Ecco il testo definitivo della Manovra-bis di Agosto come licenziato dalle Camere: LEGGE_148_DEL_14_SETTEMBRE_2011
La giornata leghista, passata indenne per il momento dinanzi allo scoglio del diniego all’arresto di Milanese, è stata agitata da due episodi: una inedita contestazione in aula a Bossi e da due articoli di giornale aventi per protagonista Gianluigi Paragone, ex direttore de La Padania, giornalista e conduttore tv in quota ‘Carroccio’, candidato alla successione di Santoro nel giovedì sera di Raidue.
La contestazione a Bossi sarebbe stata ordita da ex onorevoli leghisti, scontenti per la guida pro PdL di Bossi e contrari ai tagli ai piccoli comuni e alle province contenuti nella manovra e nei progetti di leggi costituzionali. Gli ex deputati hanno esposto uno striscione con la scritta ‘basta’ e avrebbero intimato a Bossi di lasciare la guida del partito.
Invece Paragone ha espresso un dissenso inedito ed eretico, per un partito carismatico come quello della Lega. In un articolo su Libero, Paragone chiede al partito: “perché tappare la bocca a Tosi e Fontana”? Su Milanese la Lega farà fatica a spiegare ai suoi elettori le ragioni del voto contrario all’arresto. Difficile spiegare il ‘fumus persecutionis‘.
Paragone ravvisa in questo aut-aut a Tosi – se manifesta contro il governo, è fuori dal partito – come un tradimento: “siamo sempre stati dalla parte dei sindaci”, scrive Paragone, poichè i sindaci sono i politici più vicini ai bisogni della gente. E’ legittimo contestare i tagli agli enti locali poiché essi significano meno servizi, quindi per i sindaci leghisti meno consenso. E dove lo va a trovare, la Lega, il consenso, se non sul famoso ‘territorio’ tanto ambito dal PD?
In una intervista a Il Secolo d’Italia, giornale ex An ora dei colonnelli del PdL, Paragone rivela di aver puntato tutto politciamente parlando “su Berlusconi e Bossi e di esserne rimasto deluso“. Finora, racconta, “ci ho sempre messo la faccia e li ho difesi pubblicamente”, “non voterei né PdL né Lega“, “per ora mi astengo”. Di fatto un riposizionamento che in Rai è sempre cosa buona quando regna l’incertezza politica come in questo periodo. Si aggiunga un fatto, suggerito in un corsivo maligno alla fine dell’articolo: la Rai non ha promosso la trasmissione di Paragone in prima serata. Non l’hanno ritenuto idoneo. Che il ravvedimento cominci proprio da qui?
Non si tratta solo di deroga all’art.18. Non è solo deroga allo Statuto dei Lavoratori, ma anche a qualsiasi norma di legge che disciplina una delle materie richiamate dal comma 2 ed alle relative regolamentazioni contenute nei contratti collettivi nazionali di lavoro. Quali?
Sarà possibile derogare rispetto:
Art. 2103. – Mansioni del lavoratore: Il prestatore di lavoro deve essere adibito alle mansioni per le quali è stato assunto o a quelle corrispondenti alla categoria superiore che abbia successivamente acquisito ovvero a mansioni equivalenti alle ultime effettivamente svolte, senza alcuna diminuzione della retribuzione. Nel caso di assegnazione a mansioni superiori il prestatore ha diritto al trattamento corrispondente all’attività svolta, e l’assegnazione stessa diviene definitiva, ove la medesima non abbia avuto luogo per sostituzione di lavoratore assente con diritto alla conservazione del posto, dopo un periodo fissato dai contratti collettivi, e comunque non superiore a tre mesi. Egli non può essere trasferito da una unità produttiva ad una altra se non per comprovate ragioni tecniche, organizzative e produttive.
Ogni patto contrario è nullo.
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Cfr. Cassazione Civile, sez. lavoro, sentenza 23 agosto 2007, n. 17940, Cassazione Civile, sez. lavoro, sentenza 4 settembre 2007, n. 18580, Cassazione Civile, sez. lavoro, sentenza 5 dicembre 2007, n. 25313, Cassazione Civile, sez. lavoro, sentenza 21 dicembre 2007, n. 27113, Cassazione Civile, sez. lavoro, sentenza 23 gennaio 2008, n. 1430, Cassazione Civile, sez. lavoro, sentenza 4 febbraio 2008, n. 2621, Cassazione Civile, sez. lavoro, sentenza 12 febbraio 2008, n. 3304, Cassazione Civile, sez. lavoro, sentenza 5 febbraio 2008, n. 2729, Cassazione Civile, sez. lavoro, sentenza 18 febbraio 2008, n. 4000, Cassazione Civile, sez. lavoro, sentenza 19 febbraio 2008, n. 4060, Cassazione Civile, sez. lavoro, sentenza 22 febbraio 2008, n. 4673, Cassazione Civile, sez. lavoro, sentenza 26 marzo 2008, n. 7871, Cassazione Civile, SS.UU., sentenza 4 aprile 2008, n. 8740, Cassazione Civile, sez. lavoro, sentenza 14 aprile 2008, n. 9814, Cassazione Civile, sez. lavoro, sentenza 7 maggio 2008, n. 11142, Cassazione Civile, sez. lavoro, sentenza 8 maggio 2008, n. 11362, Cassazione Civile, sez. lavoro, sentenza 9 maggio 2008, n. 11601, Cassazione Civile, sez. lavoro, sentenza 10 giugno 2008, n. 15327, Cassazione Civile, sez. lavoro, sentenza 2 settembre 2008, n. 22055, Cassazione Civile, sez. lavoro, sentenza 6 ottobre 2008, n. 24658, Cassazione Civile, sez. lavoro, sentenza 22 ottobre 2008, n. 25574 e Cassazione Civile, sez. tributaria, sentenza 9 dicembre 2008, n. 28887, Cassazione Civile, sez. lavoro, sentenza 1° luglio 2009, n. 15405, Cassazione Civile, sez. lavoro, sentenza 30 settembre 2009, n. 20980 e Cassazione Civile, sez. lavoro, sentenza 14 aprile 2010, n. 8893 in Altalex Massimario.
Possiamo pensare di derogare a questo articolo del codice civile? Possiamo veramente credere che tutto rimanga come prima? Possiamo tollerare che un dipendente sia spostato di mansione con diminuzione della retribuzione? O che sia promosso senza che abbia alcun adeguamento? Possiamo veramente permettere accordi del genere? Accordi in cui un lavoratore sia spostato come una pedina da uno stabilimento all’altro, anche all’estero, senza che vi siano le necessarie – comprovate – ragioni tecniche?
Possiamo, certo. Ma dal giorno successivo in cui verrà approvata una norma simile, una norma che mette un accordo fra privati, con norme al di fuori della legge, al di sopra della legge, si è come dichiarata guerra alla società medesima. L’articolo 8 è sovversivo. Non è soltanto contro la costituzione e contro lo stato di diritto, ma è anche e soprattutto contro il cittadino, la persona, l’individuo. E’ un attacco a tutti noi, alla nostra vita in comune, alla vita condivisa e pacifica di questo paese.
Combattere contro l’articolo 8 è un atto di resistenza contro un atto di guerra.
Scusate l’enfasi, ma è vergognoso che l’unica opposizione giunta contro questa norma – a parte lo sciopero della CGIL, che però non ha messo sufficientemente in luce la portata sovversiva dell’emendamento – provenga solo da Confindustria, la quale fa sapere che la base di partenza resta l’accordo confederale del 28 giugno 2011, il quale prevede sì un rafforzamento della contrattazione di secondo livello – territoriale, aziendale – ma sempre all’interno della cornice superiore e condivisa della Costituzione, della Legge, dello Statuto dei Lavoratori e del CCNL. L’irresponsabilità del governo e di Sacconi è palese e deve essere duramente condannata.
Così il Senato ha peggiorato l’art. 8 del Decreto Manovra-Bis, contenente norme che rendono possibile realizzare accordi Azienda-Lavoratori in deroga al contratto nazionale.
(fonte Corsera, 05/09/11, p.5)
Un ulteriore emendamento inserisce un nuovo comma che estende la possibilità della deroga anche per le disposizioni di legge “che disciplinano le materie richiamate dal comma 2 ed alle relative regolamentazioni contenute nei contratti collettivi nazionali di lavoro”.
Questo il testo dell’art. 8 contenuto nel decreto con le modifiche apportate dal Senato:
Titolo III
MISURE A SOSTEGNO DELL’OCCUPAZIONE
Art. 8
Sostegno alla contrattazione collettiva di prossimità
Art. 8 – emendato
Sostegno alla contrattazione collettiva di prossimità
2.bis Fermo restando il rispetto della Costituzione, nonché i vincoli derivanti dalle normative comunitarie e dalle convenzioni internazionali sul lavoro, le specifiche
intese di cui al comma 1 operano anche in deroga alle disposizioni di legge che disciplinano le materie richiamate dal comma 2 ed alle relative regolamentazioni contenute nei contratti collettivi nazionali di lavoro
Così Pietro Ichino sul Messaggero di stamane:
[…]
[Il Messaggero,
5/9/11, p. 3]
Il vertice di Arcore di oggi è il capolinea della vergogna: tutte le chiacchiere ferragostane sul contributo di solidarietà, sulla cancellazione dei comuni sotto i mille abitanti, sulla riduzione mediante accorpamento delle province, acqua passata. Bossi e Berlusconi hanno cancellato ogni norma, tranne quelle sulle festività e sul diritto a licenziare. Ne consegue che la manovra non ha più alcun senso. Non sono state prospettate misure che sostituiscano le predette norme in fatto di tagli alla spesa, quindi sarà impossibile, stando a quanto sentito stasera, approvare il decreto di ferragosto negli stessi saldi. Tanto per dire: l’intervento sulle pensioni – l’abolizione della facoltà di riscatto degli anni di studio universitario o di leva militare obbligatoria – è ridicolo e i suoi effetti sulla spesa pubblica sono tutti da dimostrare (questo perché per riscattare gli anni della laurea bisogna pagare all’INPS una discreta somma che ora nessuno si sognerà più di dare).
Il taglio delle Province verrà inserito invece in una legge costituzionale: le province verranno declassate a organismi istituzionali di secondo livello. Non saranno più organi elettivi bensì nominativi (con responsabilità in capo alle Regioni). Risultato: dalle province ai poltronifici. Nessuno può dire oggi se questa riforma apporterà benefici al bilancio pubblico mentre è quasi certo che incrementerà la corruttela e il clientelismo.
I mancati tagli ai comuni non trovano alcun contrappeso: non verrà apportato alcun aumento all’IVA. Mentre il dimezzamento dei parlamentari verrà inserito anche esso in una legge di riforma costituzionale. Ergo: non ci sarà alcuna modifica ai privilegi di casta. Nulla. Niente di niente. E’ un decreto svuotato del suo contenuto. Dalla fretta di ferragosto si è passati alla più classica delle retromarce. Nessuno cita più la lettera di Trichet. Nessuno ricorda le minacce di Berlino e di Parigi. Il peggio sembra passato e invece il peggio è in questo governo che non è in grado di difendere le proprie – impopolari e ingiuste – scelte. Oggi il cuore non gronda più sangue: salvati i redditi alti (anche i calciatori tirano un sospiro di sollievo), non una parola contro l’evasione e l’elusione, salvo una promessa di un futuro intervento di “nuove misure fiscali finalizzate a eliminare l’abuso di intestazioni e interposizioni patrimoniali elusive” (via La Repubblica.it).
Il governo scherza con il fuoco. La BCE sta a guardare ma ben presto farà tremare le fondamenta di Palazzo Grazioli. Potete giurarci.
Per concludere, un’osservazione: declassamento delle province a organi di secondo grado di natura nominativa e dimezzamento dei parlamentari (ripeto, non del loro stipendio né dei loro privilegi) equivale a dire meno democrazia per tutti.
Il cuore di B. gronda sangue, gli Ufo esistono e ieri ho visto un asino che vola. Questa potrebbe benissimo essere la nuova manovra Tremonti – Berlusconi. Che più ne ha, più ne metta. Oggi aboliamo i comuni sotto i mille abitanti, ma contigui fra di loro altrimenti no. Le Unioni municipali devono essere almeno di 5.000 abitanti, ma le regioni possono decidere altrimenti, alzando o abbassando l’asticella a loro piacimento. Per stimolare la crescita e gli investimenti, eliminiamo per decreto l’impossibilità di licenziare senza giusta causa e spostiamo le festività nazionali la domenica. Volete mica lasciar stare le pensioni? Alziamo l’età pensionabile a 67 anni. Poi, tassiamo. Tassiamo tutto. Anche l’aria. (Toh, persino le sigarette e la benzina, che nessuno l’ha mai fatto).
Simply Sauce, scrive il The Economist. Tradotto letteralmente: semplice salsa, ovvero, semplice contorno, condimento. Lo spettacolino indecoroso deve ancora iniziare. In queste ore le pagine dei giornali sono occupate dalle esternazioni di qualsiasi mezza cartuccia del PdL. Eh sì, il PdL ha una fronda interna e la Lega un giorno è fedele a Tremonti, il giorno dopo è contro Tremonti. Il decreto arriva in aula al Senato dalla prossima settimana: solo allora comincerà il balletto degli emendamenti. Imperdibile, questa volta.
Ecco l’antipasto servito sui quotidiani di oggi. La maggioranza sembra coesa e compatta verso l’approvazione del decreto…
La Stampa – Int. a CROSETTO GUIDO – CROSETTO: “CAMBIARE SI PUO’ SUBITO L’ETA’ MINIMA A 63 ANNI” (SCHIANCHI FRANCESCA)
Sole24Ore – Int. a BALDASSARRI MARIO – “L’ETA’ DI PENSIONAMENTO A 70 ANNI” (COLOMBO DAVIDE)
Il Gazzettino – Int. a BOSSI UMBERTO – BOSSI: “TAGLI AI COMUNI PER SALVARE LE PENSIONI” (PIETROBELLI GIUSEPPE)
Corsera – Int. a BRAMBILLA MICHELA VITTORIA – “SOLO DANNI DALL’AUMENTO DELL’IVA NEGOZI, ORARI LIBERI PER LA CRESCITA” (PICCOLILLO VIRGINIA)
Il Messaggero – Int. a QUAGLIARIELLO GAETANO – QUAGLIARIELLO: “LE REGOLE DEL GIOCO NON SI CAMBIANO A GIOCO COMPIUTO” (M.A.)
Il Giorno – Int. a FORMIGONI ROBERTO – FORMIGONI: “VADO IN PIAZZA CON I SINDACI” (MINOTTI ROSSELLA)
Il Mattino – Int. a BOTTACIN GIAMPAOLO – BOTTACIN: “LA GENTE DEL NORD E’ STANCA LA LEGA DEVE RISPETTARE LE PROMESSE” (CASTIGLIONE CORRADO)