Dopo la fondazione del PD, alcuni fuoriusciti dalla Margherita formarono l’ennesimo partitino, i LiberalDemocratici: si trattava di tre persone, Natale D’Amico, Giuseppe Scalera e – udite, udite – Lamberto Dini. I quali subito cominciarono a blaterare in pubblico con il risultato che la maggioranza che fu di Prodi cominciò a balbettare sempre più forte. Sino alla resa dei conti, in aula al Senato, quando i tre si divisero e votarono in maniera disgiunta la fiducia al governo: D’Amico restò fedele, Scalera si astenne mentre Dini optò per il no.
Dietro quella apparente libera scelta di campo, si nasconderebbe una sorta di vero e proprio complotto. La famigerata spallata di B. a Prodi. La partita si consumò al Senato, poiché là il Professore era incollato ai voti dei senatori a vita. Non ci furono solo le defezioni di Dini e Scalera, ma anche l’astensione di Pallaro – eletto nella circoscrizione estero – e quella di Andreotti. Ma i due liberlademocratici hanno tracciato un percorso politico un po’ sospetto: insieme sono migrati velocemente nel PdL, alla corte di B. Scalera ha fatto carriera ed è diventato componente del direttivo parlamentare del Pdl alla Camera, nonché coordinatore della campagna elettorale del Ministro Carfagna. Il suo nome compare in più pagine del sito di Stefano Caldoro – Presidente della Regione Campania.
Invece D’Amico, distanziandosi dai due compari, si è ritirato dalla politica. Stranamente, anziché rompere ogni rapporto con lui per aver disobbedito agli ordini di “partito”, Dini lo ha raccomandato in Banca D’Italia:
A 52 anni Natale D’ Amico ritorna ora in Banca d’ Italia, da cui era in aspettativa dal 1996. Ma nonostante lo strappo su Prodi, Dini non gli ha voluto far mancare il proprio appoggio. Agli atti di via Nazionale ci sarebbe infatti una lettera con cui l’ ex direttore generale auspica che al fedele D’ Amico venga ricostruita una carriera che lo porterebbe al livello di condirettore centrale: grado che gli consentirebbe di aspirare a diventare funzionario generale (Natale D’Amico, rientro in Bankitalia con lettera – Corriere.it).
D’Amico si è rifiutato di votare contro Prodi, ma non è stato punito, bensì premiato. Come mai? D’Amico è stato poi nominato dal Governo, durante il Consiglio dei Ministri n. 87 del 19/03/2010, consigliere della Corte dei conti. La sua carriera non ha subito alcun danno da quel voto a favore di Prodi. Di quale credito gode presso B.?
Ieri, Il Fatto Quotidiano, rivelava il ruolo avuto da Ernesto Sica, Salvatore Pilello e Giancarlo Innocenzi nella presunta compravendita di senatori:
Lo schema del caso Randazzo (secondo la versione del senatore non ritenuta affidabile dal pm romano Angelo Racanelli) è stato applicato anche per tentare di sedurre (senza successo) Willer Bordon Nel primo caso Berlusconi aveva messo in pista il commercialista di Saccà, Pietro Pilello, amico di Randazzo.Nel secondo invece l’uomo messo in pista dal Cavaliere era Giancarlo Innocenzi, proprio il celeberrimo membro dell’Agcom costretto alle dimissioni dopo l’indagine di Trani. Quando Bordon non vota contro Prodi, Innocenzi commenta al telefono: “Se lo sono ricomprato” Per dare la spallata a Prodi il Cavaliere avrebbe ordinato a Salvatore Pilello, Giancarlo Innocenzi e Ernesto Sica, nello stesso periodo, di trovare un canale per foraggiare il senatore che gli era stato affidato come preda a differenza di Bordon e Randazzo, il senatore Scalera oggi è in Parlamento. Scalera si è astenuto il giorno della caduta di Prodi. Poi è stato eletto alla Camera ma con il Pdl. Il capo del suo gruppo, Lamberto Dini, invece quel giorno votò contro Prodi. Andreotti, un altro nome citato da Martino, a sorpresa quel giorno non si presentò Sica era molto amico dell’imprenditore Davide Cincotti, patron della Deriblok di Battipaglia. Pur essendo molto vicino ai Berlusconi (Cincotti aveva affittato la villa in Costa Smeralda del fratello del premier) improvvisamente l’imprenditore nel 2008 decide di donare 295 mila euro al partito di Lamberto Dini (Come abbatto un governo | Il Fatto Quotidiano).
Naturalmente, Scalera ha smentito qualsiasi coinvolgimento. Le connessioni ricostruite nell’articolo de Il Fatto sono ancora molto deboli e di difficile interpretazione: il versamento di denaro di Cincotti al partito di Dini è avvenuto per l’avvenuta migrazione nel PdL dell’ex presidente del Consiglio? Per il suo no a Prodi? Per simpatia? Quel che è certo è che Sica gode di gran credito presso il Sultano. Lo avrebbe affermato lo stesso Ghedini. Sica era un modesto sindaco di paese. Nel giro di qualche anno ottiene uno dei più alti numeri di voti:
- Nel 2005, fra i più votati d’Italia, con circa 28.000 preferenze, viene eletto Consigliere regionale della Campania, forse anche grazie alla generosità verso il partito (la Margherita) al quale regala ogni anno nel suo Comune la festa Regionale con ospiti e cantanti sempre straordinari (da De Gregori a Massimo Ranieri). Nel 2007 Sica rompe con De Mita e cambia casacca, passando al Pdl.
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Nel 2008, è rieletto – manco a dirlo – Sindaco di Pontecagnano Faiano. Nel 2009 è di nuovo Assessore provinciale, ma nella giunta Cirielli (questa di centrodestra), nomina che però dura fino al maggio 2010, quando, pare su indicazione diretta di Berlusconi, viene nominato Assessore all’Avvocatura della Regione Campania.
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Ernesto Sica trova anche il tempo di presiedere il Consorzio Aeroporto di Salerno-Costa d’Amalfi, che controlla a sua volta l’ Aeroporto di Salerno spa (Ernesto Sica, l’enfant-prodige ha le ore contate | Il blog di Antonello Caporale).
Sica come Scalera esce dalla Margherita nel 2007. Scalera entra nell’entourage di Caldoro. Sica viene indicato nei verbali come colui che organizza il putch contro Caldoro per sostenere la candidatura di Cosentino alla guida della Regione Campania. Sica diventa poi assessore nella Giunta Caldoro. Caldoro ancora non sapeva nulla, ma si era circondato di individui doppiogiochisti, dall’identità multipla e segreta.