[Con il contributo di @marcocacchioli @gruggieri @raffoblog @70RoK @paologandolfi @Mirchen37 @CALentola @Louisebonz]
L’occasione è storica, scrive Andrea Scanzi. Le Quirinarie hanno selezionato dieci nomi per il Colle più alto che possono essere propedeutici a creare una nuova convergenza, una versione delle larghe intese che non sia giocoforza uno sfondamento a Destra, verso gli Impresentabili per antonomasia. Pippo Civati e il PD di Parma hanno provato a intavolare un dialogo con i 5 Stelle della Stalingrado grillina. Stamane, per circa due ore, dal vivo e in diretta streaming dalla sala della Corale Verdi, Civati, Marco Bosio (capogruppo M5S a Parma) e Nicola Dell’olio (capogruppo PD a Parma) hanno parlato dell’inutilità del non dialogo e del rifiuto a prescindere di qualsiasi soluzione allo stallo, creatosi dopo il voto del 24-25 Febbraio. Non si può dire che l’argomento non interessi poiché, per quanto la Corale Verdi sia piccola, la sala era affollata.
Civati ha sdrammatizzato chiamando l’evento ‘Incontri ravvicinati della terza Repubblica’, un titolo che ha un sottotesto notevole, specie se si pensa che la strategia della segreteria PD e dei capigruppo parlamentari, dell’una e dell’altra parte, è stata tutt’altro che conciliante.
In Parlamento non si dialoga, ma il dialogo in questo momento serve perché è inutile trincerarsi dietro le formule propagandistiche ‘calate’ dall’alto. Il dialogo è utile a scoprire che non si è molto diversi, dopotutto. Che se non si comincia da qualcosa, evidentemente non si potrà mai e poi mai fare una sola delle mille riforme che il M5S vuole fare. Civati comincia dal Presidente della Repubblica e ricorda la campagna per porre tetto alle retribuzioni degli Alti Papaveri della Pubblica Amministrazione, il tetto del Quirinale:
Bosi ha replicato con una precisazione che sa di ‘bizantinismo’ e una specie di sviolinata a Civati:
Eppure l’alterità del 5S rispetto al ‘sistema’ non può essere sprecata con l’arroccamento. Bosi ne è consapevole. E’ consapevole che un momento come questo non tornerà. L’occasione è storica. L’ha detto anche Andrea Scanzi.
Bersani non andava bene. Per Bosi il PD doveva fare un altro nome. In fin dei conti, quando Civati scriveva del Piano C, chiedeva proprio questo. Ma il Capo Comico ha portato avanti la linea del no a prescindere. No anche alle ‘foglie di fico’.
Civati spiega perché le larghe intese possono essere meglio di come le ricordiamo. Se non altro, un governissimo con Ignazio La Russa sarebbe la fine del PD per come lo conosciamo.
Venti anni di occasioni perdute e dovremmo aspettare ancora? A quando il governo del cambiamento? Dall’Olio torna sulla critica storica dei Democratici verso i 5 Stelle. Chi decide nel Movimento? Bosi si è un po’ arrabbiato, ed è stato così tutte le volte che Dall’Olio ha preso parola. Il dibattito è subito scemato dalle cose da fare alle corrispettive contestazioni.
Civati non coglie la provocazione e rilancia sul finanziamento pubblico ai partiti. La proposta Tocci, che con il sistema del 5 per mille metterebbe d’accordo la volontà di eliminare i rimborsi e dall’altro regolerebbe i finanziamenti privati:
A fine dibattito, una domanda di un militante a 5 Stelle scalda di nuovo gli animi.
Il 5 Stelle afferma che Bersani ha sbagliato tutto. Il PD dovrebbe dimissionarlo. Dall’Olio smette per un attimo i panni del moderatore e attacca il 5 Stelle. Bersani ha ricevuto un milione e settecentomila voti! Metà platea applaude.