Il 70% degli italiani si forma la propria opinione politica per mezzo della televisione. Un argomento delicato come la sentenza della Corte di Giustizia Europea sul Crocifisso nelle aule della scuola pubblica è stato oggetto di dibattiti rissa, con provocatori e agenti della disinformazione, opinionisti dediti all’insulto e alla discriminazione verbale. Si è persino tentanto di giudicare un profeta, Maometto, con la morale della contemporaneità. Chi si è espresso in questi termini, ha dato prova della propria profondissima ignoranza morale, etica, giuridica. Le arene televisive sono recinti di maiali, l’unico loro scopo è reprimere l’opinione divergente, conformare a una visione unica, grezza, acritica e lontana dalla realtà.
La televisione è un mezzo di veicolazione di massa che ricerca l’omologazione e elimina l’Altro, declassificandolo a semplice anomalia, ad un errore da correggere attraverso la sua criminalizzazione. L’Altro, che non la pensa come te e si ostina a contraddirti, è porco, pedofilo, ignorante, addirittura discriminatorio lui stesso perché si permette di essere Altro da te e si differenzia. La televisione non permette alcun tipo di interazione verbale, il dibattito rappresenta lo spettatore ma non lo integra. In un’arena televisiva coesistono i diversi interlocutori che interpretano diverse sfumature dell’opinione pubblica. E secondo un copione prescritto, bocciano l’opinione che deve passare per sbagliata.
Il Web no. Il Web è un’altra cosa. Il Web permette di esprimere sé medesimi, di interagire, di interloquire con la medesima valenza di un qualsiasi altro attore della rete. Nel Web si realizza l’uguaglianza delle opinioni. L’accesso libero alle informazioni è la premessa per una libera formazione dell’opinione pubblica. L’accesso alla rete, oggi, garantisce questa libertà che invece la televisione – come strumento in sé, ma anche come struttura di potere, come burocrazia – cerca di prevenire e ostacolare. L’accesso alla rete non è per tutti. La grande malattia del digital divide nega alla rete di essere il principale strumento di informazione e formazione. La proposta di rendere la banda larga un servizio di base per il cittadino è stata derubricata dal Ministro dell’Economia. Non è fra le priorità del governo. Non ci sono i soldi. La crisi, si è detto, non permette investimenti nel settore. Eppure la rete è uno strumento per creare produttività. Rinunciare a un progetto simile è un danno per tutti, in primis per il cittadino, ma anche per le aziende.
La provincia di Roma, nella persona del suo presidente, Nicola Zingaretti, ha pubblicato un appello a tutti gli enti locali in favore di progetti che adottino la banda larga e la diffondano come un servizio per tutti. Yes, political! fa proprio questo appello.
L’APPELLO “BANDA LARGA COME SERVIZIO UNIVERSALE”
La decisione recentemente adottata dal governo finlandese di riconoscere l’accesso in banda larga ad internet come servizio universale può rappresentare, a livello europeo, uno straordinario incentivo alla costruzione di una nuova prospettiva di investimenti, crescita, occupazione legati all’innovazione tecnologica. È infatti, ormai, dimostrato, e confermato anche dal Governo italiano, che lo sviluppo delle cosiddette “infrastrutture della conoscenza” rappresenta una delle sfide cruciali per uscire dalla crisi garantendo una ripresa economica stabile e duratura.Come amministratori locali, quotidianamente impegnati nel confronto con le richieste dei cittadini e delle imprese dei nostri territori, siamo da tempo consapevoli della crescente importanza che internet ha assunto nella vita delle persone come indispensabile strumento di socialità, informazione e conoscenza, nonché come infrastruttura di collegamento per molte applicazioni o servizi, anche per servizi fondamentali legati alla medicina, alla mobilità, o all’ambiente.Oggi, essere esclusi dall’accesso alla Rete significa vivere una nuova forma di disuguaglianza nella fruizione delle opportunità offerte dalla società globale. Non intervenire per ridurre questa disuguaglianza penalizza le nostre imprese e rende l’Italia meno competitiva nel mondo.Per questo rivolgiamo un appello al Parlamento e al Governo affinché, anche in Italia, una legge dello Stato riconosca l’accesso ad internet in banda larga come “servizio universale” e quindi come diritto di tutti i cittadini, superando i limiti del D.P.R. 318/97 e aprendo un’ampia riflessione con tutti gli operatori, le istituzioni e le amministrazioni locali, gli attori economici e sociali per un modello di sviluppo dell’infrastruttura che valorizzi al meglio le risorse economiche e di rete, pubbliche e private, già presenti e che dovranno essere messe in campo.Ci impegniamo, inoltre, su un tema così importante per il futuro del nostro Paese a sostenere, a partire dalle nostre amministrazioni, una vasta campagna di informazione e sensibilizzazione rivolta ai cittadini per diffondere la conoscenza della Rete, delle sue opportunità, dei suoi diritti.
Nicola Zingaretti, presidente della Provincia di Roma, 11 Novembre 2009
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