Moratti uguale Lassini

La Sciura milanese si pregia di essere un campione di moderazione. L’avete sentita moderatamente calunniare Pisapia in diretta tv e in conclusione del dibattito, lasciando esterrefatti avversario e conduttore. L’avete sentita giustificare la sua uscita con il fatto che ha semplicemente citato una sentenza di Primo Grado. Già, una sentenza di Primo Grado del 1980-81, poi corretta da sentenza d’Appello e trasformata in assoluzione piena. L’imputato Pisapia non poteva trovarsi a Milano all’epoca dei fatti, tutto qui. Ha passato quattro mesi in carcere per ingiusta causa. Ma al contrario del Padrone della Sciura Moratti, il giovane avvocato Pisapia non ha inveito contro la magistratura deviata e golpista. Ha subito una restrizione della propria libertà soltanto perché sospettato di banda armata per sentito dire ma senza prova alcuna.

Lei, la Moratti, dicono abbia balbettato mentre giustificava il suo gesto. Voleva far risaltare la sua appartenenza alla società bene di Milano, ha finito per essere accomunata a tale Lassini, l’autore dei vergognosi manifesti anti pm. L’equazione “Pisapia uguale ladro” trova la propria corrispondenza in “Pm uguale BR”. Allora, per la proprietà transitiva, Moratti uguale Lassini.

Lassini aggrappato al ramo vuole entrare in Consiglio comunale

Lassini, l’autore di quei beceri manifesti che hanno tappezzato Milano, quello del Via le BR dalle Procure, coinvolto dallo scandalo e dall’anatema di Napolitano nonché dell’opposizione tutta e persino della Moratti, inizialmente doveva dimettersi, poi ha ricordato di aver ricevuto il sostegno del suo capo Berlusconi, e ora è lanciato più che mai verso Palazzo Marino:

“Se sarò eletto”, dichiara a Radio24, penso che vada rispettata la volontà degli elettori”. La sua volontà – ha precisato – “sarebbe quella di restare al mio posto”. In precedenza, in occasione della cena delle “mille donne” organizzata dalla Santanché per la campagna elettorale del sindaco uscente, avrebbe mandato la moglie in avanscoperta, tentando un riavvicinamento con la Sciura Moratti. Un evento felice, dice Tiziana Maiolo, poiché la moglie del Lassini ha affrontato tempi così cupi quando il maritino fu arrestato ingiustamente anni or sono, ai tempi di Tangentopoli. Le donne sono più pragmatiche, afferma la Santanché, facendo intendere che la Sciura prima o poi si piegherà ai voleri del premier e terrà Lassini come un dolce agnello a pascolare in Consiglio Comunale, magari con qualche carica in qualche assessorato. Fosse per lui, se ne sarebbe restato al proprio posto. Tutta questa polvere per aver vilipeso la magistratura, quella stessa magistratura che lo violentò in quei tempi cupi delle manette facili. No, lui ne ha patite di cotte e di crude dai magistrati e intende uscirne a testa alta: è una vittima della giustizia, un martire che però non ha sparso sangue. Il sangue è solo quello dei magistrati morti ammazzati. Roba che lui neanche si immagina.

L’ultimo messaggio del Terrore

“E’ certamente qualche cosa che non va nella direzione giusta: avere cioè una democrazia il cui responsabile di governo passa ore in tribunale mentre ci sono tutti questi accadimenti internazionali importanti che richiederebbero la mia presenza nel paese”

“Questi fatti sono pure invenzioni e rappresentano l’ennesima dimostrazione di una volontà, quella della procura di Milano, che già per 24 volte mi ha portato a processo con delle accuse che gli stessi magistrati, che poi hanno fatto il giudizio, hanno dichiarato infondate. Ma sarebbe bastato che uno di questi colpi fosse andato a segno per eliminare dalla vita politica chi nella vita politica c’è perché il popolo lo ha scelto attraverso elezioni democratiche”

Osama Bin Berlusconi

Conflitto di attribuzione retroattivo

Correva l’anno 2010. Durante un’udienza del processo Mediaset, Berlusconi si avvalse del legittimo impedimento. In programma nella sua mutevole agenda vi era un Consiglio dei Ministri. Ma i giudici di Milano respinsero l’istanza. Per una serie di semplici ragioni:

  1. l’udienza era stata fissata tenendo conto dell’agenda degli impegni del presidente del Consiglio;
  2. era già stata presa in considerazione la necessità di contemperare le esigenze della “giustizia” con quelle istituzionali inerenti alla funzione rivestita dall’imputato;
  3. le difese dell’imputato Berlusconi non fecero emergere in sede di definizione dell’agenda delle udienze alcuna necessità di fissare per quel giorno un Consiglio dei Ministri;
  4. erano già state soppresse ben tre udienze e la funzione giudiziaria non può essere ulteriormente svilita.

In questi cinque punti non vi è nulla di politico. Oggi la Presidenza del Consiglio ha sollevato il conflitto di attribuzione – con un ritardo, badate bene, di 13 mesi – presso la Corte Costituzionale. Le ragioni addotte dall’Avvocatura di Stato sono le seguenti:

Per quanto riguarda il caso in questione, il Consiglio dei ministri – si fa notare nel ricorso – era stato fatto slittare dal 24 febbraio al 1° di marzo per la «necessità di procedere a una compiuta stesura» del ddl anti-corruzione «che ha comportato una complessa elaborazione» […] Di fronte alle «esigenze sopraggiunte che imponevano lo spostamento» del Cdm, lo «spirito di leale collaborazione tra le istituzioni» richiamato dalla stessa Corte Costituzionale «è stato del tutto disatteso» da parte dei giudici di Milano che «hanno privilegiato esclusivamente l’esercizio del potere giudiziario, senza tenere in debito conto la posizione processuale dell’organo costituzionale, quale è il presidente del Consiglio dei ministri, e il diritto-dovere di svolgere le proprie funzioni costituzionali» (Corriere della Sera).

Pensate, il CdM slittò per il ddl anti corruzione. Un provvedimento talmente importante che è rimasto parcheggiato in qualche cassetto di qualche commissione parlamentare, altro che binario morto. E questi avvocati – la relazione porta la firma di Michele Dipace e Maurizio Borgo – si sono arrovellati per un anno e sono riusciti a motivare questo ennesimo tentativo di annichilire la giustizia con l’urgenza di un provvedimento che urgente non è mai stato. Assurdo. Non solo: i due avvocati si spingono più in là. I giudici avrebbero leso le prerogative costituzionali del presidente del consiglio, poiché solo egli può convocare il CdM e solo lui può decidere quando è necessario farlo. Senza Presidente del consiglio, il CdM non può svolgersi, quindi verrebbe negata la sua capacità di definire e fissare la direzione politica del governo. Peccato che lo stesso Presidente del Consiglio sia anche imputato in svariati procedimenti penali – almeno quattro: la giustizia deve quindi soccombere nei confronti del potere esecutivo?

Caso Ruby: dalla Giunta per le Autorizzazioni della Camera sì a conflitto attribuzione

Tratto da Il Fatto Quotidiano

La Giunta per le autorizzazioni della Camera con un parere favorevole votato a maggioranza – 11 a 10, questo il conteggio – ritiene che la Camera debba sollevare conflitto di attribuzione sul caso Ruby. La Giunta, si legge nel parere, “esprime che la Camera, a tutela delle sue prerogative costituzionali, debba elevare un conflitto di attribuzioni nei confronti dell’Autorità giudiziaria di Milano, essendo stata da quest’ultima lesa nella sfera delle sue attribuzioni riconosciute dall’art. 96 della Costituzione”.

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Ferrara Giuliano, l’ossimoro vivente o il trasformista grasso

Ad alcuni capita spesso di cambiare idea. Prendete per esempio Giuliano Ferara, ex rampollo PCI (cominciò con Fassino, pensate…), ex craxiano con orgoglio, poi al soldo di Berlusconi sin dalla prima ora. Ha mostrato negli ultimi tempi piccole incrinature nella sua fede berlusconiana: poco convincenti le strategie di B. con Fini, poco convincente la battaglia della Casa di Montecarlo, troppo debole l’azione di B. in fatto di economia. Non ultimo, il caso della lettera a Berlusconi dalle colonne de Il Foglio, il giornaletto che dirige, in cui richiama il Capo all’ordine intimandogli di lasciar perdere i cattivi consiglieri (Santanché?) e di rituffarsi nella “politica”. Ne scaturisce una lettera del Cavaliere al Corriere della Sera in cui il medesimo tende la mano all’opposizione – che rifiuta con sdegno – al fine di costruire insieme il rilancio dell’economia italiana. Accadeva soltanto due settimane fa. Lui era Ferrara il moderato. Ferrara il riflessivo. Ferrara braccio destro illuminato di un Cavaliere in stato confusionale dopo la botta del Caso Ruby.

Macché. Stamane al Teatro Dal Verme di Milano, sobillatori di piazza come Santanché e La Russa hanno presenziato all’ennesima trasformazione del Ferrara Giuliano, classe 1952, ex sessantottino, ex familista, ex antiabortista. Oggi Ferrara si è scoperto teorico della mignottocrazia, lui, antiabortista antipuritano, ossimoro vivente:

Ferrara si è scagliato contro i metodi “da inquisizione spagnoladella Procura di Milano (Virgilio.it)

“Alla Procura di Milano imputo, in termini politici, che si muove per sollevare un golpe morale” (Avvenire.it).

Chi può realizzare un progetto politico fuori dalle regole e dalle istituzioni?“, ha chiesto alla platea. “La Procura di Milano – ha risposto, tra gli applausi dei circa 1.500 partecipanti – lo ha già fatto una volta

Siamo tanti gruppi uniti dall’avversione verso un modo disgustoso di combattere il Cavaliere. Siamo a un passaggio molto delicato. Abbattere Berlusconi con ogni mezzo, questo è il loro obiettivo. Per loro il paese è rincretinito e gli italiani non sono degni di esercitare la loro sovranità. Vorrebbero mettersi tutti insieme da Vendola a Fini per mandare a casa il Cavaliere. Ma non ce la fanno. E allora chi può portare avanti questo progetto? La Procura della Repubblica di Milano […]

Per noi lo scandalo non è nelle intercettazioni. Ciascuno deve seguire la sua storia più intima. Cosa ne so di cosa ha significato per lui il divorzio e la morte della madre? Chi sono io per giudicare moralmente? Lo scandalo è nelle procedure giudiziarie con cui si inventano i reati per incastrare Berlusconi (Il Giornale.it)

Non domo, il trasformista grasso se l’è presa con il tredicenne che ha parlato alla manifestazione del Palasharp della scorsa settimana ventilando addirittura l’abuso di minore (è forse vietato per un tredicenne fare politica? è forse questo abuso di minore? o è abuso di minore fare di tutto per affidare una prostituta diciassettenne alla propria ex igienista dentale che a sua volta la affida a un’altra prostituta?). “Contro il puritanesimo del palasharpismo”, il cerchibottista Ferrara ha tenuto in serbo alcuni colpetti anche verso il caro padrone:

Presidente, noi la sosteniamo, ma deve ascoltarci. Non riduca le sue giornate alle giornate di un imputato. Lei deve fare il presidente del Consiglio, il capo dell’Italia. Lei è l’uomo più ricco d’Italia…presidente, lei ha tre televisioni, le usi in modo creativo. Basta con queste cose ingessate, vogliamo il vero Berlusconi, quello capace di rilanciare questo Paese (Il Giornale.it, cit.).

Ci sono tanti giovani “che hanno a cuore la verità e non sono vittime di una certa egemonia culturale. Diamo loro gli strumenti per fare dieci, cento, mille giornali come Il Foglio (Virgilio.it, cit.).

Quindi, per Ferrara, B. dovrebbe rilanciare la politica attraverso l’editoria: nuovi giornali e uso “creativo” delle televisioni. E la maggioranza deve abbandonare qualsiasi ipotesi di “atti di indicazione” sulle tv, poiché “questa sorta di par condicio costante dice cose che non stanno in piedi”, dimostra una certa strisciante volontà di “censura” (Avvenire.it, cit.). L’unico sprazzo di lucidità. dopo sale sul palco Sallusti; poi ancora il giornalista e scrittore Camillo Langone, il quale tenta una perigliosissma giustificazione del Bunga Bunga direttamente nelle pagine della Bibbia:

Langone parla di Salomone e del suo amore per i piaceri vita, racconta di Davide e della sua relazione con una donna sposata e poi legge, direttamente dal Vecchio testamento, un lungo albero genealogico di trisavoli, nonni e figli. Tutti frutto del “peccato”. “Io come cristiano non voglio sentire accuse sulla base di attività erotiche – chiosa Langone -. Se Dio ha fatto nascere suo figlio da una catena di re porci, adulteri e omicidi una ragione c’è e devo rispettarla…” (Il Giornale.it, cit.).

[Toh, sta a vedere che anche fra le pagine di Nostradamus…]

I pm? Avanguardia rivoluzionaria.

E dopo la richiesta al Gip di giudizio immediato contro Berlusconi emessa dai Pm milanesi, il PdL ha elaborato questo campione di fesserie che è il comunicato politico uscito stasera. Tutto ciò alla faccia dell’invito del Colle – giunto soltanto la scorsa settimana- a stemperare i toni, subito accolto da Berlusconi come un saggio propostito da far proprio.

Ma la moderazione sembra non abitare le stanze di Palazzo Grazioli. Stasera si può dire che i berluscones mettono in campo tutto il loro potere di fuoco verbale al fine di difendere il Signor Indifendibile, alias il Capo del governo, alias mister bunga bunga, o se preferite SDS (Sex, Drugs and Silvio).

La Procura di Milano appare ormai come una sorta di avanguardia politica rivoluzionaria, in sfregio al popolo sovrano e ai tanti magistrati che ogni giorno servono lo Stato senza clamori e spesso con grandi sacrifici

Attacco mirato alla Procura di Milano, un covo di rivoluzionari, secondo i pidiellini – e che ci sarà di male nell’essere rivoluzionari, io dico? I rivoluzionari sono coloro i quali si battono per un mondo migliore, un mondo più giusto – a volte. A volte sono coloro che tentano di rovesciare lo status quo di una comunità politica. Ma i magistrati milanesi operano solo secondo legge, e al fine di farla rispettare, la legge.

La Procura milanese “agisce come un vero e proprio partito politico calibrando la tempistica delle sue iniziative in base al potenziale mediatico”.

Tempismo mediatico che però è pura teoria, essendo il mondo mediatico cooptato da Berlusconi, se non di totale proprietà della famiglia Berlusconi. Quale potere ha la Procura di Milano di poter incidere sull’agenda politica, dettata dai media su iniziativa dei ‘problem solvers’ del (finto) premier?

Il venir meno dei contrappesi nei rapporti tra poteri dello Stato, l’applicazione arbitraria di principi astratti come l’obbligatorietà dell’azione penale e l’affermarsi della ‘giurisprudenza creativa’ rispetto alla stessa legge hanno infatti dilatato a dismisura la sacrosanta autonomia della magistratura trasformando di fatto l’ordine giudiziario da ordine autonomo in potere irresponsabile e privando i cittadini e la stessa democrazia di tutele rispetto a possibili azioni spregiudicate dal carattere eversivo.

No, eversivo è questo comunicato. Eversivo è affermare che l’obbligatorietà dell’azione penale è un principio “astratto”, quando in realtà è un principio costituzionale. Eversivo è dire che il potere giudiziario è un potere irresponsabile, invocando pertanto alla gogna per i magistrati invisi al potere politico. Non c’è irresponsabilità per i magistrati: essi rispondono davanti al Csm per le questioni disciplinari. Inoltre il Ministro della Giustia detiene questo potere – abnorme – di inviare ispettori nelle procure, fatto puntualmente verificatosi quando inevitabilmente la giustizia ha dovuto sfiorare la sfera politica.

L’Ufficio di presidenza del Popolo della Libertà esprime pieno sostegno al premier Berlusconi, vittima da 17 anni di una persecuzione che non ha precedenti nella storia dell’Occidente. Stabilisce inoltre di avviare tutte le iniziative politiche necessarie per difendere il diritto di tutti i cittadini ad una Giustizia giusta e di intraprendere tutte le opportune iniziative parlamentari per scongiurare un nuovo 1994 o, ancor peggio, che a determinare le sorti dell’Italia sia una sentenza giudiziaria e non il libero voto dei cittadini.

Diciassette anni di vittimismo giudiziario. Ci sarà una fine? Potremo finalmente occuparci di noi (noi = comunità politica italiana)? Basterebbe un unico gesto: le dimissioni. Non solo da capo di governo, ma anche da parlamentare, e da tutte le cariche del PdL.

Caso Ruby e federalismo, ipocrisia e falsità nei titoli dei giornali

Trecentoquindici, a un solo voto dalla maggioranza assoluta: la compravendita di deputati ha pieno successo. Il Capo del Governo viene salvato dalla sua maggioranza, che a dicembre era la più grande minoranza, e gli atti del Caso Ruby tornano alla Procura aprendo di fatto il conflitto di attribuzione, la via indicata dai machiavellici legali di Silvio per stoppare questo bubbone che è l’inchiesta di Milano.

L’opposizione si è fermata a 298. Altra sconfitta bruciante per Bersani e Co., dopo l’incapacità di incidere nella Giunta per le Autorizzazioni, sul voto di sifducia a Bondi, sulla sfiducia al governo. Ci si chiede che senso ha andare avanti così. Poiché il tanto sbandierato “pareggio” (15 a 15, con voto contrario del Presidente della Commissione Baldassarri, finiano) in Commissione Bicamerale per l’attuazione del Federalismo di oggi è una chimera. E’ stato votato il parere della Commissione e non il provvedimento, che è in realtà un decreto del governo in corso di approvazione durante il Consiglio dei Ministri riunito in questi istanti:

Un titolo come questo è fumo negli occhi. Non verrà stoppato niente. Così come è inutile gridare al “vadano a casa” quando è chiaro che l’intento è quello di fregarsene del parere del Parlamento:

Inutile poi fare ricorso ai Regolamenti parlamentari, la sostanza non cambia: si votava il parere e non il provvedimento che è un decreto ancora da approvare, chiaro no? Non è così automatico, però:

Insomma, ci siete cascati tutti. Ma era un barbatrucco di Bossi.

Ruby Gate, le nuove carte che inchiodano Berlusconi

Sì, B. è sepolto sotto una montagna di carte e non lo sa. E’ una montagna di fango, la stessa che ha coltivato a lungo, come sua corte, e che ora gli tracima addosso come quando capitano le alluvioni.

Le oltre 250 pagine inviate oggi dalla Procura di Milano alla Giunta per le Autorizzazioni sono aggiornate a non più di dieci giorni fa, quando lo scandalo era già in divenire. Impressionante il livore della Minetti, la preferita, l’igenista dentale promossa a consigliere regionale per meriti sul “campo”, verso lo stesso Berlusconi, colpevole di averla scaricata.

Quelli che seguono sono alcuni estratti, a cui ne faranno seguito certamente altri nel corso della notte.

Da un verbale 15/1/2011MakDoum Maria: “giugno 2010 lele mora mi chiese se ero interessata a partecipare ad una serata ad arcore presso la residenza del pres consiglio e se sapevo ballare la danza del ventre e se volevo fare parte del suo harem. Mi trasferì a casa sua da giugno ad agosto.
Mi sono recata ad arcore a luglio. Alla partenza da viale monza c’erano altre ragazze. Le vetture erano……….. prima di arrivare ad arcore si sono materializzate da una stradina laterale delle autovetture con i contrassegni della polizia di stato. Si trattava di una sola macchina con un lampeggiante.
Ognuna di noi si è seduta per la cena dove voleva. Finita la cena il pres disse: “e ora facciamo il Bunga Bunga” e spiegò che cosa era, cioè una cosa sessuale. Lei fa la danza del ventre. Le De Vivo in mutante e reggiseno. Il presidente le toccava e loro lo toccavano nelle parte intime. E si avvicinarono anche a Emilio Fede che le toccava il seno e altre parti intime. Poi la ragazza brasiliana con perizoma ballava la samba in maniera hard.
Il presidente le toccava il seno e altre parti intime.
Anche le altre ragazze ballavano facendo vedere il seno e il fondo schiena, tutte loro si avvicinavano al presidente che le toccava nelle loro parti intime. Sono rimasta inorridita. Se avessi saputo prima quello che si faceva alla villa non sarei andata. Mora: per entrare nel mondo dello spettacolo bisogna pagare un prezzo, cioè vendere il proprio corpo. Gli dissi che non sarei mai stata disposta: sono rimasta emarginata. Ho raccontato a Ferrigno

Il seguito su Il Post Viola