E infine ogni nube si è dissolta sul Colle del Quirinale. Mattarella verrà eletto domani, al quarto scrutinio, con una convergenza – parallela, si direbbe – fra sostenitori della prima ora e i redenti del centrodestra, vecchio o nuovo che sia. Non ci saranno imboscate, né trame occulte. Berlusconi incassa la sconfitta, che sconfitta non è. Grillo può continuare a sparare a zero su un obbiettivo, dovendo mantenere lo scopo primario della sua impresa politica, ovvero l’iniziativa editoriale. E Renzi, Renzi ha battuto gli spettri del 2013 e può proseguire l’esperienza di governo con Alfano e soci. Perché questo è l’elemento chiave. E’ cambiato solo l’inquilino al Quirinale, il resto no. La maggioranza che voterà domani Sergio Mattarella è più precaria dei contratti del jobs act. Si materializzerà per un singolo voto e quindi si inabisserà nei meandri di Montecitorio per lasciare il passo al patto d’acciaio Pd-NCD.
Il Quirinale è stato neutralizzato. Potremo tornare a discutere di riforme costituzionali come se niente fosse?