Oggi Corradino Mineo è intervenuto al Senato. Nel suo discorso, di critica alla riforma del Senato proposta dal governo con il DdL costituzionale Boschi, è presente un cenno alla questione del cosiddetto referendum manipolativo che un emendamento, approvato dalla 1a Commissione Affari Costituzionali al Senato, renderebbe non più ammissibile. Come scrivevo l’altro giorno, se da un lato già la Consulta ha da alcuni anni adottato l’orientamento di escludere quei quesiti che intervenissero in maniera manipolativa, su singole parole o porzioni di frasi, specie in quei casi in cui l’abrogazione rendesse la norma irrazionale o incompleta, dall’altro i referendum in materia elettorale non possono che essere parziali e manipolativi, dato che la legge elettorale è una legge costituzionalmente necessaria alla corretta formazione degli organi dello Stato.
Così Mineo, stamane, in aula al Senato:
spero si rifletta sulle norme che riguardano i referendum, che al di là delle intenzioni sicuramente buone – conosco e stimo la senatrice Finocchiaro – hanno un sapore amaro. Non sarebbe oggi possibile il referendum Segni da cui è nata – bello o brutta che sia – la Seconda Repubblica, perché quel referendum era manipolativo. L’innalzamento delle firme sembra voler punire un istituto di democrazia diretta, mentre si torna non alla democrazia delegata com’era in Costituzione, ma ad una democrazia delegata in cui i partiti hanno troppo potere (Resoconto stenografico Seduta n. 280 de 17/07/14).
Lo cito qui, anche perché è l’unico ad averne parlato.