Cafasso è balzato agli onori della cronaca come il pusher di Marrazzo, o il pusher dei trans. Peccato che allo scoppiare dello scandalo che ha deposto il governatore del Lazio, Cafasso fosse già morto. Di infarto, secondo le prime valutazioni. Pare fosse andato in overdose. Qualcuno ha ipotizzato suoi legami con l’ndrangheta e la camorra, se non altro per la zona di approvvigionamento: sud del Lazio, zona Fondi. A Fondi opera l’ndrangheta. Fondi è un centro nevralgico per il mercato ortofrutticolo: vi risiede il secondo più grande centro di smistamento di prodotti ortofrutticoli d’Italia – l’altro è in Sicilia. Marrazzo, lo scorso agosto, decise di rimuovere il presidente del Mof (Mercato Orto-Frutticolo) di Fondi, Giuseppe La Rocca. Subito la protesta del presidente della provincia di Latina,Armando Cusani, secondo il quale la sostituzione è una manovrina per accontentare i Comunisti Italiani e – di fatto – la prosecuzione della colonizzazione della provincia da parte della rappresentanza istituzionale della regione. La sostituzione è stata considerata "uno smacco per tutta la provincia" – sono le parole di Cusani – e male si giudicava l’intenzione manifestata in Regione di acquistare azioni deli’Imof, la società che gestisce gli immobili del mercato per cui negli anni sono stati spesi 75 miliardi della Cassa Mezzogiorno, una vera macchina mangia soldi statali.
Non a caso, a Fondi il consiglio comunale è fortemente influenzato dalla criminalità organizzata. Anzi, la penetrazione dei clan dell’ndrangheta è assolutamente certa. Nota a tutti è la vicenda del mancato scioglimento del consiglio comunale nonostante l’allucinante vicenda che vede coinvolti un ex assessore di Forza Italia, Riccardo Izzi, finito in carcere insieme a diversi dirigenti comunali e a due esponenti della ‘ndrangheta – Venanzio e Carmelo Giovanni Tripodo (reclusi in regime di 41 bis)- che secondo i magistrati antimafia si sono avvalsi delle amicizie politiche e del loro background criminale per imporsi all’interno del mercato ortofrutticolo di Fondi, stabilirne i prezzi e le condizioni di vendita.
E Brenda? Cafasso teneva "per le palle" mezza Roma. Doveva vendere il video di Marrazzo, in fretta, altrimenti lo avrebbero fatto fuori. Poi il video è finito nelle mani dei carabinieri infedeli, di cui Cafasso era informatore. Quei video valevano decine di migliaia di euro. Per Marrazzo si è parlato di cinquantamila. O forse più. Brenda disse di averli cancellati. Forse non era roba sua. Forse li ha cancellati, ma chi li aveva richiesti ora li vuole indietro. Sono andati a bussare alla sua porta, oppure no. L’hanno drogato, derubato del palmare, poi hanno dato fuoco alla sua valigia. Oppure no. La verità è ancora molto lontana, e per Marrazzo si annunciano nuovi scoop.
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Video, foto, pc: i segreti di Brenda – l’Unità.it
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Per sapere chi ha ucciso Brenda occorre chiedersi, e poi scoprire, a chi dava fastidio, quali segreti custodiva e con chi li condivideva
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la morte del trans deve essere letta insieme alla vicenda Marrazzo con tutti i suoi protagonisti di prima e seconda fascia, dai trans ai carabinieri, dal pusher Cafasso alla sua novellata videoteca di vip col vizietto dei viados, e anche quelli rimasti solo sullo sfondo, della cui esistenza non c’è certezza ma una buona probabilità
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ci sono due cadaveri in questa storia, quello del pusher Cafasso e quello del trans Brenda. Troppi per essere un caso. Sufficienti per uno scenario diabolico
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I fatti messi in fila autorizzano al momento a descrivere almeno due scenari. Il primo è quello più semplice, per tutti: una disgrazia, anzi due, rigorosamente slegate una dall’altra.
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pusher Gianguarino Cafasso, informatore dei carabinieri, regista, o forse no, del video sesso e droga con l’ex governatore del Lazio Piero Marrazzo
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l’hanno trovato morto in una stanza d’albergo la mattina del 12 settembre. Overdose. Infarto.
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Ugualmente sarebbe una “disgrazia” anche quella di Brenda, Brendona, nome d’arte di Wendell Mendes Paes, 32 anni, alta più di un metro e novanta, capelli lunghi neri, sesta di seno, mezzo sorriso affilato, modi spicci, quasi aggressivi, rivale di Natalie nel rapporto con Marrazzo, amica di China, un’altra comparsa nello scandalo del governatore
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Brenda era, racconta qualcuno, disperata e depressa, non s’era più ripresa dopo “il caso” e meditava di tornare in Brasile. O di farla finita. Suicidio o morte per asfissia colpa di un incendio partito per caso. E’ lo scenario più semplice
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Assai più convicente la seconda ipotesi, “eliminare le tracce”
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Brenda è stata per un po’ l’amica di Marrazzo mentre Natalie era in Brasile (primi mesi del 2009) e quando è tornata era gelosa di quel cliente che pagava così bene; Brenda aveva girato un video con l’ex governatore, un gioco a tre, con protagonista anche Michelle, un’altra trans
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A verbale Brenda parla di «incontri in un appartamento in via Cortina d’Ampezzo», di foto e di filmati consenzienti, giochi autorizzati, che però Brenda ha detto di aver distrutto per paura quando è scoppiato “il caso”
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che fine ha fatto quel filmato? Chi ha interesse che se ne perda anche la memoria? E poi, quanti altri filmati esistono in circolazione?
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Cafasso, sempre lui, che in questa storia ritorna con puntualità inquietante nonostante si sia fatto di tutto per tenerlo lontano, aveva confessato alle croniste di Libero a cui cercò di vendere il video, «di tenere in mano mezza Roma, i clienti dei trans, un sacco di vip»
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Aggiunse anche di voler guadagnare un sacco di soldi perchè poi se ne voleva andare, «se resto qua mi fanno fuori»
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Marrazzo: «È colpa mia, ma c’è complotto» – l’Unità.it – Annotated
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Le dichiarazioni attribuite a Piero Marrazzo però vengono dichiarate completamente false dall’avvocato Luca Petrucci che assiste l’ex governatore nella vicenda giudiziaria che lo ha coinvolto.
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«Leggo sul Corriere della Sera e su Repubblica – ha detto l’avvocato Petrucci – presunte dichiarazioni di Piero Marrazzo o di suoi ipotetici amici sulla tragica scomparsa del trans Brenda. Tali dichiarazioni, alcune addirittura virgolettate, e con citazioni di sms, sono false dalla prima all’ultima parola. Marrazzo pur informato della moglie su quanto accaduto, non ha mai incontrato o parlato con nessuno di questa tragica vicenda. Ho ricevuto mandato di procedere in tutte le sedi giudiziarie e disciplinari per mettere fine a questo scorretto e diffamatorio modo di fare informazione in violazione dei più elementari principi di rispetto delle persone e della privacy».
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