Stress Test e Mps, un bel giorno per Davide Serra

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Avrete letto che l’esito degli stress test bancari, eseguiti dalla BCE sugli istituti dell’area Euro, è negativo per nove banche italiane. Mps ha manifestato una carenza di 2,1 miliardi; Carige di 814 milioni. Insomma, ci si aspetta un lunedì nero per il mercato italiano, che verrà probabilmente trascinato agli inferi dai titoli bancari. Mps deve quindi ricapitalizzare e, in generale, quando è tale la prospettiva, il mercato tende a reagire deprezzando il titolo.

Nel frattempo, il finanziere di successo Davide Serra, ospite fisso di ogni Leopolda (da quando la Leopolda è il luogo dello show Renzianissimo), ha esternato alcune sue opinioni – rispettabili, ma inutili come tutte le opinioni – sul diritto di sciopero. Per Serra, lo sciopero è un costo (lo è in primis per i lavoratori, non è vero?) e andrebbe abolito. Jacopo Iacoboni, su La Stampa, già titola “Serra, rockstar spericolata”, descrivendo le scene di giubilo durante il suo speech leopoldino. Ma Iacoboni non sa che domani, per il finanziere, non sarà solo il giorno delle prime pagine e della più ampia visibilità.

Serra detiene una posizione ribassista pari allo 0,94% del capitale di Mps: tale informazione è nota poiché la Consob obbliga le società a rendere pubbliche tali esposizioni quando superano lo 0,5%. Domani, per Serra, sarà un giorno di forti guadagni. Fra l’altro, il titolo Mps dal 17 Giugno, giorno del suo più alto valore pari a 2,5 euro per azione (quando il rating della banca era passato da underperform a neutral, secondo Bnp Paribas), ha conosciuto un periodo di pesanti ribassi, arrivando a toccare il picco negativo lo scorso 16 Ottobre, a 0,81 euro/azione. Serra ringrazia. Così va il mondo della Finanza.

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L’incubo del 2006

Sì, insomma, lo spettro del pareggio. O della rimonta. O della vittoria del centrodestra. Per un paese che vive di paure – storica proprio la campagna elettorale del 2006, tutta giocata sull’emergenza immigrazione, che non c’era – non c’è da meravigliarsi se l’immagine consolatoria proviene proprio dalla televisione, che spaventa per rassicurare, che rassicura per poter spaventare. Nel solito chiasso dei talk show passano messaggi subliminali costruiti in piccoli uffici milanesi (o romani, a seconda dell’emittente): l’IMU che finisce nel caveau del Monte dei Paschi di Siena è un falso che si regge sul sentimento che quella tassa sia stata una imposizione ingiusta, sebbene sia stato l’unico (insieme alla Riforma delle Pensioni) provvedimento del governo Monti che ha rassicurato gli investitori, ancor prima dell’intervento di Draghi e dei suoi ‘OMT’ (Outright Monetary Transactions). Ed è poi una catena di associazioni mentali facili come sovraimpressioni visive, Mps e le Fondazioni bancarie, la politica senese, che è tutta in mano al PD, come se non ci fosse alcuna relazione fra questo scandalo e il collasso finanziario globale che ha pure rivelato una élite bancaria completamente fuori controllo (e una classe politica incapace di controllo) e che agisce come un virus fregandosene di difendere le reti sociali e perseguendo solamente il proprio fine, ovvero raggiungere gli obiettivi di bilancio annuali e incassare i cospicui bonus (insieme a uno 0.5% di interessi, che c’è sempre in questi casi).

Ecco, in questo cascame di informazioni parziali, la prima pagina di ieri di Libero – che ha pubblicato la fototessera dei consiglieri regionali del centrosinistra lombardo additandoli come impresentabili poiché ‘incorporati’ nell’inchiesta sui rimborsi ai gruppi consiliari regionali – è il colpo sotto la cintola che ci si aspetterebbe sempre da soggetti come Belpietro e Sallusti. Il problema è che il linguaggio del sospetto ci ha inquinati tutti quanti, e allora se un consigliere regionale, per i suoi spostamenti legati alla propria attività istituzionale, prende il taxi, diventa subito colpevole di un vizio capitale: aver usurpato denari pubblici. “Si paghi il taxi con i propri soldi”, è l’immediata equazione. Ed è un linguaggio che tracima e investe Repubblica, il Corriere, tutti. Chi legge o ascolta vuol scandalizzarsi per qualcosa. Chi scrive o conduce talk show non ha interesse alcuno ad approfondire. Poco importa se si passa sul cadavere di persone oneste e che si sono battute per eliminare il vitalizio. Poca importa la biografia del singolo consigliere. La Nutella è quella cosa che si ‘spalma’, anche sui rimborsi disonesti. Abbiamo trascorso mesi a condannare l’antipolitica. In pochi dicevano di non chiamarla così. Che quel ‘sentimento’ di indignazione è un motore che produce consenso verso chi condanna. Adesso l’hanno capito tutti. E l’antipolitica è diventata un comodo rifugio, in questa campagna elettorale. E’ comoda perché produce interesse senza troppi sbattimenti, fa vendere copie, fa aumentare i consensi. “Sono tutti coinvolti”, “sono tutti uguali”. Quindi perché dovrei cambiare (il mio voto)?

Il 2006, così semplice. Così rassicurante.