Conflitto di interessi, analisi della proposta del PD

berlusconi_occhiale

In una discussione avuta su Twitter oggi mi è stato ricordato che il PD non ha alcuna volontà di cambiare, che sta organizzando un papocchio con Berlusconi, eccetera. Qui un sunto:

http://twitter.com/DanteofSparda/status/313593534664044544

D’altronde non mi è mai effettivamente chiaro se i vari commentatori sul web che parteggiano per i 5 Stelle abbiano la cura di verificare quel che dicono. Nella fattispecie, è stato fatto riferimento alla critica di Marco Travaglio – durante l’ultima puntata di Servizio Pubblico – agli otto punti proposti durante la Direzione Nazionale del PD circa dieci giorni fa. Travaglio critica pesantemente tutti gli otto punti ma si concentra, con il consueto acuminato linguaggio, che la proposta del PD riprenderebbe la legge del 2006 la quale, a sua volta, prevedeva che «il conflitto di interesse se sei parlamentare non esiste. Inizia ad esistere se vai al governo. Che significa? Che se Berlusconi rimane capogruppo può tenersi tutte le televisioni che vuole».

Travaglio commentava una proposta che non era ancora stata presentata. E’ vero che era stata annunciata l’intenzione di voler riprendere parte del progetto di legge approvato dalla I Commissione della Camera dei deputati l’11 maggio 2007 (http://www.senato.it/leg/15/BGT/Schede/Ddliter/26112.htm).

Proprio oggi sul sito del Partito Democratico sono state pubblicate due proposte di legge correlate fra di loro che sono il frutto della sintesi del progetto di legge del 2007 e della proposta Elia-Onida-Cheli-Bassanini e altri (www.astrid.eu/ASTRID-La-disciplina-del-conflitto-d-interessi.pdf). Si tratta di un doppio disegno di legge che regola i casi di conflitto di interesse nonché i casi di ineleggibilità e incompatibilità.

La critica di Travaglio si fonda sull’assunto che il dispositivo di legge entrerebbe in funzione solo nel caso di attribuzione di cariche di governo mentre non accadrebbe nulla nel caso in cui Berlusconi rimarrebbe semplice ‘capogruppo’. Ma tale critica parrebbe infondata poiché il PD avrebbe previsto di inserire una sorta di filtro preventivo nella clausola di ineleggibilità e incompatibilità cosiddette ‘di affari’:

II) Irrigidimento delle previsioni in materia di ineleggibilità e incompatibilità “di affari”
Si stabilisce che, nel caso di soggetti legati allo Stato, alle Regioni o agli enti locali da particolari rapporti concessori o di finanziamento, l’ineleggibilità (o incompatibilità) opera anche indipendentemente dalla qualità formale di concessionario, ovvero dalla carica sociale rivestita dal soggetto interessato, dovendosi guardare anche al dato sostanziale della proprietà o del controllo della società o dell’impresa interessata (https://s3.amazonaws.com/PDS3/allegati/incompatibilita_incandidabilita.pdf).

Tale norma supererebbe i limiti della vecchia norma del 1957 (DPR. 30 Marzo 1957, n. 361) secondo la quale non sono eleggibili:

1) coloro che, in proprio o in qualità di rappresentanti legali di società o di imprese private, risultino vincolati con lo Stato per contratti di opere o di somministrazioni, oppure per concessioni o autorizzazioni amministrative di notevole entità economica, che importino l’obbligo di adempimenti specifici, l’osservanza di norme generali o particolari protettive del pubblico interesse, alle quali la concessione o l’autorizzazione è sottoposta […].

Naturalmente la questione della ineleggibilità di Berlusconi fu posta sin dal lontano 1994 e all’epoca la Giunta per le Elezioni accettò la formula secondo la quale Berlusconi non aveva responsabilità diretta della gestione dell’impresa che era invece già stata conferita a Fedele Confalonieri. Berlusconi, in quanto mero proprietario, fu escluso dall’applicazione di quella norma. Una questione di lana caprina, di giuridichese stretto. Quello fu l’errore storico che si è protratto sinora. La correzione proposta dal Partito Democratico rende la norma di ineleggibilità definitivamente efficace. Andrebbe letta e votata domani, senza indugio alcuno.

Resto dell’idea quindi che i due provvedimenti siano una buona base di partenza e chi sostiene l’idea dell’inciucio Pdl-PDmenoL dovrebbe iniziare a leggerli e a studiarli seriamente. Capito, DanteofSparda? Ecco, questa è una delle ragioni per cui il M5S dovrebbe rivedere le sue posizioni sulla formazione del nuovo governo.

Salva-Sallusti e Ammazza-Blog, molto rumore per nulla

 

Il disegno di legge firmato da Vannino Chiti e Maurizio Gasparri e prodotto in gran fretta per “salvare il soldato Sallusti”, a detta di molti illustri commentatori ed esperti di internet, quali Alessandro Giglioli e Guido Scorza, conterrebbe l’ennesimo comma ammazza-blog. Di fatto i pareri dei due giornalisti vivono di luce riflessa, la medesima luce che teoricamente dovrebbe promanare dagli articoli di Marco Travaglio. Ma se leggeste attentamente i tre testi, vi accorgereste di uno slittamento interpretativo che trasforma un emendamento finanche pasticciato e scritto male, in un vero e proprio temibilissimo comma ammazza-blog.

Per praticità, vi riporto le frasi salienti dell’articolo di Travaglio:

Oggi, se un cronista pubblica una lieve inesattezza causando un piccolo danno, può essere condannato anche a una multa e una riparazione pecuniaria di poche decine di euro: in futuro il giudice non potrà affibbiargliene meno di 30 mila (il massimo non è fissato: teoricamente, anche miliardi). E, come se il primo bavaglio non bastasse, eccone un altro: i direttori responsabili di giornali e testate radio o tv risponderanno di omesso controllo anche per tutto quanto esce sulle edizioni online (M. Travaglio, Il Fatto Q).

La teoria di Travaglio, detta in soldoni, è questa: i giornalisti alle dipendenze di editori miliardari (ergo Berlusconi), continueranno a diffamare, impuniti, difesi dagli avvocati del loro padrone; i giornalisti di bottega, come per esempio Corrado Formigli, verranno schiacciati dal peso di risarcimenti milionari. Ora, va da sé che il quadro descritto da Travaglio è già ampiamente in opera e la legge “salva-Sallusti” non cambierà di molto le cose, soltanto eliminerà il carcere e riallineerà il nostro codice penale alle equivalenti normative europee. Travaglio vuole mantenere il carcere ed è contrario a trattare le testate giornalistiche online alla stregua di un giornale di carta. E attenti, perché lui cita espressamente i direttori responsabili di giornali delle edizioni online, non parla di blog, che come è noto non sono testate editoriali.

Lo smottamento interpretativo comincia quando il duo Chiti-Gasparri consegna al Senato l’emendamento n. 1.15 al DDL n. 3491. Il quale interviene sullo stesso progetto di legge così modificandolo:

Art. 1. (Modifiche alla legge 8 febbraio 1948, n.47)

1. Alla legge 8 febbraio 1948, n.47, sono apportate le seguenti modificazioni:

a) l’articolo 12 è sostituito dal seguente:

«Art. 12. (Riparazione pecuniaria). — 1. Nel caso di diffamazione commessa col mezzo della stampa, la persona offesa può chiedere, oltre il risarcimento dei danni ai sensi dell’articolo 185 del codice penale, una somma a titolo di riparazione. La somma è determinata in relazione alla gravità dell’offesa e alla diffusione dello stampato e non può essere inferiore a 30.000 euro.»;

Emendamento 1.15: «a) all’articolo 1, dopo il comma 1 è aggiunto il seguente: “Le disposizioni della presente legge si applicano, altresì, ai siti internet aventi natura editoriale»

Mi sembra che sia ben specificato l’intento del (deprecato) legislatore: estendere la norma di cui al comma a) – riparazione pecuniaria – anche ai siti internet aventi natura editoriale, ovvero alle testate giornalistiche online, non ai blog. In ogni caso, il legislatore pasticcia e sembra in questo caso non conoscere la recente sentenza della Cassazione in merito al caso Ruta e al giornale online “Accade in Sicilia”.

la Corte di cassazione, depositando la motivazione della sentenza n. 23230, con la quale nel maggio scorso, ponendo termine al «caso Ruta», ha annullato senza rinvio la sentenza della Corte d’appello di Catania, che aveva confermato la condanna inflitta dal tribunale di Modica a Carlo Ruta, direttore del giornale telematico «Accade in Sicilia», per omessa registrazione della pubblicazione dello stesso, come previsto dagli articoli 5 e 16 della legge n. 47 del 1948. La Cassazione ha, al contrario, ribaltato la posizione dei giudici di merito, fornendo una lettura della legge sulla stampa, secondo la quale il giornale telematico, inteso come categoria a sé stante, non risponderebbe alle due condizioni ritenute essenziali per l’esistenza del “prodotto stampa” e, precisamente:

– un’attività di riproduzione tipografica;

– la destinazione alla pubblicazione del risultato di questa attività.

È vero che la legge n. 62 del 2011 ha introdotto la registrazione dei giornali online, ma lo ha fatto solo per ragioni amministrative e solo al fine di concedere la possibilità di usufruire delle sovvenzioni economiche previste per l’editoria. In conseguenza di tale scelta, le testate telematiche  possono essere sottoposte alla legge n. 47 dell’8 febbraio 1948, “Disposizioni sulla stampa”, solo a condizione di aver fatto richiesta di finanziamento pubblico (A. Scalisi, Aci Castello online).

Non mi dilungo sul dilemma dei giornali online e della applicabilità della legge sulla Stampa. E’ un dibattito interessante ma credo sia necessario ben più di un post su un blog per dipanare la matassa giuridica in materia. Quel che mi preme mostrare è ora come Guido Scorza tratta questo maldestro emendamento sul suo blog su L’Espresso:

La disposizione prevede “semplicemente” che ogni gestore di sito informatico debba provvedere alla rettifica di quanto scritto entro 48 ore dal ricevimento di una qualsiasi richiesta a pena, in caso contrario, di una sanzione pecuniaria di oltre dieci mila euro […] Inutile ricordare che l’introduzione nell’ordinamento di una previsione tanto scellerata avrebbe come effetto immediato quello di far passare la voglia, a centinaia di migliaia di cittadini italiani, di condividere informazioni ed opinioni online e/o di veder sistematicamente trionfare l’opinione dei più forti, giusta o sbagliata che sia perché nessuno, nella blogosfera, sarebbe disposto anche solo a rischiare di dover pagare oltre dieci mila euro per un’attività amatoriale (G. Scorza, L’Espresso).

Ciò è semplicemente falso. Scorza dimentica forse di leggere l’emendamento, che pure viene citato nell’articolo. La norma parla di “siti internet aventi natura editoriale”; Scorza di “ogni gestore di siti internet”. Due cose profondamente diverse. Il suo post si conclude con un garibaldino “alzare la testa”, ma forse è il caso di non precipitarsi sempre in questa rincorsa all’indignazione. E prima di scrivere “il sempre attento Guido Scorza”, fare due verifiche, che è poi il senso del mestiere del giornalista.

Il DL Salva Sallusti

Gli emendamenti al DL Salva Sallusti

Beppe Grillo e l’incubo di governare il paese

Dall’intervista di Marco Travaglio a Beppe Grillo, pubblicata stamane su Il Fatto Q, emerge che:

1) Grillo ha il terrore che il M5S diventi partito di maggioranza relativa, poiché con il Porcellum avrebbe la maggioranza parlamentare, quindi dovrebbe far eleggere circa 500 deputati e senatori (e dove li trova, visto che il Movimento non ha alcuna struttura e che mobilita in maniera attiva soltanto poche migliaia di persone?);

2) Grillo non vuol neppure “sentir parlare di strutture”, ergo il Movimento è scalabile, può essere infiltrato da qualsiasi gruppo politico e poi distrutto dall’interno una volta entrato nelle istituzioni; è effettivamente a rischio di “balcanizzazione”, nelle forme già esperite dal PdL dopo l’uscita di scena parziale di Berlusconi. Grillo afferma di non volersi mai candidare. Di non voler entrare nelle istituzioni (“sono un franco tiratore”). Ma forse, a causa di quella vecchia condanna per l’incidente stradale, non potrebbe nemmeno candidarsi. Di fatto, però, senza una leadership carismatica e operativa all’interno delle istituzioni, e senza una struttura organizzativa che selezioni e ben definisca le responsabilità, il futuro del Movimento è quello di dividersi:

3) E poi, soprattutto, il M5S farà le alleanze…

Non si tratta forse di una linea politica diversa rispetto a quella che è stata propagandata fino ad oggi? Voi che partecipate al Movimento, siete stati interpellati su questa nuova impronta del M5S? Giusto per sapere.

Dove vedere la diretta di Servizio Pubblico

3 Novembre 2011, la televisione di Santoro prova a fare la rivoluzione con un prodotto televisivo multipiattaforma- che brutta parola… In ogni caso, in mancanza di una strategia diversa, per esempio di compartecipazione di blogger e webtv, quello che rimane è pur sempre la nuova edizione di Annozero, questa volta fuori dalla Rai, quindi fuori dai tentativi di censura. Non dite che è poco.

Se volete donare 10 euro a Santoro, che a sua volta vi donerà questa trasmissione, visitate questa pagina: http://www.serviziopubblico.it/donazione.html

Pertanto questi sono i canali dove vedere Servizio Pubblico:

  1.  webtv:

http://bit.ly/tMzbJp

http://bit.ly/u0KaWu

http://www.serviziopubblico.it

http://www.ilfattoquotidiano.it

http://www.repubblica.it

http://www.corriere.it

2. Tv tradizionali:

Tutti in piedi! 110 anni di FIOM: rivedi la manifestazione in streaming

Vodpod videos no longer available.

oppure sul canale youtube: http://www.youtube.com/playlist?p=PL185A2BDDDF014B25

PD: se Zingaretti riceve l’investitura di Travaglio

Con un fondo intitolato “Io voto Zingaretti”, Travaglio esorta l’elettorato del PD a metter da parte “il museo delle cere” che ha diretto sinora il partito. Il teorema Travaglio è chiaro: B. è alle corde, sia fisicamente – “le condizioni fisiche, impietosamente immortalate dalle immagini dell’altroieri quando s’è presentato a Palazzo Grazioli in tuta da benzinaio proferendo frasi sconnesse in spagnolo maccheronico (“estamos a la cabeza de la civilizaciòn”) – che politicamente – ha cassato Fini senza far di conto al pallottoliere – e allora perché il PD deve avere paura di nuove elezioni? I sondaggi danno il PdL al 28%, una emoraggia di voti che non confluisce pienamente nella Lega come si vuol far credere, almeno a livello nazionale (ma in Veneto sono contenti di Calderoli e Bossi a cena con Brancher?), che defluisce un po’ verso Fini, per ora senza partito, e si inabissa nell’astensionismo e nell’indecisionismo. Un bacino, quell’elettorato, soprattutto fatto di ventenni, in cerca di un partito:

i leader del Pd potrebbero riattivare per un attimo le loro attività cerebrali, senza esagerare s’intende, e porsi una domanda semplice semplice: che senso ha seguitare a blaterare di governi tecnici, balneari, istituzionali, “di responsabilità” e altre ammucchiate politichesi? […] Che senso ha mostrarsi atterriti e tremebondi all’ipotesi di votare, dando l’impressione di aver già perso e di voler cacciare B. con manovre di palazzo, a tavolino, “a prescindere” dagli elettori? (Io voto Zingaretti | Il Fatto Quotidiano).

Questa scossa, al PD, ma soprattutto al suo gruppo dirigente, dovrebbe arrivare, secondo Travaglio, dagli elettori: quegli stessi che a Ottobre hanno partecipato alle primarie? Il Fatto Quotidiano da giorni sta facendo campagna per le cosiddette ‘Primarie di Coalizione’, previste peraltro dallo Statuto del PD – forse non da quello di Idv o di SeL, probabili partiti alleati, né tantomeno dall’UDC; Padellaro e soci stanno perciò affermando quanto si andava affermando ampiamente in Rete un anno fa, durante la campagna per le Primarie della Segreteria del Partito, ovvero che è compito nonché dovere dell’elettore del PD, scontento dalla linea politica sinora perseguita, di dare un segno chiaro alla dirigenza. Di cambiare. Forse che l’elezione di Bersani sia stato quel segno tanto atteso di discontinuità con la politica della collateralità con B.? L’elettorato ha scelto Bersani in quanto erede diretto della tradizione del PCI, non già perché ‘nuovo’. L’elettorato, alle primarie dell’Ottobre 2009, ha scelto il vecchio. Perché oggi dovrebbe scegliere uno come Zingaretti?

Proviamo per un attimo a immaginare se, al posto di Bersani, ci fosse Nicola Zingaretti. Ha 45 anni, governa bene la Provincia di Roma, dove ha vinto le elezioni mentre Rutelli le perdeva, non è chiacchierato, non ha scandali né scheletri nell’armadio, ha una bella faccia pulita e normale, è pure il fratello del commissario Montalbano (il che non guasta), non s’è mai visto a Porta a Porta, ha ottimi rapporti con Vendola e parla un linguaggio che piace ai dipietristi (Il Fatto, cit.).

Zingaretti è uno dei tanti quarantenni del PD, una delle tante ‘giovani promesse’ che giacciono all’ombra delle Bindi e dei Violante. Non parla la lingua pratica di Bersani eppure ha visione e capacità previsionale: solo ieri su L’Unità affermava che Fli, il gruppo dei finiani, punta a dividere il PD. E infatti oggi, Italo Bocchino, presidente alla Camera dei Fli, ha preconizzato un nuovo governo di B. senza la Lega ma con Fini, UDC e i moderati del PD (Fioroni?). Zingaretti ha visto giusto. E mentre Chiamaprino si pone sempre più alla destra del partito, quasi candidato ideale per un grande centro che ancora non c’è, Bersani lanca il porta a porta che subodora di Raccolta Rifiuti. Sarebbe bastato fare campagna politica alle feste dell’Unità, o feste Democratiche che dir si voglia, senza cedere il palco al Cota o al Trota di turno. Zingaretti ha avuto il coraggio di dirlo, e ciò deve aver fatto male al segretario. Zingaretti ha detto che Chiamparino è subalterno alla destra. Forse è già cominciata la battaglia delle candidature, mentre le primarie ancora non si sa se ci saranno. Un paradosso che solo nel PD si poteva concepire.

Sitografia:

Rai per una notte, (e)versione di Annozero

YouTube

Rai per una notte, la trasmissione completa della (e)versione di Annozero andata in onda ieri e “dimenticata” dal Tg1.

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Rai per una notte, (e)versione di Annozero

Rai per una notte, 25 Marzo, ore 21, la diretta streaming su Yes, political!

“Nell’inchiesta di Trani è stato intercettato il presidente del Consiglio ed è scandaloso che questo possa accadere in un Paese come il nostro. Dovete dirmi in quale altra democrazia questo accada, in quale tv di Stato si possa essere sottoposti a processi senza dare la possibilità di difendersi di fronte alle terribili accuse del signor Travaglio”, è “barbarie, un’inciviltà, che si possa essere processati in una qualunque tv, ma soprattutto in una tv pubblica pagata con i soldi di tutti”.

Con queste frasi un (finto) premier arrabbiato, nervoso, ha condito l’infelice serata al padiglione della Fiera del Levante di Bari. L’uomo trema. E’ accerchiato dai suoi, prima che dai giudici. La Lega Nord tracimerà, facendo del PdL un sol boccone, nel Veneto e in Lombardia e forse anche in Piemonte.

E lui, che fa? Attacca la magistratura. Attacca Travaglio. Attacca l’informazione. Nonostante essa sia stata messa a tacere. Studiava da tempo come mettere il bavaglio ai “chiacchieroni” di Annozero. Ci è riuscito, a forza di pressioni, a forza di telefonate. L’alibi, il regolamento della Vigilanza Rai. I complici, il CdA, la Vigilanza, di nuovo il CdA, il direttore generale, e via discorrendo.

Ma il 25 Marzo, la libertà d’informazione risorgerà. I nuovi media stanno preparando una imboscata alla televisione, la vecchia antiquata, elitaria televisione. Con una manifestazione completamente finanziata grazie alla raccolta delle donazioni dei cittadini (ieri sera l’annuncio di Santoro del raggiungimento dei 50.000 contribuiti richiesti per allestire l’evento), FNSI, USIGRai, la redazione di Annozero daranno vita a una storica alleanza fra blog, tv indipendenti, giornali contro la concentrazione del potere mediatico nelle mani del Padrone. Un vero e proprio attacco al cuore del sistema Berlusconi, il controllo dei mezzi di informazione.
Lui, che ha occupato in questa ennesima campagna elettorale tutti gli spazi televisivi disponibili, telefonando in diretta a Uno Mattina, piuttosto che a Mattino Cinque, riempiendo di dichiarazioni la stampa, ricevendo in grazia dal fedele Minzolini le aperture degli ultimi quattro Tg1 delle 20.

Yes, political sceglie di divulgare la diretta streaming di Rai per una notte. Sceglie di far parte di questa alleanza senza capi, di questo popolo senza volto (ma dal colore viola), che cerca di resistere alla terribile macchina della propaganda berlusconiana.

Da domani, ore 21.

Raiperunanotte, 25 marzo ore 21. Contro il bavaglio Rai.

Guarda la diretta streaming su Yes, political!

rai per una notte

Stiamo preparando una serata davvero speciale, un SuperAnnoZero che incrocerà la piazza, la rete e la televisione per l’ultimo giovedì di campagna elettorale: il 25 marzo alle ore 21. Così, mentre le tv di regime propineranno l’ennesimo stanco rito delle tribune politiche autogestite dai partiti, noi potremo raccontare liberamente tutto ciò che è accaduto in questo mese di vergognoso black out: le indecenze che il regime ha tentato di nascondere agli italiani che non leggono i giornali.

Per tre ore, dal Paladozza di Bologna, Michele Santoro condurrà “Raiperunanotte” davanti a migliaia di persone riunite nel palazzetto fino a riempirlo (e, se ce ne saranno di più, speriamo di riuscire ad allestire un maxischermo esterno), cioè una serata di vero servizio pubblico, con personaggi di vario orientamento politico, ma soprattutto con giornalisti, autori satirici, artisti e musicisti.

I primi nomi già sicuri sono, oltre a Michele e al sottoscritto, Giovanni Floris, Daniele Luttazzi e Vauro. Altri ve li comunicheremo nei prossimi giorni. Ovviamente saremo lì tutti quanti a titolo gratuito, ma per le spese di affitto del Paladozza e per i supporti tecnici abbiamo bisogno di voi, di un vostro piccolo contributo volontario. Michele Santoro ha lanciato un appello sul Fatto Quotidiano (sponsor della manifestazione) e in rete, sull’apposito sito http://www.raiperunanotte.it, per chiedere a tutte le persone interessate alla buona riuscita della nostra iniziativa di contribuire donando 2.50 euro per ciascuna e di far girare l’appello tra gli amici.

Chi vuole darci una mano deve andare sul sito http://www.raiperunanotte.it o su http://www.ilfattoquotidiano.it e cliccare sul riquadro rosso con la scritta PAYPAL: lì troverà le istruzioni per effettuare il versamento. Quando avremo raccolto l’importo complessivo che ci consente di coprire le spese della serata, avvertiremo tutti che ce l’abbiamo fatta e interromperemo la sottoscrizione.

Ci vediamo giovedì prossimo su tutti i siti, i blog e le tv locali che riprenderanno la serata e il cui elenco comunicheremo fra qualche giorno (ilfattoquotidiano.it sarà ovviamente in prima fila). Grazie a tutti, come sempre, di cuore.

Marco Travaglio

Raiperunanotte, 25 marzo ore 21 – Marco Travaglio – Voglio Scendere.

Finora ottomila le sottoscrizioni, ma per coprire tutte le spese dell’organizzazione (la troupe lavora in forma volontaria, senza alcun compenso), ne servono almeno altre 42.ooo. Se vuoi fornire il tuo contributo all’iniziativa, clicca qui:

rai per una notte, contribuisci

Piero Ricca, Marco Travaglio: Libertà è Critica.

Ora, la caccia alle streghe. Via gli striscioni dalle Università, via le scritte dai muri. Chi osa avanzare una critica è trattato da untore. Chi è critico è un terrorista mediatico. Ma “la critica è un’arte del giudizio, la sua attività consiste nel vagliare l’esattezza o la verità, la giustezza o la bellezza di un contenuto già dato, per ricavare dalla conoscenza così ottenuta un giudizio che come risulta dall’uso stesso del termine può essere esteso a persone” (in R. Koselleck, Critica e crisi, p. 120.). La critica come portavoce dell’opinione pubblica ha le stesse funzioni della lockiana censura morale, vale a dire ininfluenza sui costumi privati ma determinazione delle azioni pubbliche. E’ una commutazione verso l’esterno; non si tratta più di libero pensiero giudicante in foro interiore. Tutto è travolto nel vortice della pubblicità. Tutto diviene pubblico ma anche estraniato ideologicamente. Il critico non si arresta davanti al sovrano, bensì giudica tutti gli uomini, da uomo virtuoso, ma in ogni modo da «uomo». Ciò significa livellare tutto, anche il Re, ridurre l’uomo – chiunque esso sia – alla sola condizione di cittadino.

Gli Illuministi smascherano il re mostrando in lui l’uomo, e in quanto uomo egli non può che essere un usurpatore. La critica carpisce alla figura storica la sua importanza. Così il re estraniato dal suo elemento, cioè dalla politica, diviene un uomo e in quanto tale è un usurpatore, un tiranno. E se è un tiranno, gli Illuministi hanno ragione con la loro critica. Il critico giusto è il giudice, non il tiranno dell’umanità (in R. Koselleck, Critica e Crisi, p. 134).

L’illuminismo di Piero Ricca e la pratica della critica di Marco Travaglio sono il giudizio che riduce il Tiranno a uomo fra gli uomini, quindi lo rendono un eguale, un pari, e trattengono questo paese sul binario della democrazia. L’attacco a loro è l’attacco alla libertà di critica, ovvero alla libertà d’espressione. Se il Tiranno non può essere criticato, allora egli è posto al di sopra degli altri, e al di fuori della legge. Il medesimo senso che viene dato ai privilegi del (finto) premier, che secondo la sua pletora di giuristi, è “eletto” dal popolo e pertanto deve governare e non può rispondere delle proprie malefatte davanti alla Legge. Egli, pertanto, diventa Tiranno su mandato popolare, ed è intoccabile, in primis con la parola.

Questo il retroscena della manifestazione di domenica, della “pericolosa” manifestazione di barboni al soldo di Piero Ricca… Traetene voi conclusioni in fatto di libertà e critica in Italia, oggi, sedici dicembre duemilanove.

Firma l’appello in difesa di Marco Travaglio: Io sto con Marco Travaglio, dalla parte dei fatti.

  • Piero Ricca » Liberi cioé violenti

    • Mi dicono che su Telelombardia a botta calda già un critico d’arte (indovinate chi) faceva risalire a me le responsabilità dirette o indirette dell’episodio, e ha poi proseguito stamane su Canale 5. Mi dicono che una testata on line scrive che sono quello del treppiede in testa al “premier” e che ero in piazza ieri, poiché inspiegabilmente non c’è nessun provvedimento restrittivo a mio carico. Mi dicono che Sky tg 24 ha trasmesso un filmato in cui si ricostruiscono le “aggressioni al premier” nel quale compare anche (con tanto di foto in primo piano) la mia contestazione del 5 maggio 2003, che non ha prodotto nemmeno una multa e anzi è stata giudicata un atto di libertà di critica da una sentenza definitiva.
    • una critica evidentemente è considerata un’aggressione, o almeno un insulto, se a riceverla è un gran signore
    • Mi dicono che il Tgcom fa lo stesso. E il corriere on line di ieri pure. Leggo che sulla Stampa un certo Jacoboni infila in un editoriale l’episodio del buffone e della querela e sostiene che me la sarei cavata con la celia puffone-buffone (falso), evitando di parlare di assoluzione e di riportare in modo corretto la frase incriminata.
    • Naturalmente il fatto che ieri Berlusconi nella piazzetta dietro il Duomo sia stato contestato con ben motivata indignazione e in modo pacifico da molti cittadini, (comprese anziane signore e adolescenti) e che i tifosi del “premier” abbiano messo le mani addosso e colpito con pugni, calci e le aste delle bandiere alcuni dei contestatori sotto lo sguardo compiaciuto dei capetti del partito dell’amore, non è considerato una notizia
    • si approfitta di un fatto di cronaca (un folle che colpisce un uomo pubblico a margine di un comizio) per gettare fango su chi da anni esercita una funzione critica e fa opposizione in modo intransigente

Posted from Diigo. The rest of my favorite links are here.

Attacco a Annozero. La rete contro il DDL Pecorella-Costa. 3 Ottobre per la libertà d’espressione.

Annozero è di nuovo sotto attacco. Singolare un paese dove i ministri parlano dei programmi televisivi. Di certo non un ruolo che esercitano per competenza. O forse, se si intedessero meglio di televisione e di giornalismo, dovrebbero dimettersi e dedicarglisi a tempo pieno.
La strategia di tenere sotto ricatto i giornalisti prosegue parallela al tentativo di equiparare al libera attività di blogging al giornalismo in senso stretto, estendendo ai siti internet la responsabilità penale e il rischio di vedersi sottoposti a procedimenti risarcitori.
Il 3 Ottobre anche la rete si mobilita. Non si resta a guardare.
Di seguito alcune voci contro che chiedono sia rispettata la libertà di stampa.

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    • Clamoroso, forse inedito, intervento diretto del governo sulla Rai dopo la prima puntata di Annozero e le notizie sugli alti livelli di ascolto. In un comunicato ufficiale il ministro Scajola attacca: “E’ ora di finirla. Quella di ieri è l’ennesima puntata di una campagna mediatica basata sui pruriti, sulla spazzatura, sulla vergogna, sull’infamia, sulle porcherie”.
    • “Convocherò i vertici della Rai per verificare se trasmissioni come Annozero rispettino l’impegno, assunto dalla Rai nel contratto di servizio, a garantire un’informazione completa e imparziale”
    • l’ira del presidente della Commissione di Vigilanza Rai Sergio Zavoli, che non ha tardato a giudicare le parole di Scajola “un pericoloso precedente. Non corrispondendo ad alcuna regola o prassi istituzionale”
    • dall’opposizione si è alzata la protesta di Paolo Gentiloni, responsabile comunicazione del Pd: “Scajola fa una censura governativa. Il compito di vigilare sul pluralismo è affidato alle Camere, non al governo”
    • gli ascolti per la trasmissione di Santoro, che, dopo le polemiche della vigilia, ha sfiorato il 23% di share, seconda solo di poco ad una storica fiction
    • Soddisfatto Michele Santoro che riferisce anche dell’imminente soluzione della questione del contratto di Marco Travaglio, ieri intervenuto in qualità di “ospite”.
    • Santoro: “Siamo davvero contenti”. “Abbiamo lavorato in condizioni di assoluta emergenza e siamo andati in onda a regola d’arte da un altro studio con una squadra nuova. Oggi siamo davvero contenti” è il commento di Michele Santoro. “Questo risultato premia un prodotto interamente Rai e non è soltanto frutto delle polemiche”.
    • “E’ stata una trasmissione alla Santoro, nel suo stile classico”, ha detto Garimberti a margine del Prix Italia a Torino. “E comunque – ha aggiunto – non esprimo giudizi, non sono un critico televisivo”. Quanto all’intervento di Marco Travaglio, per il presidente della Rai è stato “un Travaglio doc, sempre il solito: è il suo stile, il suo modo di fare giornalismo. Si può amare o no, ma è opportuno che ci siano vari generi e che ognuno possa scegliere cosa guardare”
    • Alla domanda se il direttore generale della Rai, Mauro Masi, condivida tale valutazione, Garimberti ha risposto: “Non dipingetelo diverso da com’è, non è che non capisca che ci devono essere vari generi. Quello che ha sempre caratterizzato la Rai è la presenza di più voci: c’è il Tg1, il Tg2, il Tg3 e alla fine il pubblico può scegliere. C’è il telecomando – ha concluso – che è uno strumento di democrazia”

Lo scarso impegno della politica nella diffusione della banda larga sul territorio e nell’alfabetizzazione informatica della popolazione e l’inarrestabile susseguirsi di iniziative legislative volte a scoraggiare l’utilizzo della Rete come veicolo di diffusione ed accesso all’informazione costituiscono indici sintomatici della ferma volontà di non consentire che la Rete giochi il ruolo che le è proprio: primo vero mezzo di comunicazione di massa ed esercizio della libertà di manifestazione del pensiero nella storia dell’umanità.

L’emendamento D’Alia sui filtraggi governativi dei contenuti, il DDL Carlucci contro ogni forma di anonimato, il DDL Lussana finalizzato ad accorciare la memoria della Rete, il DDL Alfano attraverso il quale si vorrebbero applicare all’intera blogosfera le disposizioni in tema di obbligo di rettifica nate per la sola carta stampata e, infine, il DDL Pecorella – Costa, con il quale ci si prefigge l’obiettivo di trasformare ex lege l’intera Rete in un immenso quotidiano e trattare tutti i suoi utenti da giornalisti, direttori o editori di giornali non possono lasciare indifferenti.

Esiste il rischio, ed è elevato, che ci si risvegli un giorno non troppo lontano e ci si accorga che la Rete è spenta e che la prima e l’ultima speranza di uno spazio per l’informazione libera è naufragata.

Muovendo da tali premesse riteniamo importante che la blogosfera e la Rete italiana partecipino alla manifestazione del 3 ottobre per la libertà di informazione, sottolineando che esiste una “questione informazione in Rete” che non può e non deve passare inosservata perché se la libertà della stampa concerne il presente quella della blogosfera riguarda, oltre il presente, il futuro prossimo di ciascuno di noi.

L’auspicio è pertanto che quanti hanno a cuore le sorti dell’informazione in Rete, il 3 ottobre aderiscano alla manifestazione chiedendo alla politica che, in futuro, ogni iniziativa governativa o legislativa si ispiri a questi elementari principi di libertà e democrazia che costituiscono la versione moderna dell’art. 11 della dichiarazione universale dei diritti dell’uomo e del cittadino:

  • La libera comunicazione dei pensieri e delle opinioni è uno dei diritti più preziosi per l’uomo: quindi ogni cittadino può parlare, scrivere, pubblicare in Rete liberamente, salvo a rispondere dell’abuso di questa libertà nei casi determinati dalla legge.
    Nessun sito internet può formare oggetto di sequestro o di altro provvedimento che ne limiti o impedisca l’acceso se non in forza di un provvedimento emesso dall’Autorità giudiziaria nell’ambito di un giusto processo.

    L’attività di informazione on-line di tipo non professionistico e non gestita in forma imprenditoriale è libera ed il suo svolgimento non può essere soggetto ad alcun genere di registrazione o altro adempimento burocratico.
    La disciplina sulla stampa e quella sull’editoria non si applicano alle attività di informazione on-line svolte in forma non professionistica ed imprenditoriale.
    Nessuno deve venir molestato per le sue opinioni, fossero anche sediziose, purché la loro manifestazione non turbi l’ordine pubblico stabilito dalla legge.

    PRIMI FIRMATARI
    Guido Scorza – Istituto per le politiche dell’innovazione (guidoscorza.it)
    Enzo Di Frennaenzodifrennablog.it (giornalista)
    Vittorio ZambardinoScene digitali (La Repubblica)
    Alessandro GilioliPiovono rane (L’Espresso)

    HANNO GIA’ ADERITO
    Arturo di CorintoFree hardware Foundation
    Marco ContiniSocietà Pannunzio per la libertà di informazione
    Ernesto BelisarioIstituto per le politiche dell’innovazione
    Claudio MessoraByoblu.con
    Vincenzo Vita – Senatore della Repubblica
    Giuseppe Giulietti – Portavoce Articolo 21

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