Afghanistan, la guerra per la pace di Obama.

Altri soldati per l’Afghanistan. Trentamila americani. Obama ne darà l’annuncio domani. Toccherà il minimo nell’indice di gradimento, si presume. Ma questo è il meno peggio. Obama non riesce a uscire dal pantano afgano. Il paradosso è che non riesce a fare la pace. Lui, il nobel per la pace. Il problema è che gli USA si giocano il prestigio internazionale e la leadership della Nato. Uno smacco uscire da Kabul ammettendo la sconfitta. Sarebbe troppo in una stagione che vede il dollaro in crisi, insidiato dallo Yuan Renminbi, la moneta cinese, candidata a sostituirsi ad esso nelle transazioni internazionali. Un paese, gli USA, con la povertà in crescita – un bambino su quattro mangia con i buoni pasto, 36 milioni le persone al di sotto della soglia di sussistenza, ovvero chi ha un reddito del 130% inferiore della soglia di povertà che assegna il diritto agli SNAP, Supplemental Nutrition Assistance Program, una somma pari a 500-580 dollari la settimana. In Missouri, in 21 contee, la metà dei bambini usa gli SNAP per sopravvivere (fonte La Stampa).
Cosa succederà quando non ci sarà altra scelta che ammettere la sconfitta in Afghanistan e più di 120mila soldati torneranno in patria da perdenti, loro, l’esercito più tecnologico del mondo? E cosa diranno i media quando apparirà chiaro anche al medio cittadino americano che a Kabul non si è esportata la democrazia, bensì solo corruzione e malaffare? Che diranno quando apprenderanno che Al Qaeda non esiste più da anni e invece la guerra è proseguita senza senso per nove anni inutilmente, solo per scongiurare la figuraccia?

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    • Gli americani manderanno altri 30mila soldati in Afghanistan. Agli alleati europei ne sono stati richiesti 5.000.

    • queste cifre, che vanno sommate agli 80mila uomini attualmente in Afghanistan, dicono che c’è qualcosa che non quadra

    • Che ci sia bisogno di un esercito di 120-130 mila soldati, armati con i mezzi più sofisticati, per battere quello che dovrebbe essere un manipolo di terroristi non è credibile. E infatti in Afghanistan noi non stiamo facendo la guerra alla mitica Al Quaeda (che secondo il pm Armando Spataro, che da anni si occupa di terrorismo internazionale, non esiste più come organizzazione), stiamo facendo la guerra agli afgani.

    • Nè vi stiamo portando la democrazia, obiettivo cui ormai abbiamo rinunciato da tempo, perché la struttura sociale di quel Paese organizzato in clan tribali secondo divisioni etniche, non permette l’esistenza di una democrazia come la si intende in Occidente.

    • gli Stati Uniti, dopo aver commesso l’errore di entrare in quel Paese, non possono uscirne senza aver almeno dato, l’impressione di aver ottenuto qualche risultato, pena "perdere la faccia", i loro alleati non possono perdere il prestigio che riverbera su di loro dell’essere impegnati col Paese più potente del mondo

    • E così per ragioni di "faccia" e di "prestigio" continuiamo ad ammazzare

    • Gente che vive a 5000 chilometri di distanza, che non ci ha fatto nulla di male e che mai che ne farebbe se non pretendessimo di stargli sulla testa

    • se la Nato perde in Afghanistan si sfalda

    • quello che è peggio per gli americani sarebbe sicuramente un grave danno, non è detto che non sia invece un vantaggio per europei

    • La Nato è stata, ed è infatti, lo strumento con cui gli americani tengono da più di mezzo secolo l’Europa in uno stato di sudditanza, militare, politica, economica e alla fine, anche culturale. Forse è venuta l’ora, per l’Europa, di liberarsi dell’ingombrante "amico americano"

    • cerchiamo di vederla anche, per una volta, con quelli afgani. L’occupazione occidentale è stata molto più devastante di quella sovietica. Perché i russi si limitarono ad occupare quel Paese ma non pretesero di cambiarne le strutture sociali, istituzionali, di "conquistare i cuori e le menti" degli afgani.

    • abbiamo preteso di portarvi la "civiltà". La nostra. Distruggendo quella altrui

    • la sola cosa che siamo riusciti a esportare in Afghanistan è il nostro marciume morale

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    • Chissà se al comitato per il Nobel di Oslo sono almeno un po’ imbarazzati per la decisione del loro laureato di quest’anno, Barack Obama, di inviare altri 30/34 mila soldati in Afghanistan, in una tipica escalation in stile Vietnam. Per di più con il più ridicolo dei pretesti: “Finire il lavoro con Al Qaeda”.

    • Al Quaeda non significa nulla dal punto di vista militare sullo scenario Afghano-Pakistano, e la retorica degli obiettivi presidenziali non ha la minima pezza d’appoggio nell’opinione degli analisti.

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    • Alla fine Obama ha deciso: al fronte altri 34mila soldati Usa per contenere l’avanzata dei talebani, contro i quali Washington sta segretamente assoldando anche milizie tribali pashtun

    • Dopo aver convocato, lunedì sera alla Casa Bianca, l’ennesimo consiglio di guerra, il premio Nobel per la pace Barack Obama ha deciso di inviare in Afghanistan altri 34mila soldati statunitensi

    • L’annuncio verrà dato pubblicamente martedì primo dicembre.

    • Ignorando le posizioni del suo vice Joe Biden e della maggioranza del Partito Democratico – convinti che un’escalation militare in Afghanistan non giovi alla sicurezza nazionale e alla lotta al terrorismo – il presidente Obama ha quindi accolto quasi in pieno la richiesta del generale Stanley McCrystal

    • Più truppe anche dagli alleati europei. La decisione di Obama, che porta a centomila il numero dei soldati Usa impegnati sul fronte afgano, obbliga anche gli alleati europei, impegnati con 36mila uomini, a fare di più.
      Il 3 dicembre i ministri degli Esteri della Nato si incontreranno a Bruxelles per decidere quanti altri soldati mandare in guerra.

    • Rinforzi oggi per andarsene domani. L’invio di massicci rinforzi che Obama sta per annunciare è solo apparentemente in contrasto con la nuova strategia di ‘exit strategy’ decisa dalla Casa Bianca e dalla Nato. Una strategia che prevede la progressiva ‘afganizzazione’ del conflitto, lasciando alle forze afgane il compito di fronteggiare i talebani

    • Milizie pashtun al soldo degli Usa. La strategia Usa procede su un doppio binario: invio di rinforzi e parallela preparazione delle forze afgane. Forze regolari – esercito e polizia che si intende potenziare dagli attuali 180 uomini a 400 mila – ma sopratutto milizie irregolari private

    • Questo ‘secondo binario’ è tenuto segreto, vista la sua palese contraddizione con i passati programmi di disarmo delle milizie dei signori della guerra – programmi costati miliardi di dollari alla comunità internazionale – e considerato il suo inevitabile effetto: quello di lasciare in eredità all’Afghanistan, dopo anni di occupazione militare, una guerra civile foraggiata dall’Occidente. Di questo programma segreto, fortemente voluto dal generale McCrystal, sono trapelate solo poche informazioni sulla stampa.

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