Prescrizione breve incostituzionale? Questo il parere del professor Franco Coppi, avvocato e ordinario di diritto penale alla Sapienza di Roma:
(fonte L’Espresso)
Sei articoli. Tanto è lungo il testo del disegno di legge denominato ‘Prescrizione Breve’, in esame ieri alla Camera e che ha causato grande scompiglio fra i banchi e fuori Montecitorio. Il salva-premier è già stato approvato dal Senato lo scorso anno, poi l’iter parlamentare è divenuto difficoltoso per le resistenze dei finiani, all’epoca ancora all’interno della maggioranza. Il Caso Mills è stato il pretesto per riproporre questo testo scandaloso, che anziché permettere lo svolgimento dei processi, semplicemente li cancella. Il fatto interessante è che il provvedimento è stato oggetto di modifiche in fase di esame in sede referente nelle Commissioni parlamentari. Ora queste modifiche devono passare al vaglio dell’aula e il clima potrebbe divenire ben presto quello della cancellazione delle stesse per procedere ad una rapida approvazione. Oppure, del ritorno del testo in Senato e, con un iter super rapido, essere approvato e divenire legge dello Stato in poco più di un mese. Basta per far saltare insieme processo Mills, diritti Mediaset e Mediatrade. Poco importa se si distrugge la giustizia.
In particolare, rispetto al testo del Senato, sono stati soppressi gli articoli 1, 4, 7, 8 e 9:
La nuova normativa interviene sugli art. 160 e 161 del Codice Penale nel seguente modo:
Gli atti giuridici in presenza dei quali la prescrizione si interrompe sono indicati dall’articolo 160, primo e secondo comma, c.p. (sentenza di condanna, decreto di condanna, ordinanza che applica le misure cautelari personali, ordinanza di convalida del fermo o dell’arresto, interrogatorio reso davanti al p.m. o al giudice, invito a presentarsi al p.m. per rendere l’interrogatorio, provvedimento di fissazione dell’udienza in camera di consiglio per la decisione sulla richiesta di archiviazione, richiesta di rinvio a giudizio, decreto di fissazione della udienza preliminare, ordinanza che dispone il giudizio abbreviato, decreto di fissazione della udienza per la decisione sulla richiesta di applicazione della pena, presentazione o citazione per il giudizio direttissimo, decreto che dispone il giudizio immediato, decreto che dispone il giudizio e il decreto di citazione a giudizio). A seguito di interruzione della prescrizione il termine di prescrizione già decorso viene meno e comincia nuovamente a decorrere dal giorno dell’interruzione.
Il secondo comma dell’articolo 161 c.p. individua i limiti al prolungamento del tempo necessario a prescrivere che l’interruzione comporta. A seguito della riforma operata con la legge n. 205 del 2005, tali limiti si differenziano in funzione sia delle tipologie dei reati sia dei rei (fonte Camera dei Deputati).
La normativa vigente “esclude dal suo ambito di applicazione i reati di grave allarme sociale di cui all’articolo 51, commi 3-bis e 3-quater, c.p.p.”, ovvero associazione a delinquere e associazione a delinquere finalizzata a schiavitù, tratta di persone, ecc., sebbene non sia specificato il riferimento all’art. 600-bis. – prostituzione minorile, tutti reati di rilevanza sociale.
In ogni caso – e questo è l’aspetto più importante su cui si interviene – finora l’interruzione della prescrizione può comportare l’aumento come regola generale, di più di un quarto del tempo necessario a prescrivere – ovvero del massimo della pena edittale più un quarto della medesima.
Il testo emendato, da un lato, conferma l’eccezione per i reati di grave allarme sociale di cui all’articolo 51, commi 3-bis e 3-quater, c.p.p.; dall’altro riduce il limite del prolungamento del tempo necessario a prescrivere nella fattispecie generale (da un quarto ad un sesto) e introduce una disposizione specifica per un’ulteriore categoria di rei, ovvero i recidivi semplici di cui all’articolo 99, primo comma, c.p. (prevedendo il limite di un quarto) (fonte Camera dei Deputati).
La tabella seguente pone a raffronto la nuova disciplina con quella vigente:
Articolo 161, secondo comma, vigente | Articolo 161, secondo comma, modificato | |
Incensurati | Un quarto | Un sesto |
Recidiva semplice (art. 99, primo comma, c.p.) | Un quarto | |
Recidiva aggravata (art. 99, secondo comma, c.p.) | Metà | Metà |
Recidiva reiterata (art. 99, quarto comma) | Due terzi | Due terzi |
Delinquenti abituali e professionali (artt. 102, 103 e 105) | Doppio | Doppio |
E’ prevista almeno l’inapplicabilità della modifica all’articolo 161, secondo comma, c.p. “nei procedimenti nei quali sia stata già pronunciata sentenza di primo grado alla data di entrata in vigore della legge” (ibidem).
L’articolo 5 del testo approvato dal Senato (ora art. 4) è stato integralmente sostituito nel corso dell’esame in sede referente. Il testo approvato dal Senato, introduceva un meccanismo di estinzione dei processi penali a seguito del decorso di termini specificamente indicati, il cosiddetto Processo Breve, senza che il medesimo grado fosse stato definito. I termini per ogni “fase” processuale erano “individuati con riferimento a ciascun grado del processo penale ed erano diversamente articolati in funzione della gravità del reato” (ibidem). Il nuovo art. 4 introduce nel codice di procedura penale il nuovo Capo XVI-bis, costituito dal solo art. 205-quater. Vengono confermati i termini di ciascun grado del processo, come scritto nel testo approvato dal Senato, ma viene espunta la parte di norma che implica l’estinzione del processo penale a cui è sostituita una “comunicazione da parte del capo dell’ufficio giudiziario cui appartiene il giudice che procede al Ministro della giustizia e al procuratore generale preso la Corte di Cassazione”. Una sorta di lettera di avviso al Ministro il quale, in seguito a questa ‘notizia’ di procedimento rallentato, può forse propendere per promuovere azioni disciplinari presso il Csm. Il capo dell’Ufficio Giudiziario viene trasformato in una sorta di controllore del Magistrato.
Il comma 3, infine, reca la norma transitoria, prevedendo in particolare l’inapplicabilità della disposizione ai processi in corso per i quali, alla data di entrata in vigore della legge, sia stato già emesso il provvedimento con cui il P.M. esercita l’azione penale formulando l’imputazione ai sensi dell’articolo 405 c.p.p. (ibidem).
Addirittura la dichiarazione del Giudice della eventuale esistenza di una “causa di non punibilità in ordine al reato appartenente alla sua competenza per territorio”, prevista dall’art. 23 c.p.p., viene anticipata alla fase antecedente alla dichiarazione di apertura del dibattimento, una sorta di giudizio preliminare con il quale si attribuisce al giudice medesimo il potere di trasferire gli atti al p.m. competente (art. 5, ex art. 6 del testo del Senato).
L’UDC sembra mantenersi equidistante da PD e PdL? Il partito di Casini viene dato un giorno all’opposizione e il giorno dopo al governo insieme a Berlusconi e Bossi? Normale: il centro della politica italiana è quella grande palude che si è sostituita alla Democrazia Cristiana. E se alle Regionali l’erede dello scudo crociato si è alleato in Piemonte con il PD in un prototipo di una nuova Unione prodiana, un nuovo patto Bersani-Casini per le politiche prossime venture sembra sfumare. Sicché oggi Bersani ha rotto gli indugi e, mandando in crisi i piani dei centristi del PD, ha ipotizzato la formazione di un Nuovo Ulivo, ovvero di una alleanza con la sinistra – ora extraparlamentare – di SeL, Verdi e Rifondazione (se sopravvive). Bersani mette la freccia a sinistra, creando non pochi crucci a Di Pietro, che finora ha attinto a piene mani dall’elettorato post-comunista, e sconfessando il modello di Partito Democratico voluto da Walter Veltroni – quell’utopia del partito maggioritario che rompe a sinistra per confabulare al centro. Bersani ha però lasciato la porta aperta: l’Ulivo sarà disponibile a partecipare alla (Santa) Alleanza Democratica contro Berlusconi. Tradotto in parole comprensibili: alleanza con l’UDC, se non viene prima comprata dal PdL.
Lo scenario al momento vede una situazione di stallo: Bersani ha reagito rispolverando l’Ulivo; Berlusconi, frenando davanti all’ipotesi di nuove elezioni. Casini resta senza partner, avendo ancora da ridefinire il solco con i finiani sui temi etici, elemento di ostacolo alla formazione del Nuovo Centro. Comunque c’è chi scalpita per dare una mano al Caimano:
E’ la giustizia il vero nodo: è su questo terreno che Berlusconi potrebbe trovarsi scoperto perché i finiani non sono disponibili a votare il Processo Breve. Che farete?
“Non deve essere un ammazzasentenze, con tanti saluti alle vittime e a chi ha subito danni”.
E sul Lodo Alfano?
“Mi voglio rovinare: se ci presentassero una legge di carattere costituzionale fatta bene e capace di mettere fine al conflitto fra politica e magistratura, noi non ci troveremo niente di scandaloso” (parola di Rocco Buttiglione, intervistato da Il Mattino).
Non c’è da stupirsi: pensate che Vicepresidente del Csm è tale Michele Vietti, “autore della legge sul legittimo impedimento, della riforma del falso in bilancio e della pregiudiziale di costituzionalità che, paragonando l’orientamento sessuale a “incesto, pedofilia, zoofilia, sadismo, necrofilia, masochismo eccetera”, ha bloccato nel 2009 una proposta di legge che prevedeva l’aggravante per i crimini di natura omofobica” (Wikipedia), eletto con i voti del PD (meno uno, Ignazio Marino). E allora, incassata una fiducia pro tempore a settembre, Berlusconi potrebbe procedere in autunno a disarmare i giudici – per sé e per gli amici, vicini e lontani – con una riforma costituzionale che verrebbe avallata dal Csm, oramai del tutto asservito, e votata grazie al soccorso dell’UDC più Rutelli, sì proprio l’ex candidato premier dell’Ulivo alle politiche del 2001. Rutelli non si è limitato a proporsi come votante ma si è spinto più in là, suggerendo i punti cruciali della eventuale riforma:
La riforma immaginata dal leader di Api è netta: “Separazione delle carriere. Spersonalizzazione del pubblico ministero. Non vorrei conoscere i pm, non vorrei vederli in televisione. Vorrei che facessero il loro lavoro seriamente, professionalmente, sobriamente. Vorrei che non siano leggibili come figure politiche. E li voglio liberi di indagare su chiunque. E penso che tutti gli italiani sarebbero contenti di questo. E se i magistrati sbagliano, debbano rispondere. Una scelta – ha concluso – che fu sancita persino da un referendum in Italia” […] “una riforma, non un piccolo provvedimento tampone che dovrebbe servire solo ad allontanare un attacco giudiziario da Berlusconi che peraltro non si allontana mai” (Opinione.it).
A chiarire ulteriormente la posizione de l’API, Linda Lanzillotta afferma che “siamo pronti a un’operazione-verità sul federalismo. E anche sulla giustizia, sfidiamo una maggioranza inchiodata alle leggi ad personam e opposizioni ancorate al giustizialismo: ci sono due anni di legislatura per riformare giustizia civile e penale” (Opinione.it, cit.).
Conclusione: altro che dimissioni e crisi di governo. Qui si fa a gara per salvare B.
Aggiornamento ore 21.00: la seduta è stata tolta alle ore 20.05 con seguito di polemiche e vivaci proteste dell’opposizione in conseguenza della decisione del Presidente Schifani di permettere la richiesta riunione dei capigruppo soltanto nella giornata di domani, quando i senatori di PD e IDV la richiedevano seduta stante. Il Presidente Schifani ha altresì affermato che l’aula “non è luogo per il dibattito politico!”, “il dibattito politico lo andate a fare nelle trasmissioni televisive!”. Che bel concetto di democrazia…
Sì, il Governo di Mr b, per tramite del relatore di maggioranza, il sen. Valentini, ha presentato i temuti emendamenti al disegno di legge sul Processo Breve: sono così invasivi che riscrivono in parte o in tutto il testo del documento originario al punto da modificarlo nei suoi punti fondamentali. La seduta è ancora in corso e si stanno succedendo i vari interventi dei senatori dei diversi gruppi parlamentari. Ma risulta fin dal principio chiara l’asserzione del sen. Legnini, del Partito Democratico, secondo cui l’aver riscritto intere parti del testo con emendamenti governativi presentati fuori della Commissione di competenza il giorno prima del dibattito in aula, sia un chiaro pregiudizio all’iter legislativo come previsto dall’art. 72 della Costituzione, comma primo:
Ogni disegno di legge, presentato ad una Camera è, secondo le norme del suo regolamento, esaminato da una Commissione e poi dalla Camera stessa, che l’approva articolo per articolo e con votazione finale.
Così si è espresso Legnini:
La Legge Pinto – Previsione di equa riparazione in caso di violazione del termine ragionevole del processo e modifica dell’articolo 375 del codice di procedura civile – ha ricordato Legnini, risulterebbe, in seguito alla eventuale approvazione di questo testo, profondamente intaccata: la legge Pinto in sostanza difende il cittadino che subisca un danno patrimoniale o non dalla durata irragionevole del processo. La legge del Processo Breve – così come è stata emendata – incide su questo altro corpus normativo quasi riscrivendolo. Tutto ciò senza che la relativa Commissione Giustizia del Senato abbia potuto valutarne gli effetti e decidere di conseguenza. Prosegue Legnini:
Di fatto viene violato l’assetto complessivo del procedimento legislativo:
Legislatura 16º – Aula – Resoconto stenografico della seduta n. 309 del 12/01/2010
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Stasera Raidue, con il programma La Storia Siamo Noi, prodotto storico di Giovanni Minoli, ex agiografo del fu segretario del fu Partito Socialista, roba da antiquario si direbbe, ha inaugurato la settimana dell’elegia in memoria di Bettino: un coro unanime e revisionista volto a restaurare la figura del grande (?) statista perseguitato da giudici politici. Che dire, un’operazione mediatica in gran stile, con lo scopo di preparare il terreno allo choc della riforma della giustizia. Processo Breve o non Processo Breve? Oggi Mr b è salito al Colle per mettere Napolitano in guardia: il Presidente non si metterà di traverso, la riforma della giustizia s’ha da fare, il tempo stringe. E domani, in Senato, di cosa si potrà mai discutere?
I. Informativa del Ministro dell’interno sui fatti di Rosarno
II. Discussione del disegno di legge:
GASPARRI ed altri. – Misure per la tutela del cittadino contro la durata indeterminata dei processi, in attuazione dell’articolo 111 della Costituzione e dell’articolo 6 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali – Relatore VALENTINO
Domani Yes, political! pubblicherà il resoconto della seduta.
Il morto e i vivi – Passaparola – Voglio Scendere
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Quando l’intervista del Corsera è stata pubblicata, lunedì 30/11, pochi devono essere stati gli elettori del PD a essersi trovati d’accordo con Enrico Letta. Ancora una volta un esponente del PD mostra un’ambivalenza che invece non dovrebbe avere. Perché sostenere che Berlusconi ha "il diritto di difendersi nel processo e dal processo", equivale a legittimarne la politica di distruzione del sistema giudiziario al solo fine di farla franca. Letta ha commesso una leggerezza, oppure le sue parole rispecchiano esattamente il suo pensiero? E perché solo la Presidente Bindi lo ha corretto, seppure in ritardo di un giorno? Secondo Bindi, Letta è stato male interpretato. Letta ha lasciato passare un messaggio confuso, ha spiegato Rosy. Ma chiunque lo legga può benissimo vedere che non è affatto un messaggio confuso. Letta ha precisato che Mr b ha il diritto di difendersi nel processo – e questo è pure ovvio, visto che è un diritto costituzionale – e pure il diritto di difendersi dal processo, ovvero di sottrarsi a esso attraverso la strategia del legittimo impedimento. Il PD, ha assicurato Letta, non cercherà scorciatoie – come è avvenuto in passato, tantomeno scorciatoie giudiziarie – per far cadere il governo. E quest’altra affermazione come dobbiamo interpretarla? Vuol dire che il PD, ovvero i DS, nel passato hanno impiegato o tentato di impiegare scorciatoie giudiziarie per far cadere governi? Davvero il Pd ha questa facoltà di muovere la macchina giudiziaria a proprio piacimento per costruire procedimenti contro il finto-pemier?
Naturalmente la lingua di Letta deve essersi ritorta nella propria bocca dopo una affermazione simile. E’ stato come prestare il fianco alle giustificazioni della destra sui presunti coinvolgimenti di Mr b nelle inchieste di mafia e stragi di Firenze, Caltanissetta e Palermo, dando credito alle loro asserzioni circa il complotto dei pm e dei poteri forti. Viene da chiedersi: ma da che parte sta Enrico Letta? La linea politica che ha delineato con le sue dichiarazioni di lunedì scorso è stata discussa dalla Direzione Nazionale? Se sì, con quale esito? A chi scrive, non sembra che la posizione della Bindi in merito sia indistinguibile da quella di Letta, anzi, i distinguo palesati dalla Presidente oggi, dimostrano ancora una volta che il PD non è in grado di esprimere una linea politica unitaria che promani dalla preventiva discussione all’interno degli organi di Partito. Il PD non ha ancora imparato la lezione delle primarie.
AGI News On – GIUSTIZIA: BINDI (PD), ENRICO LETTA E’ STATO CONFUSO
Enrico Letta: Il PD eviterà scorciatoie per far cadere il governo
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Casale Monferrato si mobilita. Il DDL sul processo breve, se approvato dalle Camere, rischia di far saltare il processo Eternit, in corso di svolgimento a Torino dopo anni di impunità per i proprietari della fabbrica che produceva le famose lastre ondulate in amianto per l’edilizia. La fibra d’amianto ha fatto centinaia di morti – bianche e non – a causa del mesotelioma, il tumore polmonare incurabile, gravissimo, che si contrae a causa della inalazione della fibra. Molte persone sono morte a Casale. Ancora oggi la bonifica del sito della ex fabbrica non è ancora conclusa. L’amianto è disseminato dappertutto. Nelle case come nelle scuole. Non esiste nessun “anagrafe” dei siti contenenti amianto. I due unici accusati sono Stephan Schmidheiny, 62 anni, di professione miliardario, oggi divenuto sostenitore delle cause ambientaliste, e il barone belga Jan Luis Marie Ghislain De Cartier De Marchienne, 88 anni, accusati di disastro doloso e di omissione dolosa di controlli antinfortunistici (sapevano e non hanno fatto nulla per evitare le morti).
Ebbene, questi speculatori sulla pelle altrui, peraltro già avanti con l’età, potrebbero non solo non fare un giorno di carcere, ma nemmeno sborsare i dovuti risarcimenti alle vittime superstiti, ai familiari delle vittime, nonché all’INAIL, che ha chiesto ben 246 milioni di euro di danni, grazie all’indulto ad personam che l’entourage berlusconiano ha preparato per salvare il capo dalla tempesta giudiziaria che lo travolgerà.
Casale Monferrato protesta per tutto ciò. Casale chiede verità e giustizia. È stata lanciata un’iniziativa, esporre il tricolore alle finestre, su tutte le finestre di Casale, con le scritte Eternit e Giustizia. Il 1° Dicembre si svolgerà un’assemblea pubblica, organizzata dalle confederazioni sindacali, presso il Salone Tartara, in Piazza Castello a Casale Monferrato; al seguito si svolgerà una fiaccolata per le vie della città. La partecipazione è aperta a tutti. Mentre il 10 Dicembre ci sarà una nuova udienza a Torino: i cittadini si stanno mobilitando per parteciparvi e far sentire la propria voce e la domanda di giustizia.
Assemblea pubblica vertenza Eternit a Casale Monferrato
Il Tricolore a Casale Monferrato
Tricolore per le vie di Casale Monferrato
Il DDL del processo breve è una boiata. Fini lo sa e freme. Oggi ha affermato che il ricorso alle urne non solo segnerebbe il fallimento della legislatura e di questa ampissima maggioranza, ma anche del PdL, ovvero del progetto politico che ne costituisce l’asse portante. Berlusconi lo attacca attraverso i giornali, con mezze dichiarazioni fatte a microfoni spenti ma a taccuini aperti. La realtà è che Mr b – ma d’ora in avanti lo chiameremo AutoreDue, e leggendo il seguito di questo post capirete perché – ha paura della sua ombra. Non crede più nelle capacità di Ghedini di trarlo fuori dai pasticci giudiziari, che fra breve potranno anche aggravarsi. Questo teme. L’accusa infamante. L’accusa che non può nascondere con la solita propaganda delle toghe rosse. Per la quale non ci sono scusanti pronte da fornire ai propri alleati, Fini in primis, ma anche a Bossi. Verrà il giorno in cui dalle inchieste di Palermo, Caltanissetta e Firenze emergerà una verità. Forse questa verità avrà le parole del pentito Gaspare Spatuzza. Spatuzza ha già raccontato molto ai magistrati di Firenze. Presto verrà sentito a Palermo, nell’ambito del processo Dell’Utri. I verbali dell’inchiesta di Firenza, archiviata nel 2008 e ora riaperta, sono stati inviati a palermo solo lo scorso 11 novembre. Verbali pieni di omissis. In cui si profilano due mandanti occulti alla stagione stragista della mafia, celati dietro i nomi di AutoreUno e AutoreDue, distinti dal livello di penetrazione nella organizzazione criminale, o forse dall’importanza politica che essi rivestivano all’epoca dei fatti. In sostanza, seconda la procura di Firenze, questi due autori occulti, non partecipi direttamente all’azione terroristica, erano in realtà il terminale politico di Cosa Nostra, il braccio che si sarebbe adoperato per sostenere le istanze dei mafiosi in fatto di regime carcerario e legislazione annessa.
Fini replica al premier: “Non voglio la leadership, non sono io il problema del Pdl” – l’Unità.it
I mandanti politici delle stragi del ’93, ecco l’indagine che agita Berlusconi – l’Unità.it
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SIGNOR Presidente del Consiglio, io non rappresento altro che me stesso, la mia parola, il mio mestiere di scrittore. Sono un cittadino. Le chiedo: ritiri la legge sul “processo breve” e lo faccia in nome della salvaguardia del diritto. Il rischio è che il diritto in Italia possa distruggersi, diventando uno strumento solo per i potenti, a partire da lei.Con il “processo breve” saranno prescritti di fatto reati gravissimi e in particolare quelli dei colletti bianchi. Il sogno di una giustizia veloce è condiviso da tutti. Ma l'unico modo per accorciare i tempi è¨ mettere i giudici, i consulenti, i tribunali nelle condizioni di velocizzare tutto. Non fermare i processi e cancellare cosè anche la speranza di chi da anni attende giustizia.Ritiri la legge sul processo breve. Non è una questione di destra o sinistra. Non è una questione politica. Non è una questione ideologica. E’ una questione di diritto. Non permetta che questa legge definisca una volta per sempre privilegio il diritto in Italia, non permetta che i processi diventino una macchina vuota dove si afferma il potere mentre chi non ha altro che il diritto per difendersi non avrà più speranze di giustizia.
ROBERTO SAVIANO
FIRMA L’APPELLO DI ROBERTO SAVIANO, Appelli Repubblica – La Repubblica.it.
Di impunità, questo si dovrebbe parlare. Impunità per loro, morte in carcere per chi ruba le monete del parchimetro. Morte in carcere per chi si è fumato uno spinello, è tossicodipendente, o lo è stato e l’aspetto è ancora quello. Per chi è esile, denutrito, con problemi personali, per chi non ha nome né denaro: per loro c’è la cella di sicurezza, le botte degli agenti, le manganellate sulla schiena, che nei documenti ufficiali diventano “banali” cadute dalle scale.
Per tutti gli altri, il processo non si farà. Per i corruttori, gli utilizzatori finali, i bancarottieri, i grandi evasori fiscali con i conti all’estero, per chi commette appropriazione indebita, per chi è colluso con la mafia, per coloro che sono la mafia: per tutti questi si farà il processo breve, così breve che nessuno ne avrà notizia. Questa la riforma del diritto in Italia: due pesi, due misure. Da Stato di diritto a Stato del Privilegio. Da Uguaglianza a Sottomissione. Da Cittadini a Sudditi. Perché ostinarsi a chiamarla democrazia?
Solo per gli incensurati – secondo il progetto di legge presentato stamane in Senato – varrà la corsia preferenziale del processo breve. La presunzione d’innocenza non sarà più effettiva per tutti: chi è in carcere – e fino a sentenza non è colpevole – non può usufruire del mini-processo. Non è più incensurato. E se sei incensurato, ma hai commesso un reato, passati i due anni dal rinvio a giudizio, se non si arriva a sentenza, hai ottime probabilità di restarlo. Così per sempre all’infinito.
Questo disegno di legge non è utile allo scopo dichiarato per cui è stato redatto: per velocizzare i processi, basterebbe dare alla magistratura i mezzi necessari: digitalizzazione, una rete interna, personale. Invece si continuano a usare i mezzi di venti anni, trenta anni fa. Questa legge è un altro mezzo per far saltare i processi di Milano a carico di Mr b. Riguardano reati che secondo questa legge sarebbe già prescritti da un pezzo.
L’altro ieri si parlava dell’incontro fra Fini e Mr b. Fini sostenne che l’accordo sul testo sarebbe stato mantenuto se non vi fossero aggiunte modifiche in aula. E soprattutto Fini si dichiarò contrario alla prescrizione breve. Certo, non l’hanno chiamata prescrizione breve bensì “estinzione per violazione dei termini di durata ragionevole”. L’Europa ci impone di multa per la lentezza dei processi? La risposta di questo governo al problema della mancata certezza del diritto è ‘cancellare i processi’. Semplice, lineare. Come una presa in giro.
Il capogruppo PD al Senato, Finocchiaro, ha mostrato la sua stizza in pubblico gettando il testo contro il muro. Salteranno i processi Thyssen, Cirio, Parmalat, Eternit. Per proteggere uno solo, si crea una ingiustizia collettiva. I pm di Milano stanno già pensando di presentare pregiudiziale di costituzionalità, come fu per il lodo Alfano. Ma il testo, per ora, non è ancora legge, e bisognerà vedere come reagiranno i finiani a eventuali imboscate in aula.
Questo il testo del provvedimento “porcata ad personam”:
Processo breve, con la nuova norma i processi al Premier finiti da tempo – Corriere della Sera
Ci prendono per scemi? – Il Fatto Quotidiano | l’AnteFatto | Il Cannocchiale blog
AGI News On – GIUSTIZIA: E FINOCCHIARO SBATTE’ TESTO DDL CONTRO IL MURO…
Giustizia: ecco il testo del ddl sul processo breve – Il Sole 24 ORE
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