
Pastore Terry Jones
Non cercateli lontano: sono in mezzo a noi. Soprattutto fra quelli che si professano paladini della libertà. Terry Jones, il pastore ultracattolico che avrebbe promosso il film della discordia, Innocence Muslim (cfr. The Atlantic), altro non è che un fanatico che annualmente si diverte a bruciare copie del Corano o fotografie di Obama. Jones è antiabortista, probabilmente razzista. Il suo forte credo religioso ha i chiari connotati del credo integralista. I suoi deliranti discorsi andrebbero inascoltati anche in un ospedale psichiatrico. Come è possibile che un personaggio così periferico e palesemente deviato possa accendere la miccia di una rivolta globale? Il regista del film sarebbe un cristiano coopto, tale Nakoula Basseley Nakoula, un emerito signor nessuno, il cui talento nel cinema fa a gara con quello di un paracarro. Il suo capolavoro sarebbe costato qualche milione di dollari. Una tal cifra e così mal spesa. Forse esiste un altro livello di lettura di questo caos di ambasciate date alle fiamme e di ambasciatori in fuga. Forse la spiegazione non è così scontata.
Sto parlando dell’America 2012. Delle presidenziali. E di un candidato repubblicano che è pienamente pro-life e dichiaratamente cattolico. Romney nei sondaggi duella testa a testa con Obama ma non è affatto chiaro se egli abbia o meno la possibilità di vincere le elezioni di Novembre. Cosa succederebbe se dovesse sconfiggere Obama? Quale sorte per i rapporti degli USA con i paesi arabi? I democratici subodorano una sconfitta alla Jimmy Carter. Conoscono bene l’umore dell’elettorato americano, così sensibile in materia di sicurezza nazionale. L’attacco libico è avvenuto proprio in pieno 11 Settembre (negli USA era giorno, quindi il fatto ha subito avuto massima rilevanza mediatica) e la ragione della violenza è stata volutamente collegata al trailer del film di Nakoula. Un trailer che all’improvviso, proprio qualche giorno fa, è stato pubblicato su un sito cristiano-coopto. Nessuno prima d’ora ha mai sentito parlare di Naokula. Ed è diventato virale in poche ore facendo così esplodere la rabbia di centinaia di migliaia di persone comuni, non terroristi, spinti dall’offesa a distruggere e a spaccare tutto quanto di occidentale trovano per le strade.
Il meccanismo è chiaro: l’attacco in Libia è stato pianificato. Si è trattato di un puro attentato in stile Al Qaeda. Poi qualcuno ha usato i media – soprattutto i nuovi media – per sollevare la rivolta. Immediatamente l’operazione di Washington (muovere navi da guerra verso la Libia) è subito sembrata in patria troppo debole. Al punto tale da permettere a Romney e a tutto il suo entourage di calcare la mano sulla presunta debolezza di Obama. Un presidente che solo l’altro ieri si è dovuto vantare, durante un comizio, di essere il presidente che “ha ucciso Osama Bin Laden”. Non catturato e/o processato. Ma “ucciso”. Non so se è comprensibile la differenza.
Con ciò si vuol dire che gli estremisti che hanno suggerito la rivolta sono in primis americani. Sul sito dell’associazione American Center for Law & Justice, un gruppo conservatore, pro-life, cristiano fondamentalista, fondato nel 1990 dal pastore evangelico Pat Robertson, è comparso un articolo dall’incipit ben chiaro: “Abbiamo imparato ancora una volta che in Medio Oriente, la debolezza uccide. Non vi è nessun tipo di tolleranza, comprensione, o simpatia che possa placare un radicale musulmano, e i radicali considerano effettivamente la tolleranza come un invito a colpire” (La realtà del 12 Settembre, ACLJ). Pat Robertson è un volto televisivo. I suoi sermoni vengono trasmessi dalla tv Christian Broadcasting Network (CBN). E’ politicamente schierato con l’ultra destra cristiana evangelica. Ha cercato di ottenere la candidatura repubblicana alle presidenziali del 1988, fatto che lo accomuna a Jones, il quale addirittura si è autoproclamato “candidato alla presidenza” alle prossime elezioni senza aver ottenuto la nomination da alcun partito.
Finché si agirà in maniera tutt’altro che straordinaria e decisiva, non possiamo che aspettarci che la situazione divenga sempre più pericolosa. Il governo egiziano deve ancora chiedere scusa. Ma perché dovrebbe chiedere scusa se invece può continuare a dotare il suo esercito contando sui nostri soldi, mentre perdona e rafforza la sua base radicale? (A tal proposito, penso che dovremmo smettere di usare il termine “radicale” per descrivere una cosa che invece è la mentalità della maggioranza delle persone in Medio Oriente. Nei paesi arabi e in Iran, la jihad è mainstream). E ora i Fratelli Musulmani chiedono che le proteste aumentino – proprio nel momento in cui i manifestanti dovrebbero essere radunati, imprigionati, raddoppiando la sicurezza intorno alla nostra ambasciata. Come minimo, dobbiamo tagliare tutti gli aiuti all’Egitto a meno non tornino ad essere come una volta un “alleato” sia con la parola e con le opere (ACLJ, cit.).
Questo paragrafo anticipa la politica estera di Romney: abbandono dei paesi arabi che si sono emancipati con le rivolte del 2011 a meno che non reprimano le componenti islamiste, siano esse dedite al terrorismo o meno. Siamo distanti anni luce dalla “politica della mano tesa” di Obama, esemplificata dal discorso alla università de Il Cairo del 2009.
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