Con quella somma, il direttorissimo del TG1 è stato, nell’ordine, a:
Capri, Barcellona, Ischia, Cortina, Cannes, Sanremo, Venezia, Marrakesh, Dubai, Londra, Palma dei Maiorca, Monaco, Saturnia, Il Cairo. Colpisce più di tutti Saturnia. In secondo luogo, non convincono le modalità della restituzione del maltolto da parte di Minzolini.
Mi spiego.
Uno fa il direttore del TG1, ok. Avrà anche un buono stipendio. Molto buono. Il dubbio però è il seguente: come ha fatto a restituire i 65.000 euro dei 74 illegittimamente (sembra) estratti dalla carta di credito aziendale in circa tre mesi – da Marzo a Maggio 2011 – con ben tre assegni da ventimila l’uno?
Spesso anche pagava per due, e la gentile compagnia non era a libro paga della Rai. Nessuno, nemmeno la Finanza, è riuscito a sapere con chi si accompagnava, in stanza da letto, in lussuosi alberghi, il formidabile direttorissimo.
Video pirata, con enfasi sulla “p”: questo sono diventati i video pubblicati ieri dal sito di Repubblica.it che ritraggono Berlusconi fuori da Palazzo Grazioli accusare la magistratura e il pm del processo Mills, De Pasquale, di associazione a delinquere, nonché raccontare barzellette sugli ebrei e su Rosy Bindi.
Già ieri il Tg di Minzolini dava menzione della pubblicazione delle immagini “rubate”, sebbene i video riguardassero colloqui pubblici avvenuti solo il giorno prima fra il (finto) premier e alcuni sostenitori avvicinatisi a lui all’uscita della sua residenza romana; oggi la definizione scandalosa di video “pirata”.
Perché pirata? Perché Berlusconi non sapeva di essere ripreso? Perché realizzati non già da una televisione ufficiale bensì da un cittadino qualunque? Si vuole forse proibire di riprendere con il proprio telefonino un fatto di cui siamo testimoni? Si vuole forse ridurre lo spazio sacro in una democrazia liberale della libertà di espressione?
Sarei molto curioso di sapere l’opinione del direttorissimo Minzolini. Non già perché importante in sé medesima, ma per analizzare in seguito la costruzione barocca su cui reggerà il suo ragionamento. Minzolini ha invece oscurato del tutto la bestemmia; poi ha praticamente dato del ladro agli autori dei filmati.
La pagina web del Tg1 apre con la notizia degli scontri, "causati dai manifestanti"
Ore 20. Il Tg1 rende conto degli scontri a Roma fra manifestanti aquilani e polizia. Secondo il tg diretto da Minzolini, gli scontri sarebbero stati causati da manifestanti di area ‘antagonista’, estranei ai manifestanti veri e propri.
Le immagini che seguono sono da diffondersi il più possibile. Poiché è quasi totale l’oscurità sulla vicenda visto che il Tg1 delle 13.30 non ne ha fatto nemmeno menzione. E le proteste sono ancora in corso. In questi istanti si sta svolgendo un sit-in dinanzi a Palazzo Grazioli, proprio mentre il Presidente del Consiglio è in riunione con la direzione del PdL. Tutto questo viene pubblicato come reazione al silenzio del più importante telegiornale italiano, il tg della tv pubblica.
La testimonianza di un ferito:
Vodpod videos no longer available.
E il vergognoso silenzio del Tg1:
Dalle pagine di Repubblica.it si legge che Maroni è corso al Ministero dell’Interno per essere relazionato sui fatti. “Io giudico sui fatti, non sulle opinioni”. Poi aggiunge:
Maroni ha quindi riferito di “essere favorevole alle manifestazioni quando si svolgono pacificamente, senza violenze. E voglio capire perché questa non si è svolta in questo modo, voglio capire se ci sono responsabilità e da che parte” (Repubblica.it).
Il non violento Maroni? Ve lo ricordate nel 1996, resistere agli agenti della polizia mandati dall’allora pm Papalia a perquisire la loro sede? Badate bene che il ministro dell’Interno non ha atribuito la responsabilità degli scontri ai manifestanti: almeno, non ancora. Si è però lasciato andare a questa battuta, come se oggi la manifestazione SoS per L’Aquila fosse una manifestazione violenza e organizzata da violenti. Proprio lui: uno condannato a otto mesi di reclusione per resistenza a pubblico ufficiale.
Ecco come comincia il servizio del Tg1 che narra della sentenza di secondo grado al processo Dell’Utri: “Assolto”. Con un ottimo taglia e cuci, viene imbastito un filmato ad hoc, in cui spicca la domanda della giornalista al Pg Antonino Gatto sulla teoria della trattativa Stato-Mafia: “Crolla tutto”, dice lei, mentre il procuratore generale la invita a aspettare le motivazioni della sentenza. Nemmeno mezza parola spesa su questa benedetta teoria della trattativa? Spatuzza, per il Tg1, è stato smentito. E che ne resta dell’accusa principale, per la quale Dell’utri era già stato condannato in primo grado a nove anni? Pena ridotta. Certo, è vero, la pena è stata ridotta, ma Dell’Utri, per i reati contestategli fino al ’92 è ritenuto colpevole dalla Corte d’Appello. Tutto questo è taciuto.
Tutti indagati: Berlusconi, per concussione e minacce; Innocenzi, il pasdaran mediasettizzato a vita, per favoreggiamento – è stato sentito come persona informata sui fatti dalla polizia giudiziaria già a Dicembre 2009; Minzolini, anche lui interrogato in procura, ha violato il segreto istruttorio comunicando a terzi i contenuti del suo verbale. Il TG1 infila la notizia, una vera bomba, in mezzo alla melma gossippara e divagatoria che colma il giornale dalle otto e dieci sino alla fine. Ma il TG1 ha in serbo un scoop: a Napoli, i distributori di sigarette funzionano senza tessera sanitaria, anche i bambini le comprano. E non solo: il riso fa bene. Due vere notizie da prima pagina. Un cane ingoia ventimila dolalri in diamanti: il medico prende la "sofferta decisione". lasciar correre la natura… Che dire: vera distrazione di massa.
Silvio Berlusconi è iscritto sul registro degli indagati della Procura di Trani. I reati contestati sono due: 317 Codice penale, ovvero concussione. L’altro reato è l’articolo 338 del Codice penale: Art. 338 Violenza o minaccia ad un Corpo politico, amministrativo o giudiziario Chiunque usa violenza o minaccia ad un Corpo politico, amministrativo o giudiziario o ad una rappresentanza di esso, o ad una qualsiasi pubblica Autorita’ costituita in collegio, per impedirne in tutto o in parte, anche temporaneamente o per turbarne comunque l’attivita’, e’ punito con la reclusione da uno a sette anni. Alla stessa pena soggiace chi commette il fatto per influire sulle deliberazioni collegiali di imprese che esercitano servizi pubblici o di pubblica necessita’, qualora tali deliberazioni abbiano per oggetto l’organizzazione o l’esecuzione dei servizi.
Il riferimento è all’ufficio del Garante per le comunicazioni
A Giancarlo Innocenzi è invece contestato l’articolo 378 del Codice penale. Ovvero favoreggiamento. Innocenzi è stato sentito come persona informata dei fatti dalla polizia giudiziaria. Nel corso della deposizione, Innocenzi ha dichiarato il falso e dunque gli viene contestato il favoreggiamento.
Augusto Minzolini, invece, è indagato per l’articolo 379 bis del Codice penale. Il suo interrogatorio era stato secretato e Minzolini ha subito comunicato a terze persone il contenuto dello stesso.
Non ce l’ha fatta a resistere dall’andare in video. Lui, Minzolini, il direttore dimezzato – a sentire le indiscrezioni sulle ultime intercettazioni, il vero direttore del TG1, il direttore ombra, è Berlusconi – parla della gogna mediatica a cui è stato sottoposto, ingiustamente, poiché nell’inchiesta di Trani, lui, non è mai stato iscritto nel registro degli indagati. E’ normale, dice il metà-direttore, che egli parli al telefono con il Presidente del Consiglio. E’ normale, funziona così, per i giornalisti. Parlano al telefono con i politici. E che cosa diranno mai? Parlano del più e del meno. Delle previsioni meteo. Del Milan.
Minzolini non entra – volutamente – nel merito dell’inchiesta. Non dice, Minzolini, che al telefono, Berlusconi – come altri, del resto – richiede particolari trattamenti. Richiede, come altri, come la bisca della Protezione civile, di non parlare di alcune notizie, o di dare sfumature a certe altre. Non ve ne siete accorti, voi tele-ascoltatori del Tg1. Poiché sono molti bravi. Lo dice Minzolini stesso, quella del Tg1 è la redazione più prestigiosa. Il Tg1 delle 20 è il principale canale attraverso cui il pubblico si informa, attraverso cui si forma un’opinione. Un mezzo così importante che – da anni, oramai – è eterodiretto dal (finto) premier attraverso le nomine coordinate di direttori generali, direttori di rete e direttori di telegiornale. Lo dimostrano, ahimé, ancora una volta, le intercettazioni. Quelle del caso Saccà (2007-2008), quelle odierne. Lo dimostra lo stesso Tg1, ogni maledetta sera.
L’uso sistematico che viene fatto del servizio pubblico al fine di orientare l’opinione pubblica è lampante, sotto gli occhi di tutti: oltre a dedicare la maggior parte del tempo alla “nota politica”, confezionata ad arte in modo da inserire le dichiarazioni degli oppositori in mezzo a due blocchi consistenti dedicati ai vari portavoce del governo e della maggioranza (prima governo e ministri, dopo portavoce, capigruppo, l’immancabile Gasparri – insomma, il cosiddetto “panino”). Non solo: sempre più spesso vengono dedicati servizi giornalistici che paiono fatti apposta per costituire una risposta indiretta alle inchieste delle trasmissioni considerate scomode. Santoro mostra le macerie de L’Aquila tutte ancora al loro posto? Il TG1, a metà giornale, parla dell’incessante lavorio di Vigili del Fuoco e Esercito nella rimozione delle stesse macerie, che al giovedì erano là, ancora nelle vie, nelle piazze de L’Aquila, mentre ora sono caricate a bordo di camion e trasportate in discarica dove vengono accuratamente setacciate per recuperare il recuperabile, oggetti personali, libri, denaro, tesi di laurea, ma anche le storiche pietre dei palazzi aquilani. E quanta burocrazia che blocca questa delicata, lunga, operazione!
Non è giornalismo, è politica. Il TG1 è stato trasformato in un organo di partito, alla stregua de L’Unità o de La Padania. Tanta parte del giornale – una parte sempre maggiore – viene dedicato alle non-notizie di cronaca, al gossip, alle condizioni meteo. In secondo piano la crisi economica; nemmeno citate le proteste degli operai cassaintegrati di Termini Imerese.
Il culmine della falsificazione del reale è stato raggiunto con la divulgazione della notizia della assoluzione dell’avvocato David Mills, anziché della prescrizione del reato. Il Direttore dimezzato non ha mai provveduto a rettificare l’immensa menzogna creata dal suo giornale. Il caso non è neppure stato considerato meritorio di uno dei suoi famigerati editoriali. Il Direttore non ha voce per questa materia. Si è censurato da solo. In completa autonomia e libertà.
L’abisso che corre fra la sua figura e quella, da lui stesso evocata, di Giovanni Amendola è incommensurabile: “Amendola era fautore di una linea politica liberal-democratica e si schierò decisamente contro il fascismo, non accettando le posizioni di compromesso che, sin dal 1921, avanzarono altri esponenti della classe dirigente come Giolitti e Salandra[…] Le sue posizioni critiche verso il regime gli valsero frequenti intimidazioni e aggressioni, fino a giungere all’aggressione fisica, quando fu bastonato da quattro fascisti e ferito alla testa, il 26 dicembre 1923 a Roma. […] Diventa, insieme a Filippo Turati, il massimo esponente dell’opposizione aventiniana e promuove una linea non violenta di opposizione al fascismo, confidando che, dinanzi alle responsabilità del fascismo nella morte di Matteotti, il re si decida a nominare un nuovo governo. […] Il deputato liberale fu aggredito dagli squadristi a Serravalle Pistoiese il 20 luglio 1925 e non si sarebbe più ripreso dalle percosse subite. È considerato l’ispiratore del Manifesto degli intellettuali antifascisti” (fonte Wikipedia).
L'”aggressione” mediatica che Minzolini lamenta di aver ricevuto è in realtà, nella realtà tanto scomoda e da mascherare, l’opera diegetica del parresiastes, della parola libera, che nella sua funzione disvelatrice, leva la maschera e sottopone alla luce della opinione pubblica l’uomo Minzolini con la sua “vera” storia. La verità è ribaltata in gogna, la libertà di parola – la stessa libertà di parola che Amendola osava esibire al cospetto del potere totalitario fascista – in aggressione. L’opera del ribaltamento di senso è così compiuta.
Giancarlo Innocenzi, il membro dell’AGCOM pescato a colloquio con Mr b, l’uomo ombra che tramava, insieme al dg Rai Masi, per la chiusura di Annozero al fine di compiacere il “capo”, non è nuovo a questo genere di interventi. Eccolo, raccontato dalle parole di Marco Lillo alla presentazione del libro “Bavaglio” (era il 3 settembre 2008), al telefono con Saccà nell’agosto 2007, quando allora Berlusconi era capo dell’opposizione:
Allora si trattava di sistemare qualche soubrette:
Il Tar del Lazio ha accolto la richiesta di sospensiva del provvedimento AGCOM che estendeva il regolamento della par condicio alle emittenti private, che di fatto eliminava dalla televisione italiana ogni spazio di approfondimento giornalistico politico.
Sky e Telecom Italia (che controlla La7) erano immediatamente ricorse al Giudice Amministrativo contro il provvedimento AGCOM. AGCOM aveva deciso di applicare le più restrittive norme sulla par condicio anche al settore privato come diretta conseguenza della interpretazione data dal CdA Rai al regolamento sulla par condicio, deliberato dalla Commissione di Vigilanza (sospensione di un mese di tutti i Talk-show a carattere politico).
Nella fattispecie, il Giudice Amministrativo ha sospeso l’articolo 6 c. 2 del regolamento, che recita:
"i notiziari diffusi dalle emittenti televisive e radiofoniche nazionali e tutti gli altri programmi a contenuto informativo… si conformano con particolare rigore ai principi di tutela del pluralismo, dell’imparzialità, dell’indipendenza, dell’obiettività e dell’apertura alle diverse forze politiche, nonché al fine di garantire l’osservanza dei predetti principi, allo specifico criterio della parità di trattamento tra i soggetti e le diverse forze politiche".
Il Giudice ha ritenuto fondate le "censure dedotte attraverso la delibera impugnata". L’udienza di merito è fissata per il 6 Maggio. Intanto, i talk show potranno tornare a ospitare politici e a occuparsi delle imminenti elezioni regionali. Il CdA Rai ha convocato per lunedì un consiglio di amministrazione urgente: il presidente Garimberti aveva anticipato che, se il verdetto del Tar fosse stato una sospensiva del regolamento, la Rai avrebbe dovuto necessariamente rivedere la propria decisione. Santoro stamane, alla notizia della sentenza, ha detto "ora andiamo in onda". Ma le intenzioni dei consiglieri di maggioranza sono ben chiare: per Butti (PdL) "non cambia niente, la decisione riguarda solo il provvedimento dell’AGCOM". Sulla stessa lunghezza d’onda, il radicale Beltrandi, il relatore del famigerato regolamento.
Intanto, stamane Il Fatto Quotidiano apre con alcune intercettazioni a margine di un’inchiesta della procura di Trani: Berlusconi avrebbe fatto pressioni sul membro dell’AGCOM, Giancarlo Innocenzi, per ottenere la chiusura della trasmissione. Anche Minzolini intercettato, a colloquio con il (finto) premier, avrebbe gentilmente accolto le richieste di un intervento televisivo per smorzare la "bomba" Spatuzza (leggi tutto: http://antefatto.ilcannocchiale.it/2010/03/12/cos%C3%AC_berlusconi_ordino_chiudet.html)
Il bavaglio è anche non dare le notizie. E’ anche fare un telegiornale zeppo di serivizi para-giornalistici alla maniera di Studio Aperto. E’ parlare del record di salto con la Harley Davidson e dei rischi per la schiena che questo “famoso” sport produce ai dilettanti che si decidessero a praticarlo. Questo il TG1 stasera. La vergogna continua. Mentre si fa sempre più assordante il silenzio sulla falsa notizia della assoluzione di David Mills, il TG1 seguita ad applicare il sistema della “distrazione di massa” collaudato per anni in Mediaset. Un quarto d’ora scarso di notizie filtrate, il resto gossip, spettacoli, soubrette e previsioni meteo. La calma piatta, mentre fuori dalla porta, in via Teulada 66, prende vita il “girotondo” contro il bavaglio, con Santoro e i giornalisti dissidenti. Solo al TG2, in coda al giornale, un servizio con il parere della redazione sulle censure dei programmi di informazione.
Di seguito il comunicato USIGRai:
E siamo al bavaglio!
E’ uno dei momenti piu’ bui per la liberta’ di stampa in Rai da quando esiste il Servizio pubblico radiotelevisivo. Il Cda a maggioranza ha voluto il bavaglio piu’ soffocante, applicando nella maniera maggiormente restrittiva il gia’ pessimo regolamento della Vigilanza, con la chiusura di tutti i talk show e i programmi di approfondimento giornalistico. Speriamo che il Direttore Generale e i Consiglieri d’amministrazione della Rai, insieme ai commissari della Bicamerale, si rendano conto della responsabilita’ che si sono assunti. A meno di un mese dalle elezioni, anche in presenza di una serie di gravissime vicende di cui l’opinione pubblica vuole sapere, cala il silenzio. Negare gli approfondimenti costituisce una penalizzazione enorme per i cittadini e dunque per la democrazia, che fa passare in secondo piano persino il pur rilevantissimo danno economico per un’azienda come la Rai, che gia’ sta ipotizzando tagli. L’Usigrai intende reagire nel modo piu’ fermo. La legge sui servizi pubblici essenziali ci impedisce di scioperare in tempi utili, nonostante siano state esperite le procedure di conciliazione. Stiamo quindi preparando un video-comunicato ed una manifestazione pubblica. Sullo scandalo del silenzio non c’e’ bavaglio che possa impedirci di gridare.
L’editoriale di Minzolini sulle intercettazioni e la condanna mediatica di Bertolaso segna il passaggio definitivo del TG1 dal terreno degli organi di informazione agli organi di partito. La filippica del Minzo è prodromo all’intervento di oggi di Angelino Alfano:
Andremo avanti con il testo approvato alla Camera che rappresenta un punto di equilibrio tra esigenze delle indagini, diritto alla riservatezza, di cronaca e tutela delle intercettazioni per i reati di mafia. Questo ddl è una della prime azioni in materia di giustizia e quando sarà approvato saranno passati due anni circa dal momento in cui è stato proposto (fonte: La Stampa.it <http://lastampa.it/redazione/cmsSezioni/politica/201002articoli/52456girata.asp> ).
Di fatto, il TG1 è diventato il portavoce della maggioranza al governo e come tale si adopera per alimentarne il consenso da parte dei cittadini attraverso due fondamentali strategie:
– l’occultamento delle informazioni, come nel caso della invasione del centro storico da parte degli aquilani;
– la diffusione di servizi giornalistici antitetici alla notizia: esempio lampante lo è stato il caso delle macerie de L’Aquila ancora nel mezzo del centro storico, messo in mostra dalle telecamere di Annozero, a cui il TG1 ha risposto con un servizio sulla attività di raccolta, che per Annozero era ferma, delle stesse macerie, mostrando addirittura come queste venissero accuratamente – e perciò “lentamente”, fornendo in modo implicito all’ignaro ascoltatore una spiegazione del ritardo nei lavori – separate dagli oggetti smarriti quali soldi, tesi di laurea, giocattoli, pietre storiche dei palazzi aquilani, corredando il tutto con immagini di vigili del fuoco al lavoro e camion colmi di detriti all’ingresso della discarica.
Lo stesso modello è stato applicato per la notizia della nota della Banca d’Italia sul fallace recupero di capitali dello Scudo Fiscale:
I denari, le azioni e le obbligazioni che i beneficiari dello scudo fiscale hanno riportato materialmente in Italia, smobilitando le attività estere e convertendole in contante, ammontano per la precisione a 34,9 miliardi, ovvero al 41 per cento degli 85 miliardi totalizzati complessivamente dalla prima fase dello scudo (si arriva a 95 solo tendendo conto di oro e gioielli, delle microperazioni e dei rientri differiti per particolari ostacoli procedurali; fonte La Repubblica.it http://www.repubblica.it/economia/2010/02/20/news/scudo_rientro_ridimensionato_in_italia_rientrati_solo_35_miliardi-2366262/).
Il TG1 ha fornito all’ascoltatore soltanto la risposta del Tesoro, per bocca del direttore dell’Agenzia delle entrate, Attilio Befera, secondo il quale “si tratta solo di «giochi statistici» e che lo scudo è stato «uno straordinario successo»”. Addirittura, secondo il TG1, le analisi della Banca d’Italia sono soltanto “illazioni”. Nemmeno nomina la Banca d’Italia. Per il TG1 c’è spazio solo per la voce del governo.
Si teme un nuovo strappo, un nuovo scarto in avanti, o a latere, del (finto) premier. Domani sarà a Milano per la campagna di tesseramento del PdL e terrà un discorso: gli ambienti più vicini allo psico-premier parlano di un imminente nuovo attacco al Quirinale e alla Consulta che metterà a dura prova i residui legami con Fini. L’attacco verrà condotto con la copertura televisiva del Tg1 del Minzo che ieri si è inerpicato in una vergognosa difesa di Mr b, paragonandolo – suo malgrado – a Andreotti a alla presunta persecuzione giudiziaria che il matusalemme del Senato avrebbe subito ai tempi delle accuse di mafia e del bacio con Totò Riina. Certamente il Minzo, avvocato dei perseguitati, non ha fatto menzione alcuna riguardo alla condanna prescritta a Andreotti, quella per mafia prima del 1980, che nessuno ricorda naturalmente.
E mentre tutti sostengono che Filippo Graviano ha smentito Spatuzza, nessuno dice che il boss ha semplicemente negato quel che Spatuzza ha riferito al Giudice nella scorsa seduta, mentre non ha fornito alcun elemento oggettivo riguardo a ciò – né la sua deposizione ha inciso in alcun modo sull’impianto accusatorio che ha portato alla condanna di Dell’Utri in primo grado per concorso esterno in associazione mafiosa. Ovvero, questa fase dibattimentale non aggiunge niente al quadro probatorio che già era servito a condannare il collaboratore di Mr b (di cui potete ampiamente leggere qui: Dossier Dell’Utri). Minzolini non vi ha fornito nemmeno la metà di questo quadro informativo, anzi, ha fatto un vero e proprio panegirico televisivo, spacciando per approfondimento ciò che in realtà è pura semplificatoria attività di maquillage:
La deposizione dei Graviano:
Di seguito l’articolo pubblicato da Il Fatto e ripreso da Micromega in cui la politologa Barbara Spinelli parla di “deriva psichiatrica” dei dittatori e della pericolosità della situazione italiana, appena salvaguardata dai pericoli di una “Weimar” dalla nostra stessa Costituzione, la quale – nonostante quel che dica il (finto) premier – esce rafforzata da questo tritacarne, poiché diffusa sarebbe la convinzione che non serva cambiarla. La Spinelli sottolinea come la platea di Bonn che udiva Mr b demolire l’impianto costituzionale e democratico della nostra Repubblica, non abbia levato alcuna critica al despota, e evidenzia come questo prefiguri una politica dell’appeasement, una morbida accondiscendenza verso Berlusconi, come spesso gli europei hanno verso i dittatori.
Barbara Spinelli, tra le più riconosciute osservatrici dei fatti politici italiani, fa un’analisi secca e lucida della situazione politica e dello scontro istituzionale
“Siamo di fronte a una crisi acuta ma ormai è anche finito il tempo di chiedersi ‘cosa accadrà’
La Spinelli sottolinea l’importanza della reazione di Napolitano, un presidente “che finora non è che abbia detto molto sul tipo di regime messo in piedi da Berlusconi”
individua in Fini “la chiave di volta della situazione” perché “il regime autoritario può essere scalzato soltanto dalla maggioranza”
la reazione “abbastanza scandalosa” del Partito popolare europeo, dove “non si è alzata una voce contro ciò che ha detto Berlusconi: in parte si tratta di una forma di appeasement, la tendenza a accomodarsi con i regimi autoritari
se l’Europa fa un esame di democrazia ai paesi che entrano, non richiede altrettanto a quelli che sono già dentro
Sel’Italia non fosse già nell’Unione europea, non potrebbe avervi accesso
non trova scandaloso “che Berlusconi parli di Italia piuttosto che di Europa. Quel che è grave è che Berlusconi utilizzi una sede internazionale per fare un attacco molto pesante alla Costituzione e alle istituzioni del proprio paese”
l’Europa, che potrebbe intervenire “di fronte a queste frasi golpiste resti in silenzio: per quel che riguarda l’euro siamo tutti affratellati, e questo ha reso meno importante la politica. La Merkel dovrebbe vergognarsi dei baci con Berlusconi, che si trovavano in tutte le foto. È come il bacio tra Breznev e Honecker”
“Berlusconi dice in maniera chiara cosa vuol fare, cambiare la Costituzione a maggioranza semplice, la sua”
“Ciò che mi sembra positivo è che in realtà la Costituzione ne esce enormemente rafforzata: la consapevolezza è ormai diffusa che non si sia nessun bisogno di cambiarla, come si è invece sostenuto negli ultimi 10-15 anni”
possiamo parlare di “stato d’eccezione”, come scriveva Ezio Mauro ieri su Repubblica, “la differenza è che la nostra Costituzione ci tutela più di quanto quella della Repubblica di Weimar tutelasse la democrazia tedesca”
rispetto alla minaccia più o meno ventilata, di un nuovo predellino che porti il Cavaliere direttamente alle elezioni anticipate, la Spinelli fa notare che “non è che Berlusconi può sciogliere da solo le Camere. È più difficile, in un’aula parlamentare, saltare su predellini”
“Se Berlusconi dal punto di vista delle uscite televisive e della piazza è imbattibile, non so se lo sia altrettanto dal punto di vista del gioco parlamentare. Minaccia continuamente le elezioni anticipate, ma poi ritira tale minaccia. Perché non è così che funziona: il Parlamento non è un predellino, non è lo scenario perfetto per un tg di Minzolini, né una fiction. E tanto per cominciare, Napolitano potrebbe certo dare l’incarico a qualcun altro della stessa maggioranza di Berlusconi”
l’editorialista nota che “tutti i dittatori hanno una deriva psichiatrica, ma l’aspetto politico è molto più importante. La psichiatria non è di nessun aiuto per le vittime delle dittature”
una notazione sui processi di mafia: “Non credo che verranno fuori grandi cose. Penso che i capi della mafia in carcere si guarderanno bene dal dire cose compromettenti. Ma è interessante vedere come le posizioni rispetto ai pentiti cambino: vengono considerati farabutti e uomini che sciolgono i bambini nell’acido quando tirano in ballo i politici, e se ne fanno elogi sperticati quando tacciono (come Mangano chiamato un eroe, o Filippo Graviano descritto da Dell’Utri come uomo di grande dignità)”
Una nuova forma di comunicazione politica è stata partorita dal cranio lucido del direttore ex gossipparo pentito del TG1, il "cominzo". Il Minzo è apparso in video come Mr b anni fa, ma senza calza sull’obiettivo della telecamera. L’occasione? L’esternazione minzoliniana ha avuto per oggetto la manifestazione di ieri della FNSI, per lui incomprensibile. Ignora il calvo cronista che in piazza sono scesi anche i bloggers. In risposta al Minzo ci sarebbero pagine e pagine di tentati disegni di legge ad opera della maggioranza che vogliono equiparare i citizens journalists, i bloggers, ai giornalisti della carta stampata, obbligandoli alle disposizioni di legge in vigore per i giornali, esponendoli alle conseguenze penali relative alla professione di giornalista. Questo significa, de facto, censurare la rete, poiché nessun blogger potrebbe sopravvivere a una minaccia di querela, dove sopravvivere equivale a poter dire la propria opinione liberamente. In Italia, lo ricordiamo al Minzo lucido di cranio ma non di mente, la lite temeraria, ovvero la querela fatta per intimidire, anche laddove questa interferisca sulle libertà d’espressione e di stampa, è punita con una semplice ammenda, spesso insignificante. Al blogger, al giornalista che si è visto privato di una propria libertà, resterebero sul groppone in ogni modo le spese processuali. Anche il santo patrono dei blogger, Beppe Grillo, ha criticato la manifestazione: con il suo consueto linguaggio al vetriolo, ha definito i giornalisti presenti in piazza come "puttane che cercano di tornare vergini". Grillo aveva lanciato l’idea di un pool di avvocati in difesa dei blogger: il cosidetto "scudo della rete". Aveva promesso un’area interna al suo blog per aiutare i bloggers querelati già a Settembre. Al 4 di Ottobre non c’è nessuna menzione dello scudo della rete sul suo sito, a parte il logo e il post iniziale di lancio dell’iniziativa. Ma non sarebbe forse ora di riproporre la questione delle querele intimidatorie e di avviare una discussione intorno alla stesura di un disegno di legge in proposito che penalizzi il loro uso (con ammenda congrua alla limitazione di un diritto fondamentale e risarcimento delle spese processuali del querelato) nel caso provato della limitazione dei diritti di cui all’articolo 21?
Abbiamo appena letto Beppe Grillo che, intervistato dal nuovo quotidiano il Fatto, spiega cosí la sua assenza alla manifestazione di Roma:
Ma no, mi vien da ridere. Su questo ha ragione lo Psiconano. Noi ci abbiamo fatto tre referendum, sulla libertà d’informazione, per bloccare la legge della fattucchiera Gasparri che ha consegnato tre tv a Berlusconi. Loro invece ci fanno una manifestazione che è finta, solo perché il Nano non risponde a dieci domande sulla fica. Ma stiamo scherzando? I giornalisti che manifestano per la libertà di stampa mi fanno pensare a una puttana che cerca di tornare vergine.
Tg1, edizione delle 20. Il direttore Augusto Minzolini, che giovedì era finito sotto gli strali di Santoro e prima ancora di quelli ironici della Dandini, appare in video con un editoriale in cui giudica «incomprensibile» e «assurda» la manifestazione per la libertà di informazione indetta ieri dalla Fnsi.
Il responsabile comunicazione del Pd Gentiloni la giudica «una svolta senza precedenti: l’abbandono anche formale, di ogni profilo istituzionale da parte del Tg1».
chiede l’intervento della Vigilanza
«Lo dico senza spirito polemico: la manifestazione di oggi per la libertà di stampa per me è incomprensibile. Manifestare è sempre legittimo e salutare per la democrazia, ma in un Paese dove negli ultimi tre mesi sono finiti nel tritacarne mediatico Berlusconi, l’avvocato Agnelli, l’ingegner De Benedetti, l’ex direttore di Avvenire, il direttore di Repubblica e tanti altri, denunciare che la libertà di stampa è in pericolo è un assurdo. Il rischio è un altro: l’informazione è diventata il teatro di uno scontro di potere», continua Minzolini. «E la manifestazione di oggi fotografa una disparità: è stata convocata contro la decisione del premier di querelare Repubblica e l’Unità. Ma negli ultimi 10 anni ci sono state ben 480 querele di politici contro giornali, il 68% delle quali presentato da esponenti di partiti di sinistra. Mi chiedo: è possibile che la libertà di stampa sia stata messa in pericolo solo dalle querele di Berlusconi?»
Pancho Pardi, Idv: «Questo direttore specializzato nel non dare notizie sgradite al premier si permette di dare lezioni a tutti, sostenendo che ci sono servi. È paradossale che ad affermarlo sia lui»
Rizzo Nervo: «Che il direttore del Tg1 si esibisse in un editoriale contro la libertà di stampa non mi meraviglia, essendo abituato soltanto alla libertà di nascondere le notizie. Il suo è stato un vero e proprio comizio»
«Il Tg1 non è mai stato schierato, nella sua storia, contro alcuna manifestazione. Ieri il direttore lo ha allineato contro la manifestazione del sindacato unitario dei giornalisti per la libertà d’informazione, cui ha aderito una moltitudine di cittadini». Lo sostiene il comitato di redazione del Tg1 in un comunicato che verrà letto questa sera nell’edizione delle ore 20.
«Il Tg1 ha per sua tradizione un ruolo istituzionale, non è un tg di parte. È il tg di tutti i cittadini, anche di quelli che hanno manifestato per chiedere il rispetto dell’articolo 21 della Costituzione. E cui sbrigativamente è stato detto di aver fatto una cosa "incomprensibile"»
«Il Tg1 va in tutte le case. È servizio pubblico e rispetta ogni opinione e sensibilità per non mettere in gioco il suo patrimonio di credibilità. Ai telespettatori che in queste ore fanno giungere le loro proteste -conclude il comunicato del cdr- l’impegno del comitato di redazione perchè siano recuperati rispetto ed equilibrio. Ai vertici aziendali chiediamo una convocazione urgente per esprimere le nostre preoccupazioni». Pronta la replica di Minzolini:«È la dimostrazione che c’è chi manifesta per la libertà di stampa ma è intollerante verso chi ha un’opinione diversa»