, ma non la coalizione stessa. Stando ai sondaggi, il PD è oggi partito di maggioranza relativa. Guadagnerebbe così il premio del 15% ma non avrebbe comunque abbastanza seggi per poter governare da solo. A questo punto, però, ci sarebbe la fila dei partiti fuori dal Nazareno pronti a vendersi al PD per avere qualche dicastero. E il PD potrà avere campo libero per fare le alleanze che più aggradano non agli elettori ma al suo gruppo dirigente, che come è noto vive su Marte. Non è diabolico?