I PIGS in semifinale agli Europei (ma c’è un intruso)

A quanti sarà venuto in mente di paragonare le vicissitudini finanziarie degli Stati membri dell’Area Euro con gli esiti degli incontri di calcio agli Europei 2012? Direi a tanti. Forse alcuni si sarebbero accorti che il famoso acronimo PIGS, che identificava i porcellini dell’Europa meridionale, quelli che “vivono al di sopra delle loro possibilità”, poi ingiustamente esteso agli Irlandesi, si è ripresentato alle semifinali di Euro 2012. Già perché Portogallo Italia, Spagna e… bè evidentemente c’è un intruso. Un intruso di nome Germania.

Comunque questo non è un post che parla di calcio. Dovrebbe, quello, essere l’ambito – marginalissimo – in cui ancora si parla di Nazioni. Dopo tutto quello che è accaduto con i due conflitti mondiali della prima metà del ‘900, una o più generazioni di giovani cancellate, il sangue, i morti nei lager, quel mostro che risponde al nome di Nazione e che ci fa sparare ed eliminare fisicamente (tecnocraticamente) chiunque non ne faccia parte, doveva esser messo in archivio per lasciar campo ad una forma pacifica, cosmopolita, di organizzazione politico-sociale: gli Stati Uniti d’Europa.

Invece, in una sorta di nemesi, di distopia realizzata, ci troviamo a che fare di nuovo con il concorso degli egoismi nazionali, espressi da governanti populisti e privi del coraggio degli statisti, uomini e donne che non pensano a breve termine, ma sanno individuare nella propria mente i lineamenti di questo fosco futuro e sanno aggregare intorno alle proprie personalità il consenso necessario ad affrontare l’incertezza.

Stasera Angela Merkel ha “ribadito la sua opposizione all’emissione di titoli di debito congiunti da parte dell’Eurozona, i cosiddetti ‘Eurobond” (AGI.it). Tutto ciò mentre il governo di Cipro, che presiederà il Consiglio Europeo nel prossimo semestre, richiede aiuti ai fondi EFSF/ESM:

Cipro ha presentato richiesta di aiuto finanziario ai fondi Efsf/Esm dell’Unione europea. Lo ha reso noto il governo del Paese, che fa parte della zona euro, spiegando come la richiesta sia volta a proteggere il settore finanziario dall’esposizione alla Grecia. “Il fine della richiesta di assistenza è di conterenre i rischi per l’economia cipriota, in particolare quelli sollevati dall’impatto negativo sul suo sistema finanziario, a fronte della sua ampia esposizione all’economia greca” si legge nella nota (Reuters).

Stessa scelta per la Spagna, che era già nel mirino della speculazione da giorni. Il suo sistema bancario è al collasso, non è più in grado di rifinanziarsi. Mentre Merkel afferma che “quando penso al vertice, ciò che mi preoccupa è che verrà esposta ogni sorta di idea su come condividere il debito e non abbastanza idee su come controllarlo” (AGI.it), il resto dell’Europa affonda. Avete capito? L’Italia è il prossimo “big fish”:il vertice europeo sarà un fallimento. La solita enunciazione di principio. Serve che la BCE garantisca in solido le banche europee. Tutte. Serve una Banca Centrale. Gli Eurobonds sono tappezzeria, ottima, ma non quella che serve. Non è rimasto più molto tempo.

George Soros, il miliardario che si arricchì causando la crisi dello SME nel 1992, sostiene oggi dalle colonne del Financial Times che l’attitudine della Germania di dire sempre no è un ostacolo al salvataggio dell’Euro. E i paesi che devono affrontare i piani di riduzione del debito devono farlo in maniera tale da non pregiudicare la crescita. Servono una unione fiscale e bancaria. E se Merkel dirà no, i governi europei dovranno coalizzarsi per far ricadere su di essa la colpa del fallimento. A pensarci bene, il consiglio di Soros è ancor più pericoloso del fallimento medesimo: significherebbe distruggere le relazioni internazionali. Significherebbe mettere la Germania fuori dall’Europa. Significherebbe trattarla come un intruso.

Peccatori del debito, pentitevi! Le dimissioni di Stark e il monetarismo ortodosso tedesco

Quel che sorprende delle dimissioni del ministro tedesco Stark dal Board Executive della BCE non è tanto la sfiducia verso l’italia – quella ce l’abbiamo anche noi – quanto la mancanza della più totale consapevolezza che l’interdipendenza fra i paesi europei abbai raggiunto un tale livello da non poter esser più dipanata. I falchi del monetarismo ortodosso tedesco, i rigidi contabili della Bundesbank e dell’alleata Banca Centrale Olandese, negano il mutuo soccorso fra i paesi europei e interpretano il comportamento della BCE alla stregua di un aiuto di Stato, un favore a un concorrente nel libero mercato:

I paesi in deficit possono, nonostante la sfiducia dei creditori, introdurre più prodotti e servizi di quelli che svolgono, perché il loro disavanzo delle partite correnti è finanziato dalla Euro-sistema di pagamento da parte della Bundesbank. (Die traurige Entwicklung der Geldpolitik, FAZ(1), trad. propria).

Stark avrebbe lasciato la BCE perché “frustrato”. Frustrato dal fatto che i peccatori del debito, i maiali del Sud, vengono aiutati dalla BCE non già perché esiste una volontà politica di salvaguardare gli stati dell’Unione, bensì perché il blocco del Sud ha messo in minoranza quello del Nord, che però è più forte economicamente.

I fronti nord e sud sono uno di fronte all’altro. I rappresentanti dei paesi del nord orientati alla stabilità vogliono tenere la spesa dei peccatori del debito sotto controllo. I rappresentanti dei sudisti vogliono mettere la BCE sotto la gogna della stampa, onde mostrarne il fallimento della politica di bilancio. L’opposizione della Bundesbank, e della Banca Centrale Olandese, è spazzata via. Poiché il numero di paesi economicamente potenti si restringe mentre le fila dei peccatori del debito crescono, il Sud si aggiudica i voti – e il Nord paga (FAZ, cit., trad. propria).

Se volessimo definire questo pensiero con una frase, quella frase potrebbe essere “leghismo europeo”. Come in Italia la Lega Nord stigmatizza il Sud, fannullone e debitore, così fa la Germania con l’Italia e gli altri PIGS. E’ la reazione di chi è – momentaneamente – più ricco e vede la propria economia crescere ma non quanto vorrebbe, gravata da una zavorra, la zavorra dei più poveri, degli indebitati, e non vuole pagare per essi.

La dipartita di Stark apre la crisi politica della BCE. Il delicato equilibrio sin qui tenuto fra monetarismo alla Bundesbank e debitarismo sud-europeo era garantito dalla presidenza francese e dai segretari finanziari tedeschi. Fin dalla nascita, la BCE è stata a guida mista franco-tedesca, ma la politica monetaria applicata era una ricetta made in Bundesbank. Ora l’avvento di Draghi – un peccatore italiano! -ha scatenato il panico dei tedeschi.

Il prossimo presidente della BCE, Mario Draghi, è italiano, il Vice Presidente del Portogallo. Fermare questo ‘doppio diesis'(1) di acquistare titoli di Stato da Italia e Portogallo? Il paese più forte economicamente dell’Euro dovrebbe essere rappresentato nella BCE da due voti e la Bundesbank non può essere isolata all’interno del Consiglio (FAZ, cit., trad. propria).

La pratica del QE – quantitative easing, ovvero stampare la moneta per alleggerire, comprandolo, il debito dei ‘porci’ – comporta un “accumulo dei rischi di credito nella Banca federale che supera il raddoppio delle garanzie del nuovo controverso – per il governo tedesco – fondo di salvataggio dell’euro”.

La sfiducia verso l’Italia è quindi doppia: non solo si dubita della volontà del governo italiano di risanare effettivamente i conti e di ridurre il debito, ma si dubita anche del prossimo presidente della BCE, al di là della sua storia personale, della sua reputazione – Draghi  “ha un dottorato in economia dal Massachusetts Institute of Technology (MIT) e ha lavorato alla Banca Mondiale che alla Goldman Sachs ed è stato direttore generale del Ministero del Tesoro in Italia all’inizio degli anni Novanta” (Foreign Policy, via Il Post) – è pur sempre ‘un-italiano-alla-BCE!’, uno scorbutico ben poco diplomatico che si troverà a gestire un’unione monetaria in preda al panico e una banca piena zeppa di titoli tossici greci, italiani, portoghesi, irlandesi ecc.

I tedeschi hanno paura di perdere il controllo sulla politica monetaria dell’Istituzione BCE. A differenza delle altre istituzioni della UE, la BCE ha dei VERI poteri, ed è svincolata dalle decisioni dei paesi membri riuniti nel consiglio. Non è un organo a rappresentanza democratica, ma è oggetto di spartizioni di potere. Lasciare che gli italiani mettano i piedi nel Board Executive della BCE significa consegnargli la borsa e la vita.

 

 

(1) FAZ, Frankfurter Allegmeine Zeitung, quotidiano tedesco.

(2) Nella notazione musicale, diesis (anche detto diesi) è il simbolo che indica che la nota a cui si riferisce va alzata di un semitono, ed il suo simbolo è Sharp.svg. Esiste anche il doppio diesis (Sharp.svgSharp.svg, oppure DoubleSharp.svg) che indica un incremento di frequenza della nota pari ad un tono (wikipedia).

SPQI, sono porci questi (titoli di stato) italiani

Tremonti che strilla contro i “banksters” non è surreale? Perché dovrebbe, qualcuno se lo è chiesto? Ci sono forse dubbi sull’economia italiana? Sul suo trentennale debito – che in quanto a persistenza ha qualcosa a che fare con i rifiuti napoletani – Tremonti ha spergiurato: l’Italia non corre rischi. Ha però sforbiciato a lungo il bilancio statale, tant’è che l’istruzione pubblica è soltanto più l’ombra di sé stessa. Per non parlare dei servizi erogati dagli enti locali (trasporti e sanità), quasi a rischio di chiusura.

E allora? I soldi rastrellati con la politica delle lacrime e del sangue non bastano? La novità risiede nel fatto che l’Italia sarà la prossima vittima sacrificale sul patibolo dei mercati finanziari. Gira la voce – Fondo Monetario Internazionale – che prima o poi, più prima che poi, l’Europa dovrà occuparsi seriamente di noi. L’Italia nel mirino della speculazione, come è accaduto per la Grecia? Pare di sì, ma tranquilli, siamo in buona compagnia:

L’Italia corre seri rischi per la sua ripresa economica in conseguenza delle “tensioni” di mercato sui suoi titoli di Stato che si avranno nell’ultimo trimestre del 2010 e nel 2011. La previsione è stata fatta dal Fondo monetario internazionale nel suo World Economic Outlook e riguarda anche altri Paesi come Giappone, Francia e Stati Uniti (Rinascita).

C’è aria, insomma, di crisi sistemica. Che metterà in ginocchio l’unione monetaria (ovvero l’Euro). L’obiettivo dei banksters è quello di “far crollare sui mercati la considerazione per l’affidabilità dei nostri Cct e Bpt e di conseguenza obbligare il Tesoro ad alzare i rendimenti” (Rinascita, cit.). L’attacco verrà sferrato con il solito trio di assi di Agenzie di Rating: Moody’s, Standard & Poor’s, Fitch. I tre abbasseranno il rating dell’Italia, o della Francia, scatenando il panico. L’obiettivo di lungo termine è sfaldare l’Euro, mettendo i tedeschi dinanzi alla prospettiva di un abbandono dell’Unione. L’Euro, in questo subdolo progetto, verrà diviso in Euro dell’europa Meridionale e Euro-Marco (una riedizione della vecchia moneta tedesca).

Vi sarà chiaro il fatto che qui non si tratta più solo di economia. Ma si usa l’economia per sradicare realtà politiche – come l’Unione Europea – e incidere localmente per metter fine a ciò che resta dello Stato Sociale:

nel caso dell’Italia e della Francia, contempla l’invito ad andare avanti con le politiche di riduzione del debito e del disavanzo, attraverso tagli alle pensioni, agli stipendi dei dipendenti pubblici e più in generale alle spese dello Stato sociale, come la Sanità nella quale dovrebbe progressivamente crescere il peso degli operatori privati. Quelli del Fmi, apparentemente dei consigli, sono in realtà chiari moniti ai governi a smantellare progressivamente ogni presenza della mano pubblica, per creare un unico enorme mercato globale (Rinascita, cit.).

Un mercato globale in cui si schiacciano le persone e le comunità a cui appartengono. Questo per il benessere di pochi attempati massoni trincerati dietro le loro corporation.

La Grecia alla canna del gas pronta per essere sbranata dalle Banche americane.

jp morgan

La Grecia è alla corda. Il suo futuro dipende dalla decisione di Angela Merkel, la cancelliera tedesca, sul fatto di concedere una garanzia fidejussoria alle banche tedesche che dovranno acquistare i bond ellenici. Se lo Stato tedesco non garantisce, le bnache non comprano e la Grecia fallisce:

“La Grecia è andata”, dicono gli operatori finanziari. Tradotto: ormai è quasi sicuro che non riuscirà a vendere i suoi titoli di debito […] Il Wall Street Journal di ieri ha rivelato che questa settimana era previsa un’asta di titoli di Stato, ma il governo l’ha rinviata all’ultimo minuto […] ormai il destino della Grecia si gioca in una partita a due con Berlino, l’Unione europea ha abdicato e ha lasciato alla cancelliera Angela Merkel la responsabilità di decidere se abbandonare Atene al collasso (così l’euro si svaluterà e i prodotti tedeschi ritroveranno competitività, ma al prezzo di una nuova crisi bancaria e forse una recessione) […] il Financial Times Deutschland scrive che le banche tedesche hanno fatto sapere di non essere interessate a comprare bond greci, posizione che equivale a una sentenza di morte finanziaria per Atene. Ma Papandreu è stato invitato a Berlino il 5 marzo, per discutere con la Merkel il destino del suo Paese (fonte: La Grecia si arrende – Economia | l’AnteFatto | Il Cannocchiale blog).

Dall’altra parte dell’Oceano Atlantico qualcuno però ride: sono le banche, quelle che certificavano i bilanci truccati del governo di Papandreu, Jp Morgan e Goldman Sachs. Loro hanno infilato milioni e milioni di dollari dei loro clienti nei CDS, i cosiddetti Credit Defaul Swap, i contratti-lotteria, una sorta di derivati nei quali si scommette su qualunque cosa. La stessa forma contrattuale che ha mandato in malora mezzo occidente fra 2008 e 2009, la vera causa delle bolle speculative che di volta in volta hanno toccato il mercato del petrolio, l’oro, i cereali, eccetera, facendone schizzare il prezzo alle stelle.

Ora tocca alla Grecia e, di riflesso, all’Euro:

Le più grandi banche americane e i più grandi hedge funds, fondi d’investimento ad alto rischio, hanno sferrato un massiccio attacco all’euro […] Questi colossi finanziari, svela il Wall street Journal, stanno accumulando CDS, o Credit defaults swaps, i titoli assicurativi contro la bancarotta della Grecia, che in un anno sono passati da circa 40 a circa 85 miliardi di dollari […] all’inizio del mese una «banca boutique» ha riunito a Manhattan il Soros Fund managment, la Sac capital advisors e altre star di Wall Street asserendo che il dissesto della Grecia è inevitabile, che l’euro crollerà e che i CDS frutteranno guadagni enormi […] E’ la massima speculazione monetaria, scrive il Wall Street Journal, da quella del ’92 contro la sterlina inglese, che fruttò a George Soros, il mago delle valute, e ai suoi pari 1 miliardo di dollari […] (Queste banche ) negli ultimi anni hanno aiutato la Grecia a nascondere il suo debito. E perché scommettono sulla sua bancarotta, un potenziale caso di conflitto di interessi […] l’intervento dell’Ue dovrebbe però venire accompagnato da una regolamentazione dei CDS, come ha chiesto la Francia, ma l’amministrazione Obama e il Congresso americano sono riluttanti a imporla (fonte: Usa: banche ed hedge funds in azione contro l’euro, la Sec apre un’inchiesta – Corriere della Sera).

I punti controversi in questa vicenda sono diversi. In primo luogo, ciò che appare misterioso è il ruolo dell’ex Re dei broker, George Soros, oggi filantropo della democrazia attraverso la George Soros Foundation e il franchising delle rivoluzioni colorate. Da più parti si dipinge il magnate americano come l’uomo ombra nelle scelte economiche e politiche degli USA. Quale il suo ruolo nella attuale fase speculativa della Finanza contro la Grecia e i cosiddetti “pigs” (Portogallo, Italia o Irlanda a seconda delle interpretazioni, Grecia e Spagna), nessuno può dirlo. Quel che è certo è che la Grecia rischia il default e c’è qualcuno che ci guadagna. Sono proprio quei contratti, i CDS, che l’amministrazione Obama ha rifiutato di regolamentare. Forse che Obama sia un ostaggio delle banche? Non erano le stesse banche sul punto di fallire più o meno un anno fa? A pensarci bene, avrebbero fatto meglio a lasciarle andare a picco. Hanno inquinato il mondo finanziario con i derivati “tossici”, ma allo stesso tempo hanno certificato bilanci statali fasulli. L’Italia, paese nel quale il falso in bilancio non è più reato, potrebbe aver fatto diversamente? Secondo il vice primo ministro greco Pangalos, no:

    • L’Italia ha fatto più della Grecia per mascherare lo stato delle sue finanze al fine di garantirsi l’ingresso nella zona euro.

      Lo ha detto il vice primo ministro greco Theodoros Pangalos, aggiungendo inolttre che per la sua storia la Germania non è nella migliore posizione per criticare la Grecia

    • L’Unione europea ha chiesto alla Grecia di chiarire le indiscrezioni stampa su scambi di derivati con le banche di investimento Usa utilizzati per nascondere le dimensioni del suo debito e del deficit nei confronti delle autorità Ue in vista del suo ingresso nella zona euro
    • “Basta mettere qualche somma di denaro per il prossimo anno … è quello che tutti hanno fatto e la Grecia lo ha fatto in misura minore dell’Italia, ad esempio”, ha Pangalos ha detto in un’intervista con la BBC World Service radio.

Posted from Diigo. The rest of my favorite links are here.