PD: se Zingaretti riceve l’investitura di Travaglio

Con un fondo intitolato “Io voto Zingaretti”, Travaglio esorta l’elettorato del PD a metter da parte “il museo delle cere” che ha diretto sinora il partito. Il teorema Travaglio è chiaro: B. è alle corde, sia fisicamente – “le condizioni fisiche, impietosamente immortalate dalle immagini dell’altroieri quando s’è presentato a Palazzo Grazioli in tuta da benzinaio proferendo frasi sconnesse in spagnolo maccheronico (“estamos a la cabeza de la civilizaciòn”) – che politicamente – ha cassato Fini senza far di conto al pallottoliere – e allora perché il PD deve avere paura di nuove elezioni? I sondaggi danno il PdL al 28%, una emoraggia di voti che non confluisce pienamente nella Lega come si vuol far credere, almeno a livello nazionale (ma in Veneto sono contenti di Calderoli e Bossi a cena con Brancher?), che defluisce un po’ verso Fini, per ora senza partito, e si inabissa nell’astensionismo e nell’indecisionismo. Un bacino, quell’elettorato, soprattutto fatto di ventenni, in cerca di un partito:

i leader del Pd potrebbero riattivare per un attimo le loro attività cerebrali, senza esagerare s’intende, e porsi una domanda semplice semplice: che senso ha seguitare a blaterare di governi tecnici, balneari, istituzionali, “di responsabilità” e altre ammucchiate politichesi? […] Che senso ha mostrarsi atterriti e tremebondi all’ipotesi di votare, dando l’impressione di aver già perso e di voler cacciare B. con manovre di palazzo, a tavolino, “a prescindere” dagli elettori? (Io voto Zingaretti | Il Fatto Quotidiano).

Questa scossa, al PD, ma soprattutto al suo gruppo dirigente, dovrebbe arrivare, secondo Travaglio, dagli elettori: quegli stessi che a Ottobre hanno partecipato alle primarie? Il Fatto Quotidiano da giorni sta facendo campagna per le cosiddette ‘Primarie di Coalizione’, previste peraltro dallo Statuto del PD – forse non da quello di Idv o di SeL, probabili partiti alleati, né tantomeno dall’UDC; Padellaro e soci stanno perciò affermando quanto si andava affermando ampiamente in Rete un anno fa, durante la campagna per le Primarie della Segreteria del Partito, ovvero che è compito nonché dovere dell’elettore del PD, scontento dalla linea politica sinora perseguita, di dare un segno chiaro alla dirigenza. Di cambiare. Forse che l’elezione di Bersani sia stato quel segno tanto atteso di discontinuità con la politica della collateralità con B.? L’elettorato ha scelto Bersani in quanto erede diretto della tradizione del PCI, non già perché ‘nuovo’. L’elettorato, alle primarie dell’Ottobre 2009, ha scelto il vecchio. Perché oggi dovrebbe scegliere uno come Zingaretti?

Proviamo per un attimo a immaginare se, al posto di Bersani, ci fosse Nicola Zingaretti. Ha 45 anni, governa bene la Provincia di Roma, dove ha vinto le elezioni mentre Rutelli le perdeva, non è chiacchierato, non ha scandali né scheletri nell’armadio, ha una bella faccia pulita e normale, è pure il fratello del commissario Montalbano (il che non guasta), non s’è mai visto a Porta a Porta, ha ottimi rapporti con Vendola e parla un linguaggio che piace ai dipietristi (Il Fatto, cit.).

Zingaretti è uno dei tanti quarantenni del PD, una delle tante ‘giovani promesse’ che giacciono all’ombra delle Bindi e dei Violante. Non parla la lingua pratica di Bersani eppure ha visione e capacità previsionale: solo ieri su L’Unità affermava che Fli, il gruppo dei finiani, punta a dividere il PD. E infatti oggi, Italo Bocchino, presidente alla Camera dei Fli, ha preconizzato un nuovo governo di B. senza la Lega ma con Fini, UDC e i moderati del PD (Fioroni?). Zingaretti ha visto giusto. E mentre Chiamaprino si pone sempre più alla destra del partito, quasi candidato ideale per un grande centro che ancora non c’è, Bersani lanca il porta a porta che subodora di Raccolta Rifiuti. Sarebbe bastato fare campagna politica alle feste dell’Unità, o feste Democratiche che dir si voglia, senza cedere il palco al Cota o al Trota di turno. Zingaretti ha avuto il coraggio di dirlo, e ciò deve aver fatto male al segretario. Zingaretti ha detto che Chiamparino è subalterno alla destra. Forse è già cominciata la battaglia delle candidature, mentre le primarie ancora non si sa se ci saranno. Un paradosso che solo nel PD si poteva concepire.

Sitografia:

PD al bivio. Rinnovamento, rinnovamento! Zingaretti chiama Bersani per il dopo regionali.

L’intervista rilasciata da Nicola Zingaretti a L’Espresso nella quale il Presidente della Provincia di Roma chiama a gran voce il rinnovamento della politica del PD. Certo l’occasione per il rinnovamento potevano già esserlo queste regionali (perché aspettare sempre il dopo?). Ma si è preferito andare “sul sicuro” e candidare come governatore in Campania De Luca, nonché lasciare il PD della Calabria nelle mani di Loiero. Verrebbe da chiedersi quale strategia politica ha animato tutto ciò (tralascio in questa sede  di  citare le estenuanti datribe che hanno infestato la Puglia prima delle primarie cinte da Vendola).

QUESTO PD E’ DA CAMBIARE

Riforme. Innovazione. Ruolo dei quarantenni. Il leader della Provincia di Roma dà l’agenda a Bersani

COLLOQUIO CON NICOLA ZINGARETTI DI MARCO DAMILANO

L’ultimo dei giovani di stirpe Pci è il moderno presidente della Provincia di Roma, poco interessato alle beghe interne al Pd e molto alla scrittura di una nuova agenda politica.

«Sono orgoglioso di essere cresciuto accanto a Bettini, Fassino, D’Alema, Veltroni. Ho presieduto i giovani socialisti e una sera mi è capitato di fare le tre di notte davanti a una birra con Felipe Gonzalez per parlare di politica italiana», racconta Nicola Zingaretti: «Oggi però dobbiamo fare un’operazione di rinnovamento e Bersani è in grado di farla. Altrimenti, ci penserà qualcun altro».

Cosa succederà dopo le regionali?

«Vedo il rischio di cullarci nell’illusione che tutto è risolto, se le cose dovessero andare bene. O dell’ennesima faida, se dovessero andare male. Due pericoli da evitare. L’ossessione sulle leadership deriva dal nostro deficit di cultura politica. In tutti i paesi occidentali si confrontano riformisti e conservatori, ma la politica è cercare di capire una società in cambiamento. Solo noi ci fermiamo alla discussione sui contenitori».

Per quale motivo?

«Fatichiamo a trovare proposte nuove. Blair in Inghilterra non parlò di cambiare il nome al labour, selezionò una nuova generazione di dirigenti sulla education, la scuola. Zapatero in Spagna ha innovato culturalmente sui diritti e ha vinto su questo. In Italia nella migliore delle ipotesi siamo alla nostalgia: proponiamo un Paese che c’era e che non c’è più».

Parla di leader che hanno conquistato il potere a 45 anni, la sua età. Ma lei fa il presidente di Provincia. Manca il coraggio generazionale?

«C’è un problema della mia generazione, certo. Non per ricalcare un cliché, ma nel centrosinistra c’è una generazione del 68 che magari è divisa su tutto, ma sul mantenimento del potere ritrova subito l’unità. Non concepiscono le cose che si possono fare se non le fanno loro. Le generazioni successive, come la mia, si trovano d’accordo sulle cose da fare, ma non hanno mai davvero affrontato la questione del potere».

È arrivato il momento?

«Il tema non è il cambiamento del leader. Bersani, comunque vada il voto, è il più attrezzato a guidare il Pd. Ma deve prendere il toro per le corna e cambiare tutto. Sfuggire alla tentazione comoda e calda della risistemazione di quello che già c’è e promuovere una grande ricerca per produrre una nuova cultura politica. Riscrivere un’agenda democratica».

Con quali punti all’ordine del giorno?

«Primo: la riforma della pubblica amministrazione. Lo Stato deve funzionare. Abbiamo una prateria, tra Brunetta che ha fallito e i commissariamenti come quello della Protezione civile che privatizzano pezzi di Stato. Secondo: la modernizzazione. Quando ho presentato il mio programma del Wi-fi gratuito, in molti hanno sorriso, ma la Rete è il simbolo che evoca una profonda innovazione. Terzo: rivoluzione degli enti locali. La destra a parole è federalista, in realtà è la più centralista che ci sia».

Programma futuribile. Intanto lei doveva candidarsi nel Lazio e invece c’è la Bonino. Come mai?

«Si è guardato con superficialità alla mia volontà di rispettare il patto con i cittadini e restare qui per cinque anni. Non se ne può più di una classe politica che pensa sempre all’incarico successivo. Oggi c’è la Bonino, una figura dotata di autorevolezza come poche. Puntiamo a vincere.

Ma è radicale: il Pd esternalizza la leadership?

«Nel Lazio da vent’anni candidiamo persone fuori dai partiti: Badaloni, Marrazzo… Anche Rutelli era un verde quando fu candidato sindaco e nessuno protestò , forse perché i partiti erano più forti. Questa discussione rivela la fragilità della nostra identità».

E dunque come riprenderà la discussione dopo le regionali?

«Con un’operazione di rinnovamento. Il mio appello è che la faccia Bersani. Con la libertà di ognuno, evitando di rimettere al centro le difesa delle posizioni di sempre».

Regionali, PD ancora in stallo. Primarie, why not?

Un paio di dichiarazioni in antitesi che dovrebbero far riflettere sullo stato delle cose nel PD:

REGIONALI: NICOLA ZINGARETTI, CONVERGERE SU CANDIDATURA BONINO

“Dobbiamo metterci la faccia e preparaci a dire che non siamo disperati, a convergere tutti sulla Bonino: Ricordiamoci che ci siamo anche noi”. Lo ha detto Nicola Zingaretti nel suo intervento alla riunione della direzione regionale del Pd Lazio. “La Bonino è in campo, se ci entriamo anche noi, insieme agli 11 presidenti di Municipio di centrosinistra, la partita è apertissima – ha aggiunto – Sono sempre stato contrario ad una mia candidatura alla presidenza della Regione perché ciò avrebbe portato a sciogliere la Provincia di Roma, che sta diventando un punto di riferimento. non c’è nessuna fuga dalla responsabilità di partito, ma c’è una cosa che si chiama senso delle istituzioni”. Secondo Nicola Zingaretti, ci sono alcune questioni aperte intorno alla candidatura di Emma Bonino. “Dobbiamo prendere atto che la candidatura della Bonino non è stata decisa da noi – ha affermato – La Polverini e la Bonino oggi competono per la leadership. Se il Pd proponesse ora di lavorare su una terza candidatura consegneremmo la vittoria al centrodestra: questo limita la nostra libertà di manovra. La candidatura di Emma Bonino però è molto più competitiva di quanto immaginiamo ed esalta una certa pesantezza e un certo vecchiume del centrodestra – ha detto ancora Nicola Zingaretti – sia nella candidatura che nell’apparato messi in campo dalla Polverini. Anche la questione del nucleare nel Lazio ci dimostra che è tempo di combattere”.

Anche Zingaretti si espone per la Bonino. Una domanda allora s’impone: quale il criterio di scelta? Se il PD fa sfoggio di termini quali la democrazia, in cosa esso si distinguerebbe dal carrozzone del PdL? Perché questa paura di confrontarsi con il proprio elettorato? Basta quindi autocandidarsi e pregare che il Capo legittimi a posteriori la candidatura stessa?

C’è un metodo, un metodo che richiede tempo e denaro. Soprattutto richiede sforzo organizzativo. Questo sistema sono le primarie. Il PD le ha celebrate per definire il suo assetto interiore, avrebbe potuto organizzarle in maniera uniforme per tutte le coalizioni in cui partecipa in vista delle elezioni regionali. Perché no? Chi ha paura delle primarie ha paura delle idee. Forse in primis di scoprire che diee non ne ha.

La democrazia è fatta di vincitori e vinti, non dimentichiamolo. Senza l’opposizione e senza l’alternanza dei partiti al governo si scivola nella dittatura. È quindi sbagliato avere paura delle primarie, com’é sbagliato aver paura di perdere ed entrare ed uscire dalle coalizioni con l’unico scopo di mettere un piede nel campo dei vincitori. Le elezioni che il gruppo di Facebook che mi ha scelto vorrebbe si facessero nel Lazio sono votazioni democratiche, dove si può selezionare quello giusto tra una rosa di candidati che rispecchiano strategie e visioni politiche specifiche. Chi mi ha chiamata in causa condivide con me temi importanti quali la sanità, l’energia rinnovabile, il lavoro dei giovani, gli ammortizzatori sociali, il problema del dilagare della criminalità organizzata ed il processo d’integrazione degli emigrati nella nostra società. Altri candidati, pur avendo a cuore le stesse tematiche, possibilmente sostengono posizioni diverse dalla mia. Ed è bene che sia così dal momento che la politica altro non è che una battaglia d’idee, tutto il resto non c’entra nulla, è qualcos’altro ed è pericoloso.

Negare le primarie vuol dire impedire a queste voci, alcune come la mia fuori dal coro, di farsi sentire e quindi limitare la scelta dei candidati ai vertici dei partiti e tagliar fuori dalla decisione la base, per la quale questi lavorano. A mio avviso è un gravissimo errore perché aumenta la già ingestibile distanza che esiste tra governanti e governati.

La Puglia si aprresta a celebrare delle sanguinosissime primarie fra Vendola e Boccia: stamane D’Alema è riuscito a convincere Casini ad accettare, limitatamente a quella regione, la consultazione preliminare con l’elettorato di riferimento. C’è da giurarci che – comunque esse vadano – il risultato sarà oggetto di una durissima contestazione che aprirà alla rottura definitiva della coalizione di centro-centrosinistra:

La situazione si è sbloccata stamattina, quando il pressing di Massimo D’Alema su Pier Ferdinando Casini ha ottenuto un risultato decisivo: il via libera del leader Udc, che ha assicurato che il suo partito starà alla finestra, confidando in una vittoria di Boccia su cui poi confluire in campagna elettorale. In caso di vittoria di Vendola, invece, l’Udc prenderà altre strade: molto probabilmente un apparentamento con il candidato del Pdl o, in subordine, una corsa in solitaria (fonte: l’Unità).

Regionali Lazio: L’UDC verso la Polverini. Il PD ora faccia le primarie.

Chi ha paura delle primarie? L’UDC approda a lidi migliori, scegliendo di appoggiare la Polverini – loro, banderuole guidate solo dal vento della probabile vittoria, non dalle idee. Ma chi ha paura delle primarie, ha paura delle persone. Ha paura delle idee. Di confrontarsi con le idee.

In mattinata accelerazione. Pressing informale Vaticano su Udc […] il via libera definitivo dell’Udc a Renata Polverini c’è stato stamattina, nel corso di un incontro riservato fra la candidata, Fini e Casini alla Camera […] Per Fini, inoltre, l’accordo può rappresentare il viatico per nuove intese. Polverini vantava dal canto suo un rapporto cordiale con Casini. Proprio su questo ha fatto leva per superare le resistenze di quella parte dell’Udc che non vedeva di buon occhio un patto con il Pdl nel Lazio […]

si è trattato di un accordo “più personale con Fini e Polverini che politico tra Udc e Pdl”

la partita Udc-Polverini ha subito nelle ultime ore un’accelerazione. Un po’ perché l’esplorazione di Nicola Zingaretti non ha portato frutti, un po’ perché Fini era già forte di un accordo di massima con Casini sulla candidata siglato ormai diverse settimane fa […] Un po’ anche perché dal Vaticano la preferenza per l’ex leader sindacale non è stata certamente nascosta alla dirigenza del partito di Casini
(APCom – Regionali/ Fini vede Casini, poi via libera finale a Polverini

Trattasi di un accordo “personale”, un anticipo del futuro progetto di Kadima Italiana, il partito centrista di Casini-Rutelli-Fini. Con queste persone il PD doveva allearsi per ottenere la presidenza di Regione, stando ai sondaggi. Che sinora non hanno ancora rilevato l’impatto di una possibile candidatura di Emma Bonino, o di Loretta Napoleoni (che purtroppo pochi conoscono): l’ultimo sondaggio disponibile di Ipr Marketing metteva a confronto Nicola Zingaretti, l'”esploratore” nonché presidente della Provincia di Roma, e Renata Polverini, nelle due condizioni possibili, UDC a centro-sinistra oppure UDC a centro-destra.

L’indecisione, non è la prima volta che lo sottolineo, danneggia il PD perché i cittadini non la capiscono e non la condividono. E’ già accaduto in passato e sarebbe utile non ripetere gli stessi errori. Coloro che si oppongono ad un virtuoso strumento di maturità democratica lo fanno per il timore di scelte che sfuggono al loro controllo. Esemplare è stato il caso della Puglia nel 2005: Nichi Vendola si è imposto alle primarie e poi ha vinto le elezioni e ha governato la regione per cinque anni. Bene? Male? Ancora una volta il giudizio non può spettare a pochi notabili pugliesi, o romani, spetta ai cittadini valutare l’operato della persone che hanno eletto. Se lo hanno apprezzato lo rivoteranno, altrimenti lo bocceranno […]

In questi giorni ho l’impressione che il PD si stia impantanando in meccanismi che non portano a nulla di utile per i cittadini. E’ invece il momento di liberarsi dalle paure, liberarsi dai vecchi modi di affrontare le sfide politiche, osare e agire come auspicano i nostri sostenitori, come un vero Partito Democratico.

Ignazio Marino

Loretta Napoleoni è e resta il candidato ideale. Loretta parla di “primarie”, queste sconosciute, di restituire la parola alle persone, di spegnere la tv e potenziare il web (cosa che ben fa Zingaretti con gli Hot Spot del Wi-fi gratuito a Roma); parla di programmi e di idee, di persone e di possibilità di scelta:

    • oggi Loretta Napoleoni, economista finanziaria e uno dei massimi esperti mondiali di terrorismo internazionale, risponde a una chiamata che non arriva da Bersani, Bindi o Ferrero, ma da un gruppo di utenti di Facebook, nuova patria della contestazione giovanile nell’era tecnologica
    • Lei è pronta ad attraversare l’Atlantico, lasciare il suo lavoro diviso tra Stati Uniti e Gran Bretagna – “ma solo per pochi anni, il tempo di una legislatura” – e sfidare col centrosinistra Renata Polverini per la poltrona di governatore del Lazio
    • non conosco la Polverini e comunque non mi schiero contro nessuno. Ho fatto un programma e su quello mi voglio confrontare. La gente voglio che scelga chi la governerà sulla base delle cose concrete proposte per la propria regione
    • Ho preso la decisione di candidarmi il giorno di Natale proprio perché a chiedermelo sono stati centinaia di internauti. La Rete è un mezzo di comunicazione importantissimo perché non ancora contaminato
    • Penso che la televisione stia gradualmente perdendo importanza. Io dico di ripartire dal web
    • E’ giusto che Zingaretti svolga un’indagine e individui la persona più adatta per la candidatura. Ma faccia le primarie, spero che le faccia così come scritto nel suo statuto, perché sia la gente a scegliere il candidato del centrosinistra tra esponenti del partito certo, ma anche tra persone che vengono dal di fuori, dalla società civile
    • Zingaretti non lo conosco ma se mi chiama ci parlo volentieri. E se il mio nome può servire a scuotere il Partito Democratico ben venga. Per me l’importante è che sia finalmente la gente a scegliere, perché c’è bisogno di uscire da questa apatia nella quale il Paese è caduto
    • Come si governa il Lazio?
      “Si governa come qualsiasi società, come si governerebbe un comune anche molto piccolo. Le logiche di amministrazione sono le medesime: bisogna ricordarsi che si sta gestendo la cosa pubblica e tutto quello che si fa lo si fa per esclusivo interesse della gente. Il politico è un servitore non un padrone. Credo che un’equipe di professionisti esperti ed onesti, che sappiano prestare le orecchie alla gente, possa fare grandi cose. Partendo da questo credo che oggi la prima regola sia quella del risparmio. Nelle amministrazioni ci sono sprechi indicibili e solo chi viene dal di fuori può fare questo. I politici di oggi vivono in un’altra dimensione. Ho visto il bilancio del Lazio e mi sono messa le mani nei capelli”
    • Dopo che Zingaretti ha concluso l’incarico esplorativo e in attesa di ulteriori possibili nomi, resta in campo Emma Bonino. Così Ignazio commenta la sua possibile candidatura: “Già due mesi fa dissi che nella difficilissima situazione della regione Lazio che si trova a dover fronteggiare un debito disastroso lasciato dalla giunta Storace serviva una persona come Emma Bonino. Ovviamente confermo il mio giudizio. Mi auguro che il PD regionale consideri con molta attenzione il fatto che quella di Emma Bonino sia una candidatura rilevante di una persona di grande prestigio, in grado di attrarre moltissimi voti del centro sisnitra. Non penso che si possa svolgere una valutazione sul Lazio prescindendo dalla candidatura di Emma Bonino.”

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Nicolini, Napoleoni, Bonino: per il Lazio boom di auto candidature. Ma il PD ancora in esplorazione.

Certamente qualche imbarazzo a Via del Nazareno deve esserci: mai vista così tanta partecipazione politica, loro, abituati a decidere al chiuso delle stanze dei palazzi di partito.

Il PD brancola nel buio, anche nel Lazio, soprattutto nel Lazio, quando la parte avversa ha già da settimane un candidato forte, la Polverini, e invece i democrats nemmeno si sognano UNA linea politica condivisa.

Eppure, l’aria che tira, seppure al di fuori delle suddette stanze, che permangono chiuse a qualsiasi interferenza, è di grande rinnovamento: nell’arco delle ultime ventiquattro ore, tre i coraggiosi volontari che si auto-candidano alla carica di governatore del Lazio, tre nomi eccellenti, la cui storia potrebbe pesare in maniera significativa sull’andamento del voto:  Renato Nicolini, architetto, politico (già Assessore alla Cultura dal ’76 all’85 nelle giunte di sinistra Argan, Petroselli e Vetere del comune di Roma, a partire dal 1983, fu Deputato al Parlamento italiano per tre legislature, fino al 1994) e drammaturgo, personalità eccentrica ma con un certo bagaglio valoriale  e una tradizione alle spalle:

Nicolini intende porsi come un’alternativa, che è anche un ritorno al passato. Tant’è vero che ha dichiarato di “poter rappresentare un progetto che vada oltre il modello Roma di Rutelli e Veltroni. Perché, anche la memoria è importante per progettare novità e voglio ricollegarmi ad Argan e Petroselli”. Nicolini ha già illustrato le sue priorità: il potenziamento della cultura a Roma e nel Lazio, in un ventaglio di settori che contempla tanto i beni archeologici quanto la ricerca, passando per cinema, teatro e televisione (fonte: Viterbo News);

Nicolini pensa che non si possa far finta di nulla:  “non si può neppure ricorrere a spostamenti di casella della nomenclatura poco graditi dagli elettori. Le primarie hanno un senso se scendono in campo idee e si vota su queste”.

Già abbiamo parlato di Loretta Napoleoni, nome di altissimo profilo, candidatasi con un programma ambizione che prospetta il pareggio di bilancio per la sanità regionale con un rilancio del servizio pubblico.

Oggi è la volta di Emma Bonino. Tutti sanno chi è Emma Bonino. Ha già uno stuolo di sostenitori su Facebook.

Così la pensa Ignazio Marino:

“Le diverse candidature annunciate nelle ultime ventiquattro ore per la guida della regione Lazio sono un fatto rilevante e coprono il vuoto dell’iniziativa politica del Pd a livello regionale. Renato Nicolini, Loretta Napoleoni, Emma Bonino sono candidati che, per lo loro storia personale e la loro esperienza meritano grande attenzione e rispetto e che potranno proporre valide proposte ai cittadini del Lazio. Il Pd non può ignorare queste novità e deve uscire al più presto dallo stallo che dura da due mesi. Mi auguro che il Pd del Lazio avvii rapidamente un confronto aperto per indicare possibilmente un suo candidato e che si chiarisca una volta per tutte se ci sono le condizioni per alleanze il più ampie possibile ma soprattutto solide perché  basate sulla condivisione sincera dei programmi e di progetti per il futuro della regione.
Il mio auspicio è che il Pd non si sottragga al passaggio delle primarie e coinvolga i suoi elettori, attraverso un metodo democratico, nella scelta del candidato migliore e più gradito in una regione in difficoltà, che sconta ancora oggi una grave crisi di bilancio causata dalla giunta di destra guidata da Francesco Storace. Non possiamo permettere che la regione ritorni nella mani di una destra che ha lasciato disastri tali che i cittadini pagano ancora oggi in sanità, nello sviluppo delle attività produttive, nella gestione dei rifiuti. Serve rapidità e chiarezza nella scelta del candidato presidente perché i cittadini non capiscono le nostre indecisioni e non conoscono su quali programma dovranno basare la loro scelta.”

La realtà è ben diversa: forse le primarie non verranno mai fatte, l’UDC le osteggia:

«Basta inutili esplorazioni – ha aggiunto Lorenzo Cesa -. Basta evocazioni di primarie. Basta con altri diversivi. Boccia è un moderato che per noi può immediatamente presentare una coalizione che non rimanga imprigionata nei veti dell’ultrasinistra radicale. Le 48 ore servono certo. Ma a dare questa risposta chiara e definitiva da parte del Pd» (fonte La Stampa.it);

l’UDC viene rappresentato da tutti i sondaggi come l’ago della bilancia: il PD, che ha smesso i panni del partito a “vocazione maggioritaria” che l’imprintig veltroniano gli aveva conferito, deve affidare la propria “anima” alle mani di Pierferdi Casini:

Proprio oggi sui giornali è apparso un sondaggio commissionato dall’Udc secondo il quale il partito di Pier Ferdinando Casini sarebbe determinante per la vittoria nel Lazio sia se si alleasse con il Pdl e Renata Polverini sia se si alleasse con il Pd, e il candidato scelto per la rilevazione è proprio Zingaretti, per il quale l’Udc tifava fin dall’inizio (fonte La Stampa.it).

Regionali Lazio, il PD manda Zingaretti in avanscoperta. Scoprirà Loretta Napoleoni?

Quale candidato per il Lazio? A questa domanda il PD proprio non sa rispondere. E allora, per evitare un nuovo caos vendoliano – la Puglia insegna? – assegnanno a Nicola Zingaretti, presidente della provincia di Roma, un “mandato esplorativo”, che diversamente dal caso di Boccia non significa “fatti avanti tu per primo” bensì ha la valenza di un incarico diciamo da “talent scout”: ovvero, scopri un nome nuovo che ci faccia vincere.
E la domanda sorge spontanea:
l’attività esplorativa di Zingaretti lo condurrà alla scoperta di Loretta Napoleoni, la candidata governatrice espressione del popolo di Facebook?
Dal suo canto, Loretta scrive sul suo blog che nella Regione Lazio “c’è da fare una gran pulizia”. E predica la parità di bilancio per la sanità regionale. Qualcuno trema.

    • ”La segreteria nazionale e la segreteria regionale del Lazio del Pd hanno dato mandato a Nicola Zingaretti di accertare le condizioni politico programmatiche e la candidature piu’ idonee e coerenti per costruire una nuova e larga alleanza per le elezioni regionali nel Lazio. Nicola Zingaretti si e’ impegnato a svolgere questo incarico nel piu’ breve tempo possibile”.
    • Diversamente dall’incarico esplorativo su se stesso conferito a Francesco Boccia per la Puglia, quello a Zingaretti, presidente della provincia di Roma, e’ un vero e proprio mandato esplorativo per risolvere la difficile situazione politica venutasi a creare nel Lazio.
    • “Si, mi metto in gioco. E nel Lazio farei un gran pulizia…”
    • «Mi hanno chiamato la notte di Natale, mi hanno proposto di candidarmi.Ho pensato che fosse mio
      dovere, sono anni che dico che bisogna tornare alla società civile e che il sistema ha bisogno di rinnovamento, non potevo tirarmi indietro, non era logico
      ».
    • È nata è cresciuta a Roma oggi vive a Londra con frequenti viaggi su e giù per il mondo. Attraverso Facebook, un gruppo di persone la candida alle primarie del centrosinistra per la presidenza del Lazio «perché – scrivono – pensiamo che la sua candidatura possa favorire la partecipazione e quel rinnovamento della politica di cui l’elettorato, non solo di centro-sinistra,sente imprescindibile bisogno».
    • «Sì, lo faccio perché è il mio impegno civile. Non posso andare in giro per il mondo a dire mobilitiamo la società civile e poi ritrarmi se mi tirano in campo. Non mi sembrerebbe logico. Lo faccio come dovere, la politica deve ritornare al concetto di dovere, il politico è un servitore del cittadino».
    • Per me è un sacrificio, vivo a Londra, ho una famiglia e altri impegni, ma non intendo vivere l’impegno politico solo a parole. Mi chiedono di fare la mia parte, andrò fino in fondo, poi tornerò a essere un cittadino normale. Non è mia intenzione fare il politico professionista, anzi trovo che questo sia uno dei problemi che abbiamo
    • «Occorre una pulizia generale, come le pulizie di casa, buttare via la zavorra che è dentro la macchina amministrativa, si spreca troppo, si spende in modo sbagliato. Torniamo alla buona gestione e al risparmio. Secondo: aiuto e attenzione ai giovani, sono il nostro futuro, se non riescono a inserirsi che cosa faremo tra vent’anni? Infine la lotta al crimine organizzato: tendiamo a sottovalutare l’influenza della penetrazione del crimine organizzato nella nostra società. E purtroppo negli ultimi 20 anni si è vista un’avanzata progressiva. Il Lazio non è una regione tranquilla, lo sembra, ma la presenza del crimine organizzato è capillare».

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E meno male che sono professionisti… La politica dalemiana del “facciamoci del male”.

Così, vinte le primarie, Bersani e D’Alema contavano di far decollare l’alleanza con l’UDC, una vera mossa diabolica che avrebbe scompaginato il centro-destra. Peccato che all’UDC siano tutte vecchie volpi della politica e che sappiano meglio di D’Alema destreggiarsi nel “mare grosso” delle contrattazioni pre-elettorali.
Lui, D’Alema, non batte ciglio. Lascia che sia Bersani a sbrogliare i guai che egli stesso provoca. Oggi, il segretario ha dovuto ribadire che per il sindaco di Bari, Michele Emiliano, non verranno approvate leggi ad personam, “niente leggi salva-Emiliano”. La questione del doppio incarico (sindaco-presidente di regione) gli costa la candidatura (e forse anche una bella fetta di credibilità – che serietà ha un sindaco di una città, eletto da non più di due anni, che smania di essere candidato alle regionali?) e oggi pare essere intenzionato a lasciare per un terzo nome, che potrebbe essere lo stesso Sergio Blasi, segretario regionale PD eletto a Ottobre con le primarie.

Insomma, un discreto caos che è destinato a creare non pochi danni in termini elettorali – dopo le primarie il PD era riuscito a risalire su quota 30% nei sondaggi, dato che potrebbe ora volgere nuovamente verso il basso.

In Lazio, intanto si è accesa una polemica in seguito alle dichiarazioni del dalemiano Ugo Sposetti:

«Il candidato alla presidenza della Regione sarà Nicola Zingaretti, che resta il primo della lista se non l’unico e sarà sostenuto anche dall’Udc». E ha aggiunto: «Nel quadro della nuova alleanza a livello regionale, alla presidenza della Provincia di Viterbo andrà un udc». Falso, dunque, secondo Sposetti, che l’Udc si sia già alleata con Renata Polverini (fonte Corsera).

Come avete potuto vedere, di altro non si parla. Del destino della sanità pubblica, per esempio, il cui controllo della spesa è nelle mani dei governatori, nemmeno mezza parola (in Piemonte, Mercedes Bresso, per poter inglobare l’UDC nella coalizione che la sostiene, ha dovuto svendere un assessorato alla sanità a Casini). Chiamatele alleanze pro-tempore. Poiché presumibilmente dureranno all’indomani del voto. E poi si farà un bel rimpasto. E dire che abbiamo messo il partito nelle mani di “professionisti” della politica. Questa non è politica, è una forma collettiva di autolesionismo.

Le opposizioni naufraghe sullo scoglio delle regionali. PD, UDC, IDV e MoVimento 5 stelle in preda al caos.

Ma quale unitarismo in senso antiberlusconiano. Qui si guarda al tornaconto proprio. E chi resta in mezzo ai due fuochi – giustizialismo e appeasement – rischia di rimanere con il cervello fritto.
Le Opposizioni si sono arenate sullo scoglio della scelta dei candidati di colaizione alle prossime elezioni regionali, nessuno escluso: PD, IDV, UDC, MoVimento a 5 stelle. In ordine di gravità:

  1. nel Lazio, mentre Renata Polverini, ex segretaria UGL, candidata per il PdL, va alla televisione a Raidue per un’intervista senza contradditorio con Monica Setta, Nicola Zingaretti si è defilato, l’UDC si allea con la destra ( e forse non è la cattiva notizia), il PD brancola nel buio e nessuno prende posizione chiaramente (dov’è Bersani?);
  2. in Campania, il PD è diviso ancora – e siamo nel 2009, quasi 2010 – fra bassoliniani e antibassoliniani, mentre l’UDC vuole D’Amato, ex Confindustria, ma forse per un’alleanza con la destra;
  3. in Puglia, l’assemblea di ieri – sempre del PD – è finita in un parapiglia di grida e insulti fra sostenitori di Michele Emiliano e sostenitori di Nichi Vendola (con la complicanza che Emiliano non è neppure candidabile causa doppio incarico – è sindaco di Bari – e per esserlo gli servirebbe giusto una leggina regionale ad hoc che i vendoliani non vogliono votare);
  4. in tutto questo scenario di PD-dissoluzione, l’UDC fa la parte del leone, sapendo di essere determinante in ogni regione, un vero e proprio ago della bilancia, con quella manciata di voti che tutti anelano ma che nessuno è in grado di conquistare da sé, e si appresta a giocare il modulo doppiogiochista, con il PD in Piemonte, con il PdL in Lazio eccetera – un’alleanza anti-berlusconiana a macchia di leopardo, si direbbe;
  5. nel frattempo, l’IDV pone veti a questo e a quest’altro (in Campania osteggia i bassoliniani, in Puglia sostiene Vendola), ma non fa alcun passo avanti rispetto alla forma del partito ad personam quale è ed è sempre stata; Di Pietro sembra propendere per un congresso confermativo degli attuali assetti di partito e si attira le critiche dei girotondini nella persona di Flores D’Arcais, il quale lo invita oggi, a mezzo post, a farsi coraggio e aprire il suo partito ai movimenti, al popolo viola, alla base – a Grillo? – a nuovi giovani protagonisti (De Magistris?), in sostanza a mettere a pregiudizio la propria leadership, ovvero ad essere un po’ più democratico;
  6. infine, il MoVimento a 5 stelle, di cui già abbiamo parlato delle difficoltà interne, presente in sole tre regioni – Emilia-Romagna, Piemonte, Campania – ovvero laddove l’IDV non ha da temere la sua concorrenza come alfiere dell’antiberlusconismo, ancorché in crisi per la mancata realizzazione delle cosiddette “primarie dei cittadini”, prontamente archiviate dal coordinatore nazionale (Grillo stesso), in favore di candidati scelti dal coordinatore stesso, diciamo sulla base del “sentito dire”.

Inosmma, un bel parapiglia. Per finire, gustatevi la rassegna web sul tema e il filmato dell’Assemblea dei delegati del PD in Puglia (una bella pagina di democrazia, al grido di “andate a lavorare!”):

    • “A questo punto le primarie le chiedo io a Vendola”.
    • Sono le 16 quando i 126 delegati regionali si apprestano ad iniziare l’incontro nel quale, attraverso il voto segreto, dare il benestare alla candidatura di Emiliano. Il resto è storia, fatta di tensioni, urla e scontri verbali fra i sostenitori di Nichi Vendola e i rappresentanti del Pd.
    • Oggi, quindi, a dettare le sue condizioni è proprio il sindaco di Bari. “Voglio le primarie – ha dichiarato apertamente Emiliano – a patto che il consiglio regionale il 19 gennaio approvi la legge elettorale. Sarò felice in ogni caso – prosegue – sia che perda le primarie, perchè resterò sindaco, sia che le vinca, in modo da poter occuparmi della città da Presidente della Regione. In entrambi i casi – sottolinea – rimarrò con Vendola, il quale dovrà accettare il risultato delle primarie e riconciliarsi con me”.
    • Se dovesse vincere la destra, a rischio i 30mila posti di lavoro che sono stati il cavallo di battaglia, della campagna elettorale di Emiliano
    • Lazio, non pervenuto. Campania, non pervenuto. Puglia non pervenuto. In tre delle regioni più importanti per la sfida di marzo il centrosinistra non ha ancora designato i suoi candidati. Se volesse davvero vincere le elezioni regionali dovrebbe almeno provare a nominarli prima della chiusura delle liste.
    • Nel Lazio i casiniani sono già traslocati con la Polverini, applicando uno nuovo “modello doppiofornista” (indimenticabile definizione di Giulio Andreotti): dove è sicura la vittoria a destra vanno a destra, dove è sicura la vittoria a sinistra vanno a sinistra.
    • in Puglia in queste ore, dove è in corso una incredibile sfida fratricida fra il presidente uscente Nichi Vendola e lo scalpitante Michele Emiliano
    • le primarie sono sterilizzate, molti iscritti del Pd protestano per la mancata consultazione, e il nome di chi prevarrà nel duello fratricida ancora non si conosce

    • Ieri l’assemblea convocata a Bari per designare il candidato del partito di Bersani (la seconda, perché un primo sì a Vendola era già stato) non ha votato. Emiliano aveva chiesto un voto unanime per correre, non l’ha avuto. Per candidarsi ha bisogno di una legge ad personam che 15 consiglieri vendoliani non vogliono votare. Lo scontro, ambizioni personali a parte, è nato dal veto dell’Udc a Vendola. Ma il bello è che ancora non è certo che l’Udc correrà con il centrosinistra.
    • Il caso Campania è ancora più eloquente, e in qualche modo incredibile. Anche qui il candidato ancora non c’è perchè l’Udc ha chiesto un “segnale di discontinuità”. Enzo Amendola, il nuovo segretario regionale del Pd (un trentenne a cui non manca il dinamismo e il senso dei tempi) ha subito risposto: “Siamo disponibili a dare questo segnale”. Tradotto dalla lingua rituale del politichese, la discontinuità significherebbe scegliere un uomo che non viene dall’entourage del presidente uscente, Antonio Bassolino.
    • l’avversario storico di Antonio Bassolino, Vincenzo De Luca, sarebbe pronto a correre. Unico problemino: due rinvii a giudizio che rendono non proprio praticabile la candidatura, e che sono sicuramente poco digeribili dall’Italia dei Valori
    • difficile scegliere un bassoliniano, difficile scegliere un non bassoliniano. E difficile anche scegliere un candidato gradito all’Udc, senza avere la sicurezza che l’Udc ci sia
    • anche Amendola lo ammette: “E che ne so io, cosa decideranno De Mita e i suoi?”.
      Già, chi lo sa? Pierferdinando Casini era calato in Campania per gettare sul piatto un nome pesante: “Il profilo ideale sarebbe quello dell’ex presidente di Confidustria Antonio D’Amato“.
    • non si è capito se D’Amato sarebbe disposto a correre, e sostenuto da chi
    • L’unico dato positivo, alla fine, è che qui le primarie potrebbero celebrarsi. Sono state ufficialmente convocate per il 24 gennaio, ma le candidature si devono presentare entro il 9 gennaio
    • caso del Lazio. In questo momento l’unico nome in campo è quello di Esterino Montino, il vice di Marrazzo, che dopo il caso del video con i trans ha assunto la direzione della giunta prote-tempore
    • È tramontanta già la candidatura di Nicola Zingaretti, che pure aveva dato la sua disponibilità. Aveva fissato tre condizioni. I dalemiani gli hanno chiesto di accettare senza condizioni, lui si è tirato indietro. La più importante delle tre, era che in coalizione ci fosse anche l’Udc.
    • Ma i casiniani, come abbiamo visto, hanno già detto che si schierano a destra. Insomma: dal Piemonte alle Marche, dal Lazio alla Puglia, alla Campania, il partito di Casini, con il 6% ha il potere di veto su quello di Bersani, che ha il 30%. A Casini sicuramente conviene. Ma al Pd?
    • il silenzio di Bersani. “State tranquilli, sto lavorando per portare la coalizione alla vittoria”
    • in Puglia ha delegato le missioni diplomatiche (si fa per dire) a Massimo D’Alema. E nel Lazio – a quel che dicono i protagonisti – non è intervenuto
    • Dar vita ad una nuova opposizione è dunque un compito improcrastinabile. Opposizione larghissima nel paese, assente in Parlamento.
    • Di fronte a tale compito, un mero congresso di “rinnovamento”, da parte dell’Italia dei valori, è meno di un’aspirina per curare un cancro. Passare dal 7% al 9% non cambia nulla.
    • L’Italia ha un DISPERATO bisogno di una grande opposizione civile, di un grande Partito della Costituzione. Di una forza che può già ora raccogliere un italiano su quattro, e in un domani non lontano ambire alla maggioranza.
    • Mi domando perché Di Pietro tentenni ancora, di fronte alla strada maestra dello scioglimento del suo partito dentro un crogiuolo da lui stesso proposto e che veda co-protagonisti i movimenti della società civile, le lotte sindacali che si moltiplicano, le nuove generazioni “viola”, la cultura “azionista” e la scienza “illuminista”.
    • Caro Tonino, solo se avrai il coraggio e la lungimiranza di proporre questo Big Bang – per oggi, non per un fumoso domani – diventerai lo statista che puoi essere, e un’alternativa a Berlusconi.

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Wifi gratuito a Roma vs. Digital Divide.

A ben pensarci, non è affatto un peccato che Zingaretti abbia – per ora – rinunciato alla sua candidatura alle Regionali del Lazio (una scelta spinosissima per il PD quella del candidato del Lazio, a quanto pare, dove al posto di criteri quali le scelte di programma e le linee politiche, continuano a prevalere logiche di alleanze e pesi elettorali) poiché iniziative come quella del Wi-fi gratuito sono degne di una grande capitale europea come Roma e sarebbe un vero peccato che Zingaretti dovesse lasciare a metà. Soprattutto, in tempi di criminalizzazione di internet e dei suoi contenuti, trovare un politico che vuole aprire punti di accesso alla rete anziché chiuderla del tutto e condannare che la frequenta, è alquanto raro.

Nicola Zingaretti mostra il suo palmare in wi-fi (Roma, wi-fi gratuito contro il digital divide).

NICOLA ZINGARETTI: “ABBIAMO L’AREA WIFI GRATUITA PIU’ GRANDE D’EUROPA”

“Stiamo costruendo la più grande area di rete Wi-fi gratuita, certamente d’Italia e probabilmente di tutta Europa”. Con queste parole il presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti ha inaugurato i primi 2 hot-spot della rete ‘Provincia Wi-fi’ a Roma, a Garbatella e a piazza del Popolo. Da oggi la Provincia di Roma allarga la sua rete che già offre internet gratuito e senza fili ad 11 mila utenti iscritti al servizio e ha già installato 200 hot spot in tutto il territorio. “Stiamo contribuendo alla modernizzazione del paese – ha detto Zingaretti – aggredendo il tema del digital divide e quindi del diritto alla rete, che è propedeutica ai servizi”.

Il primo “taglio del nastro” c’è stato a Garbatella, nel parco ‘Cavallo pazzo’ di via Magnaghi, il secondo punto wi-fi è stato invece inaugurato nello storico “Caffè Rosati” di piazza del Popolo. “Entro la fine del 2010- ha aggiunto Zingaretti – arriveremo ad installare complessivamente 250 hot-spot nella capitale”. Si partirà a gennaio con piazza Anco Marzio di Ostia, il Pigneto, Ponte Milvio ed i giardini di Castel Sant’Angelo. Ad oggi sono state individuate a Roma 130 postazioni grazie ad un lavoro intenso con i Municipi. Anche gli esercizi pubblici possono entrare a far parte della rete provinciale per garantire un servizio in più ai clienti, con un contributo di circa 50 euro.

“Abbiamo proposto anche agli Aeroporti di Roma di introdurre il wi-fi gratuito negli scali romani – ha poi spiegato ancora il presidente della Provincia – Sarebbe una cosa molto importante che AdR sta valutando. In questo modo avremmo un caso unico al mondo in cui i passeggeri entrando all’aeroporto possono accedere gratuitamente al servizio Provincia Wi-fi. Un’iniziativa destinata soprattutto ai turisti che arrivano a Roma e che potranno così continuare a navigare nelle pause dentro la stessa rete gratuita. Qualora il progetto si concretizzasse non esisterebbe nessuna altra capitale al mondo con un servizio del genere”.

Regionali Lazio, Zingaretti rompe gli indugi. “Pronto per la candidatura”

Lo si attendva da qualche giorno, l’annuncio. Nicola Zingaretti, presidente della provincia di Roma, eletto nel 2008 al ballottaggio con il 51.5%, ieri in occasione di una riunione del PD nel Lazio, si è detto disposto ad assumersi l’onere della candidatura del centro-sinistra alle Regionali del Lazio, probabile avversario del candidato PdL, ovvero l’ex segretaria UGL, Renata Polverini.

Ma chi è Nicola Zingaretti?

Fratello minore dell’attore Luca Zingaretti, è stato consigliere comunale di Roma (1991-1993), segretario nazionale della Sinistra Giovanile (1991-1995), presidente dell’Internazionale Socialista Giovani, segretario della federazione romana dei Democratici di Sinistra (2000-2004) e deputato del Parlamento europeo, (2004-2008) per la lista di Uniti nell’Ulivo nella circoscrizione centro, ricevendo 213 mila preferenze. È stato iscritto al gruppo parlamentare del Partito del Socialismo Europeo […] È stato il relatore sul progetto di direttiva Ipred2 sull’accostamento della normativa penale del diritto d’autore (fonte Wikipedia).

Questo aspetto merita di essere approfondito, poiché ci può dare qualche informazione in più sull’approccio di Zingaretti rispetto al web. Ipred2 è il nome con cui è convenzionalmente conosciuta la direttiva sulle misure penali in merito all’applicazione dei diritti di proprietà intellettuale giunta all’esame del Parlamento di Strasburgo nell’aprile 2007 e che mira a modificare la direttiva 2004/48/EC sui diritti di proprietà intellettuale:

Il Parlamento europeo ha votato, in seduta plenaria la relazione (relatore l’eurodeputato italiano Nicola Zingaretti) che accoglie la proposta della Commissione ma, nello stesso tempo propone una serie di emendamenti. Con uno (presentato in Commissione giuridica da Umberto Guidoni), in particolare, sulla base del fair use prima esistente nel diritto americano, si stabilisce la riproduzione in copie o su supporto audio o con qualsiasi altro mezzo, a fini di critica, recensione, informazione, insegnamento (compresa la produzione di copie multiple per l’uso in classe), studio o ricerca, «non sia qualificato come reato». L’emendamento è del resto in linea con il programma fissato dall’Agenda di Lisbona che considera sia Internet che l’insegnamento come fondamentali per il rilancio e il progresso dell’Europa (wiki).

Il testo dell’Ipred2, elaborato dal Parlamento Europeo nel 2007 e approvato con emendamenti sempre nella primavera di quell’anno, fu oggetto di una forte mobilitazione in rete. Si temeva una legislazione fortemente restrittiva nei confronti del P2P. Ma l’intervento del relatore Zingaretti smusso il testo iniziale, un vero coacervo di ambiguità ed equivoci. Di seguito, stralci dell’intervista rilasciata da Nicola Zingaretti a Punto Informatico nell’Aprile 2007:

NZ: Grazie al prezioso lavoro emendativo che abbiamo condotto anche in collaborazione con l’organizzazione dei consumatori europei (BEUC) e con le federazioni nazionali degli internet provider, il testo consolidato della direttiva chiarisce il campo di applicazione della direttiva, esclude esplicitamente la materia brevettuale e tutela gli utenti finali che agiscano per finalità personali e non lucrative. Insomma, i cambiamenti che abbiamo introdotto rispetto al testo iniziale sono profondi e tangibili. […]

PI: Uno degli aspetti più controversi della bozza di direttiva riguarda la partecipazione di privati detentori dei diritti in sede di indagine. Cosa si potrà fare a Strasburgo per evidenziare i limiti di una partecipazione del genere e/o offrire garanzie reali ai cittadini europei? Il timore è che le pressioni dell’industria possano portare anche a recepimenti nazionali della direttiva privi di importanti tutele

NZ: Il problema lo ho posto fin dall’inizio, tanto che un mio emendamento, approvato a larga maggioranza, vincola le modalità di svolgimento delle indagini e dei procedimenti giudiziari al rispetto della Decisione Quadro del 2002 sulle squadre investigative comuni. E l’articolo 1, paragrafo 3 della Decisione Quadro recita espressamente che “la squadra investigativa comune agisce entro i limiti delle sue competenze in conformità del diritto nazionale”. Nulla cambia, quindi, per quanto riguarda la tutela della privacy e i diritti di difesa. […]

NZ: Innanzitutto, è bene sapere che la proposta di direttiva mira ad armonizzare tutti i diritti di proprietà intellettuale, con la sola esclusione dei brevetti: non solo diritto d’autore, ma anche i diritti relativi ai marchi, alle indicazioni geografiche tipiche e ai disegni e modelli.Insomma, gli utenti del web – come tutti gli altri cittadini – sono consumatori anche di beni materiali quali prodotti tessili, alimentari e farmacologici. Ecco, la garanzia dell’autenticità di un prodotto è una forma di tutela, per loro come per ogni consumatore. L’unico distinguo che abbiamo introdotto nel testo, riguarda proprio le attività online: non ci saranno sanzioni penali, in nessuno Stato membro, per chi violi il diritto d’autore senza ricavarne un vantaggio direttamente commerciale.

L’attività emendativa di Zingaretti ha così rafforzato il principio che, la sola fruizione di un’opera protetta da copyright in seguito a uno scambio per mezzo del web senza il ricavo di un vantaggio commerciale, non è punibile penalmente. Un principio ben lungi – purtroppo – dall’essere adottato pienamente anche in sede civile. L’approccio seguito da Zingaretti fu comunque innovativo e volto alla affermazione delle cosiddette “libertà digitali”, poi riemerse nel famoso Emendamento 138 al Pacchetto Telecom, ovvero l’insieme di norme scritte dal Parlamento Europeo in tema di Internet: già allora Zingaretti parlava didifferenza fra scambio semplice e scambio di natura commerciale, ovvero fra finalità personali e finalità lucrative, di diritto dell’utente a difendersi e a veder tutelata la propria net-privacy, di “concertazione” fra major dell’intrattenimento e associazioni dei consumatori e degli internauti. La sensibilità di Zingaretti sui diritti d’espressione e d’informazione legati al web è il suo tratto distintivo e caratterizzante. Un aspetto da tener presente in sede di discussione di candidature, di coalizioni (e programmi).

Lazio, Zingaretti disposto a candidarsi ma solo con un’alleanza molto ampia – Politica – Repubblica.it.

Nicola Zingaretti

“La discussione di questa sera – ha detto il segretario del Pd Lazio, Alessandro Mazzoli, al termine di una riunione degli eletti nel Lazio durata oltre quattro ore – consegna al partito il lavoro di costruzione di una larga alleanza attorno alla sua candidatura”. “E’ stato un vertice fortemente unitario e molto importante da cui – ha aggiunto Mazzoli – è emersa un’indicazione pienamente condivisa”.Dal canto suo, lasciando la riunione, Zingaretti si è limitato a dire: “c’è un bel clima”. E ha precisato, come fa ormai da parecchio tempo, che in ogni caso ci sono “molte valide candidature” che il Pd e il centrosinistra possono avanzare per la Regione Lazio.”Siamo compatti perché Nicola è un vincente, è stato già eletto dal popolo – ha commentato la deputata Ileana Argentin – Renata Polverini gode di minore popolarità”. “Difficile non essere compatti – ha aggiunto il segretario romano Riccardo Milana – di fronte a un leader di livello nazionale come Zingaretti”.

Per Schifani Facebook è pericoloso. La politica italiana travolta dal web.

Creative Commons a Capitale Digitale, domani 17 dicembre, Roma

Anziché sforzarsi di prendere le misure con un mezzo a loro alieno, i politici italiani (salvo rari casi che si contano sulle dita di una mano, ovvero Ignazio Marino, Nicola Zingaretti, Maria Antonietta Farina Coscioni) passano il loro tempo a condannare l’uso dei social network e del web in generale, mettendo al mondo altri indimenticabili ecreti legge – o disegni di legge, vedremo – volti soprattutto a vietare. C’era una volta – e c’è tuttora -il decreto Pisanu, che vietata l’uso delle reti wi-fi pubbliche senza preventiva identificazione degli utenti (decreto che deve essere convertito entro la fine dell’anno, altrimenti decade), ideato brillantemente dai tecnici del ministero dell’Interno in funzione antiterrorismo – si era in epoca post Torri Gemelle. Poi vi furono , in ordine di tempo, l’emendamento a firma di Gianpiero D’alia all’Art. 50-bis, poi art. 60) del disegno di legge 733 (c.d. “Decreto Sicurezza”), nel quale si sancisce la “Repressione di attività di apologia o istigazione a delinquere compiuta a mezzo internet” a mezzo di oscuramento – emendamento poi abrogato; seguì l’opera della Sorella Carlucci, un disegno di legge a carattere censorio che doveva prevenire la pedofilia via internet; infine, non deve essere dimenticato il cosiddetto Ddl Intercettazioni, opera del ministro della Giustizia Alfano, con il quale si vuole introdurre una norma che equipara i blog a testate giornalistiche e introduce nel nostro Ordinamento l’obbligo di rettifica entro 48 ore a pena di una sazione pecuniaria tra i 15 ed i 25 milioni di vecchie lire per tutti i titolari di “siti informatici”. Tutto ciò si affianca a una politica velatamente sostenitrice delle istanze delle Major produttrici di contenuti (è notizia di questi giorni che i contenuti di proprietà di Mediaset non saranno più postati su Youtube: la casa di proprietà del (finto) premier ha vinto la causa civile in piedi dal 2008 contro Google, fonte http://www.techup.it/news/mediaset_no_gf_su_youtube-02986).
Per il Governo, Internet è da reprimere. Peccato che – per usare le parole illuminanti di Joi Ito, CEO di Creative Commons, domani relatore a Roma di “Capitale Digitale” – “Internet sarà qui per sempre” e “le società libere crescono, quelle controllate no”. Poche parole, ma chiare.
Intanto, Nicola Zingaretti, presidente della Provincia di Roma, fra i più in luce nella lotta contro il digital divide e l’analfabetismo informatico, debutta su Twitter: con la presenza su Twitter (http://twitter.com/provinciarm), la Provincia di Roma ed il suo presidente Nicola Zingaretti, in prima linea a sostegno della diffusione della banda larga e del WiFi libero, intendono confermare una forte attenzione alle nuove tecnologie e agli strumenti che rendono più semplice e diretta la comunicazione in tutta la rete web, dai social network ai blog agli aggregatori di news. Lo sforzo di zingaretti è senz’altro encomiabile, sebbene isolato. Finora è l’unica voce propositiva che si leva in una ridda di condanne.

    • Facebook è più pericoloso dei gruppi degli anni ’70. Il Presidente del Senato, Renato Schifani, non ha dubbi sul contenuto di alcuni messaggi che si leggono sul network americano. «Si leggono dei veri e propri inni all’istigazione alla violenza. Negli anni ’70, che pure furono pericolosi, non c’erano questi momenti aggregativi che ci sono su questi siti. Così si rischia di autoalimentare l’odio che alligna in alcune frange».
    • «Una cosa è certa – sottolinea – qualcosa va fatto perchè non si può accettare che si pubblichino istigazioni all’odio violento»
    • il ministro dell’Interno ha presentato oggi al Consiglio dei ministri l’annunciato testo del disegno di legge che prevede sanzioni contro chi crea turbative violente durante le manifestazione e diffonde contenuti violenti su Internet. Lo ha confermato il ministro Altero Matteoli, nel corso della conferenza stampa. «Il testo – ha aggiunto – è oggetto di valutazioni approfondite», e «salvo alcuni aggiustamenti» nel cdm «c’è l’accordo di tutti – ha proseguito Matteoli – nel presentare un provvedimento»
    • «bisogna conciliare, in un Paese democratico, la possibilità di manifestare senza che questa libertà venga disturbata gravemente»
    • Parte in questi giorni, a Roma, la quarta edizione di Capitale Digitale, un ciclo di incontri promossi da Telecom Italia, Fondazione Romaeuropa, Comune di Roma e la celebre testata Wired. Il convegno annuale cerca di fare il punto sugli aspetti della cultura digitale insieme a esponenti di livello internazionale provenienti da settori ed esperienze differenti
    • il protagonista sarà Joi Ito, CEO di Creative Commons, la principale organizzazione non profit dedicata all’espansione della portata delle opere di creatività offerte alla condivisione e all’utilizzo pubblici, che ha come obiettivo quello di riformulare non solo le leggi, ma il concetto stesso di copyright nell’era digitale; si parlerà quindi di temi attuali come Open Internet e Copyright.
    • Poiché proprio in questi giorni in Italia, il paese che lo ospiterà per la conferenza, si sta nuovamente parlando di assurdità strumentali come il controllo di Internet, a seguito dei fatti gravi avvenuti nei giorni scorsi, Ito si è così pronunciato in merito: “La mia opinione è che una società per crescere deve usare lo stesso sistema che si usa per curare il proprio corpo. Un corpo solido lo si costruisce quando ti esponi, quando accetti di superare dei limiti, quando ti poni in maniera aperta davanti alle sfide e le intemperie. Internet ha molte difficoltà, non è diventato forte con il controllo ma con l’apertura, l’esposizione alle “intemperie” e il superamento dei limiti. Internet non andrà via, la tecnologia dell’informazione sarà qui per sempre, e la società crescere ha bisogno di essere aperta non di essere limitata, le società libere crescono, quelle controllate no”.

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Capitale Metropolitana, il progetto per una sostenibilità urbana.

NICOLA ZINGARETTI PRESENTA IL PROGETTO DI SVILUPPO DELL’AREA METROPOLITANA

Nicola Zingaretti

Il presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti presenta il documento preliminare del Progetto Strategico di sviluppo dell’Area Metropolitana dell’Amministrazione provinciale.

Il Progetto Strategico costituisce, alla luce della grave crisi economica e climatica che stiamo vivendo, un elemento programmatico indispensabile per l’azione di governo della Giunta provinciale. Il documento definisce indirizzi ed obiettivi e rappresenta la base su cui si intende sviluppare, in sinergia con gli altri livelli istituzionali, un’ampia fase di consultazione con tutta la comunità attraverso incontri, iniziative di studio e tavoli di confronto. Lo scopo è quello di ricevere nuovi contributi e proposte al fine di giungere ad un documento condiviso e strutturato su progetti operativi. Terminata questa fase di consultazione in cui sarà verificata anche la disponibilità di investitori ed operatori economici, il documento finale sarà presentato entro il mese di maggio in un’iniziativa pubblica per avviarne il lavoro di attuazione.

Il Documento preliminare del Progetto Strategico di sviluppo dell’Area Metropolitana si fonda su tre concetti chiave:

· l’integrazione del territorio, le nuove reti materiali e immateriali, per fare sistema e superare la frammentazione.

· l’innovazione e lo sviluppo della banda larga per creare nuove opportunità di sviluppo e di occupazione a partire dalla creatività, dai talenti, dalle eccellenze del nostro sistema produttivo.

· la sostenibilità come orizzonte sul quale orientare l’intera agenda di governo. Non più una parte limitata della nostra attività, un tema settoriale da ricercare al capitolo “politiche per l’ambiente”, ma un modo complessivo di governare.

Sulla base di questi tre concetti, il Progetto strategico propone cinque assi di lavoro:

1.Realizzare una provincia ecologica.

(Costruire la Rete ecologica provinciale, sviluppare il risparmio energetico e l’utilizzo delle fonti rinnovabili, incrementare il risparmio idrico, il trattamento delle acque, la gestione dei rifiuti e la messa in sicurezza del territorio)

2. Riorganizzare il sistema metropolitano per integrare spazio urbano e campagna.

(Costruire il policentrismo metropolitano, con la salvaguardia delle discontinuità ambientali e con la limitazione del consumo del suolo, lotta all’abusivismo, riqualificazione dei tessuti urbani e mobilità sostenibile)

3. Valorizzare il territorio agricolo.

(Promuovere l’innovazione, dell’attività agricola, la qualità del prodotto, l’agricoltura biologica e valorizzare la fruizione delle aree protette)

4. Elevare la qualità dello sviluppo.

(Riconversione ecologica dell’economia, valorizzazione del turismo, produzione del sapere della cultura e dell’innovazione, sviluppo del marketing territoriale e commerciale e della banda larga)

5. Ridurre le povertà e le disuguaglianze ed offrire opportunità di lavoro.

(Migliorare le condizioni materiali di vita, accrescere il diritto al lavoro alla sicurezza alla cittadinanza e il diritto a comunicare)

Nel mese di gennaio partiranno i cinque tavoli di lavoro coordinati da ProvinciAttiva, che avranno il compito di rafforzare le linee di indirizzo coniugando ciascun titolo a una serie di progetti concreti. Nello stesso mese partiranno gli incontri territoriali di approfondimento con i sindaci dei diversi quadranti.

Nella seconda metà di febbraio verrà convocata la prima conferenza tematica del Progetto Strategico interamente dedicata all’approfondimento delle novità e delle opportunità offerte dall’approvazione del PTPG (Piano territoriale provinciale generale).

Infine, ad inizio marzo, sarà organizzata la conferenza ambientale Provincia di Kyoto 2 per rilanciare, nel quadro di una visione strategica, scelte e progetti sui temi della sostenibilità ambientale.

“Soprattutto nel corso degli ultimi dieci anni, l’area metropolitana di Roma è stata uno dei territori italiani piu’ dinamici in termini di crescita economica. Questa però si e’ contraddistinta rispetto alle tendenze nazionali per alcune criticità, come la diminuzione della produttività per addetto, l’aumento del lavoro precario, la crescente disuguaglianza nella distribuzione del reddito”. Lo ha detto il presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti, durante il suo intervento alla presentazione del documento preliminare del progetto strategico di sviluppo dell’ area metropolitana.

“Oggi Roma si è fermata – ha detto Zingaretti – l’ area metropolitana ha un patrimonio di ricchezze del passato e un tessuto di aziende che guardano al futuro per essere protagoniste di una sfida che definiamo ‘ripresa economica’. Ma per farlo deve scommettere davvero sulle sue potenzialità e aggredire i suoi problemi. Uno di questi, il principale anzi, e’ che le grandi risorse sono riuscite ancora troppo poco a fare sistema, che fino a oggi le logiche dei particolarismi, dei campanilismi, del ‘romanocentrismo’ hanno prevalso a scapito di una visione unitaria dello sviluppo”.

Ecco perche’ il progetto strategico presentato oggi “parte dall’ idea che serve una nuova idea – ha continuato il presidente della Provincia – il nostro problema non e’ solo fare piu’ cose, ma farle meglio e far funzionare nel modo migliore quelle che gia’ ci sono. Se non saremo pigri, la crisi puo’ essere trasformata in una opportunita’ per ricominciare. Diventa opportunità se l’obiettivo della ripresa economica produttiva del sistema si accompagna all’ avvio di una sua radicale trasformazione, a una crescita fondata sulla sostenibilità e sulla innovazione”.

Nicola Zingaretti, i progetti contro il Digital Divide

Mentre c’è chi si preoccupa di censurare Internet (vedi discorso di Maroni, oggi, alla Camera), qualcuno si ricorda che il web non è una realtà per tutti. Leggete:

Reti low cost e aiuti dai privati così le città diventano wireless. A Roma, Genova e Firenze il WiFi gratuito che batte la crisi.

Internet gratis a tutti i cittadini, per diffondere la cultura e sostenere il turismo. E’ il sogno delle pubbliche amministrazioni locali, e alcune lo stanno realizzando con progetti low cost. A Roma, Firenze, Genova e in altre città, infatti, sono state create ampie reti wi-fi, cioè senza fili, in luoghi pubblici o all’aperto, facendo economie perché i bilanci non consentono grandi investimenti. Si fa di necessità virtù: i fondi disponibili sono pochi e quindi si rimedia con la collaborazione tra soggetti differenti, pubblici e privati insieme. E pazienza se gli enti locali si ritrovano soli, in questa missione, poiché dallo Stato la diffusione delle re ti wireless è ostacolata da leggi e balzelli che non hanno analoghi esempi nel resto d’Europa. Un caso è quello di Provincia Wi-fi, il progetto più esteso in Italia, che a oggi ha attivato 200 punti di accesso a Roma e in una sessantina di comuni limitrofi. Finora sono stati spesi 350mila euro. Si è riusciti a contenere le spese con l’idea di una rete arlecchino, formata da hot spot non solo del Comune, ma anche di altri enti pubblici, come ospedali e università, e soggetti privati (bar, ristoranti, associazioni, circoli sportivi). L’utente naviga ovunque nella provincia con la stessa password, che si deve procurare una volta sola. La pubblica amninistrazione, in questo caso, ha avuto il molo di catalizzare diverse risorse, coordinareil progetto e creare un sistema unico per identificare l’utente. Il problema è che la normativa italiana (con il decreto Pisanu contro il terrorismo, del 2005) impone al fornitori di internet regole molto rigide, assenti negli altri Paesi europei. Innanzitutto devono denunciare l’hot spot alla Questura, registrare il traffico dell’utente, identificano in modo certo. Molti dei soggetti che compongono la rete di Provincia Wi-Fi da soli non avrebbero le forze o le capacità tecniche per adeguarsi. Di qui la soluzione: ci pensala Provincia a sbrigare tutte le pratiche amministrative.

«Crediamo così dicontribuire alla modernizzazione del Paese e diffondere l’uso di internet», dice Nicola Zingaetti, presidente della Provincia di Roma. Il progetto per ora conta 11 mila utenti e avrà altri 300 hot spot nel 2010. Simile il funzionamento, e la filosofia, del progetto Genova Città Digitale: il Comune coordina una rete formata da hot spot di vari soggetti, pubblici e privati, in 16 aree, che dovrebbero triplicare nel 2010. «ll Comune ha pochi fondi per queste cose e di suo ha messo solo 10mila euro. Il resto arrivada altri soggetti, come i Comitati di via», dice Francesco Bollorino, consulente del Comune per questo progetto. «Lo scopo è sostenere il turismo e soddisfare le richieste dei giovani, che ci chiedono internet nei luoghi pubblici», aggiunge. Idem a Firenze, che ha appena aperto ilWifigratisindodiciaree del comune capoluogo. «Siamo riusciti a contenere l’investimento, spendendo solo 80mila euro, perché abbiamo riutilizzato infrastrutture già presenti, realizzate in passato per portare labandalarganelle case non raggiunte dall’Adsl», spiega Jorge Assfalg, responsabile servizi informativi nella Provincia di Firenze. A Pescara il Comune ha coperto due piazze con 20 nii la euro di spesa, grazie all’aiuto dell’operatore Fastweb. Per fare di pi servirebbe un aiuto anche dal governo: in questi giorni, da pi parti (esperti e politici di entrambi gli schieramenti) si preme per cambiare le norme contenute nel decreto PIsanu, i cui limiti pesano sui progetti. Prevedono costiextraperle pubbliche amministrazioni che fanno le reti e l’identificazione via cellulare non funziona se l’utente ha una sim non italiana. Quindi gli stranieri sono penalizzati. Così, addio sostegno al turismo.

INTERNET:NICOLA ZINGARETTI, ‘APPREZZAMENTO PER PAROLE DI FINI SU BANDA LARGA’

“Apprezzo le dichiarazioni del presidente Fini a favore della diffusione di internet. E’ quanto stiamo realizzando nella provincia di Roma con il progetto di diffusione del wi-fi, che ha portato fino ad adesso, all’apertura di 200 aree pubbliche in cui ci si può connettere gratuitamente al web. Contiamo di aprirne altre 300 entro la fine del 2010”.

E’ quanto dichiara in una nota il presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti.

“Con le parole di Fini – aggiunge Zingaretti – registro, con soddisfazione, che ormai si sta affermando la consapevolezza dell’importanza di questo tema da parte di tutti gli schieramenti e dei rappresentati delle Istituzioni. Si tratta di una questione cruciale che riguarda la crescita e lo sviluppo economico, culturale e sociale del nostro Paese”.

Sostenibilità e Mobilità Metropolitana, se ne discute domani a Roma.

Domani, Martedì 15 dicembre alle ore 10, a Roma, presso la Residenza di Ripetta (via di Ripetta 231), il presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti, presenterà il documento preliminare del Progetto Strategico di sviluppo dell’Area Metropolitana.

Sulla base di questo documento si vuole sviluppare, in sinergia con gli altri livelli istituzionali, un’ampia fase di consultazione con tutta la comunità attraverso incontri, iniziative di studio e tavoli di lavoro.

L’obiettivo è ricevere nuovi contributi e proposte al fine di giungere ad un documento strutturato su progetti operativi condivisi.

Terminata la fase di consultazione in cui sarà verificata anche la disponibilità di investitori ed operatori economici, il documento finale sarà presentato entro il mese di maggio in un’iniziativa pubblica per avviarne il lavoro di attuazione.

Capitale Metropolitana, Via di Ripetta 231, Roma, domani ore 10

Giornata Mondiale Aids 2009: un manuale per le scuole superiori. Le iniziative di Ignazio Marino.

 

 

Di seguito alcune iniziative meritorie di menzione circa la lotta all’Aids e la giornata mondiale di prevenzione che cade il 1° Dicembre di ogni anno.

Giornata Mondiale Aids 2009: un manuale per le scuole superiori e mostra a Palazzo Valentini | Provincia di Roma.

 

Il presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti, e gli assessori provinciali alle Politiche Sociali e alle Politiche della Scuola, Claudio Cecchini e Paola Rita Stella, hanno incontrato a Palazzo Valentini un gruppo di alunni e di insegnanti delle scuole romane in occasione della Giornata Mondiale Aids 2009, in programma martedì 1 dicembre.

In questa occasione è stata presentata la mostra di Silvia Amodio “Volti positivi. Sud Africa, un viaggio per ripensare l’Aids”, realizzata dall’Associazione Rinascimento.

L’esposizione – con le foto scattate da Silvia Amodio – resterà aperta al pubblico, con ingresso gratuito, sino al 6 gennaio 2010. All’appuntamento del 30 novembre hanno partecipato anche la curatrice della mostra e l’attore Giobbe Covatta.

“Proponiamo alle scuole superiori della provincia di Roma – ha dichiarato Zingaretti – un manuale sulle malattie che si trasmettono sessualmente. Sono felice perché questo manuale nasce da una collaborazione tra associazioni laiche e cattoliche. Mi auguro che possa essere utilizzato da tutti gli istituti”.

“Il manuale – ha spiegato il presidente della Provincia di Roma – potrà essere un’occasione di approfondimento, di discussione, di conoscenza nelle scuole e tra i giovani. Purtroppo, l’Aids è una malattia in grande espansione soprattutto in alcuni paesi. Le persone diventato vulnerabili, attaccabili costrette all'esclusione e alla solitudine”.

“Ma non bisogna aver paura dell’Aids – ha concluso Zingaretti – anche se non basta essere a conoscenza delle precauzioni possibili per prevenirlo. In ogni rapporto bisogna valorizzare il lato affettivo, gli aspetti psicologici, il senso profondo di responsabilità. Mai stare sulla difensiva”.

Nell’area download di questa news è possibile scaricare in formato pdf il Manuale sulle malattie sessualmente trasmesse.

AIDS. PARLAMENTARI UNITI PER LA LOTTA, IN 5 PUNTI LE PROPOSTE

Roma, 1 dic. (DIRE)- Un documento ‘bipartisan’ in 5 punti per la lotta all’Aids. Lo hanno sottoscritto deputati e senatori di maggioranza e oppoisizione, in occasione della giornata mondiale contro il viur Hiv, su invito dell’associazione Nps (Network persone sieropositive) Italia-onlus, che oggi ha presentato le proposte in un convegno alla Camera. Primi firmatari sono Santo Versace (Pdl), Livia Turco (Pd), Antonio Tomassini (Pdl), Ignazio Marino (Pd), Fiorenza Bassoli (Pd) e Gianni Mancuso (Pdl).
Il documento si pone cinque obiettivi per il prossimo futuro: assicurare i finanziamenti necessari a continuare gli studi in atto e a promuovere anche nel nostro Paese nuovi ambiti di ricerca sull’Aids; contrastare il fenomeno della sieropositivita’ inconsapevole, sviluppando interventi mirati per l’accesso al test; ricominciare a investire in prevenzione, sia attraverso campagne informative sia con campagne di formazione rivolte ai giovani; riaffermare il diritto alla cura rimuovendo gli ostacoli che oggi ne impediscono il pieno esercizio in tutte le regioni garantendo pari possibilita’ di accesso alle cure; un impegno forte e costante perche’ lo stigma che ancora circonda le persone sieropositive sia finalmente spazzato via.
“Per la prima volta da quando fu istituita nel 1987- spiega Nps- per iniziativa delle Nazioni unite, la giornata mondiale Aids del 1 dicembre si celebra quest’anno in Italia in una sede parlamentare, alla Camera dei deputati. L’iniziativa nasce da una proposta di Rosaria Iardino, presidente di Nps e di Santo Versace, da sempre impegnato sul fronte anti-Aids.
A tutti i deputati e i senatori italiani e’ stato inoltre chiesto di indossare la ‘Red Gibbon’ (il fiocchetto rosso da appuntare sulla giacca), simbolo mondiale della lotta all’Aids.

AIDS: TEST HIV PER IGNAZIO MARINO, ARMA PREVENZIONE INSIEME A CONDOM

L’INIZIATIVA AL SAN GIOVANNI DI ROMA PER GIORNATA MONDIALE CONTRO MALATTIA

Roma, 1 dic. –  E’ l’unica arma, insieme all’uso del preservativo, per contrastare l’insorgere e la diffusione dell’Aids. Il test dell’Hiv resta, ancora oggi, uno strumento di prevenzione primaria contro questa patologia, scoppiata negli anni ‘80 ma forse troppo presto dimenticata nei decenni successivi da popolazione e mezzi di informazione. Per ricordarne l’importanza anche il senatore del Pd, Ignazio Marino, ha voluto sottoporsi questa mattina all’ospedale San Giovanni di Roma al test dell’Hiv. Un momento vissuto insieme a Luigina Di Liegro, assessore alle Politiche sociali e sicurezze della Regione Lazio, in occasione della Giornata mondiale contro l’Aids che si celebra oggi.
“Da medico – ricorda Marino – ho vissuto tutta l’evoluzione di questa malattia. Ricordo quando negli anni ‘80 i pazienti non avevano terapie e c’era emarginazione nei loro confronti. Nel decennio successivo, poi, sono arrivate le prime terapie. Ma tutto questo non ha cancellato una evidente discriminazione sociale. Io stesso, nel 2001, ebbi numerosi problemi perche’ volevo trapiantare un organo ad un ragazzo sieropositivo. Mi veniva detto che un paziente cosi’ non meritava un organo ‘nuovo’. Sono andato avanti per la mia strada e sono orgoglioso di poter dire che ora quel ragazzo sta molto bene”.
Il senatore auspica non solo piu’ prevenzione, ma anche maggiore informazione. Specialmente verso le generazioni piu’ giovani.
“Addirittura in Peru’ – cita – si insegna come proteggersi dalle malattie sessualmente trasmissibili grazie a corsi nelle scuole medie inferiori. Tutto questo noi non ce l’abbiamo, se non in maniera generica”. Della stessa opinione Di Liegro, “sottoposta al test per ricordare quanto la prevenzione sia fondamentale nella lotta all’Aids.
In Italia si fanno ancora pochi test perche’ c’e’ una bassa percezione del rischio. Come Assessorato alle politiche sociali – conclude – abbiamo stanziato oltre 500 milioni di euro permettendo la realizzazione di una serie di interventi straordinari destinati all’informazione e alla prevenzione di Hiv e Aids”.