Rai per una notte, 25 Marzo, ore 21, la diretta streaming su Yes, political!

“Nell’inchiesta di Trani è stato intercettato il presidente del Consiglio ed è scandaloso che questo possa accadere in un Paese come il nostro. Dovete dirmi in quale altra democrazia questo accada, in quale tv di Stato si possa essere sottoposti a processi senza dare la possibilità di difendersi di fronte alle terribili accuse del signor Travaglio”, è “barbarie, un’inciviltà, che si possa essere processati in una qualunque tv, ma soprattutto in una tv pubblica pagata con i soldi di tutti”.

Con queste frasi un (finto) premier arrabbiato, nervoso, ha condito l’infelice serata al padiglione della Fiera del Levante di Bari. L’uomo trema. E’ accerchiato dai suoi, prima che dai giudici. La Lega Nord tracimerà, facendo del PdL un sol boccone, nel Veneto e in Lombardia e forse anche in Piemonte.

E lui, che fa? Attacca la magistratura. Attacca Travaglio. Attacca l’informazione. Nonostante essa sia stata messa a tacere. Studiava da tempo come mettere il bavaglio ai “chiacchieroni” di Annozero. Ci è riuscito, a forza di pressioni, a forza di telefonate. L’alibi, il regolamento della Vigilanza Rai. I complici, il CdA, la Vigilanza, di nuovo il CdA, il direttore generale, e via discorrendo.

Ma il 25 Marzo, la libertà d’informazione risorgerà. I nuovi media stanno preparando una imboscata alla televisione, la vecchia antiquata, elitaria televisione. Con una manifestazione completamente finanziata grazie alla raccolta delle donazioni dei cittadini (ieri sera l’annuncio di Santoro del raggiungimento dei 50.000 contribuiti richiesti per allestire l’evento), FNSI, USIGRai, la redazione di Annozero daranno vita a una storica alleanza fra blog, tv indipendenti, giornali contro la concentrazione del potere mediatico nelle mani del Padrone. Un vero e proprio attacco al cuore del sistema Berlusconi, il controllo dei mezzi di informazione.
Lui, che ha occupato in questa ennesima campagna elettorale tutti gli spazi televisivi disponibili, telefonando in diretta a Uno Mattina, piuttosto che a Mattino Cinque, riempiendo di dichiarazioni la stampa, ricevendo in grazia dal fedele Minzolini le aperture degli ultimi quattro Tg1 delle 20.

Yes, political sceglie di divulgare la diretta streaming di Rai per una notte. Sceglie di far parte di questa alleanza senza capi, di questo popolo senza volto (ma dal colore viola), che cerca di resistere alla terribile macchina della propaganda berlusconiana.

Da domani, ore 21.

Mobilitazione Rai contro il bavaglio. Il comunicato USIGRai, il silenzio del TG1.

augusto minzolini

Il bavaglio è anche non dare le notizie. E’ anche fare un telegiornale zeppo di serivizi para-giornalistici alla maniera di Studio Aperto. E’ parlare del record di salto con la Harley Davidson e dei rischi per la schiena che questo “famoso” sport produce ai dilettanti che si decidessero a praticarlo. Questo il TG1 stasera. La vergogna continua. Mentre si fa sempre più assordante il silenzio sulla falsa notizia della assoluzione di David Mills, il TG1 seguita ad applicare il sistema della “distrazione di massa” collaudato per anni in Mediaset. Un quarto d’ora scarso di notizie filtrate, il resto gossip, spettacoli, soubrette e previsioni meteo. La calma piatta, mentre fuori dalla porta, in via Teulada 66, prende vita il “girotondo” contro il bavaglio, con Santoro e i giornalisti dissidenti. Solo al TG2, in coda al giornale, un servizio con il parere della redazione sulle censure dei programmi di informazione.

Di seguito il comunicato USIGRai:

E siamo al bavaglio!

E’ uno dei momenti piu’ bui per la liberta’ di stampa in Rai da quando esiste il Servizio pubblico radiotelevisivo. Il Cda a maggioranza ha voluto il bavaglio piu’ soffocante, applicando nella maniera maggiormente restrittiva il gia’ pessimo regolamento della Vigilanza, con la chiusura di tutti i talk show e i programmi di approfondimento giornalistico. Speriamo che il Direttore Generale e i Consiglieri d’amministrazione della Rai, insieme ai commissari della Bicamerale, si rendano conto della responsabilita’ che si sono assunti. A meno di un mese dalle elezioni, anche in presenza di una serie di gravissime vicende di cui l’opinione pubblica vuole sapere, cala il silenzio. Negare gli approfondimenti costituisce una penalizzazione enorme per i cittadini e dunque per la democrazia, che fa passare in secondo piano persino il pur rilevantissimo danno economico per un’azienda come la Rai, che gia’ sta ipotizzando tagli. L’Usigrai intende reagire nel modo piu’ fermo. La legge sui servizi pubblici essenziali ci impedisce di scioperare in tempi utili, nonostante siano state esperite le procedure di conciliazione. Stiamo quindi preparando un video-comunicato ed una manifestazione pubblica. Sullo scandalo del silenzio non c’e’ bavaglio che possa impedirci di gridare.

USIGRai.

Il bavaglio Rai costa 3 milioni di euro. Santoro, io in onda il 25 Marzo.

Il CdA Rai ieri si è spaccato sulla decisione di come applicare il Regolamento della Vigilanza Rai, il tanto discusso bavaglio per le elezioni regionali 2010, una revisione della legge della par condicio con ampi profili di illegittimità. Il CdA ha votato cinque a quattro: Masi per la sospensione di tutti i talk show, da Porta a Porta ad Annozero, mentre il Presidente Garimberti si è dichiarato contro tale interpretazione. Secondo Masi la sospensione dei programmi è l’unico modo di evitare sanzioni all’azienda per la mancata applicazione del Regolamento. Tutti i consiglieri di maggioranza hanno votato su indicazione di Masi. Lo stop delle trasmissioni giornalistiche produrrà alla Rai un danno da 3 milioni di euro per mancati introiti pubblicitari. Per Paolo Gentiloni (PD) viene così realizzato il piano della maggioranza di “affidare al filtro dei soli tg l’attualità in campagna elettorale”. Zavoli, presidente di Commissione Vigilanza, ha ricordato come ora i notiziari debbano essere improntati al più “scrupoloso pluralismo”.

Santoro ha annunciato di voler fare uno sciopero bianco, ovvero di andare lo stesso in onda, tre giorni prima delle elezioni, il 25 Marzo, con una puntata di Annozero fatta non in Rai, ma non si è sbottonato sulle modalità di trasmissione: “La potrebbero trasmettere tutti quelli che la volessero raccogliere per diritto di cronaca”.

Il problema informazione ora si fa molto serio. In mancanza di una presa di posizione chiara sulle menzogne del Tg1 – la notizia fasulla dell’assoluzione di Mills attende ancora una smentita – il rischio è che, in occasione delle elezioni regionali, non ci sia affatto divulgazione di notizie. Una censura soft, necessaria per nascondere i casi di corruzione e malaffare che hanno investito la maggioranza nelle ultime settimane. Un silenzio a cui soltanto il web può far fronte. Santoro venga su internet, troverà posto sui blog. E i bloggers facciano fronte compatto: il 25 Marzo streaming di Annozero, embed pubblico e discussioni in diretta sulle chat. Proviamo a scalfire la “videocrazia”.

Par Condicio, verso l’applicazione del regolamento bavaglio. La censura di Annozero.

L’esito della riunione plenaria della Commissione di Vigilanza Rai è scontato. Non c’è intesa per una modifica al Regolamento voluto da Radicali e Maggioranza: dalla prossima settimana scatterà la tagliola per programmi come Annozero e Ballarò. Niente trasmissioni di approfondimento giornalistico, in aperta violazione alla medesima legge che istituisce la par condicio, ma soltanto tribune politiche. Così si è espresso Sergio Zavoli, il Presidente “di garanzia” della Commissione:

  • E’ pessimista Sergio Zavoli, presidente della commissione di Vigilanza Rai, sull’esito della riunione plenaria di questa sera con tema centrale la modifica al regolamento sulla par condicio. Zavoli, pur preferendo evitare di pronunciare chiaramente il termine ‘pessimista’, ha infatti riconosciuto che ci sono forti dubbi che possano essere introdotte novita’
    “Stasera – ha detto Zavoli – chiedero’ se sono maturate riflessioni tali da poter far proseguire il confronto e che la mediazione possa essere giustificabile. Se e’ cosi’, allora ci aggiorneremo, diversamente ci si saluta in vista di uno scenario nuovo. Non credo pero’ che stiano maturando le condizioni per ritrovare quello che abbiamo smarrito quella sera (quando e’ stato approvato il regolamento, ndr) e mai piu’ ritrovato, anche se si e’ andati vicini alla possibilita’ di creare una volonta’ comune”. (fonte: AGI News On – PAR CONDICIO: ZAVOLI PESSIMISTA, DUBITO STASERA MODIFICHE).

Quindi non se ne verrà a nulla. E’ ormai chiaro a tutti che lo strappo in Vigilanza non sarà ricomposto. Sempre oggi, il presidente della Rai Paolo Garimberti, a margine di un convegno organizzato dalla Vigilanza sotto l’alto patronato del Quirinale in tema di televisione e pluralismo, ha specificato che la Rai applicherà il regolamento, senza ricorrere all’autorità giudiziaria:

Garimberti ha ribadito che “sul piano giuridico ci sono obiezioni notevoli, ci sono dubbi di non aderenza al regolamento vigente”. Secondo il presidente Rai, il problema non è relativo al solo rifacimento dei palinsesti, bensì “chiederci se e’ democrazia, se e’ pluralismo. La risposta mi pare sia no”.

  • “I conduttori – ha ribadito – sono liberi di scegliere gli ospiti. Questa e’ una liberta’ giornalistica tutelata ovunque, e sfido chiunque a contestarla. E’ chiaro poi che in un certo periodo come quello elettorale ci deve essere decisamente equilibrio”.
  • E’ legittimo che il giornalista scelga argomenti ed ospiti, su questo non si discute fino a quando non si entra ovviamente nel periodo della par condicio, tema su cui poi ci possono anche essere dei dubbi. E’ quest’ultimo un argomento delicato, non avrei voluto parlarne, ma ci avete tirato per i capelli. Questa introdotta dall’ultimo regolamento e’ una norma che a mio avviso richiederebbe una interpretazione della Corte Costituzionale” (fonte: FORMICHE.NET).

Intanto l’Agcom fa sapere che domani deciderà sull’applicazione delle norme sulla par condicio per le reti private. Qualora il regolamento avesee valenza solo per la Rai, si creerebbe una posizione di squilibrio che favorirebbe l’operatore televisivo privato. Inodvinate chi.
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Regolamento Commissione Vigilanza Rai, i profili di illegittimità.

Trasmissioni politiche RAI a rischio: che guaio il regolamento della Vigilanza Rai. Con aspetti di contrasto con la stessa legge che pretende di applicare, rischia di tagliare tutta l’informazione Rai per il prossimo mese di campagna elettorale, un evento quanto meno nefasto e preoccupante.
Già la Consulta, nella Pronuncia 155/2002, si era espressa relativamente ai programmi di informazione:

non è esatto ritenere che in questo modo si pervenga – come sostiene l’ordinanza di rimessione – ad “espropriare in toto di ogni manifestazione “politica le emittenti private”. Ed infatti l’art. 2, comma 2, della legge censurata (legge 28/2002, ndr.), stabilendo espressamente che le disposizioni che regolano la comunicazione politica radiotelevisiva “non si applicano alla diffusione di notizie nei programmi di informazione”, preclude che in questi programmi, che certamente costituiscono un momento ordinario, anche se tra i più caratterizzanti dell’attività radiotelevisiva, all’emittente possano essere imposti limiti, che derivino da motivi connessi alla comunicazione politica. L’espressione “diffusione di notizie” va pertanto intesa, del resto secondo un dato di comune esperienza, nella sua portata più ampia, comprensiva quindi della possibilità di trasmettere notizie in un contesto narrativo-argomentativo ovviamente risalente alla esclusiva responsabilità della testata (fonte Consulta Sentenza 155/2002).

La Corte Costituzionale si era cioè pronunciata sulla questione di legittimità costituzionale della legge 28/200 detta “Par Condicio” limitatamente al quesito della “esporpriazione della manifestazione politica delle emittenti”, riconoscendo che l’art. 2 della legge 28/200 ha escluso dalla disciplina le trasmissioni di informazione evidenziando come il concetto della diffusione di notizie debba essere considerato nella accezione più ampia, che comprende la possibilità di trasmettere e diffondere notizie in un contesto argomentativo autonomamente delineato, ai sensi dell’art. 21 della Costituzione.
Il Regolamento voluto dal deputato dei Radicali, Marco Beltrandi, e dalla maggioranza, invece equipara trasmissioni di informazione e trasmissioni di comunicazione politica, assoggettando l’intero palinsesto informativo RAI alla disciplina della parità di trattamento in termini di tempo e spazi delle varie forze politiche. Di fatto, con questo approccio, si profila quello che la legge 28/200 tendenva a scongiurare, ovvero la “funzionalizzazione” dell’emittente televisiva, cioè renderebbe il mezzo radiotelevisivo funzionale all’interesse per il quale è stato posto il limite, e di “espropriazione” della identità politica dell’emittente, sospendendone la possibilità di formare autonomamente la propria linea editoriale.

  • Alla Commissione Parlamentare di Vigilanza non è consentito di stabilire che alle trasmissioni di informazione debbano applicarsi le regole poste per le trasmissioni di comunicazione politica. Infatti la legge n. 28/2000, dopo avere disciplinato con l’art. 2 le trasmissioni di comunicazione politica, dettando tra l’altro le regole per l’accesso, prevede all’art. 5 che la Commissione Parlamentare e l’Autorità Garante definiscano i criteri specifici cui devono informarsi la concessionaria pubblica e le emittenti televisive private nei programmi di informazione, al fine di garantire la parità di trattamento, l’obiettività, la completezza e l’imparzialità dell’informazione. Con le parole “criteri specifici” il legislatore ha indicato alla Commissione Parlamentare e all’Autorità Garante che esse devono stabilire, per i programmi di informazione, regole diverse da quelle applicabili alla comunicazione politica, regole cioè che tengano conto delle esigenze dell’attività di informazione, che è profondamente diversa da quella di comunicazione politica. Per questo la disposizione impartita dalla Commissione di Vigilanza con l’art. 6 par. 4 del regolamento per le elezioni regionali, secondo cui le trasmissioni di informazione sono disciplinate dalle regole proprie della comunicazione politica, non rientra nei poteri attribuitile dal legislatore.
  • Conseguentemente questa disposizione non deve essere applicata  né dalla Rai né dalle emittenti private. Chi la applicherà si assumerà gravi responsabilità nei confronti del pubblico e dei giornalisti addetti alle trasmissioni di informazione, i quali hanno il  diritto-dovere  di svolgere la loro attività nell’interesse del Paese (fonte Articolo 21 – La volontà del legislatore? Non è stata rispettata).

Il testo del Regolamento Regionali 2010 Commissione Vigilanza Rai.

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Il confronto si farà. Marino variabile laica, ma ectoplasma televisivo.

A Mediaset Marino proprio non si vede. Non è un problema d’antenna, su Rete4 non sentirete mai parlare di lui, tranne che per pochi secondi. Forse per dirne nome e cognome di uno che si è candidato alla segreteria PD, qualche tempo fa.
Si è deciso che il confronto si farà: non alla RAI, non a La7, non a SKY. Allora dove? Si farà perché Bersani crede di avere la strada in discesa, perché Franceschini ora si gioca tutto.
Invece fra i risultati dei circoli PD all’estero spicca il risultato di Parigi: Marino 40 voti (77%), Bersani 9 (17%), Franceschini 3 (6%). Fattore Berlusconi? Evidentemente dalla stampa estera si percepisce un’altra immagine del paese. Emerge in senso più spiccato l’esigenza del cambiamento.
Questa è una domenica di voto nei circoli, molti hanno fatto i loro congressi ieri. Appena si avrà notizia degli esiti ne daremo conto.
Per tornare alla questione della par condicio nei telegiornali, di seguito si riportano i grafici dello studio del Centro d’Ascolto dell’Informazione Radiotelevisiva, pubblicati sul sito di Marino. E’ evidente come Marino sia trascurato dai tg della RAI in cui la fa da padrone Franceschini. Il dato è evidentemente misura della pratica di mettere il solo segretario a commento dei misfatti del governo. Ne fanno il solito “panino” (dichiarazione governo – portavoce opposizione o Franceschini – esponenti della maggioranza che lo smentiscono) e per Bersani – ma soprattutto per Marino – non c’è spazio.

tempo di parola nei tg

dettaglio rai

dettaglio mediaset

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    • il confronto televisivo tra i tre candidati si farà. Lo aveva chiesto Marino, lo ha poi invocato Franceschini, Bersani è d’accordo.
    • Cattiva notizia per i medesimi cittadini: non si sa dove farlo.
    • Si è offerto lesto Bruno Vespa, ma Franceschini ha da poco rifiutato l’ultimo invito (quello che doveva «riparare» il monologo di Berlusconi
    • Dunque sarebbe inopportuno, e di certo non gradito agli elettori che hanno applaudito il rifiuto, un ritorno per convenienza
    • Altri spazi Rai capaci di mettere a disposizione in un orario decente un’ora e mezza di trasmissione alle condizioni che vedremo fra poco non sono al momento in palinsesto
    • Delle reti Mediaset non si parla. La Sette sarebbe disponibile ma ha ascolti modesti, e comunque sarebbe giusto che fosse il servizio pubblico a mettersi a disposizione
    • Anche Sky si è fatta avanti. Ipotesi: realizzare il programma sul satellite e mettere a disposizione gratuitamente il segnale per tutte le tv in chiaro.
    • Controdeduzione: chi può garantire che chi prende in segnale non mandi in onda una parte, magari una piccolissima e interessata parte, del confronto? Nessuno. Dunque da capo, la ricerca riparte
    • Pessima notizia per i potenziali telespettatori in ignara attesa: bisogna definire le regole del confronto, c’è un comitato. Ci vorrà tempo dunque non potrà essere prima del congresso: semmai fra il congresso e le primarie.
    • Il comitato paritetico incaricato di studiare il caso è composto dagli uomini (e le donne, rare) che coordinano la comunicazione dei tre leader politici: i loro portavoce, i loro capi uffici stampa ed altri consiglieri.
    • ciascun candidato indica due giornalisti, in totale fanno sei, e se ne estrae a sorte uno. Caso mai una riserva, se servisse. Simile procedura per le domande: se ne indicano una quarantina (ammessi anche i semplici cittadini? I frequentatori dei blog? I lettori dei giornali? Vedremo) e poi se ne estraggono a sorte la metà così nessuno è avvantaggiato dalla prevalenza di temi eventualmente preferiti. E i criteri di replica? Si può intervenire a ribattere?
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    • Da qualche giorno è sul tavolo dei dirigenti politici e dei responsabili delle reti tv un breve ma chiarissimo dossier intitolato «Analisi della presenza televisiva dei candidati alla segreteria del Partito Democratico».
    • Lo ha preparato il Centro d’ascolto dell’informazione radiotelevisiva dopo aver preso in esame il tempo dedicato dal 4 luglio al 13 settembre dai sette tg nazionali (Rai Mediaset e La Sette) a Dario Franceschini, il segretario in carica, e a Luigi Bersani e Ignazio Marino, gli sfidanti.
    • Percentuali risibili e trattamento diseguale. Il problema, d’altra parte, era stato avvertito ben prima che questi dati fossero pubblicati.
    • Zavoli ha ricevuto più d’una lettera. In una di queste, scritta dal candidato Ignazio Marino, si chiede che le primarie vengano considerate «fatto di interesse pubblico» e dunque siano soggette alle regole generali di «pari trattamento» tra i competitori.
    • Zavoli ha condiviso la preoccupazione. Ha, infatti, rivolto al direttore genarale della Rai Mauro Masi un invito formale formale a «verificare la fondatezza della richiesta»
    • Col segretario in carica che ha lo spazio maggiore e i due sfidanti che, comunque, non sfigurano. Ma è un’illusione ottica: le barre colorate verticali danno la forma di grattacieli a tre modeste casette.
    • la classifica della presenza quotidiana: 37 secondi per il segretario in carica, 21 secondi per Bersani, 8 secondi per Marino. E stiamo parlando del «tempo di parola» quotidiano tra tutti i telegiornali.
    • Curioso notare che i tg della Rai e quelli di Mediaset si sono regolati più o meno alla stessa maniera mentre, fino a ora, a garantire meglio la par condicio tra i competitori è stata La7. Se invece vogliamo trovare un modello assoluto di non-informazione sul tema Pd, diamo un’occhiata ai dati di Studio Aperto.

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Ancora la par condicio a tamponare le disparità televisive. Non solo per la destra.

Si parla ancora una volta di spazi televisivi. Gli ultimi dati AGCOM-ISIMM mostrano la netta assoluta prevalenza di Mr b nei minuti di trasmissione delle testate giornalistiche RAI-Mediaset. La televisione è asservita, scrivono, al governo. La stessa televisione che su SKY viene mostrata a singhiozzo, oscurata qua e là, tutto a suo danno, sia chiaro, come mostrano i dati Auditel (si parla di un calo degli ascolti RAI comparando il periodo pre-oscuramenti con quello post, sebbene sia più corretto fare analisi per periodi omogenei – si sa, agosto è periodo per molti di partenze e la televisione viene momentaneamente rimossa dalle abitudini quotidiane).
Il problema della par condicio, che in Italia esiste non soltanto a causa della concentrazione della proprietà dei mezzi di comunicazione, ma anche per l’esistenza di una sorta di sfera di influenza/ricatto, di reti di rapporti clientelari, di volontariato interessato in cui lo pseudo giornalismo televisivo è completamente avvinto, interessa pure l’altra sponda, quella del PD, là dove sono in competizione i tre aspiranti segretari. Ebbene, bisognerebbe che si provasse a misurare lo spazio televisivo assegnato alle tesi di Bersani e Franceschini in rapporto a quello attribuito a Marino: credo che si debba parlare dello zero virgola. E nemmeno la carta stampata è immune. A leggere alcuni articoli di Repubblica, verrebbe da pensare a una modesta, inutile, corsa a due.

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    • vengono pubblicati da Agcom, e riportati sul Sole 24 Ore di ieri, i dati sull’uso del tempo dei telegiornali, elaborati da Isimm. A farla breve, al governo Prodi i tg assegnavano il 6,6 per cento del tempo dedicato alla politica. Il governo Berlusconi ottiene invece il 27,8 per cento, quattro volte e mezzo di più. La differenza è un po’ maggiore su Mediaset, un po’ minore su Rai.
    • L’esplosione del tempo dedicato al governo Berlusconi dura ininterrotta da mesi e non accenna a ridimensionarsi.
      Molti diranno che non ci volevano l’Agcom e l’Isimm per rivelare un fenomeno che è agevolmente percepibile da chiunque guardi la televisione.
    • Agcom e Isimm si sono assunte la responsabilità di un commento a dir poco originale: la bulimia televisiva non sarebbe di Berlusconi&C. nei confronti della televisione, ma sarebbe invece della televisione nei confronti di qualsiasi cosa faccia, dica o pensi la squadra al governo, e il caposquadra in particolare.
    • perché «il Pdl mostra una maggiore capacità di fare notizia, di produrre eventi in grado di attrarre l’attenzione dei mass media»
    • Peccato che di ciò non venga fornita l’unica controprova possibile, attraverso la rilevazione dei comportamenti tenuti da TgLa7 e Sky24 oltre che, e non è poca cosa, dalla stampa quotidiana
    • un segno dell’avvitamento clientelare delle aziende del cosiddetto duopolio televisivo. Forse è proprio vero che le ultime nomine in Rai hanno tardato fin troppo a venire, tenendo i direttori vecchi in una condizione di permanente ricatto. Vedremo, nell’indagine che verrà certamente pubblicata a Ferragosto del prossimo anno, se la schiena dei nuovi direttori non è affetta dalla gobba servile dei predecessori.
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    • Assomiglia a una falsa partenza, in termini di ascolti, la decisione Rai di oscurare alcuni programmi sui decoder Sky. I numeri dell’Auditel parlano infatti di cali di ascolti che, nel caso della Terza rete, possono arrivare all’1,4%.
    • L’oscuramento dei programmi è effetto della nuova guerra che oppone la tv di Stato a Sky. La prima battaglia si è consumata sui 6 canali di Raisat che la tv pubblica confezionava per Sky: la loro fornitura è stata interrotta il 30 luglio. La seconda battaglia si consuma ora sull’oscuramento. Sono negati a Sky tutti gli eventi per i quali la Rai non abbia anche i diritti di trasmissione per l’estero.
    • L’oscuramento sembra produrre anche un prezzo in termini di ascolti. Prendiamo il periodo dal 2 al 18 luglio, quando la Rai non criptava i suoi programmi sul satellite, e la fascia bambini di RaiDue (tra le 7,30 e le 10,45). Paragoniamo gli ascolti di questo periodo con quelli del periodo tra il 2 e il 18 agosto, quando invece va in scena l’oscuramento. La Seconda rete perde lo 0,8% in termini di share. La perdita di RaiDue sfiora l’1% nella fascia dei telefilm (tra le 14 e le 18); mentre la perdita di RaiTre (in prima serata, tra le 21 e le 23) arriva all’1,4%.
    • Altro periodo: dal 12 al 28 luglio (nessun oscuramento). Lo paragoniamo sempre al periodo 2-18 agosto (oscuramento). Le perdite di RaiDue sono confermate – soprattutto nel pomeriggio dei telefilm – mentre RaiTre tiene, sia pure a fatica. Questi numeri forniscono munizioni alle armi di chi (soprattutto nel Pd) sconsigliava alla Rai di divorziare da Sky.
    • Chi invece difende l’opportunità del divorzio potrà aggrapparsi ad un altro dato dell’Auditel, stavolta favorevole alla tv di Stato. Parla di una tenuta, anzi di un progresso di RaiUno (che aumenta ad agosto fino al 2,9% in prima serata). E’ come se molti italiani – trovando lo schermo blu su RaiDue oppure su RaiTre – abbiano riparato intanto su RaiUno.
    • anche Sky passa ai raggi X i dati Auditel. La pay-tv vuole capire, in prima battuta, come si comportino i suoi abbonati quando si imbattono in un programma Rai nascosto. Prendiamo il caso della Nazionale. La tesi di Sky è che 18 suoi abbonati ogni 100 abbiano trovato RaiUno criptata per Svizzera-Italia (il 12 agosto) ed abbiamo visto altre cose (film, telefilm, partite di club, cucina) senza farsi problemi. Se invece non l’avessero trovata criptata, certo l’avrebbero seguita (perché così si erano comportati in occasione di precedenti amichevoli visibili sul satellite).
    • è la prova che la Rai disperde ascoltatori e commette dunque un errore epocale mentre divorzia dal decoder della pay-tv. Se la tesi sia giusta, lo diranno i prossimi mesi di studio e di polemica politica.
  • PD: MARINO, SCRIVERO’ A ZAVOLI PER PAR CONDICIO CANDIDATI
  • (ANSA) – ROMA, 21 AGO – ‘Sto preparando una lettera per il presidente Zavoli e per i principali direttori delle testate radiotelevisive affinche’ in questa gara per la leadership del principale partito di opposizione, venga garantita la trasparenza e l’imparzialita”. E’ la richiesta che Ignazio Marino, candidato alla segreteria del Pd, spiega, in un’intervista al GR Parlamento Rai, che rivolgera’ alla Vigilanza Rai e a viale Mazzini in vista della sfida congressuale nel Pd.
    ‘Sono certo -aggiunge Marino – che lo spirito di tutti i direttori sara’ quello della massima correttezza, ma e’ importante ricordare che la democrazia, non e’ solo liberta’ di poter votare liberamente, ma e’ anche potersi formare liberamente un’opinione. In questo caso sui programmi di tutti e tre i candidati’.(ANSA)

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