Primarie, la mappa della contesa Bersani-Renzi

[Consulta la mappa interattiva cliccando qui]

Con un po’ di difficoltà, dovuta anche e soprattutto al ritardo con cui sono stati divulgati i dati definitivi, sono riuscito a produrre questa mappa del voto della primarie di ieri, 25 Novembre 2012, indicando il vincitore, provincia per provincia. Le bandierine rosse indicano le province in cui ha vinto Bersani, con uno scarto su Matteo Renzi maggiore del 5%. Le bandierine blu indicano invece le province in cui ha vinto Renzi, anche se con una soglia minima. Le bandierine verdi rappresentano (con un po’ di forzatura) le province contese, ovvero quelle in cui Bersani ha vinto ma il distacco su Renzi è minore del 5%. Le bandierine gialle sono le province vinte da Vendola, che presumibilmente diventeranno rosse, domenica prossima.

Cosa se ne deduce? Che Renzi è forte al Centro, in Toscana, Umbria, Marche. Si è insediato in Emilia, un po’ in Piemonte (province di Asti, Alessandria, Cuneo). Mentre Torino e Milano sono pro-segretario, le province dell’alta Lombardia e del Veneto scelgono Renzi. Il milione di voti del sindaco fiorentino sono voti del Nord. Al sud Renzi, stranamente, è una insidia solo nella provincia di Ragusa. Il resto della Sicilia, il Lazio, la Campania, la Calabria hanno fatto una scelta “conservatrice”.

Primarie, diretta twitter dello spoglio dalle ore 20

Se volete, potete seguire la diretta twitter dello spoglio su questo blog, restando in homepage e seguendo la timeline di Yes, political! su Twitter.

Cliccate su qeusto link per rinnovare la pagina: http://yespolitical.com

Primarie, volano gli stracci fra Huffington Post e Ipsos sui sondaggi

Huffington Post Italia metteva ieri in homepage una interpretazione di un sondaggio Ipsos che avrebbe dato Bersani vicino al 50%, quindi probabile vincente al primo turno. Ne è nata una diatriba assurda che va avanti ancora in queste ore. Imperdibile.

Primarie centrosinistra, anche il sondaggio Ipsos conferma il trend negativo per Matteo Renzi. Pier Luigi Bersani vicino al 50%

Ipsos risponde con un secco comunicato che apertamente accusa i tipi dell’Huff Italia di male interpretare i loro dati:

I risultati pubblicati da Huffington Post Italia non sono coerenti con le nostre stime

Quindi la polemica si infiamma. Non più di due ore fa, su Twitter:

Da qui in poi è un assolo di Pagnoncelli. Fantastico.

Francesco Costa, dal suo canto, osserva e commenta:

Quelli dell’Huff non ci stanno e rivendicano la correttezza delle proprie interpretazioni.

Per concludere, il sondaggio era questo (e Bersani è ben lontano dalla vittoria al primo turno):

Bersani 39.9%
Renzi 32.1%
Vendola 16.3%
Puppato 2.8%
Tabacci 1.5%
Non indica 2%
Indeciso 5.4%
TOTALE 100%

Renzi, il fuorionda: non mi faccio comprare

Alla fine, il fuorionda che è stato tratto durante la partecipazione di Matteo Renzi a Radio 105, svela che Renzi ha un piano di riserva qualora dovesse perdere le primarie. Il piano consiste nel mandare in Parlamento gente di sua fiducia, amici suoi, che continueranno con quella storia della rottamazione, dell’abolizione del finanziamento pubblico, dei vitalizi, che se non la fa la rottamazione, “parte un vaffa stereofonico”. Cosa accadrebbe se Renzi deludesse le aspettative?

Che se poi lui vuol infilare “amici” nelle liste elettorali della coalizione di centrosinistra, allora che si fa con le primarie per i parlamentari? Matteo Renzi in che senso si distingue da Rosy Bindi, secondo la quale le liste le farà il PD?

Poi c’è quella mezza frase, quella in cui dice “non mi faccio comprare”, non voglio diventare come loro:

Lui twitta da Imola dove si ritrova in mezzo a tanta gente. Domani chiude a Bologna.

http://twitter.com/Antonioilsanto/status/271684978792865793

Primarie, ha vinto Renzi (su Google Trends)

Questi interessanti grafici, che vi propongo con uno scarno commento, spiegano come Matteo Renzi sia leader della battaglia dei Fantastici 5 vista dalla parte di Google Trends.

 

Nel grafico le linee indicano i volumi di ricerca su Google per i nominativi indicati a lato nell’ultimo mese. Il colore blu indica il volume di ricerca per Matteo Renzi. Che è prevalente, a parte un giorno, il 12 Novembre, data in cui si è svolto il confronto tv, in cui il nome di Laura Puppato ha fatto registrare un picco che poi non si è confermato. Nichi Vendola, invece, fa registrare un picco di interesse verso fine Ottobre (periodo in cui ha ottenuto l’assoluzione per le accuse di abuso d’ufficio). Tabacci, dal canto suo, ha surclassato Bersani il 12 Novembre; è pressoché alla pari con il segretario – e ridotto ai minimi termini – per il resto del periodo in esame.

 

Per confronto: nel grafico che segue, in rosso il volume di ricerca registrato attorno al nome di Beppe Grillo; in blu il solito Renzi.

 

Primarie, perdersi alla ricerca del seggio

Se inizialmente il problema era “Dove iscriversi?”, ora è “Dove votare?”. Le Primarie della coalizione di Centrosinistra, ribattezzata Italia Bene Comune, sono un rebus mica facile da risolvere. Se aveste visitato il sito web, www.primarieitaliabenecomune.it in questi ultimi giorni, avreste notato certamente l’icona relativa a “Trova il tuo Seggio”. Provate a inserire il numero di seggio indicato sul foglio della pre-registrazione online nell’apposito form di ricerca. Se per caso avete la sfortuna, come me, di risiedere in un piccolo e sperduto paese, vi ritroverete la seguente scritta:

“Seggio non presente. I Seggi sono in continuo aggiornamento, ti invitiamo a riprovare in un secondo momento”.

La cartina di Google vi rinvia ad un altro luogo ma non è affatto chiaro se quello è effettivamente il seggio dove dovete recarvi.

Se vi siete registrati alle Primarie del centrosinistra, provate anche voi e postate nei commenti l’esito della ricerca:

http://www.primarieitaliabenecomune.it/cerca-seggio/step-1#content

Per i seggi esteri:

http://www.primarieitaliabenecomune.it/sites/default/files/allegati/SEGGI_CIRC_ESTERO_SITO.pdf

Come si vota alle primarie PD-Sel-PSI. Le regole per il voto dall’estero

Anche tu alla ricerca del seggio? Segui le indicazioni…

Primarie della coalizione di centrosinistra.
 (in parte tratto dalla Newsletter di Thomas Casadei, consigliere regionale PD emilia Romagna).

A questo link http://www.primarieitaliabenecomune.it si possono trovare tutti i documenti e tutte le informazioni sui regolamenti e le modalità di voto alle primarie per scegliere il candidato premier del centrosinistra per le prossime elezioni politiche.

Si tratta di un appuntamento di straordinaria importanza per il quale credo che ognuno debba mobilitarsi e partecipare attivamente, nelle forme che più ritiene opportune.  La coalizione propone un programma che sottopone alla lettura e alla condivisione degli elettori come stimolo e sostegno ad una proposta politica che dovrà tradursi in atti concreti una volta al governo: http://erecoconsapevole.blogspot.it/p/il-manifesto.html.

 CHI PUO’ VOTARE

Possono partecipare tutte le elettrici e gli elettori in possesso dei requisiti previsti dalla legge e coloro che compiono 18 anni entro il 25 novembre 2012, i cittadini europei residenti in Italia e i cittadini di altri paesi in possesso di regolare permesso di soggiorno e carta d’identità.

PRE-ISCRIZIONE E REGISTRAZIONE ON-LINE

Dal 4 al 25 novembre è possibile sottoscrivere l’Appello “Italia.BeneComune” e iscriversi all’Albo degli elettori. Ci si può pre-registrare online al sito primarieitaliabenecomune.it, alla voce “Registrati“.

CONTRIBUTO

All’atto dell’iscrizione, dopo aver versato un contributo di 2 euto, si riceve il certificato di elettore del centrosinistra presso l’ufficio elettorale.

QUANDO SI VOTA

Il giorno delle primarie per votare si deve presentare un documento di identità, la tessera elettorale ed il certificato elettorale della coalizione di centrosinistra. Si vota il 25 novembre 2012 dalle ore 8.00 alle ore 20.00.

COME SI VOTA

Si può votare solo nel seggio collegaro al numero della propria sezione elettorale, quella dove si vota abiltualmente. Si può votare un solo candidato.

DOVE SI VOTA

Trova il tuo seggio elettorale sul sito: primarieitaliabenecomune.it

ESTERO

All’estero le primarie della Coalizione di centro sinistra “Italia Bene Comune” per la scelta del/la candidato/a a Presidente del Consiglio dei Ministri si svolgono domenica 25 novembre 2012, dalle h. 10.00 alle h. 20.00. L’eventuale secondo turno si svolge domenica 2 dicembre 2012, dalle h. 10.00 alle h. 20.00. Nelle ripartizioni America Settentrionale e America Meridionale i seggi vengono insediati venerdi 23 novembre 2012 alle ore 18.00 ora locale oppure sabato 24 novembre 2012 alle ore 09.00 ora locale.

Per esercitare il diritto di voto il/la cittadino/a deve sottoscrivere il pubblico Appello di sostegno alla Coalizione di centro sinistra “Italia Bene Comune” e quindi iscriversi all’Albo delle elettrici e degli elettori, a partire dal ventunesimo giorno precedente il giorno delle elezioni – ossia dal 4 al 25 novembre 2012 – nelle sedi stabilite dal Coordinamento locale, versando a copertura delle spese organizzative un contributo minimo deciso dal comitato locale.

Ogni elettore può votare solo nel seggio che della propria città estera che include la propria sezione elettorale assegnatagli al momento della registrazione, esprimendo un’unica preferenza in
corrispondenza del candidato prescelto. In ogni città non può essere costituito più di un seggio, salvo casi eccezionali autorizzati con il parere unanime dal Coordinamento per le Primarie all’Estero.

Tutte le regole sul voto all’Estero

VIDEO

Sintesi del regolamento in vista delle consultazioni del 25 novembre http://www.youdem.tv/doc/245525/le-regole-delle-primarie-in-pochi-passi

L’Agenda Bettola

  1. Un candidato che si rispetti parla sempre delle Origini, del padre e della madre, di come lavoravano sodo i genitori nella loro piccola attività commerciale. Bersani ha evidentemente colto la sfida con Renzi e, differentemente dal sindaco di Firenze, il segretario ha deciso di partire da casa propria che è poi un paesino nella provincia profonda, profondissima. Bersani si è presentato all’appuntamento di Bettola con in mano l’accordo con il minuscolo Psi di Nencini e con Vendola. La foto di famiglia è questa, o quella che segue?
  2. FaenzaxBersani
    RT @tuttixbersani: Questa terra è la mia terra: http://youtu.be/KppB6li8wxY #PB2013 #bettola
  3. pbersani
    Se ti candidi per governare l’Italia, devi raccontare anche qualcosa di te. Appuntamento alle 11 a #Bettola #pb2013 http://pic.twitter.com/K4QD2NBT
  4. La “nuova famiglia” di Bersani è strana e forse solo uno specchietto per le allodole. Pare appunto che il terzetto non sia autosufficiente in termini di seggi e la benzina di Bettola non può servire ad andare più veloce, elettoralmente parlando. E la bozza di legge elettorale che è stata presentata in Senato e che passa sotto il nome di Porcellum bis certamente è studiata per enfatizzare questo risultato. La location piacentina ha però permesso al segretario di debuttare nella campagna per le primarie con una buona dose di concretezza. Cosa che lo contraddistingue solitamente ma che, dinanzi alla civetteria dell’avversario (non Vendola, l’altro), diventa piuttosto evidente.
  5. moriroberta
    Io favole non le racconterò non sono capace #Bersani #pb2013 #Bettola
  6. SantOrsolo
    #bettola Renzi era sulla copertina di Panorama. #perdire #dachepartesta
  7. La propaganda di Bersani sembra efficace. Se Renzi rottama, Bersani costruisce. E’ chiara l’antitesi: da una parte il Giovane belligerante, dall’altra il Vecchio, saggio e produttore, che proviene direttamente dalla classe operaia (iperprotetta) degli anni settanta. Certo, da un lato vi è il rischio concreto di irritare chi si sente tradito da anni di politica ad personam. Questo apparire ora come uomo del popolo (della Casa del Popolo), così di sinistra, così tradizionalmente emiliano, può apparire un costume posticcio, se non fosse seguito dai fatti. Come Hollande, Bersani deve trasferire nelle opere di governo (se mai riuscirà a diventare primo ministro) questo bagno di normalità che sta cercando di fare ora.
  8. AndreaMicalizz1
    A #Bettola con #Bersani tanti all’officina. C’è un’Italia da agguistare non da rottamare #tuttiABettola #tuttiXBersani http://pic.twitter.com/OBU0fxfW
  9. CristinaBargero
    checchè dicano i comunicatori: la sostanza di Bersani opposta al vuoto della comunicazione @pbersani #bettola
  10. giacrom
    Quest’inizio di campagna elettorale di #Bersani da #Bettola fa molto #Hollande. In #Francia ha portato bene. #pb2013
  11. crivit
    RT @LucaGemmi: Rompere le palle vol.2: Non è che se hai fatto il benzinaio da giovane vuol dire che te ne frega qualcosa dei poveri ora. #bettola #pb2013
  12. La gente normale di Bettola ascolta l’Uomo Normale del PD. Non ci sono scenografie, se non quella della piazza, delle piccole casette colorate, delle panchine sotto le piante. Lui è in piedi e sovrasta di poco il pubblico. Non si eleva più di tanto, non appare alla piccola folla alto e distante ma è quasi in mezzo a loro. In questa foto ha finanche qualcosa di leninista, o almeno l’estetica del corpo ricorda qualcosa del genere: 
  13. paolotrande
    #pb2013 Bettola (PC) stamattina:se ti candidi a guidare l’Italia devi dire chi sei.Scenografie vere non pose posticcie http://pic.twitter.com/WQy4Xp7T
  14. Infatti, a qualcuno il messaggio politico è parso essere alquanto antico. Ma le reazioni sono molto diverse fra di loro. Giulia Morini, civatiana e nata – politicamente parlando – democratica, dice che il discorso di Bersani le è piaciuto ma che manca ancora la parte del rinnovamento. Il passato è come una zavorra, ma per Bersani il passato è qualcosa a cui tornare per ripartire, è il luogo della memoria, delle radici. Senza radici, dice lui, non ho visto nascere neanche una foglia. Cambiare pelle fa parte di un linguaggio che Bersani non si può permettere, semplicemente perché il passato è dentro di lui, è nei suoi gesti, nella sua postura, nella sua eloquenza.
  15. CarlandreaAdam
    Solo a me #bettola è sembrato comunicativamente un messaggio del passato remoto? #Bersani
  16. adessocamp
    RT @giuliamorini: Mi è piaciuto tanto il discorso di @pbersani a #Bettola manca ancora una parte:la discontinuità con il passato,la voglia di cambiare pelle
  17. Eppure la benzina di Bersani, in fondo, è pur sempre economica…
  18. lavoriamoitalia
    RT @ginosalvatori: @lavoriamoitalia Imporre a tutti i distributori italiani il prezzo della benzina di bettola. La pompa segnava 1.687\l @pbersani #utopia

Assemblea PD / E Bersani conquistò le primarie

L’unico giornale che titola con toni scettici circa l’esito dell’Assemblea Nazionale del PD di ieri è Pubblico: “Pasticcio Primarie”, riferendosi al balletto di dichiarazioni intorno alla questione del diritto di voto al secondo turno, che non è affatto chiaro come vada attribuito. Del resto, tutti quanti, ma proprio tutti, si sono bevuti lo sciroppino del segretario Bersani, il quale ha sapientemente aperto a tutte le obiezioni dell’assemblea ma è riuscito a farsi attribuire il mandato per definire le regole delle primarie in sede di coalizione. Quindi esiste la concreta possibilità che le regole del confronto cambino ancora.

Gli unici punti fermi sono due: la deroga all’articolo 18 dello Statuto, quindi l’ammissione alla candidatura a premier anche per altri esponenti del PD oltre al segretario, candidato naturale secondo lo spirito statutario del partito; la necessità di raccogliere entro il 15 ottobre le firme del 3 per cento degli iscritti al PD o del 10 per cento dei partecipanti all’Assemblea nazionale (pari a 17.000 firme, via @civati e Il Post). Queste due regole sono in evidente contraddizione fra di loro: da un lato si intende aprire anche ad altri candidati; dall’altro si pone un limite serio che impedirebbe a chi non è sufficientemente inserito nell’apparato del partito di raggiungere il quorum di firme. Ergo, il combinato di queste due norme è ritagliato con sapienza per far partecipare Bersani e Renzi e per tagliar fuori i vari Puppato, Gozi, Boeri. Insomma, lo sceneggiatore delle primarie ha capito che per nobilitare la sfida e rivitalizzare il partito, la coppia dicotomica Bersani-Renzi, Vecchio-Giovane, è un motore di propaganda formidabile. Tutto ciò che è esterno a questa dicotomia è irrimediabilmente schiacciato e cancellato. I sostenitori di Vendola se ne facciano una ragione: il segretario di Sel non ha possibilità di inserirsi nella sfida, e forse non è neanche nelle sue intenzioni. Per Vendola il successo minimo è quello di riportare Sel in Parlamento, e opportunamente impiegherà Bersani come un cavallo di Troia. E’ quasi certo che, perdendo al primo turno, Vendola farà endorsement al segretario PD, il quale in cambio gli assegnerà una cospicua parte di posti in lista. Sì, perché le liste saranno frutto di una grande contrattazione fra la coalizione, nelle segreterie dei due/tre partiti che vi parteciperanno, con un metodo fortemente esclusivo e decisamente poco trasparente, senza una vera partecipazione né degli iscritti, né degli elettori. Questo è il vero tema politico che il segretario, ieri, ha brillantemente saltato.

In ogni modo, è inequivocabile che l’Assemblea di ieri abbia segnato una piena vittoria di Bersani. Durante tutta la settimana si erano susseguiti titoli apocalittici sulla imminente dissoluzione del partito. Bersani invece ha cavalcato il dissenso. Ha ammaestrato l’Assemblea. Ha imposto la sua politica e le sue regole sulle primarie. Stabilendo quindi sin da ora i presupposti per la conquista della leadership di coalizione. Il quorum chiuso al secondo turno è la botta che Renzi non si aspettava. Con il quorum chiuso Renzi non può avvalersi del contributo degli elettori delusi del centrodestra. Fine della competizione. Bersani ha però compreso bene che la sfida portatagli dal sindaco di Firenze è un capitale inestimabile in termini di visibilità e consenso verso il partito. Bersani ha intuito cioè che, se il partito riesce a darsi una parvenza di democraticità interna, aspetto che altri non hanno (nemmeno il M5S), allora avrà un innegabile vantaggio elettorale. Il peso della competizione delle primarie è stato trasformato in un elemento di distinzione in un clima politico che si sta facendo sempre più teso e orientato alla polemica antipartitica e anticasta. Come ha detto il segretario, nella sua solita maniera ruspante, se il PD fa bene il suo compito, “non ci ammazza più nessuno”.

A questo punto, Renzi rischia grosso. Rischia politicamente di bruciarsi. Resterà l’uomo che ha perso le primarie di coalizione 2012. L’ambizione sta giocando un brutto scherzo a Renzi. Come potrebbe candidarsi al Congresso del PD del 2013 da perdente? Sarebbe come se John McCain si riproponesse nuovamente come candidato repubblicano alla presidenza USA. L’area Civati, invece, è in questo momento in attesa. Con un post sul suo blog, intitolato “Finalmente“, Pippo Civati si è concesso un fine settimana di riflessione, aprendo il dibattito sul che fare. I suoi 25 e-lettori stanno in queste ore commentando il post, offrendo al consigliere regionale lombardo le loro opinioni sulla opportunità o meno della sua candidatura a queste primarie. In linea di massima, l’opinione generale è quella di attendere. Di non esporsi ora. Di farlo eventualmente quando il Celeste governatore della Lombardia si dimetterà, oppure in prossimità del Congresso 2013. Dipende da qual è l’intenzione di Civati e del suo gruppo. Se si vuole cioè cambiare il partito – e la politica del partito – da dentro, allora l’appuntamento del Congresso è irrinunciabile.

Regole Primarie, domani l’Assemblea PD non deciderà nulla

Se pensate che domani, 6 Ottobre, giorno in cui si aprirà l’Assemblea Nazionale del Partito Democratico, verranno finalmente decise le regole delle primarie di coalizione in vista delle Politiche 2013, vi sbagliate di grosso. Preparatevi ad una assemblea di enunciazioni vuote, di ordini del giorno preclusi, di proposte di referendum ignorate/accantonate/eluse (o deluse).

Un’ora fa, circa, il responsabile dell’organizzazione del PD, Nico Stumpo, ha dichiarato che domani si voterà sulla deroga all’articolo 18 dello Statuto del PD al fine di permettere la candidatura di altri esponenti del partito, nonché verrà assegnato al segretario Bersani il “mandato di definire la coalizione e le regole per le primarie” (Asca).

Ne consegue, ed è una considerazione che avremmo potuto fare noi tutti senza aver bisogno di leggere le parole di Stumpo, che: 1) vi è ancora da definire la coalizione; 2) non è chiara la politica che questa coalizione dovrà perseguire né è chiaro di quale proposta il PD si è fatto portatore; 3) le regole delle primarie non verranno discusse con metodo democratico ma saranno oggetto di trattativa fra segretari di partito.

Qualcosa di simile emerge dalle indiscrezioni riportate dal blog di Claudio Cerada, Cerazade, secondo il quale Marco Di Lello (Psi), Ferrara (Sel) e Migliavacca (Pd) sarebbero i tre sherpa impegnati nella definizione delle regole delle Primarie. Lo ha confermato lo stesso Di Lello, raggiunto telefonicamente da Cerada.

“Lunedì prossimo torneremo a riunirci per discutere delle regole delle primarie del centrosinistra ed entro una settimana presenteremo tutto: non solo le regole ma anche il comitato dei saggi e la carta dei valori della coalizione. Stiamo partendo da quella presentata tempo fa dal Pd, ma quella carta lì non potrà essere la carta d’intenti della coalizione: ci stiamo lavorando, ed entro domenica prossima avremo tutto pronto. Sulle regole cosa c’è da discutere? Mi sembra che grosso modo l’accordo sia quasi su tutto: doppio turno se i candidati non superano il 50 per cento al primo turno, albo degli iscritti, pre-iscrizione non irrinunciabile. L’unico vero nodo che dobbiamo discutere e sul quale ancora non mi sento di dare certezze è la partecipazione al secondo turno per chi non ha votato al primo. Qui nulla è ancora certo, lunedì però faremo sicuramente qualche passo avanti” (Cerazade).

La questione che si pone ora è: per quale ragione il segretario Bersani deve ottenere dall’Assemblea Nazionale un mandato per definire coalizione e regole per le primarie se già ora, in questo stesso istante, esiste un tavolo aperto con il Partito Socialista e Sinistra Ecologia e Libertà per la medesima ragione?

Non ho idea di come sarà gestita l’Assemblea. Se la presidente Bindi permetterà ai civatiani di mettere in opera il piano di #occupyprimarie. Con l’aria che tira, sarà un successo se si riusciranno a depositare le firme dei 6 referendum. Il clima è quello della resa dei conti. Il PD è un partito che è attraversato da molteplici fratture e questa Assemblea Nazionale rischia di essere quella definitiva in cui le fratture diventeranno separazioni o scissioni. Bersani vs. Renzi è in realtà la consueta riproposizione del confronto fra ex DS e Popolari rinnovata nella versione Vecchi vs. Giovani. Questo confronto non avviene sul terreno della politica bensì ha nuovamente i connotati della contesa fra identità. La politica, anche in questo frangente, il PD l’ha lasciata da parte. Forse consapevoli che l’unica politica possibile in questo paese è l’agenda Monti (che è notoriamente una pagina bianca, per dire che la scrivono altri e altrove), Bersani e soci non possono che giovarsi dello scontro con Renzi poiché evita loro di specificare agli elettori quale è la posizione del partito in materia economica, sociale, in materia di diritti civili eccetera. E figurarsi, per Renzi la politica è ridotta ad uno show con proiezioni di filmati. Naturalmente da lui condotto.

Primarie, verso nuove distruttive regole

Via @francesconicodemo.it

Nico Stumpo è il responsabile dell’organizzazione del Pd. E’ stato intervistato oggi dal Tgcom24. Sentite cosa ha detto:

  1. Il 6 ottobre ci sarà l’Assemblea Nazionale del Pd chiamata a fare una modifica dello Statuto del PD per consentire ad altri candidati di partecipare alle primarie. Bersani ha deciso di non restare vincolato allo Statuto aprendo una nuova stagione politica di confronto per consentire ad altri di candidarsi. Questo non vuol dire che tutti gli iscritti saranno possibili candidati ma ci saranno delle regole per partecipare come candidati.
  2. C’è necessità di avere una parte di sostegno necessario perché possa essere considerata una candidatura del Pd. Alle primarie potranno votare tutti i cittadini che sottoscriveranno di voler essere iscritti all’albo degli elettori del centrosinistra che verrà utilizzato come strumento migliore per la campagna elettorale. Chi non vorrà iscriversi vuol dire che non vorrà votare per la scelta della premiership. Non si vota e non si partecipa se non si ha o non si vuole avere la consapevolezza di essere un attore attivo del centrosinistra italiano.

Detto in estrema sintesi: il punto 1) costituisce una sorta di filtro all’ingresso, per cui per essere ammessi come candidati si dovrà rispettare un certo requisito, che Stumpo non rivela, ma che potrebbe essere una raccolta firme fra i tesserati del partito; il punto 2) costituisce filtro verso il basso, un modo per scoraggiare la partecipazione di massa e restringere la consultazione soltanto fra chi accetta di essere registrato quale elettore di centro-sinistra. Il primo punto penalizza chi non ha struttura nel partito, come per esempio Laura Puppato; la seconda è un missile puntato contro la corazzata Renzi, che punta a rinnovare il vertice gerontocratico alimentandosi del voto dei nuovi elettori spesso ai margini o del tutto estranei alla struttura organizzativa. Se Renzi pensa di vincere le primarie, eccolo servito.

La balcanizzazione delle primarie

Leggi anche: Primarie, verso nuove distruttive regole

Il “campo” progressista si è fatto pesante, anzi un pantano. C’è chi – come Nichi Vendola – ha il fango fino alle caviglie e, non riuscendo a muoversi, ha deciso di defilarsi o forse si sta soltanto riposizionando. Chi può dirlo. D’altronde l’uscita di Renzi ha destabilizzato il quadretto patetico della foto di Vasto, anche se strappata da un lato, quello di Di Pietro. Vendola soffre gli argomenti anticastisti di Renzi, soffre il metodo prettamente mediatico e obamiano (sinora il miglior imitatore qui da noi, secondo Giovanna Cosenza). Questo perché Vendola è zavorrato: Sinistra e Libertà è ciò che resta del bizzarro esperimento del 2008 che passò alla storia con il nome di Sinistra Arcobaleno. Addirittura Nichi è stato recentemente immortalato insieme agli ex di Rifondazione Comunista, Ferrero e Diliberto, e altri dei comitati referendari, proprio davanti al Palazzaccio della Cassazione, al momento della consegna delle firme contro l’articolo 18 nella versione Fornero-Monti. Nella foto comparivano almeno dieci persone, tutte indistinguibili e al medesimo momento parlanti ognuno una lingua diversa. Lo spettro dell’Unione di Prodi aleggiava nell’aria. Direbbe Renzi che la storia ha già emesso la sua sentenza su Vendola-Ferrero-Diliberto-Di Pietro e compagnia. Senza dubbio una verità che è difficile negare. Tutte le chiassose contraddizioni della sinistra erano ancora lì, soltanto sottaciute e riallineate momentaneamente dalla madre di tutte le guerre, quella dell’articolo 18.

Lo scenario delle primarie si è quindi improvvisamente ristretto e, salvo alcune impalpabili controfigure come Valdo Spini e Nencini, personaggi sopravvissuti a tutte le sciagure della prima e della seconda repubblica ma irrimediabilmente “appartenenti al secolo scorso” (cfr. Renzi o Civati), la battaglia si può circoscrivere dentro al Partito Democratico. Sì, queste primarie anticipano di un anno il congresso. E’ bene dirlo, a scanso di equivoci. Chi perde (Bersani?) rimane al proprio posto ma sarà certamente commissariato. Chi vince governa ma non è chiaro se con la coalizione che conosciamo, ovvero quella PD-Sel. Vendola oggi ha affermato che se dovesse partecipare alle primarie, lo farebbe per vincere. E che assolutamente non sosterrà mai un candidato del PD. Viene da chiedersi se potrà mai sedere in un governo guidato da Matteo Renzi.

Lui, il sindaco della discordia, ha in questo momento la capacità di definire l’agenda della campagna elettorale. Per i media il binomio Bersani-Renzi è comodo e sbrigativo. Hanno trovato la coppia  antinomica tipica di una competizione elettorale in un sistema bipolare (le primarie in America tendono sempre a ridurre lo scontro a due sole candidature, come accadde per Obama e Hillary Clinton nel 2008). C’è spazio per una terza candidatura? Se guardiamo a Vendola, potremmo rispondere subito di no. La ragione è molto semplice: Vendola non è in grado di sussumere in sé, e quindi di superare in una sintesi, la coppia Bersani-Renzi. Ne consegue che il Partito Democratico, per non soccombere nella divisione, deve produrre (letteralmente) una terza candidatura. Che potrebbe essere formalizzata in chiaro nei prossimi giorni, quando verrà chiarito se gli annunci di partecipazione di Laura Puppato, Debora Serracchiani, Stefano Boeri resteranno tali o potranno piuttosto essere reindirizzati sotto la figura di Pippo Civati. Evitando di sfociare in un terzomozionismo inefficace (come fu per Ignazio Marino), la candidatura di Civati potrebbe essere concorrenziale nei confronti di Renzi solo e soltanto se riesce a superare la retorica renziana della rottamazione. Spostarsi su un altro livello di argomentazioni, immediatamente incrinerebbe il castello di carta di Renzi. Renzi si è definito in perfetta dicotomia su Bersani – e in un certo senso nei confronti di tutto l’arco parlamentare attuale. Renzi ha preso da Civati quanto  gli serviva per costruire una identità forte. La rottamazione è la parola che descrive tutto ciò. E’ terribilmente efficace. Fa presa. Forse più di Grillo. Forse perché è argomento di Grillo e stimola un certo revanscismo nei confronti della Casta, un revanscismo che serpeggia un po’ dappertutto, finanche nell’elettorato dei democratici. L’operazione di Civati sarà vincente solo se riuscirà a smontare questo formidabile argomento. Ci riuscirà?

Civati ha preparato ben sei referendum di partito. I Referendum PD sono forse l’atto più forte e destabilizzante che lui e il suo gruppo sono riusciti a portare alla dirigenza del partito, immobile e ripiegata su sé stessa da ormai più di venti anni. Lo stanno facendo impiegando le regole dello Statuto. E non solo tramite il web: Civati può contare su una vasta rete di sostenitori, forse ancor più estesa di quella di Renzi, che invece ha pescato molto fuori del partito per realizzare il proprio staff. Civati, forse non lo sa, ma è la più importante chance di sopravvivenza del partito medesimo. Questo il segretario Bersani (non il candidato) dovrebbe considerarlo. Tramite i referendum, se mai verrà raggiunto il numero minimo di firme richiesto, Civati obbliga il PD alla partecipazione dell’elettorato nelle decisioni, fatto che viene visto come fumo negli occhi da Bersani/Bindi e che Renzi si guarda bene dal nominarlo.

Qualcuno ha Puppato Renzi

Potrà persino pensare di arruolare la Legion Straniera, il Sindaco di Firenze Matteo Renzi. Lo slogan, Adesso!, è stranamente veltroniano, che lui lo voglia o no. Perché Adesso e non Prima? Se diciamo Adesso! è implicito che ci stiamo un po’ fregando da soli. Adesso! è lo slogan di chi si è svegliato all’ultimo e cerca di imbroccare una via che non era sua. La rottamazione, si sa, nasce dopo la prima Leopolda, in modo un po’ furbesco, di soppiatto, soffiandone la trama all’allora amico Pippo Civati.

L’appello ai diversamente democratici del PdL lanciato oggi da un palco in quel di Verona ha acceso la miccia di un dibattito che ha parecchio del surreale, tanto più che fino a quindici giorni fa c’erano dirigenti altolocati del PD (faccio il nome, Rosy Bindi) che discettavano dell’inutilità delle primarie (“le primarie? non penso si faranno”, disse la presidente). In termini di marketing politico, Renzi è un prodotto nuovo, dice Servegnini. Ecco, il giovin politico ce la racconta in fatto di incandidabilità, di ricambio delle élite, di sostituzione di una intera classe politica con una nuova, che non si capisce bene che cosa vuole, a parte il potere. Il giovanilismo di Renzi potrà forse funzionare come antidoto contro l’anticastismo nudo e crudo, contro il motore dell’indignazione perpetua. Ma potrebbe esser una scatola vuota in tutto il resto. Renzi non ha una politica ambientale, per esempio. La sua politica sul lavoro è confusa e non è chiaro come possa gestire una sintesi politica con Vendola, depositario insieme a Di Pietro e ad altri di un quesito referendario per ripristinare l’articolo 18 “così com’era” prima della riforma Fornero.

Dopo quella frase, quella dell’invito agli elettori delusi del PdL, ci si sarebbe aspettati un diluvio di condanne bipartisan. E invece è successa una cosa nuova. Che una donna, Laura Puppato, si è aggiunta alla poderosa schiera dei pretendenti per il titolo di candidato alla presidenza del consiglio dei ministri per il centro-sinistra. Perché è una cosa nuova? Perché innanzitutto Laura è al di sopra di qualsiasi sospetto. Perché è un’ambientalista. Perché ha cinquantacinque anni ed è tutt’altro che da rottamare. Perché addirittura fu premiata da Grillo – sì, quello del Vaffaday – per la prima volta come sindaco “a cinque stelle”. Oggi è consigliere regionale in Veneto ed è riconosciuta da tutti come un politico onesto e trasparente.

Di lei ha scritto Ivan Scalfarotto: “di quei mesi in commissione Statuto ricordo anche la collaborazione con molte persone che fino a quel momento non conoscevo, e in particolare la scoperta di Laura Puppato, all’epoca sindaco di Montebelluna. Una specie di miracolo vivente, una Madonna democratica eletta in finibus infidelium” (via @ilpost). E’ sbagliato scrivere che Laura sia un candidato civetta di Bersani. Laura è una candidata del PD. Del PD tutto. Montebelluna, paese di cui è stata sindaco, è una enclave di destra. Laura Puppato ha domato la bestia nera dei democrats, ovvero il nord-est leghista.

Il video che segue aiuta a conoscere Laura. E a capire che forse abbiamo bisogno della sua sensibilità:

Moody’s taglia il rating: “la politica italiana crea rischi”, capito Berlusconi?

Berlusconi non fa a tempo ad annunciare il suo ritorno in campo (che è ormai una poltiglia) della politica e Moody’s, una delle tre sorelle del Rating, declassa i titoli di Stato italiani da A3 a BAA2. Nella motivazione è scritto, fra il resto delle ragioni più schiettamente economiche, che il “clima politico […] con l’avvicinarsi del voto della prossima primavera è fonte di un aumento dei rischi”.  Se accostiamo questo giudizio alla intervista (di benvenuto?) a Bersani da parte del Financial Times, allora possiamo ben comprendere che all’estero temono un ritorno del pagliaccio in doppiopetto. Vedono Berlusconi come una minaccia, una sorta di rischio incalcolabile di avere domani un governo italiano che si pone nuovamente fuori del contesto delle relazioni internazionali, fuori delle regole comunitarie. Invece Bersani no, Bersani è un’assicurazione sul fatto che l’Agenda Monti (che è poi l’agenda Merkel/Junker/Barroso/Draghi) verrà perseguita sino in fondo.

I sondaggi indicano anche che i Democratici vincerebbero le elezioni generali previste il prossimo marzo con meno voti rispetto a quando hanno perso nel 2008, portando alla prospettiva preoccupante di coalizioni fragili e instabilità in stile greco. La relativa debolezza dei Democratici è stato solo superata dalle decadenti fortune del Popolo della Libertà di Berlusconi, privo di una vera direzione, con entrambe le parti allarmate dalla comparsa sorprendente del movimento anti-establishment e anti-europeo Cinque Stelle guidato da Beppe Grillo (Financial Times).

Tradotto: il PD è troppo debole e non raccoglie voti a sufficienza, il partito di Berlusconi è in preda ad una crisi di identità e il ritorno di Silvio è una eventualità da evitare, mentre i 5 Stelle sono solo anti-Casta e anti-euro. Ma forse siamo salvi, perché Mr. Bersani ha coltivato “una immagine di leader responsabile”, una parola che ha ripetuto incessantemente durante l’intervista al FT. Quello che non sanno al FT è che domani si terrà l’Assemblea Nazionale del PD la quale dovrebbe deliberare sul documento della Direzione e quindi avviare l’iter per le primarie di coalizione (nessuno sa ancora con quali regole ma la formula – è certo – sarà quella di primarie aperte…), ma la”linea Bersani” è quanto di più sicuro e affidabile possa esserci per “un paese che deve rimanere all’interno dell’euro e fare le riforme”. Le parole di tranquillità di Mr. Bersani non sembrano però aver suscitato grande effetto o risonanza all’estero. Moody’s considera le elezioni del 2013 come un terno al lotto. C’è da credere al fatto che gli scommettitori, i traders, i banksters, punteranno molti soldi sull’una o sull’altra possibilità e cercheranno di guadagnare qualsiasi sia l’esito elettorale. Il nostro spread sarà un rally da qui fino alla prossima primavera.

Il senso di Marta Vincenzi per le Primarie

Fra i luoghi comuni dei giornalisti italiani, oltre alla figura retorica del popolo del web, del popolo de web che si indigna e che si ribella come un ‘sol uomo’, aggiungerei ora quella del PD che perde le primarie. La disfatta del PD. E’ sempre una disfatta, per il PD. Mai si dice che hanno vinto gli elettori. Mai si dice che è pure nella logica delle primarie di coalizione il fatto di perdere una competizione elettorale fra esponenti del medesimo schieramento partitico. Altrimenti, se si volesse sempre vincerle le primarie, si potrebbe anche non farle. Molto più comodamente, senza chiedere due euro a nessuno.

Ma tant’è, oggi è anche andato in onda un caso più unico che raro di sfogo via twitter – che ho documentato a sufficienza qui – del sindaco di Genova Marta Vincenzi, già annichilita dall’alluvione di novembre e da quella leggerezza colpevole con cui si affrontò l’emergenza, incapace a mio modo di vedere di comunicare con la città né attraverso il dolore né attraverso il raziocinio. Vincenzi si è paragonata a Ipazia, martire uccisa dal fondamentalismo cristiano nel 370 d.C., ha sbraitato contro tutti, guadagnandosi peraltro una fila di commenti ingenerosi sulla sua pagina facebook. Ne scriveranno i giornali, domani, e potrete indignarvi per le sue parole.

Il punto è un altro. E cioè che il PD vince ogni volta – dico ogni volta – che si riescono a celebrare le primarie. Perché se esistono due candidati del PD a Genova, entrambi perdenti, è grazie alle primarie. Se esiste un candidato di una lista civica, il professor Doria, che può andare allo scontro con il candidato di centro-destra, è sempre grazie alle primarie. Soprattutto, è grazie alle primarie che questo candidato è il frutto della scelta dei cittadini, sì, dei cittadini, e non della scelta di un gruppo dirigenziale di un partito chiuso in quattro pareti in un palazzo di Roma. Continuare a sottoporci la medesima raffigurazione del PD diviso, del PD lacerato, del PD confuso, è sbagliato. Il clima a Genova non è più un clima favorevole all’attuale sindaco. Il clima è cambiato. E’ bene rendersene conto. Gli elettori del PD lo hanno detto ieri, e dico pagando di tasca propria due euro, che non era più il caso di proporre la Vincenzi. Lei non se ne è accorta. Chiusa nel proprio tormento, ha evitato di guardarsi attorno quando invece l’unica decisione da prendere era di ammettere le proprie responsabilità nei giorni successivi all’emergenza.

A molti – e anche al sottoscritto – la boutade su twitter era subito parsa eccessiva, forse frutto di un hackeraggio del suo account. Ma ancor più eccessive sono le dimissioni dei segretari provinciale e regionale del PD, Basso e Rasetto. In che modo e in che senso il loro operato è stato messo in discussione dall’esito delle primarie? Non è possibile che pezzi del partito crollino a terra come cornicioni ogni volta che un candidato PD perde delle primarie. Ora il candidato PD a Genova è Marco Doria. E basta.