L’arringa difensiva di Di Girolamo al Senato: sono una persona perbene. L’aula vota sì alle dimissioni.

Eh sì, anche Di Girolamo, la pecorella smarrita, rientrerà nel Regno dei Cieli dei Senatori. Una persona perbene. Orfano già in fasce, dovette sostenere la propria famiglia. In politica ci è arrivato da incensurato. Poi, per la strada, ha incontrato tanti malvagi che gli hanno strappato molte promesse. E lui, così candido e incapace di difendersi dinanzi alla protervia dei “malevoli e dei menzogneri”, ha ceduto. Eh sì, il povero Di Girolamo è stato preso in mezzo.

Non è satira, è il succo del suo discorso di annuncio di dimissioni dalla carica di Senatore pronunciato oggi. Leggete per credere. Intanto l’aula vota sì alle dimissioni. Forse già stasera, Di Girolamo sarà tradotto in carcere.

Legislatura 16º – Aula – Resoconto stenografico della seduta n. 344 del 03/03/2010.

Signora Presidente, onorevoli senatori, ho rassegnato le mie dimissioni dalla carica di senatore della Repubblica italiana. Dopo tanto fango, dopo l’ignominia di un’esposizione mediatica che mi ha descritto agli occhi del Paese come un mostro, usurpatore della politica e del mandato elettorale, credo fermamente che sia arrivato il momento della responsabilità e della verità dei fatti.

Sono convinto di dover rendere disponibile la mia persona, la mia storia personale, la mia esperienza recente, perché chi dovrà giudicarmi possa davvero conoscere i contorni di una vicenda che non è tutta criminale e che potrà finalmente essere vagliata lontano dai riflettori e dal clamore delle prime suggestioni.

Sono entrato nell’Aula del Senato forte di una delega affidatami da 24.500 elettori di tutti i Paesi europei, 24.500 cittadini italiani né mafiosi, né delinquenti. Di una piccola parte di costoro avrebbe abusato un gruppo di individui probabilmente inquinati da frequentazioni criminali. Non mi interpreti come troppo ingenuo, signora Presidente, non ero consegnato anima e corpo a questi figuri. La frenesia della campagna elettorale mi ha spinto a valutare poco e male, e lei, mi auguro, immaginerà che non si diventi mafioso nello spazio di un mattino, colpevole come sono di uno o due incontri disattenti.

Sono entrato in Senato da professionista del diritto incensurato. La mia non è stata una storia semplice. Orfano già in fasce di un prestigioso economista docente universitario, figlio unico, educato al rigore e alle buone maniere da una madre nobile, ho da sempre dovuto provvedere al sostentamento della mia famiglia e sono rimasto negli anni quello che ero: una persona perbene, incapace tuttavia di difendersi innanzi alla protervia dei malevoli e dei menzogneri. In politica ne ho incontrati alcuni, figli di un’altra storia, ben diversa dalla mia, capaci di fagocitarmi nella smania delle promesse. Ho ceduto, certo, signora Presidente, ma le mie colpe verranno circoscritte dalla verità che saprò esporre ai magistrati cui ho deciso di consegnarmi, forte della convinzione di collaborare alla ricerca della verità e della certezza che dovrò riscattare faticosamente il mio onore innanzi alla mia famiglia, ai miei amici ed all’Assemblea del Senato alla quale ho partecipato con orgoglio e dedizione.

Intendo con questa ferma decisione allontanare dalla Camera Alta del nostro ordinamento l’ignominia che mi ha riguardato e che saprò ricondurre alle circostanze ed ai fatti che possono essermi ascritti; quelli, signora Presidente, che riguardano le mie responsabilità e non certamente i contorni di un quadro di compromissioni che oggi mi vengono attribuite ma che non appartengono al mio vissuto reale.

Le chiedo scusa, signora Presidente, di averle procurato imbarazzo. Le scuse più profonde le devo tuttavia a mia moglie ed ai miei figli per quanto hanno patito in questi giorni terribili. Dovranno fare a meno della mia presenza per un lungo tempo. Sarà durissima per me e per loro, ma avrò guadagnato con questa sofferta decisione l’orgoglio del riscatto per me, per il Senato, per la politica tutta.

Forse sarò l’unico ad essere ricordato per aver rassegnato le dimissioni; è un evento davvero poco usuale in questo drammatico momento di storia nazionale. Non importa. Mi affido alla Provvidenza pronto a sfidare ogni falsità, confidando nella verità ed abbracciando con la mia famiglia il progetto di Dio in Cristo, sperando nella vocazione posta nel cuore e nella mente di ogni uomo.

Un’altra parola solamente, Presidente. Avevo scritto questo appunto perché volevo che fosse ben chiaro il percorso che ho voluto e che dovrò affrontare. Vorrei solamente dedicare due parole all’Assemblea per dire che è stata per me una esperienza esaltante ed altissima poter far parte di questa Camera Alta. Non ho assolutamente portato all’interno dell’Aula l’indegnità della ‘ndrangheta o della mafia, così come mi è stato ascritto.

Ho visto una serie di fotografie sui giornali. Vorrei che chi è qui con me in questo momento riflettesse su cosa accade in campagna elettorale. In quell’evento specifico, quella sera ho fatto circa 250 fotografie davanti a quella torta. Vi era quel signore che dicono essere un mafioso, che a me era stato presentato come un ristoratore, proprietario di una catena di ristoranti anche all’estero, quindi persona con relazioni per poter votare all’estero. Ho fatto la fotografia davanti a quella torta successivamente con il parroco del paese, con il sindaco, con il maresciallo dei carabinieri, con 300 persone. Credo che anche voi abbiate fatto delle fotografie e non credo che abbiate preventivamente chiesto in campagna elettorale i documenti o i carichi pendenti alle persone che hanno fatto le fotografie con voi. Però, per queste foto e nel giro di tre giorni è stata completamente annientata la mia vita, la mia vita professionale, politica e quant’altro.

Vorrei in ogni caso ringraziare tutti coloro del Gruppo con il quale mi sono onorato di condividere questi due anni della mia vita. Non farò dei nomi, Presidente e colleghi, e me ne scuserete, perché qualsiasi nome facessi oggi, visto che io sono l’untore ed il Lucifero della situazione, se mi riferissi ad un collega chiamandolo per nome si direbbe che lo stesso è colluso con me ed è mafioso. So che i colleghi sanno a chi è diretta questa indicazione di amicizia e di riconoscimento, ma per loro stessa tutela non li richiamerò nome per nome. Ciò vale anche per dei componenti dell’opposizione che sono stati vicino a me in alcune realtà, in alcuni sogni: il sogno di poter fare qualcosa a livello internazionale, per aiutare l’ingresso della Turchia in Europa, per un riconoscimento di Cipro, per delle ragioni che sicuramente esulano dalla mia vicenda personale, che sono alte, altissime e che non voglio minimamente infangare.

Signora Presidente, concludo il mio intervento, e non vi tedierò più, con l’auspicio che non scontino per la mia vicenda le persone innocenti: sta già accadendo innanzi tutto per la mia famiglia, ma in questo momento anche la realtà degli italiani all’estero è stata annientata, massacrata.

Mi piacerebbe che le riflessioni che voi farete dopo la mia partenza da questa Camera Alta siano tali per cui gli italiani all’estero possano essere considerati una realtà, una parte di un circuito virtuoso e, quindi, un’opportunità e non un problema come da sempre sono stati considerati. Pertanto, con tutte le modifiche che riterrete opportuno apportare a talune modalità della legge elettorale, vi invito a considerare che gli italiani all’estero non possono essere dimenticati né esclusi dalle vita politica del Paese perché ne sono parte essenziale a tutti gli effetti.

Mi premeva sottolineare tutto questo; sicuramente ho dimenticato alcune affermazioni importanti, ma non dimenticherò mai quelli che tra voi mi sono stati amici e vicini in questo periodo e che spero non dimenticheranno me e la mia famiglia.

Ora basta! 25 Ottobre per Marino segretario. Riprendiamoci la politica.

Marino ieri a Ballarò contesta lo scudo fiscale:

PD e IDV divise al voto sul vergognoso scudo fiscale. Le assenze falcidiano i banchi del PD, soprattutto durante il voto della pregiudiziale di costituzionalità presentata da IDV, una sgarberia istituzionale. I due gruppi parlamentari sono andati al voto separatamente, senza una mozione unica, né una intenzionalità unica. E questo rappresenta un danno, sia per il PD che per IDV, la quale resta sempre più isolata e priva di possibilità di incidere nella dinamica parlamentare.
E’ necessario dare un segnale al gruppo dirigente del PD: le primarie sono l’occasione migliore. Non ha alcun senso la polemica di Flores D’Arcais sul cambiamento diidea avuto da Marino sull’opportunità o meno di affiancare alle due liste – quelle dei piombini e quelle dell’associazionismo – una terza lista, chiamata “dei girotondi”. Marino aveva già mostrato perplessità in merito a Luglio, pronunciandosi in favore di una sola lista. Le liste saranno due, una eccezione data solo a esponenti del PD che lo sostengono e che fanno parte del variegato mondo delle associazioni di volontariato, quel mondo di cui Marino si sente di poter essere espressione.
La politica dell’acquiescenza condotta nei confronti di questo governo da parte del Gruppo dirigente attuale continuerà con Bersani anche dopo il congresso. Una vergognosa collusione che non è nemmeno confrontabile con la tedesca Grosse Koalition, che ha portato la socialdemocrazia tedesca alla sconfitta alle elezioni di domenica scorsa. Innanzitutto perché la SPD era al governo con la CDU, e questo per responsabilità istituzionale, non per convenienza. Il PD dovrebbe essere all’opposizione, così almeno sostiene. E invece sottobanco, i gruppi parlamentari alla Camera e al Senato prendono accordi (come sulla RU486 – votiamo sì ma dopo il congresso), oppure si permettono di essere in numero esiguo durante votazioni importanti come quella di oggi sullo scudo fiscale.
E’ ora di dire basta. Riprendiamoci la politica. 25 Ottobre per Ignazio Marino segretario del PD.

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    • ”Siamo pronti ad ospitare il confronto televisivo tra i candidati alla guida del Partito Democratico”. Cosi’,il direttore del Tg5,Clemente Mimun, che ha inviato oggi a Pierluigi Bersani, Dario Franceschini e Ignazio Marino, il seguente invito: ”In vista delle primarie del Partito Democratico,il Tg5 sarebbe lieto di ospitare un confronto tra voi candidati,con modalita’ ed ospiti da concordare insieme,unitamente alla data di trasmissione”.
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    • alla fine di luglio, su questo stesso sito, lanciavo l’idea di una lista “girotondi per Marino”
    • Tal proposta nasceva dalla consapevolezza che la candidatura di Marino aveva la possibilità di vincere esclusivamente se capace di mobilitare una parte dei quattro milioni di elettori del Pd che hanno deciso di non votarlo più nell’anno intercorso tra le politiche e le europee
    • ho formulato a fine luglio “undici punti”, assolutamente non esaustivi ma chiaramente indicativi di un orientamento intransigente contro ogni tentazione di inciucio e dunque nei confronti di tutti i dirigenti del Pd
    • E ho chiesto a quanti fossero iscritti al Pd e condividessero tali punti, di dare la loro disponibilità a candidarsi in questa lista di “girotondi per Marino”, di raccoglier le firme per presentarla, di impegnarsi a sostenerla nelle settimane precedenti le primarie
    • Il meccanismo delle primarie non prevede infatti che si voti direttamente per un candidato, ma che si voti per una delle liste che lo sostengono.
    • circa duecento iscritti al Pd hanno mandato la loro disponibilità ad essere candidati, la maggior parte allegando un dettagliato curriculum
    • Ho perciò messo al corrente Ignazio Marino di questi promettenti risultati
    • Marino si è detto favorevole, con un calore che a tratti mi è sembrato entusiasmo, e in un dialogo con me per la rivista MicroMega (dal 25 settembre in edicola, e che spero leggerete con interesse, perché ricchissimo anche su altri temi) ha ribadito la sua decisione positiva, ed ha anzi spiegato la sua intenzione di essere appoggiato da tre liste: una legata a dirigenti locali del Pd (l’on. Meta e i “piombini” di Civati, per intenderci), una quella da me proposta, e una che fosse espressione del mondo delle associazioni e del volontariato.
    • Qualche giorno dopo, però, in risposta alle mie sollecitazioni per dare pratica realizzazione al progetto, Marino mi rispondeva che a seguito di una consultazione con il suo staff era stato deciso di rifiutare la nostra lista “girotondi per Marino”.
    • Gli argomenti addotti (che più liste comporterebbe la dispersione di alcuni “resti”, e che la sua impostazione per un “partito dei circoli” esclude più liste di appoggio) mi sono sembrati e mi sembrano francamente speciosi. Esistevano anche prima.
    • sul piano tecnico i “resti” vengono conteggiati a livello regionale e nazionale, e sono più che compensati dalla possibilità di raccogliere consensi in ambienti con sensibilità politiche diverse, consensi che mai convergerebbero su una sola lista
    • Credo che con questa scelta la candidatura di Marino perda ogni chance di successo, e possa dar vita ormai solo ad una presenza di minoranza, cioè ad una “corrente” di quadri intenzionati a “condizionare” il nuovo segretario
      • – post by cubicamente: Ma davvero Flores D’Arcais pensa che la sua mini lista avrebbe consentito a Marino di poter vincere? Crede davvero di avere la capacità di influenzare i quattro milioni di elettori persi per strada nella diaspora del dopo Lingotto? A me che scrivo pare che Flores D’Arcais sbagli. Già a Luglio Marino aveva detto no a una lita di estrazione girotondina. Aveva detto, “una sola lista”. Ne verranno fatte due, ma con la sola necessità di ricomprendere l’area dell’associazionismo. Marino è il candidato dei piombini, non dei girotondini. Il movimento dei girotondi si è spento qualche anno fa. E’ un anacronismo tentare di riproporlo come se fosse una novità. Flores D’Arcais farebbe bene a prodursi in grandi sforzi per parlare di Marino e della sua mozione, sarebbe più utile che sciupare tutto in queste beghe da quattro soldi.
    • Prospettiva che ho sempre considerato di spessore nullo rispetto alla drammaticità della crisi che stiamo vivendo.

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Scudo fiscale: le pregiudiziali di incostituzionalità erano due. PD e IDV divise. La Camera vota la fiducia.

A cosa serve la fiducia sullo scudo fiscale? Non certamente per fronteggiare l’opposizione. PD e IDV sono andate al voto in ordine sparso, con grandi defezioni nel PD, come ha riportato il fatto. E le pregiudiziali di incostituzionalità erano due: un testo per il PD, un testo per IDV.
E allora la fiducia serve ad annichilire l’opposizione interna alla maggioranza. A mettere a tacere quel gruppo di peones che non ce la fa più a mandar giù il groppone. Lo stesso Fini ha accelerato l’iter di questa inutile discussione per consentire al Presidente della Repubblica di prendere in esame il testo “prima possibile”.
La fiducia arriva ora, ore 21,01. Un’opposizione solidale, di questo ci sarebbe bisogno. di questo parlo nel prossimo post.
Questo il testo della seduta di oggi:

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI

La seduta comincia alle 18,20.

La Camera approva il processo verbale della seduta del 28 settembre 2009.

I deputati in missione sono ottantuno.

Seguito della discussione del disegno di legge S. 1749, di conversione, con modificazioni, del decreto-legge n. 103 del 2009: Disposizioni correttive del decreto-legge anticrisi n. 78 del 2009 (approvato dal Senato) (A.C. 2714).

Nella seduta del 29 settembre 2009 il Governo ha posto la questione di fiducia sull’approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, dell’articolo unico del disegno di legge di conversione.

Pag. II


(Dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia)

SIEGFRIED BRUGGER (Misto-Min.ling.). Richiamata l’importanza cruciale delle disposizioni sul cosiddetto scudo fiscale, manifesta contrarietà alla misura, introdotta dal Senato, volta ad estendere la possibilità di rimpatrio dei capitali illecitamente detenuti all’estero con la previsione dell’impunità per gravi reati societari e tributari, peraltro con prospettive incerte circa l’effettivo rimpatrio dei capitali stessi. Dichiara quindi che la sua componente politica negherà la fiducia al Governo, stigmatizzando inoltre il ricorso per l’ennesima volta a tale strumento.

DANIELA MELCHIORRE (Misto-LD-MAIE). Espressi sdegno e netta contrarietà alle disposizioni del decreto-legge in esame concernenti il cosiddetto scudo fiscale, che giudica scandalose, inefficaci e irresponsabili, dichiara che la sua componente politica negherà la fiducia al Governo.

MARIO BACCINI (Misto-RRP). Dichiara che la sua componente politica accorderà la fiducia al Governo, ritenendo che il decreto-legge in esame si inscriva nel contesto delle positive misure varate dall’Esecutivo per sostenere l’economia del Paese, favorendo in particolare le fasce più deboli della popolazione.

Pag. III

CARMELO LO MONTE. Nel manifestare un orientamento non pregiudiziale e complessivamente positivo sul decreto-legge in esame, ravvisa, tuttavia, talune criticità nelle disposizioni relative allo scudo fiscale, che reputa di carattere eccezionale e quindi inadeguate a reperire risorse per interventi strutturali. Evidenziata, inoltre, la necessità di recuperare il ritardo infrastrutturale del Mezzogiorno, dichiara che la sua componente politica confermerà la fiducia al Governo.

ANTONIO DI PIETRO (IdV). Stigmatizzate le gravi e reiterate lesioni delle prerogative del Parlamento perpetrate dal Governo anche nel corso dell’iter del decreto-legge in esame, esprime indignazione per i contenuti del medesimo, che ritiene dettati da interessi meramente personali del Presidente del Consiglio, giudicando di stampo criminale e costituzionalmente illegittime le norme sullo scudo fiscale e paventando il rischio che le stesse agevolino la malavita organizzata. Contestata inoltre la surrettizia introduzione di una amnistia per gravi reati, dichiara che il suo gruppo negherà la fiducia al Governo, rivolgendo altresì un appello al Presidente della Repubblica a non promulgare – qualora approvata – la legge di conversione del provvedimento d’urgenza in esame.

Pag. IV

PIER FERDINANDO CASINI (UdC). Lamentato l’ennesimo ricorso, da parte del Governo, alla questione di fiducia su un provvedimento d’urgenza, giudica negativamente le disposizioni sullo scudo fiscale, che premia esclusivamente chi ha posto in essere comportamenti illeciti, nonostante lo stesso Ministro Tremonti abbia indicato nella carenza di etica e nella mancanza di regole le cause della grave crisi economica in atto. Giudicata altresì particolarmente odiosa e di dubbia costituzionalità la sanatoria per reati tributari e societari, sottolinea come la politica del Governo, forte con i deboli e debole con i forti, mortifichi i cittadini onesti.

Pag. V

LUCIANO DUSSIN (LNP). Giudicate le dichiarazioni degli esponenti delle opposizioni offensive, non veritiere e improntate ad un catastrofismo strumentale, utile anche a celare le responsabilità storiche del centrosinistra nella politica economica e fiscale condotta in passato, segnatamente sul versante delle privatizzazioni, rivendica al Governo e alla maggioranza di centrodestra gli importanti risultati conseguiti nella lotta alla mafia e alla criminalità economica, con particolare riferimento agli accertamenti tributari e al recupero dell’evasione fiscale. Ricordato, quindi, che le disposizioni sullo scudo fiscale renderanno disponibili per il sistema economico le risorse necessarie ad una effettiva ripresa e non favoriranno, invece, il paventato riciclaggio dei proventi di reati diversi da quelli fiscali, dichiara che il suo gruppo confermerà la fiducia al Governo.

ANTONELLO SORO (PD). Espressa forte indignazione per le disposizioni in tema di scudo fiscale, giudicato una vergognosa ed iniqua sanatoria tombale che infligge un grave vulnus alla legalità, paventa il rischio che dall’attuazione delle stesse derivino insoddisfacenti risultati finanziari ed un rilevante aumento dell’evasione fiscale. Nel ritenere che il Governo abbia occultato ai cittadini la verità sugli effetti del provvedimento d’urgenza in esame e sulle dinamiche della crisi economica celando l’inefficienza della sua politica, invita il Presidente della Camera a riconsiderare la prospettata ipotesi di conclusione forzosa del dibattito, che costituirebbe un grave precedente. Dichiara, infine, che il suo gruppo negherà la fiducia al Governo.

Pag. VI

PRESIDENTE. Nel precisare che in base al dettato costituzionale la Camera ha il diritto di votare un decreto-legge, a garanzia del dovere che le istituzioni devono avvertire di essere trasparenti, sottolinea che, come espressamente previsto dal Regolamento, il Presidente della Camera ha il dovere di rendere possibile l’esercizio del voto da parte di ogni deputato e dunque ha la prerogativa di avvalersi delle norme che rendono vano l’ostruzionismo politico, pur legittimo, ma teso a far decadere il decreto-legge in esame.

Pag. VII

FABRIZIO CICCHITTO (PdL). Stigmatizzate le considerazioni del deputato Di Pietro, il cui comportamento non è stato sempre coerente con le posizioni sostenute, esprime apprezzamento per l’azione di contrasto ai paradisi fiscali posta in essere dal Governo, nell’ambito di una strategia internazionale finalizzata ad arginare la crisi economica in atto. Sottolinea quindi che le misure sul rientro dei capitali detenuti all’estero sono volte anche ad impedire, in futuro, la reiterazione di comportamenti illeciti. Giudica inoltre impropri taluni rilievi critici dell’opposizione, secondo la quale le norme sulla non punibilità di alcuni reati tributari e societari configurerebbero una vera e propria amnistia, atteso che tali disposizioni si sono rese necessarie per garantire la corretta applicazione dello scudo fiscale.

Pag. VIII

La seduta, sospesa alle 19,25, è ripresa alle 19,35.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI

PRESIDENTE. Indìce la votazione per appello nominale sull’articolo unico del disegno di legge di conversione, nel testo delle Commissioni, identico a quello approvato dal Senato, sulla cui approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia.
(Segue la votazione).

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    • Anche l’Idv ha presentato una pregiudiziale di costituzionalità per motivi analoghi a quelli del Pd. “Lo scudo fiscale
      ha gli stessi effetti di un’amnistia e secondo al nostra costituzione per approvarla ci vuole una maggioranza qualificata”, ha spiegato il presidente vicario dei deputati dell’Italia dei Valori Fabio Evangelisti.
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    • A sole due settimane dal via (il 15 settembre) la quantità di denaro già rimpatriato è “superiore a ogni aspettativa”, scrive ItaliaOggi.
    • Lo scudo fiscale sta suscitando grande interesse presso i contribuenti, secondo quanto riferiscono gli intermediari – banche, sim, fiduciarie, commercialisti. E il quotidiano già la chiama “febbre” da scudo fiscale. Si tratta solo dei primi calcoli, sussurrati “a mezzabocca”, ma secondo alcuni sarebbero già rientrati 8 miliardi, secondo altri 10 o ancora di più.
    • La scorsa settimana il Senato ha dato via libera all’emendamento Fleres che amplia la copertura dello scudo e la platea dei potenziali beneficiari, pur restringendo la scadenza per aderire al 15 dicembre, ma le modifiche devono ancora passare alla Camera dei deputati, dove oggi riprende l’esame della legge di conversione del decreto 103/09
    • I deputati democratici rilevano “l’incostituzionalità del decreto in discussione a Montecitorio perché sul piano sostanziale lo scudo favorisce le attività di riciclaggio, in particolare delle organizzazioni criminali e terroristiche, creando una corsia preferenziale ai proventi di delitti gravi che finiranno per mimetizzarsi nella massa dei capitali che rientrano mentre sul piano del diritto si pone in contrasto con la direttiva 2005/60/CE concernente la prevenzione dell’utilizzo del sistema finanziario a scopo di riciclaggio dei proventi di attività criminose e di finanziamento del terrorismo nonché della direttiva 2006/70/CE che ne reca misure di esecuzione”.
    • DONADI (IDV): FIDUCIA BLINDA NORMA CRIMINOGENA – “Siamo ormai abituati ai costanti schiaffi del governo al Parlamento, ma questa fiducia è ancora più incomprensibile delle altre, perché blinda una norma criminogena che è un vero e proprio favore a mafiosi e criminali. Un atto antidemocratico di una gravità estrema che rivela il vero volto di questa maggioranza. Ci opporremo con tutte le nostre forze a questo brutale atto di arroganza contro tutti i cittadini onesti”. Lo afferma il presidente dei deputati Idv Massimo Donadi.
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    • Terminata la discussione generale si va verso la fiducia per il contestato scudo fiscale.
    • I deputati del Pd hanno presentato una pregiudiziale di costituzionalità al decreto legge che contiene lo scudo fiscale, primo firmatario il presidente Antonello Soro. «Il decreto prevedeva, secondo le iniziali intenzioni esposte dal governo, una serie limitata e puntuale di interventi correttivi del decreto legge dello scorso luglio – evidenziano i deputati – ma l’introduzione dello scudo fiscale, teso a favorire il rientro di capitali dall’estero, è stato strumentalmente trasformato in mezzo per realizzare un vero e proprio condono tributario e un’amnistia mascherata».
    • Per i deputati Democratici quindi l’incostituzionalità del decreto in discussione a Montecitorio si riscontra sul piano «sostanziale» e su quello «del diritto»: lo scudo «favorisce le attività di riciclaggio, in particolare delle organizzazioni criminali e terroristiche, creando una corsia preferenziale – affermano – ai proventi di delitti gravi che finiranno per mimetizzarsi nella massa dei capitali che rientrano». Infine, concludono, si pone «in contrasto» con alcune direttive europee.
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    • Ieri il Fatto domandava: “Ma il Pd dov’è?”. Ieri, puntuale, il Pd ha risposto: siamo momentaneamente assenti. Almeno fino al congresso. Purtroppo il Parlamento non si ferma: ieri si votava la pregiudiziale di incostituzionalità dell’Italia dei valori contro scudo fiscale (tutte le opposizioni si erano associate). Risultato: presenti 485, votanti 482, astenuti 3, maggioranza 242. Contro lo scudo 215, a favore 267. Traduzione: malgrado la ressa sui banchi del governo, Pdl e Lega sarebbero andati sotto (70 assenze su 329) e lo scudo sarebbe stato bocciato. Peccato che in aiuto del centrodestra sia arrivato il soccorso “rosa”. Quasi un deputato Pd su quattro era altrove (28% di assenze, 59 su 216). Quasi al completo i dipietristi (24 su 26). Più virtuosa del Pd è stata persino l’Udc (8 assenti, 29 al voto su 37). Bastavano 27 deputati di opposizione, quindi, per seppellire il mega-condono. Domani pubblicheremo i nomi degli assenteisti salvascudo. Ma quattro a caso ve li anticipiamo: Franceschini, Bersani e D’Alema. I veri leader.

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Prima che il paradiso fiscale divenga un purgatorio. Il condono sulla fiducia.

Lo scudo fiscale non è compatibile con la politica decisa a Luglio al Consiglio EcoFin. Questo deve essere detto, poiché nessuno oggi ricorda che a Luglio il ministro Tremonti si vantava in aula a Bruxelles con i colleghi di aver avuto delle grandi idee e di lavorare a stretto contatto con GB, Francia e Germania, in linea con quanto stava facendo Obama in USA, e questo per combattere la crisi finanziaria, la peggiore crisi dal 1929.
Ma ecco che a Ottobre il governo debba fare cassa e Tremonti allunga il gomito a Mr b e gli mette sotto al naso questa bozza di condono, ma da chiamarsi “scudo” che così si confondono le idee. Un modo per accontentare il capo, che così fa rientrare qualche gruzzoletto, e per mettere fieno in cascina, in barba alla legge sul falso in bilancio, già depenalizzato dagli stessi che ora governano. Con lo scudo, s’introduce anche un altro aspetto dirompente, che lede il principio dello stato di diritto, questo lo si fa attraverso il “cavallo di troia” dell’anonimato. Vale a dire, queste persone, colpevoli di evasione fiscale, non sono neanche identificate, non sono neanche sottoposto a mezzo procedimento, che dico, a una notifica, niente. Sono di fatto amnistiate. Sono anonimi che fanno transitare al confine valigette di soldi delle quali non si sa la provenienza e che lo Stato preleva in minima percentuale, un tributino per il servizio prestato.
In realtà si è dato un pugno nello stomaco ai criteri OCSE. Si è sputato sul piatto dove a Luglio si è mangiato. E si è bypassato ancora una volta il Parlamento, poiché su questo Ddl verrà posta la questione di fiducia. Non interessa la discussione, interessa non perdere tempo, prima che i partner europei impongano delle regole comuni, prima che il consesso del G20 decida per una regolamentazione degli scambi finanziari, prima che il paradiso divenga un mezzo purgatorio.

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    • E’ partito con una rissa ieri al consiglio Ecofin quello che il ministro Tremonti ha definito «l’ assedio ai paradisi fiscali» e all’ evasione fiscale che vi si consuma.
    • «In molti paradisi – ha detto il ministro dell’ Economia – ci sono più società di panama che abitanti. Noi stiamo lavorando, come Regno Unito, Francia e Germania, su alcune ipotesi, in parte simili a quanto leggo sul piano Obama».
    • Tre le direttrici dell’ iniziativa italiana contro l’ evasione: 1) «inversione dell’ onere della prova (se il capitale è depositato in un paradiso si presume che sia originato da evasione salvo prova contraria); 2) sanzioni aggravate se il capitale evaso viene depositato in un paradiso fiscale; 3) più attenzione sui redditi nei paradisi».
    • La pubblicazione della lista Ocse, fortemente voluta da Franciae Germania, era stata decisa al vertice del G20 a Londra
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    • Il governo pone alla Camera la questione di fiducia sul decreto legge correttivo al pacchetto di misure anti-crisi e che contiene le norme sullo scudo fiscale.
    • Quella che il governo Berlusconi ha chiesto alla Camera sul decreto correttivo delle misure anticrisi, che contiene le norme sullo scudo fiscale, è la 25/a fiducia nei 17 mesi di questa legislatura.
    • La conferenza dei capigruppo di Montecitorio, convocata per domani mattina alle 10, stabilirà il calendario preciso delle ultime fasi del passaggio del testo. La fiducia sarà votata presumibilmente domani sera, mentre giovedì è atteso il via libera definitivo al decreto sulla sanatoria per il rientro dei capitali dall’estero, che diventerà legge.
    • Le opposizioni, che hanno approfittato di tutti gli spazi consentiti dal regolamento di Montecitorio per prendere la parola, attaccano Esecutivo e maggioranza convinti che lo scudo
      fiscale sia «uno schiaffo agli onesti», come dice il segretario del Pd Dario Franceschini, e addirittura «favorisca la criminalità», come sostiene l’Italia dei Valori.
    • Il fronte del no però intanto si allarga e oggi anche Famiglia cristiana si schiera apertamente contro lo scudo fiscale («l’ennesima beffa per la gente onesta») e definisce Tremonti «un furbetto del governino».
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    • [NRC Handelsblad]

    • Gli evasori fiscali italiani possono rilassarsi e prendere fiato. Il Senato approva oggi una legge che rende possibile riciclare il denaro sporco depositato all’estero a condizioni molto convenienti. Chi dichiara entro il 15 dicembre i propri fondi neri giacenti nei paradisi fiscali dovrà pagare solo il 5 per cento di tasse, contro il circa 40 per cento prelevato dalle entrate degli italiani onesti.
    • Chi fa la dichiarazione può contare sull’anonimato. Anche coloro che hanno ottenuto guadagni non dichiarati attraverso il falso in bilancio non saranno perseguiti.
    • “Questo è riciclaggio di Stato”, ha detto il leader del partito Italia dei Valori, Antonio di Pietro. “Una vergogna”, sostiene Dario Franceschini, capo dell’opposizione di sinistra, il Partito Democratico. Gli Italiani onesti sono secondo lui svantaggiati dal provvedimento.
    • Tremonti prevede che circa 100 miliardi di euro in nero verranno dichiarati. Spera di incassare 5 miliardi di euro per le casse dello Stato. Secondo Tremonti il provvedimento rispetta le condizioni che l’OCSE pone alle legislazioni per il rientro dei capitali dall’estero.
    • Nessun altro Paese sta considerando un approccio così timido come quello italiano. In Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti gli evasori fiscali devono comunque pagare le tasse. Solo una parte della multa può essere condonata. Chi ha ottenuto il denaro da pratiche illegali o criminali rimane perseguibile.
    • Sei anni fa il governo Berlusconi di allora aveva già concesso agli evasori italiani una legge indulgente per il riciclaggio del denaro. Ai tempi l’operazione aveva fruttato 2 miliardi di euro al Tesoro ed era stato detto che si trattava dell’ultimo condono generale.

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