Umiliazione. La sconfitta di Berlusconi secondo i giornali esteri

Ora i milanesi devono pregare il buon Dio affinché non gli succeda qualcosa di negativo, perché veramente la città non era amministrata male e quindi adesso speriamo che questi qui si improvvisiono in un mestiere che non hanno mai fatto”. Silvio Berlusconi, ore 20.40 circa, Bucarest.

Silvio Berlusconi faces humiliation as Milan voters support leftwing mayor

Italian voters set to reject the prime minister’s mayoral candidates both in his home city and in Naples

Umiliazione. Umiliazione. Titolo più azzeccato. U-mi-lia-zio-ne. Ci pensa il The Guardian a usare la giusta parola. Nella sua “città natale”, Milano. Quello che doveva essere un test politico di portata nazionale è diventato un dramma. Che trova sul palcoscenico internazionale una eco inconsueta. Se pensate al quel povero pazzo che qualche giorno fa indispettiva gli invitati al G8 con piagnistei e storielle surreali, ora lo stesso signore compare a tutta pagina sulle testate internazionali come lo sconfitto numero uno.

Coup de semonce pour Silvio Berlusconi à Milan et à Naples

LEMONDE pour Le Monde.fr | 30.05.11 | 18h00  •  Mis à jour le 30.05.11 | 20h46

E’ soltanto un colpo di avvertimento, come scrive Le Monde? Oppure il tiro è un tiro mortale? Se questo è l’avvertimento, a quando il colpo letale? Sarà opera degli elettori o il tutto si ridurrà a un putch parlamentare di mano leghista?

Le Figaro

Berlusconi perd Milan, son fief historique, aux municipales

Les élections municipales ont tourné à la déroute pour le président du Conseil et ses alliés de la Ligue du Nord.

El Pais – Berlusconi sufre una gran derrota al perder Milán y Nápoles

MIGUEL MORA | Milán

El primer ministro italiano encaja un fuerte revés electoral en la segunda vuelta de las elecciones municipales.- Su partido y la Liga del Norte gobernaban Milán desde 1994

La Stampa Estera come potrebbe interpretare una prima pagina del genere? Forse è necessario il ricorso alla psicologia per preparare alla buona pratica della cosiddetta “elaborazione del lutto”:

Ballottaggi, diretta twitter: chi vince? Pisapia? Moratti? De Magistris? Lettieri? Lunedì dalle ore 15

Ballottaggi – diretta Twitter

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Dati Affluenza

Milano – Comunali 2011

I dati del Viminale dalle ore 15 di Lunedì 30 Maggio:

PISAPIA GIULIANO

BRICHETTO ARNABOLDI LETIZIA DETTA LETIZIA MORATTI

Napoli – Comunali 2011

I dati del Viminale dalle ore 15 di Lunedì 30 Maggio:

LETTIERI GIOVANNI DETTO GIANNI

DE MAGISTRIS LUIGI

Analisi del voto a 5 Stelle fra populismo e mandato imperativo

Parlare del Movimento 5 Stelle è sempre una operazione a rischio. Poiché spesso si deve spostare l’attenzione dai programmi alle procedure che il Movimento si è dato, si rischia immediatamente di finire accomunati alla pletora del giornalismo mainstream che taccia Grillo e il M5S di populismo e altre nefandezze.

Che il risultato elettorale sia stato eccezionale non vi sono dubbi. Il M5S in alcuni casi è il vero terzo polo. In realtà il voto non ha mascherato alcuni problemi di fondo che permangono come una zavorra e impediscono al Mov stesso di raggiungere quella forma teorizzata della formazione politica interamente determinata dal basso.

Procedo per punti, e in ordine sparso:

1. Il caso Napoli e il rapporto d’amore/odio con De Magistris:

Napoli è sede del primo storico meet-up di Beppe Grillo, l’archetipo del M5S. Roberto Fico è stato candidato alla presidenza di Regione alle scorse elezioni regionali. Il suo nome compariva anche sulla scheda delle elezioni comunali la scorsa domenica. A distanza di un anno, il suo successo elettorale è stato brutalmente ridimensionato. Effetto De Magistris, si direbbe, e in effetti è così. Secondo l’analisi di Metapapero, gli elettori del Mov si sarebbero letteralmente spaccati a metà: il 50.2% ha votato Fico, il 49.3% ha votato De Magistris. Questo nonostante gli strali di Grillo medesimo, contrario al De Magistris sindaco di Napoli in quanto reo di non aver ottemperato al mandato grillino di sorvegliare in Europa sulle infiltrazioni delle criminalità (!), di aver preso i voti grillini per poi sprecare il proprio tempo negli studi televisivi a parlare di Berlusconi.

Si dice: l’opinione di Grillo non è quella del Movimento. Sarà. Ma quando Fico fu candidato alla Regione, lo fu in seguito all’opinione di Grillo. Quando De Magistris prese quella carrettata di voti, l’endorsment grillino provenne direttamente dal blog di Beppe. Il risultato del rifiuto del figliol prodigo si è rivelato disastroso:

REGIONALI 2010, comune di Napoli: Roberto Fico voti 9947 (2.34%), M5S voti 9902 (2.48%), effetto candidato +45 voti;

COMUNALI 2011, comune di Napoli: Roberto Fico voti 6441 (1.38%), M5S voti 7203 (1.75%), effetto candidato -762 voti.

Pare chiaro che la scelta di non appoggiare De Magistris, iscritto IDV, candidato per IDV, non sia stata affatto compresa dagli elettori del M5S. Tanto più che la tanto osannata Costituzione contiene un articolo sacrosanto, il n. 67, che recita così:

Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato.

I parlamentari esercitano la loro funzione senza vincolo di mandato. E’ l’esatto contrario di quello che in USA passa sotto il nome di lobbismo. Il parlamentare risponde solo alla propria coscienza, non al partito o a gruppi di riferimento. Per contro si può obiettare che tale libertà può essere esercitata in maniera eccessiva diventando trasformismo, un male profondissimo delle democrazie parlamentari. Ecco, tutto si potrebbe dire di De Magistris tranne che sia un trasformista. Ha solamente deciso di diventare sindaco di Napoli. Il mancato appoggio dei grillini è una occasione persa. Avrebbero ottenuto una decina di consiglieri e la possibilità di incidere veramente sulle politiche comunali, con il traino del candidato sindaco. Invece la logica ferrea del ‘non allearsi con nessuno’ ha strozzato in gola l’urlo della festa a 5 stelle;

2. Bologna, questa sconosciuta:

l’analisi dei flussi realizzata da Termometro Politico mostra l’emersione di due tendenze, entrambe dovute alla disaffezione verso il “miglior buon governo cittadino” dell’Emilia, finora rappresentato dal PD, erede diretto della tradizione comunista fortemente radicata nella regione. Da una parte, il voto della sinistra delusa converge verso Amelia Frascaroli, candidata civica ma sotto l’ombrello di Vendola; dall’altra fluisce rabbioso verso il M5S.

E’ indubbio che elettori attivi e passivi del M5S abbiamo provenienza dal movimentismo a sinistra. Ma ciò porta all’emersione di inevitabili divergenze interne ed esterne. Mi spiego:

a) l’equazione csx=cdx, per certi versi vera, si scontra con il fatto che all’interno del PD ci siano molti buoni amministratori che cercano di attuare quella politica progressista che trova il suo fulcro nel trinomio scuola-lavoro-tolleranza. Ebbene, diventa difficile per i grillini sostenere ad oltranza il non expedit di Grillo circa il fatto di potersi alleare o collaborare con la sinistra quando essa porta in discussione le buone riforme, tanto più se le condividono;

b) tanto spesso il M5S evita di schierarsi su argomenti “sensibili”: è accaduto relativamente ai problemi della scuola, come se il M5S soffrisse particolarmente l’incidenza del sindacato CGIL e la sua pervasività nell’ambito scolastico. Addirittura c’è chi lamenta l’assenza di discussione su questi temi specifici, cercando una facile condivisione sulle tematiche consuete – anticasta – del Mov: “Su queste e altre problematiche il Movimento non è in grado di prendere una posizione, perché al suo interno ci sono persone con idee spesso contrapposte: vi sono conservatori e “orfani della sinistra”, laici e cattolici integralisti, uniti nella “protesta”, nei facili luoghi comuni, ma incapaci di avere un progetto realistico e coerente di più ampio respiro […] Quando ho chiesto di discutere in assemblea di alcune problematiche, come il finanziamento dato alla fine di luglio dalla Commissaria Cancellieri alle scuole private a Bologna, l’adesione alla manifestazione in difesa della scuola pubblica indetta a Reggio Emilia il nove ottobre scorso, la discussione sull’eventuale nomina alla presidenza della Commissione Pari Opportunità in Regione di Silvia Noè, l’accordo di Pomigliano e la necessità di assumere una posizione politica in difesa dei lavoratori, non ho mai ricevuto risposta. Formalmente non rispondono, lasciano decadere, non ne parlano, così possono
fingere di essere tutti d’accordo, così possono coesistere nel movimento posizioni spesso contrapposte, intanto gli “eletti” decidono per tutti, perché loro sono i “portavoce” del
Movimento” (Monica Fontanelli, fuoriuscita dal M5S).

c) il meccanismo decisionale interno non è ancora chiaro: le dimissioni di Favia e De Franceschi sono apparse ai più come una farsa. Dovevano avere lo scopo di valutare il loro operato, applicando una sorta di customer satisfaction come avviene nelle aziende private. Però i due consiglieri regionali non sono stati valutati dai “clienti” del M5S, ovvero gli elettori, bensì dagli iscritti, che clienti non sono ma semmai sono soci. Ecco, questa confusione si aggrava dal fatto che è mancata una vera e propria discussione circa gli effetti perversi di una loro effettiva dipartita in caso di voto contrario dell’assemblea dei soci stessi. Avrebbero davvero abbandonato il seggio in Regione? Da chi sarebbero stati sostituiti? Dai secondi eletti? Da Sandra Poppi, che a Modena prese più voti di De Franceschi a Bologna?

La risposta è già scritta: non ci sarebbe stato alcun voto contrario. Non ci sarebbe stato alcun avvicendamento. Favia e De Franceschi hanno incassato il plauso dell’assemblea dei soci e hanno continuato il proprio lavoro. Mai se ne sarebbero andati. Questo è testimoniato dal fatto che nessuno ha previsto alcun meccanismo “democratico” di sostituzione  dei due. E solo il voto degli elettori sarebbe sufficientemente democratico, tanto più che i clienti-elettori del M5S potrebbero esprimere la propria soddisfazione soltanto con una consultazione elettorale, non avendo altro mezzo né possibilità di licenziare gli eletti. Vale ancora il discorso del divieto di mandato imperativo contenuto nell’art. 67 della Costituzione, elemento indiscutibile di una democrazia palramentare – dalla costituzione repubblicana francese del 1791 ad oggi è presente in quasi tutte le costituzioni (fa eccezione in Europa il caso del Bunsrat tedesco, la camera di rappresentanza dei Lander, dove se volete si realizza la rappresentanza locale e dove forse effettivamente i deputati devono esercitare la propria funzione in ottemperanza al mandato elettorale, pensate che accadrebbe se improvvisamente uno di essi si mettesse a fare gli interessi di un altro Lander: tradirebbe di fatto in un sol colpo i propri elettori e la propria terra). Certo, nella dissertazione sulla democrazia diretta, il mandato imperativo diventa un elemento di criticità: citando Rosseau, ogni cittadino è depositario di una parte della sovranità popolare, pertanto non potrbbero che esistere forme di democrazia diretta. Laddove essa è impossibile, essa si trasforma da diretta a rappresentativa, una forma nella quale la sovranità è delegata ai rappresentanti eletti a suffragio universale ma soggetti a mandato imperativo. Rosseau parlava di una società politica ancora scevra della tecnologizzazione della disucssione pubblica e nella quale il potere privato, e il conflitto che esso porta con sé, non avevano ancora quella dimensione garguntesca che hanno oggi. Il fenomeno del lobbismo è la perversione della bad influence che il privato esercita sulla funzione pubblica della rappresentanza. Il mandato imperativo diventa istituzionalizzazione del link con l’interesse particolare privatistico. Il rappresentante non esercita la propria funzione per conto della Nazione, quindi nell’interesse generale, ma per il raggiungimento di scopi privati.

Capite allora la non sussistenza del meccanismo delle dimissioni semestrali voluto dai grillini: è una misura che non cambia nulla. Il problema della casta e della mancata “circolazione delle élite” ha origine storicamente nel nostro sistema partitico e in un certa arretratezza della nostra democrazia. Sempre dalla Costituzione francese del 1791: “Art. 30. Le funzioni pubbliche sono essenzialmente temporanee; esse non possono essere considerate come distinzioni né come ricompense, ma come doveri”. Le funzioni pubbliche non sono onorificenze, ma doveri. Se non verrà assimilato questo concetto, non cambieremo mai. Forse è il caso di ribadirlo nella nostra Costituzione.

Elezioni amministrative: il punto sui sondaggi

Prima che cali la scure della par condicio, in questi giorni è un fiorire di sondaggi sulle intenzioni di voto degli elettori alle imminenti consultazioni amministrative. Milano è il capoluogo chiave: qui si determinerà il futuro assetto di governo e, qualora la Lega dovesse avere un successo elettorare a discapito del partito dei berluscones, probabilmente assisteremo a un rimpasto di governo o anche ad una mini-crisi con vittoria di leghisti e tremontiani.

Pisapia è accreditato di una percentuale che oscilla intorno al 41-43%, non sufficiente a sopravanzare la Sciura Moratti ma abbastanza per costringerla al ballottaggio. Il dato è confermato da due sondaggi pubblicati da Clandestinoweb e dal Tg3 e ribadito stasera dalla rilevazione divulgata da Mentana durante il Tg La7:

IPR per Tg3 - 28/04/2011

Fullresearch per Clandestinoweb: Letizia Moratti – Centrodestra 47,0-49,0%; Giuliano Pisapia – Centrosinistra 41,0-43,0%; Manfredi Palmieri – Polo della Nazione 6,0-8,0%; Mattia Calise – Movimento Cinque Stelle 3,0-5,0%; Altri 1,0-3,0% Indecisi 16,2%.

La Sciura ha per ora la possibilità di battere Pisapia al primo turno. Gli indecisi sono ancora tanti e forse si accoderanno alla consueta percentuale di astenuti. Da sottolineare la probabilità di avere il Mov 5 Stelle al 5% a Milano.

Torino: Fassino è a cavallo del 50%, può farcela al primo turno. E’ forse la città dove il PD rischia meno. Anche a Torino il Mov 5 Stelle al 5%, un movimento a vocazione urbanistica, prende piede nei centri urbani, prima Bologna, poi il nord-ovest, Milano e Torino. Qualcosa a che vedere con l’uso e la diffusione di internet?


Napoli: il caso. Lettieri (PdL) potrà vincere facilmente, nonostante le botte e gli insulti di oggi – così a beneficio di telecamera… – grazie alla divisione cervellotica del centro-sinistra, fenomeno che si spiega con quella vicenda scandalosa che furono le primarie con il trucco:

De Magistris raccoglierà il 20% circa. Un’enormità di voti. Che dire: doveva continuare a fare il parlamentare europeo, come gli contesta Grillo? E’ vittima della sua stessa ambizioso? Roberto Fico, candidato per il Mov 5 Stelle, è consigliere regionale. La sua candidatura è più seria di quella di De Magistris? Non abbandonerebbe pure lui il posto da consigliere regionale, ottenuto soltanto un anno fa? Non sarebbe un tradimento tale e quale quello di De Magistris?

Amministrative Napoli, De Magistris si candida a sindaco

Tratto da Il Fatto Quotidiano

L’eurodeputato dell’Idv, Luigi De Magistris, si candida a sindaco di Napoli alle prossime amministrative, ufficializzando così le voci che da giorni si rincorrevano su un suo possibile impegno in prima persona nel capoluogo campano.

. L’esponente dell’Italia dei Valori guiderà una una lista civica. La presentazione pubblica della candidatura sabato 5 marzo.

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Terzigno, Afghanistan. La rivolta dei rifiuti e la guerra della polizia contro i civili

foto di Paolo Izzo

 

Si leggono notizie sconcertanti, su Facebook, relativi agli scontri di Terzigno e Boscoreale avvenuti stanotte e proseguiti ancora durante il giorno. A quanto sembra ci sono due feriti gravi, due giovani, colpiti dal raid della polizia. Una giornalista, Roberta Lemma, è rifugiata su un tetto. Le telecamere della sua troupe sono state sequestrate. Si parla di guerriglia a macchia di leopardo su tutto il territorio vesuviano, autocompattatori dati alle fiamme, sassaiole con la polizia nello stile della peggior Intifada. La cronaca degli scontri della notte è agghiacciante e ricorda quanto di più triste fu fatto a Genova, nel 2001, la notte dell’irruzione alla Scuola Diaz:

Hanno aspettato che si spegnessero le telecamere, l’ultimo collegamento del Tg3 Linea notte, all’una, poi sulla rotonda panoramica, il cuore della protesta contro l’apertura della nuova discarica di Terzigno è scoppiato l’inferno. I poliziotti hanno lanciato i lacrimogeni e caricato, hanno inseguito i manifestanti fino al “centro distribuzione bibite”, un capannone di acque minerali, poi dentro Idealcasa, un negozi di prodotti per la casa. Hanno violato proprietà private, hanno gettato a terra una ragazza picchiandola selvaggiamente davanti ai nostri occhi, lei gridava: “Che cosa vi ho fatto”? (Il Fatto Quotidiano).

Ore  20: Radio Popolare – Roberta Lemma, aggiornamento da Terzigno e Boscoreale

Pagina Fb Popolo Viola Rete Locale:

A Terzigno è guerriglia e la situazione si aggrava di ora in ora. La popolazione chiede aiuto e denunciano l’assenza di giornalisti (che sono stati allontanati). Cogliamo il loro appello e chiediamo a tutti voi di aiutarci a divulgare ogni informazione disponibile e, se possibile, di mettersi in contatto con amici e co…noscenti della zona per capire sia come si evolvono gli eventi sia come possiamo essere utili.

Ore 21.10: Oggi, Terzigno. Ieri, Cagliari e la protesta dei pastori. Qualche analogia con la Grecia? Le rivolte italiche non hanno direttamente a che fare con la crisi economica. Ma scoppiano in periodo di crisi. Ed è la crisi del Stato, della sua presenza sul territorio: Stato come Stato Sociale e Stato come uso della forza legittima. Il dissenso che emerge passa nella videocrazia come disordine pubblico da reprimere. Quale idea di federalismo può essere dedotta da tutto ciò? Quale idea di rapporto fra potere e cittadino sottende le scene di guerriglia urbana a Boscoreale? Quale idea di giustizia?

Ore 21.22: da Facebook, Popolo Viola Rete Locale:

E’ caccia all’uomo, polizia e guardia di finanza rincorrono i manifestanti restituendo al mittente sassi e bottiglie di vetro. Cariche a gratis dovunque con i poliziotti che gridano :< Vi uccidiamo tutti >:
Tutto questo non è dimostrabile, nes…suno riesce più a fare foto o riprese.

Scuola Diaz, il bestiario del Governo dopo la sentenza d’Appello

Ribaltata la sentenza di primo grado sulla mattanza alla Suola Diaz: condannati, fra gli altri, a quattro anni Franco Gratteri, oggi capo dell’Anticrimine; Giovanni Luperi, ai vertici dell’Aisi, i servizi segreti; a tre anni e otto mesi Gilberto Caldarozzi, capo del Servizio centrale operativo; agli anni di pena detentiva si sommino anche i cinque anni d’interdizione dai pubblici uffici.
Le reazioni?

Il sottosegretario all’Interno, Alfredo Mantovano ha replicato a chi chiedeva le dimissioni immediate delle persone condannate: «Questi uomini hanno e continuano ad avere la piena fiducia del sistema sicurezza e del ministero dell’Interno […] «è una sentenza che non dice l’ultima parola, in quanto afferma l’esatto contrario di quanto era stato stabilito in primo grado e quindi ora andrà al vaglio della Corte di Cassazione». Questo non significa, prosegue «che alla Diaz non sia successo nulla, ma la sentenza di primo grado aveva individuato delle responsabilità e distinto le varie posizioni»

Il capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto: è una sentenza che criminalizza tutto e tutti e fa propria la tesi dei no-global che è totalmente accusatoria nei confronti delle forze dell’ordine e del tutto assolutoria nei confronti di chi ha provocato danni gravissimi, morali e materiali, alla città di Genova [il processo non è relativo ai danni subiti dalla città di Genova, ma a quelli subiti dai no-global, soprattutto addetti stampa stranieri e volontari delle associazioni, che risiedevano
alla Scuola Diaz, usciti a pezzi dopo la retata della Polizia. Una notte da ‘macelleria messicana, è stata così ricordata
].

Dulcis in fundo: il vice presidente dei deputati del Pdl, Osvaldo Napoli, secondo il quale "il rovesciamento del verdetto di primo grado è un brutto segnale che si trasmette al cittadino sempre più disorientato nei confronti di una magistratura così radicalmente oscillante nella valutazione di una vicenda grave".

Senza parole.