Articolo scritto per Giovine Europa Now su Linkiesta: leggi qui http://www.linkiesta.it/blogs/giovine-europa-now/giorgio-napolitano-sette-anni-senza-pace

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Tecnicamente, con la scelta di oggi pomeriggio di ammettere la prorogatio di Mario Monti, Giorgio Napolitano ha fatto la più grande riforma istituzionale di sempre: ha modificato la Forma di Governo. La crisi del parlamentarismo (che attanaglia il nostro paese da almeno dieci anni, come è evidente dalla trasformazione della pratica della decretazione d’urgenza in iniziativa legislativa preponderante) e l’impossibilità di formare un nuovo governo per via della fine del bipolarismo, ha creato le condizioni per cui il Capo dello Stato non è stato in grado di conferire un nuovo incarico con una base parlamentare certa.
La prorogatio, suggerita a Grillo dal professor Becchi e che inizialmente sembrava una boutade e conteneva (e continua a contenere) in sé medesima evidenti aspetti di incostituzionalità (il governo presieduto da Mario Monti è dimissionario, non è mai stato sfiduciato ma ha ricevuto la fiducia dal Parlamento nella scorsa legislatura e pertanto necessiterebbe di un passaggio parlamentare, anche solo per affrontare le iniziative legislative dettate dalle urgenze economiche), sospende il rapporto fiduciario fra esecutivo e legislativo producendo di fatto le condizioni proprie di una Repubblica Presidenziale. Infatti, solo nelle Repubbliche Presidenziali i governi non sono retti dal rapporto fiduciario e sono diretta emanazione del Presidente (che ad onor del vero è eletto con forme dirette o semi-dirette). Nel semipresidenzialismo francese il rapporto di fiducia è addirittura raddoppiato: il governo riceve il sostegno sia del Presidente, che ne ha deciso la composizione e ne revoca la nomina, sia del Parlamento, senza il quale il governo non può insediarsi.
Tutto ciò accade mentre il Presidente vede ridursi il proprio potere – non può sciogliere le Camere – in quanto alla fine del suo mandato (cosiddetto semestre bianco).
Chi ha un minimo di conoscenza della Storia del Diritto Costituzionale, sa che queste derive della Costituzione materiale rispetto alla Costituzione formale sono l’anticamera di modifiche del dettato costituzionale. Così accadde in Francia, con il passaggio dalla Quarta alla Quinta Repubblica. De Gaulle approfittò della crisi algerina per imporre un nuovo governo in cui la figura del Presidente avesse molti più poteri che in precedenza. Prima venne la pratica del potere, poi vennero le modifiche costituzionali, infine il referendum popolare, che era assolutamente strumentale a fornire allo stravolgimento del parlamentarismo della Quarta Repubblica un quadro di legittimità che non aveva avuto.
Nel nostro caso, è fin troppo chiaro che Napolitano ha accettato giocoforza la soluzione della prorogatio, ma facendolo ha esercitato un potere nei confronti del Parlamento che costituzionalmente non è prescritto. Dovesse persistere questo stallo, la via della riforma presidenzialista è già stata imboccata. E forse si tratta di una strada senza ritorno.
Lo scandalo Mps ha radici molto profonde. Il sindaco di Siena, Ceccuzzi (PD), si dimise a metà Maggio 2012 dopo esser stato sfiduciato sul voto della legge di bilancio da parte della fazione PD facente capo ai ‘popolari’ della ex Margherita, per intenderci la corrente di Franco Marini. In realtà, la crisi del ‘sistema Siena’ comincia a fine 2011 quando emersero “tutte le difficoltà della Fondazione Mps, schiacciata da un indebitamento allora pari a circa un miliardo di euro e con la quasi totalità delle azioni del MONTE date in pegno alle banche a fronte dei prestiti” (Archivio La Stampa). I mercati finanziari, a inizio 2013, invece tendevano a scommettere sul risanamento di Mps da parte del nuovo management guidato da Alessandro Profumo.
09-01-13: Banca Mps ha chiuso le contrattazioni odierne a quota 0,29 euro, in rialzo del 4,45%, a fronte di un progresso limitato all’2,21% per il Ftse Mib. Segno evidente che, dopo la pausa di riflessione di ieri (-1,24%) hanno ripreso vigore gli acquisti.
Di sicuro, un peso in questo rally lo ha avuto il ritorno di fiducia sulla società grazie al calo del rendimento del Btp, sceso oggi sotto il 4,30% nella versione decennale: a fine settembre la banca registrava titoli di Stato per 25 miliardi di euro, con una forte esposizione sulle scadenze lunghe (huffpost.it).
E’ normale che il calo dello Spread Btp-Bund abbia giovato a Mps, avendo in pancia tutta quella scorta di titoli del Tesoro. Venticinque miliardi di euro che Mps ha dato allo Stato mentre sono 3,9 i miliardi ritornati con i Monti-bond. Il prestito del governo è stato votato a Dicembre con un emendamento alla legge di Stabilità. In precedenza, Mps aveva usufruito anche dei Tremonti-bond, per una cifra pari a 1,9 miliardi di euro. Si tratta di due strumenti diversi, frutto di provvedimenti normativi diversi. In particolare, i Tremonti-bond hanno la caratteristica di poter essere ripagati in forma ‘ibrida’, a scelta con azioni oppure obbligazioni. A seconda delle richieste della banca. E sono perpetui.
Questi aspetti, nei Monti-bond, vengono inizialmente recepiti. Il 17 dicembre scorso, Mario Draghi fa pervenire il proprio parere, nella veste di presidente della BCE, al governo e al ministro Grilli. La censura di Draghi, però, colpisce esattamente quella parte di normativa che i Monti-bond ereditano dai Tremonti-bond: appunto, la perpetuità e la caratteristica ibrida.
L’Eurotower non ha mancato di rilevare entrando nel merito dell’emendamento governativo alla legge di Stabilità per esprimersi a favore della trasformazione degli interessi dei Monti bond, il veicolo dell’aiuto di Stato, in nuove azioni della banca senese invece che in nuove obbligazioni […] il vantaggio del mancato ingresso dello Stato nella banca per gli attuali soci di Mps e, in particolare, il suo principale azionista, la Fondazione Mps di emanazione piddina, che non dovranno diluire le loro quote. A tutto svantaggio, oltre che del contribuente, dello stesso istituto di credito che, emettendo più bond, moltiplicherebbe gli interessi da pagare, limitando la capacità di generare capitale, in una spirale più simile a una catena di Sant’Antonio che a un risanamento (Wall Street Italia).
In sostanza, lo Stato emette il bond pro-Mps, la quale incassa subito promettendo di pagare interessi con tassi crescenti nell’arco degli anni. Solo per il 2012 si parla di 500 milioni di euro. Che Mps può non pagare effettivamente, ma lo farà emettendo un altro titolo di credito che lo Stato non incasserà mai, eccetera. Questa è la ‘formula alluga debito’ di cui parla Draghi e che invece Tremonti spiega in tv come una idea geniale. Il governo ha così corretto il tiro sulla base delle indicazioni della Bce e il Monti-bond prevede che:
Gli eventuali interessi eccedenti il risultato dell’esercizio, come definito al comma 3, sono composti mediante assegnazione al Ministero di azioni ordinarie di nuova emissione valutate al valore di mercato (art. 357, c. 3 – Legge 24.12.2012 n° 228 , G.U. 29.12.2012, altresì detta Legge di Stabilità 2013).
Una parte degli interessi viene monetizzata, l’altra parte, quella eccedente il risultato dell’esercizio, viene trasformata in azioni. Se il risultato dell’esercizio è negativo, tutto l’ammontare degli interessi viene trasformato in azioni ordinarie. Che passano nella mani del Tesoro. Questa è di fatto una ‘nazionalizzazione’ della Banca Mps. Tremonti ieri sera a La7 criticava i Monti-bond ma si diceva favorevole alla nazionalizzazione di Rocca Salimbeni. Una asincronia che è difficilmente spiegabile se non con una intenzione chiara di usare questo argomento per la campagna elettorale. Che Tremonti vuole costruire tutta intorno alla critica a Mario Draghi e a Mario Monti.
Osservate attentamente la scansione temporale. Mentre il governo inserisce l’emendamento salva-Mps nella legge di Stabilità e lo sottopone alla lettura di un Parlamento che subodora le elezioni anticipate, il duo Profumo-Viola, il 13 dicembre scorso, si fa inviare da Nomura la registrazione della conference-call avvenuta il 7 Luglio 2009 fra i vertici di Mps e di Nomura circa l’operazione di ristrutturazione del debito – in termine tecnico uno ‘swap’ – della Banca senese. Tutto ciò lo scrive il Fatto Quotidiano il 22 Gennaio 2013. Il medesimo giorno, Mussari si dimette dalla presidenza dell’ABI.
L’amministratore delegato, Fabrizio Viola, e il presidente, Alessandro Profumo, hanno scoperto solo il 10 ottobre 2012 un contratto segreto risalente al luglio 2009 con la banca Nomura relativo al derivato Alexandria. Quel contratto impone subito una correzione nel bilancio 2012 da 220 milioni, ma i consulenti di Pricewaterhouse ed Eidos stanno studiando per quantificare il buco reale che è certamente più alto: un autorevole ‘uomo del Monte’, sotto garanzia di anonimato, parla al Fatto di 740 milioni di euro. Il contratto (Mandate agreement) di 49 pagine in inglese è rimasto nascosto per tre anni e mezzo in una cassaforte del direttore generale Antonio Vigni, che lo firmò assieme all’ex capo della finanza Gianluca Baldassarri (Il Fatto Q).
Appena scoperto il contratto truffa, Viola chiede al governo di aumentare il prestito da 3,4 a 3,9 miliardi di euro. Il Monti-bond viene approvato in tutta fretta – con un emendamento! – e Monti cerca addirittura di forzare la mano al Parlamento chiedendo la questione di fiducia (ottenuta in entrambi i rami del Parlamento, con quel giallo – quello della tentata sfiducia del segretario del PdL, Alfano, poi ritirata in maniera goffa con un cambio di rotta finora rimasto inspiegabile).
Draghi, per bocca della Bce – che con la nascita della Vigilanza bancaria unica che si appresta a diventare il principale organo di controllo anche delle banche italiane – fa sapere a Monti e Grilli che il governo avrebbe dovuto consultare Francoforte e tenere conto di questo parere prima di introdurre l’emendamento sui Monti bond nella Legge di stabilità (Wall Street Italia).
Draghi interviene pesantemente in questa vicenda. Nel correggere il governo sul provvedimento dei bond. E ora viene coinvolto nella polemica politica per la ‘mancata sorveglianza’. Ma anche Mario Monti sapeva. Grilli pure. Chi ha suggerito lo scoop a quelli de Il Fatto? Il governo? Monti non avrebbe di certo interesse a rivelare una vicenda che metterebbe in dubbio l’operato di Draghi in seno a Bankitalia.
Allora chi? I vertici di Mps? Profumo? Viola? E a che scopo?
Da oggi terrò traccia dei risultati della ‘sentiment analysis’ che si può fare online – un po’ rozzamente – con alcune applicazioni quali http://twitrratr.com/ e http://www.sentiment140.com/. Inutile dire che siamo ben lungi dalle sofisticate analisi che la Stanford University ha realizzato nel 2009 e che qualcuno ha applicato con successo in occasione delle elezioni americane dello scorso Novembre. Però potrebbe essere una misura, un indicatore, del feeling che i leader delle coalizioni hanno su Twitter. Potrebbe suggerire delle tendenze in atto che i sondaggi tradizionali fanno fatica a intercettare.
twittrratr
Data | Ora | Nome | 🙂 | = | 😦 | Tweet totali | %pos | %neg |
28/01/13 | 20,29 | Berlusconi | 31 | 259 | 11 | 301 | 10,3% | 3,7% |
28/01/13 | 20,3 | @berlusconi2013 | 1 | 58 | 1 | 60 | 1,7% | 1,7% |
28/01/13 | 20,31 | Bersani | 1 | 35 | 0 | 36 | 2,8% | 0,0% |
28/01/13 | 20,32 | @pbersani | 11 | 150 | 0 | 161 | 6,8% | 0,0% |
28/01/13 | 20,33 | @senatoremonti | 52 | 636 | 10 | 698 | 7,4% | 1,4% |
28/01/13 | 30,36 | @pierferdinando | 2 | 24 | 0 | 26 | 7,7% | 0,0% |
28/01/13 | 20,4 | @beppe_grillo | 3 | 161 | 0 | 164 | 1,8% | 0,0% |
Sentiment 140
La polemica su Mussolini e le leggi razziali innescata ieri dall’abile troll Silvio Berlusconi ha fatto aumentare la ‘torta’ dei tweet che contengono il suo nome. Male o bene, purché se ne parli. Anche Mario Monti ha un modesto afflusso di tweet, sia positivi che negativi. E’ probabile che in questa analisi, l’ora di esecuzione delle query ha il suo impatto. Domani le ripeterò, alla stessa ora.
31/01: penso che concluderò anticipatamente questa analisi. Le Query realizzate per tramite di queste applicazioni online sono inaffidabili e non distinguono i post sarcastici. Inoltre sono solo in lingua inglese, pertanto le analisi dei tweet tendono a privilegiare Mario Monti, che in questi giorni ha spesso avuto interazioni con twitteratori in lingua inglese, specie dopo la sua partecipazione alla conferenza di Davos. In secondo luogo, non ho trovato sinora un modo coerente di trattare i post negativi: devono essere sottratti a quelli positivi o esser trattati come i neutri? Insomma, troppi dubbi metodologici e strumentali per poter proseguire questa esperienza.
Spulciando Google Trends negli ultimi 90 giorni si scopre che dei quattro nominativi dei candidati leader delle coalizioni, i termini di ricerca più digitati sono quelli di Mario Monti e Silvio Berlusconi. Bersani è in coda, minimizzato, ma non è una novità: questo strumento lo penalizzava anche alle primarie di Italia Bene Comune laddove era in coda insieme a Tabacci in una classifica dominata da Matteo Renzi e Nichi Vendola. Sappiamo tutti come è andata a finire.
Ricerca su Google Trends, ultimi 90 giorni: in blu il volume di ricerca per Mario Monti, in rosso Bersani, in giallo Silvio Berlusconi. I due picchi di Monti corrispondono alla settimana della sua ascesa in campo; il picco rosso indicato con C corrisponde alla elezione di Bersani al ballottaggio delle primarie del 2 Dicembre.
Se sostituiamo Bersani con Partito Democratico (“il PD non è un partito personale”) la curva rossa cambia sensibilmente e mette maggiormente in evidenza i flussi di ricerca in prossimità delle primarie per la leadership:
L’ultimo grafico che vi propongo è relativo al confronto del volume di ricerca fra Beppe Grillo e il Movimento 5 Stelle: ebbene, le due curve (in blu Grillo, in rosso M5S, nel grafico sottostante) sono strettamente correlate e ogni volta che il nome di Grillo subisce una impennata nel motore di ricerca, il M5S riceve un traino esattamente proporzionale. Forse così si spiegano le periodiche ‘sparate’ del comico. La lettera A, per esempio, corrisponde ad una intervista a Grillo trasmessa dal Tg1 il 10 Gennaio scorso. Le lettere C e D corrispondono alle espulsioni di Favia e Salsi.
20 Dicembre 2012: Fiat ha appena annunciato un investimento presso lo Stabilimento Sata di Melfi da un miliardo di euro per la produzione di due mini Suv. Mario Monti, in visita all’impianto:
“Penso che sarebbe irresponsabile dissipare i tanti sacrifici che gli italiani si sono assunti”, ha detto rivolgendosi agli operai. “Tredici mesi fa l’Italia aveva febbre alta e non bastava un’ aspirina ma una medicina amara non facile da digerire ma assolutamente necessaria per estirpare la malattia”. E ancora: “Siamo solo all’inizio delle riforme strutturali”. Come dire, il lavoro del governo tecnico è appena cominciato. Infine, un messaggio che è quasi un programma: “Oggi, da Melfi, parte un’operazione che non è per i deboli di cuore, ma noi sappiamo che può emergere un’Italia forte di cuore” (La Stampa.it).
Oggi, 15 Gennaio 2013:
Fiat, a Melfi cassa integrazione per ristrutturare impianti
Sky.it
Proprio Melfi. Che doveva essere il simbolo di una riscossa, il simbolo di una “scelta civica”.
Ecco che fine ha fatto il bando contro il populismo del Sen. Mario Monti:
Per un anno circa, invece, il taglio delle tasse era “prematuro”. Lo stesso ministero dell’Economia Monti-Grilli ha proposto e ottenuto l’aumento programmato dell’IVA dal 21% al 22%, che avverrà automaticamente a metà 2013 (con la pantomima in autunno della riduzione dell’aumento di un punto percentuale – dal 23% al 22% – che fece affermare al sottosegretario Polillo, in diretta a Ballarò, “abbiamo abbassato le tasse”).
C’è qualcosa che non torna nella spiegazione data dallo stesso Pietro Ichino sulla strana origine del file pdf dell’Agenda Monti divulgato in prima istanza dal Corriere della Sera. Ichino scrive quanto segue:
IL GIALLO DEL PDF DELL’AGENDA MONTI RECANTE IL MIO NOME
I frequentatori di questo sito sanno bene che Enrico Morando e io, nell’ambito di un’iniziativa politica intitolata L’agenda Monti al centro della prossima legislatura, abbiamo presentato questo memorandum a un’assemblea pubblica che si è svolta a Roma il 29 settembre scorso. Che Mario Monti stesso abbia attinto, nel capitolo “lavoro”, alcune parti di quel memorandum, lo ha detto lui stesso pubblicamente e risulta anche dalle coincidenze testuali. Che infine, all’origine, il suo staff possa avere scaricato il documento dal mio sito, non sembra possa considerarsi materia per un “giallo” (www.pietroichino.it).
A parte il fatto che è ampiamente legittimo cambiare partito, proprio ora che si è in vista di elezioni, e di esprimere disappunto su una linea politica – che peraltro ha ricevuto il consenso di qualche milione di elettori in primarie aperte, non credo quindi che un uomo come Ichino debba porre delle scuse se ha contribuito a scrivere il programma di un presunto avversario politico. Ma trovo proprio di cattivo gusto nascondersi dietro spiegazioni raffazzonate e che non stanno in piedi, digitalmente parlando. Ichino abbia il coraggio delle proprie scelte.
In ogni caso, qui si parla di un pdf che recava la sua firma digitale, come ampiamente dimostrato altrove. Deve essere chiarite però un paio di faccende tecniche:
Pagina autore del file “Ichino”
Pagina autore del file “Nevio”
Detto ciò, pare evidente che quel file messo online dal Corriere è stato creato circa un’ora dopo la versione “Nevio”, che è poi la versione pubblicata sul sito ufficiale dell’Agenda Monti. Ed è stato modificato nella sua forma (carattere più piccolo). E’ ipotizzabile che Ichino sia venuto in possesso di una copia dell’Agenda Monti, che l’abbia letta e magari anche suggerita, in qualche sua parte, come peraltro dichiarato. Poi ne ha stampato una copia in pdf e l’ha inviata al Corriere.
Ne consegue che Ichino è parte attiva al progetto “Agenda-Monti” e già da qualche tempo. Mentre lo strappo con il PD si è consumato soltanto ieri.
Tutto nasce da questo tweet:
Paolo Ferrandi ha scaricato il file pdf divulgato da Il Corriere della Sera, ha cliccato su File->Proprietà ed è venuta fuori una finestra simile a quella che segue:
La questione è stata ripresa da Claudia Vago (@tigella) e pubblicata anche su Facebook. Tigella ha verificato sia il pdf del Corriere che quelli divulgati dalle altre testate e li ha raccolti in questa cartella pubblica:
Nelle altre versioni, e dico in tutte le altre, l’autore è un certo Nevio. Ragion per cui il sospetto che si tratti di una storica trollata del Corriere.it si fa sempre più chiara:
Tigella afferma che ciò non esclude che il file sia stato preparato da Ichino e poi concluso da qualcun altro.
Siete sicuri che risponderà? E provare con @SenMarioMonti? Oggi, poco prima che iniziasse quest’ultimo account faceva pervenire il suo primo tweet.
In definitiva, gli account sono due e rischiano di essere entrambi falsi. Quello che va per la maggiore, @SenatoreMonti, è stato creato lo scorso 16 Dicembre; l’altro, il presunto fake @SenMarioMonti, nasce addirittura un anno fa, il 14 Novembre 2011. Il suo primo tweet è già stato cancellato. Attendendo una nota ufficiale, potete leggere la famigerata Agenda Monti a questo indirizzo: http://www.agenda-monti.it/ . Se non sono segnali, questi, di una prossima campagna elettorale giocata da protagonista anche sul web, allora cosa sono?
La conferenza stampa di fine anno di Mario Monti ha lasciato un segno profondissimo su Berlusconi. L’uomo è apparso da Giletti, a L’Arena, ed era molto meno sorridente della scorsa settimana, al suo debutto nella maratona televisiva in casa da Barbara D’Urso. Mentre veniva trasmesso un passo del discorso di Monti sull’incomprensibile strategia di B., ecco come appariva lui:
Un paio di domandine di Massimo Giletti – non la Giovanna d’Arco del giornalismo, sia chiaro – e B. è caduto a pezzi. Giletti ha temuto di avergli procurato un danno irreparabile. Vorrebbe interlocuire ma B. minaccia addirittura di andarsene. E’ sul punto di esplodere quando Giletti riesce a calmare le acque – e ad evitarsi il licenziamento. Ma ormai lui è apparso in questo pessimo stato, un volto che in campagna elettorale non andrà lontano:
Sembra quasi dimenticare le date. Confondere le sue esperienze di governo:
Risponde alla domanda sulla Lega Nord, ma non a quella su Dell’Utri.
Poi la promessa. Quella solita:
Che dire: se non è politicamente finito, gli manca poco.
Le dimissioni di Mario Monti e il decreto di scioglimento delle Camere – che presumibilmente verrà emesso dal Presidente della Repubblica domenica prossima – sono gli atti che chiudono questo tremendissimo 2012, il primo anno post berlusconismo (e antiberlusconismo). Ma la Nuova Era per la politica italiana si è aperta non certo nel migliore dei modi. Già ad inizio Gennaio era parso a molti che il ricorso alle urne era l’ultima delle carte che “la Casta” si sarebbe giocata in questo frangente. Il referendum sul Porcellum si rivelò una chimera poiché fu prevedibilmente bocciato dalla Consulta:
gennaio 5, 2012 di cubicamente
Le urne non erano l’unico fantasma che agitava i sonni dei deputati e dei senatori italiani. In Europa infuriava la crisi del debito e mentre lo spread Btp-Bund tendeva a scendere restando però una pistola puntata alla tempia, la Trojka Commissione-BCE-FMI sottoponeva la Grecia ad un esperimento di economia politica che la poneva sul crinale di una rivolta sociale:
febbraio 12, 2012 di cubicamente
Il Mediterraneo è rimasto per tutto il 2012 un mare “caldo”. Dalla Grecia distrutta, ai problemi della Spagna, il movimentismo si manifestava in forme civili (in Spagna soprattutto, organizzandosi mediante i social network e chiamando a raccolta con gli hashtag #25s e simili). Il sud del Mare Nostrum invece continuava a vivere guerre e rivoluzioni sulla scia della Primavera Araba del 2011. La Siria è ancor ora in fiamme; l’Egitto si rivolta con il neo presidente eletto Morsi. Il Sahel è diventata una polveriera jihadista: la guerra dei Tuareg contro il governo del Mali veniva presto condizionata da gruppi armati afferenti ad Al Qaeda, gli stessi gruppi che tenevano imprigionata Rossella Urru, cooperante italiana. Quando a Marzo alcune testate giornalistiche africane titolavano della sua liberazione, la stampa italiana sul web andava in corto circuito fra fact checking falliti e entusiasmi irresponsabili. La liberazione andò in fumo e Rossella visse altri tre mesi di prigionia, mentre il Mali esplode.
marzo 12, 2012 di cubicamente
In italia non avvengono rivolte, ma la classe politica per come l’abbiamo conosciuta negli ultimi venti anni ha dato avvio ad un processo di autodistruzione che pochi si sarebbero aspettati. L’apice di questa decomposizione si registrò ad Aprile, quando gli scandali fanno crollare l’antico architrave dell’alleanza politica di centrodestra: la Lega Nord. Che viene coinvolta nei suoi personaggi chiave: Renzo Bossi detto il Trota, suo padre Umberto Bossi, e soprattutto l’odiatissimo Cerchio Magico presieduto dalla melliflua Rosy Mauro:
aprile 10, 2012 di cubicamente
Il cambiamento degli scenari politici sembrava esser minato da una parte dal prestigio dei Tecnici, da Mario Monti in testa, forte del suo prestigio internazionale. Dall’altra parte i partiti temevano l’arrembante pattuglia degli sconosciuti del Movimento 5 Stelle. I signori Qualunque, alle elezioni amministrative di Maggio, vincono alcuni piccoli comuni e ne diventano sindaci, ma soprattutto stravincono a Parma, città emblema degli scandali e del default politico e non del PdL:
maggio 21, 2012 di cubicamente
Il governo Monti ha avuto certamente una influenza sulle dinamiche europee. A metà Giugno pareva che i tecnocrati di Bruxelles e i falchi berlinesi fossero in grado di estendere l’egemonia del metodo Buba (Bundesbank) e del rigorismo finanziario attraverso l’approvazione del Trattato MES, alias il Meccanismo europeo di stabilità, un complesso di norme che avrebbero imprigionato il nostro paese dentro rigidissime regole di bilancio. L’azione mediatrice di Monti e di Mario Draghi ha permesso di smontare alcuni aspetti controversi del trattato, e il meccanismo automatico si è trasformato poco a poco in una scelta opzionale da parte degli Stati Membri:
giugno 17, 2012 di cubicamente
L’Europa non è solo tecnocrazia bancaria. Non è solo Germania e Merkel e Mario Draghi e Barroso. Fortunatamente il Parlamento Europeo, che pur eleggiamo direttamente, ha per la prima volta nella storia fatto pesare il proprio parere contro la Commissione in materia di politica commerciale, cassando il blindatissimo e antilibertario Accordo anti contraffazione. E sempre per la prima volta, un movimento d’opinione che ha attraversato l’Europa (e che ha visto l’Italia ai margini) quasi esclusivamente per i canali dei social network, ha potuto incidere su una decisione comunitaria.
luglio 4, 2012 di cubicamente
Ad Agosto la cronaca italiana deve fare i conti con una sentenza su un delitto rimasto insoluto, quello del giornalista de L’Ora, Mauro De Mauro. Un delitto che tiene insieme i misteri d’Italia, dalla morte di Mattei a quella di Pasolini, passando per libri misteriosi cancellati e politici democristiani e comunisti della Sicilia degli anni Cinquanta e Sessanta. Un filo rosso che giunge sino ai giorni nostri, laddove ci si finge sgomenti alla scoperta dei traffici dell’ENI quando invece l’ENI è da quarant’anni un serbatoio di denari e di corruttela.
agosto 11, 2012 di cubicamente
Se la decomposizione del centrodestra è avvenuta in maniera caotica e per mano di inchieste giudiziarie, in special modo sull’uso dei rimborsi dei gruppi consiliari nelle regioni Lazio, Lombardia, Emilia-Romagna, il centrosinistra ha avviato a inizio Settembre la stagione delle primarie (che si deve concludere ancor ora, con le primarie parlamentari, il 29 o il 30 Dicembre). Quella che Bersani prefigurava come una investitura senza problemi si trasforma in una guerra balcanica appena dopo l’annuncio di Matteo Renzi di correre per la candidatura a premier. Alla fine, il segretario capitalizzerà questa scelta con un bagaglio di voti insperato, che nei sondaggi ha fatto balzare il PD al 33%-36%. La sfida (e gli errori) dell’avversario è stata per lui un trampolino di lancio che l’ha riconciliato con mezzo partito.
settembre 17, 2012 di cubicamente
Ma gli elementi di democrazia diretta che il PD giocoforza ha dovuto introdurre nel suo meccanismo di selezione di leadership (fondamentale è stata la deroga allo Statuto del PD nella parte in cui ascrive al segretario la candidatura a premier) non sono un discriminante decisivo. Il movimento 5 Stelle, nato sulla promessa di una partecipazione dal basso per mezzo di strumenti di democrazia diretta via web, sfiora il 20% nei sondaggi e diventa in Sicilia il primo partito. Ma la montagna di voti mette le vertigini anche a Grillo, il quale inizia a metter fuori dalla porta tutti coloro che osano criticare il metodo. Fra confuse idee di parlamentarie a numero chiuso e ipotesi di mandato imperativo (non costituzionali!), il Movimento si avvita su sé stesso e di fatto dà l’avvio ad una fase di controllo verticistico in aperto contrasto con gli ideali delle origini.
ottobre 28, 2012 di cubicamente
Mentre la maggiore tassazione mette il freno all’economia, mentre la crisi morde altri posti di lavoro, mentre l’Ilva di Taranto è soggiogata dal trade-off fra legalità e rispetto della salute umana e dell’ambiente e lavoro per gli operai, il governo stringe accordi con le parti sociali per quanto concerne la contrattazione secondaria di livello aziendale. La sola CGIL non firma. L’accordo rimane per ora un pezzo di carta, una traccia che il prossimo governo si ritroverà nei cassetti come sorta di “agenda”, un’agenda questa non voluta dall’Europa ma scritta di proprio pugno dalla tecnocrazia montiana, oramai sempre meno tecnica e sempre più politica.
novembre 21, 2012 di cubicamente
La sedicesima legislatura sta per finire. Il peggior parlamento della storia repubblicana non riesce a votare una legge che permetta di non replicare la sua stessa mediocrità. Nel 2013 si voterà ancora con il Porcellum. Che novità. Il 2012 si era aperto con questa consapevolezza, che non è mai sembrata in dubbio. E l’Improponibile, l’uomo che rovinato il paese e che costituisce “una minaccia per l’Europa” (Martin Schulz), vale a dire Berlusconi, dapprima afferma di volersi ricandidare, mandando a soqquadro le primarie del centrodestra, sbertucciando il suo segretario, Angelino Alfano, mandato allo sbaraglio in parlamento ad annunciare la sfiducia a Monti, sfiducia che non c’è mai stata; poi investe lo stesso Mario Monti della responsabilità di “federare” il centrodestra, senza peraltro ottenere alcuna risposta. Infine, cerca di rallentare la fine della legislatura, onde evitare la tagliola della par condicio televisiva che gli impedirebbe di passare ore fra Canale 5, Raiuno, Rete 4, Radiouno eccetera, a blaterare di soluzioni alla crisi economica che non stanno né in cielo né in terra. Lui, il Cavaliere, si presenterà alle urne ma ciò che lo aspetta, a meno di improvvise amnesie collettive, sarà una sconfitta memorabile.
dicembre 6, 2012 di cubicamente
Il Financial Times titola su Monti e sulle sue presunte trattative per candidarsi con i partiti di centro, ma non c’è nessuna informazione esclusiva. E’ solo un taglia e cuci delle indiscrezioni dei giornali italiani. Qui una parziale traduzione dell’articolo.
Mario Monti è in trattative con i gruppi centristi chiedendo loro eleggibilità alle elezioni italiane all’inizio del prossimo anno. E’ quanto è emerso oggi, lunedì, in seguito all’aumentare della pressione sul primo ministro tecnocrate in primis dai mercati finanziari, dagli altri leader europei e dalla Chiesa per rimanere in politica e salvaguardare le sue riforme.
Gli oneri finanziari dei titoli di Stato italiani sono in rialzo e il mercato azionario italiano è caduto bruscamente dopo la sua decisione a sorpresa durante il fine settimana di dimettersi prima del previsto, riaccendendo l’incertezza su una delle economie più deboli della zona euro.
Mentre la preoccupazione che l’Italia possa abbandonare le sue recenti riforme riviveva a Bruxelles e tra gli investitori, i politici centristi erano in trattative con lui incoraggiandolo a eleggibilità.candidarsi. E’ stato detto che Monti è in trattative con Luca Cordero di Montezemolo, presidente della Ferrari, che ha lanciato un movimento politico ultima mese, e Pier Ferdinando Casini, leader del partito centrista e cattolico, l’UDC.
Politici centristi si aspettano che il signor Monti dia una risposta entro una settimana. Se dovesse decide di correre come candidato potrebbe fare una dichiarazione formale appena dopo che il Parlamento approva la legge finanziaria del 2013, probabilmente nella settimana prima di Natale.
Monti ha minimizzato le ipotesi che stesse per saltare dal ruolo di tecnocrate non eletto ad una campagna politica. “Io non sto considerando questo particolare problema in questa fase”, ha detto a Oslo in cui l’UE si è raccolta del Nobel per la pace . “Tutti i miei sforzi sono destinati al completamento del tempo restante del governo attuale, che sembra essere un tempo piuttosto breve, ma richiede ancora una applicazione intensiva delle mie energie.”
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I sondaggi di opinione al momento attuale indicano che emergerà dalle elezioni un parlamento frammentato, con il centro-sinistra partito democratico che prenderà circa il 30 per cento dei voti, seguito dall’anti-establishment Movimento Cinque Stelle e dal partito di centrodestra di Berlusconi. I sostenitori di un’alleanza centrista con il signor Monti dicono che potrebbe catturare il 15-25 per cento dei voti.
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[In aggiornamento]
Così il presidente del Consiglio, Mario Monti, stasera, dopo l’incontro con il presidente della Repubblica. Il presidente del consiglio accerterà quanto prima se le forze politiche non intenderanno proseguire l’esperienza di governo dei tecnici, il che significa che si presenterà alle Camere, dopo il voto sulla legge di stabilità, per chiedere il voto di sfiducia. Quanto detto da Alfano l’altro giorno è stato inteso come una sfiducia di fatto.
Ore 22.00: il Comunicato della Presidenza della Repubblica.
Il Presidente del Consiglio intende rassegnare le dimissioni dopo aver verificato se è possibile approvare in tempi brevi le leggi di stabilità e di bilancio
Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha stasera ricevuto al Quirinale il Presidente del Consiglio dei Ministri, Senatore Mario Monti.
Il Presidente della Repubblica ha prospettato al Presidente del Consiglio l’esito dei colloqui avuti con i rappresentanti delle forze politiche che avevano dall’inizio sostenuto il Governo e con i Presidenti del Senato della Repubblica e della Camera dei Deputati.
Il Presidente del Consiglio ha dal canto suo rilevato che la successiva dichiarazione resa ieri in Parlamento dal Segretario del PdL on. Angelino Alfano costituisce, nella sostanza, un giudizio di categorica sfiducia nei confronti del Governo e della sua linea di azione.
Il Presidente del Consiglio non ritiene pertanto possibile l’ulteriore espletamento del suo mandato e ha di conseguenza manifestato il suo intento di rassegnare le dimissioni. Il Presidente del Consiglio accerterà quanto prima se le forze politiche che non intendono assumersi la responsabilità di provocare l’esercizio provvisorio – rendendo ancora più gravi le conseguenze di una crisi di governo, anche a livello europeo – siano pronte a concorrere all’approvazione in tempi brevi delle leggi di stabilità e di bilancio. Subito dopo il Presidente del Consiglio provvederà, sentito il Consiglio dei Ministri, a formalizzare le sue irrevocabili dimissioni nelle mani del Presidente della Repubblica.
Ed ecco l’hashtag ufficiale:
Avrei titolato questo post in maniera diversa fino a due ore fa. Poi ho sentito parlare Angelino Alfano, ricordarci che il suo padrone è il “detentore del titolo”, e ho compreso tutto il dramma di questo strano segretario, di questo manichino che non sa più da che parte voltarsi, che un giorno su due è smentito da chi lo ha messo in quel posto. Berlusconi detentore del titolo! La frase più ridicola della terra.
Le pantomime di questi mesi sono nulla dinanzi alla ipotesi di una nuova candidatura di Berlusconi. Lui, il premier per eccellenza (nella vulgata giornalistica tutti gli altri sono semplici Presidenti del Consiglio, un po’ a indicare che lui è il Primo, il più importante), fu deposto dalla crisi dello spread per manifesta incapacità. Ha avuto un anno per uscire definitivamente dalla politica. Ma invece no. Ha tenuto il coltello puntato al collo di Mario Monti. Ha assistito all’autodistruzione del suo partito minacciandone la dismissione. Ridotto ai minimi termini in fatto di consenso popolare, il Cavaliere, Mr B, il signor Bunga Bunga, pretende, alla fine di questa delirante legislatura, di annunciare il suo ritorno come fosse per questo paese l’annuncio della soluzione di tutti i guai. E’ chiaro che non è così. E’ chiaro che la riproposizione del passato sia tradotto all’estero come segno di instabilità, di inaffidabilità: in poche parole, come un raggiro in piena regola. Il ritorno di B., il solito Italian Job. Lo spread Btp-Bund è la miglior misura di questo sentimento. E da oggi sino al giorno delle elezioni questo indicatore non potrà che disegnare una ripida salita.
B. poteva dunque destinarsi al buen retiro keniano ma invece ha deciso di ributtarsi nella mischia, con quel corpo politico malandato che si ritrova. Non è solo il partito ad essere marcescente. La sua titubanza, la sua indecisione, il suo perenne scostamento dal paese reale, il suo codice fatto di populistica riproposizione del fantasma del comunismo, dello straniero delinquente, della insicurezza dei cittadini, del giogo insopportabile delle tasse, della magistratura che vuole distruggerlo e che è il primo problema del paese, lo fanno apparire ora come un vecchio rimbambito, schiavo delle sue ossessioni, che va dicendo cose non vere come per esempio “sono in molti a chiedermi di tornare” quando fuori da palazzo Grazioli non vi erano che un paio di figuranti con bandiere inedite di una Nuova Forza Italia e recanti scritte puerili, della serie “Silvio for president”:
Ecco, la sua ricandidatura è un suicidio. Avrebbe potuto dimenticarsi di noi e andare a stare altrove, con tutti quei suoi dannati soldi. Invece vuol perire sul campo. Dategli questa soddisfazione, non votatelo. Soltanto noi elettori possiamo liberarci di lui e di tutti i suoi Colonnelli. E’ una occasione storica. Il nostro paese è vaccinato al berlusconismo, abbiamo avuto una febbre lunga venti anni. Permettergli di perdere con disonore, è l’ultima richiesta accettabile.