Non sono un mostro, ha affermato ieri il senatore che nessuno candidò e che nessuno conosce. Nicola Di Girolamo è un ramo della malapianta che dalla Calabria arriva fino al nord, a sversare droga, soldi sporchi, cemento e tondini di ferro, abusando della legge e del territorio.
Lo scaricano tutti, a cominciare da Schifani. Gianfranco Fini non lo ha mai candidato – eppure era in quota AN. La Russa è stato il primo a scaricarlo. “Riciclaggio, vicenda di gravità assoluta”. Era Di Girolamo, secondo il gip, il pesce pilota, insieme a Mokbel, dell’ndrangheta verso il mondo delle telecomunicazioni. Convertivano i soldi delle frodi fiscali in opere d’arte (che Tanzi abbia suggerito l’idea?). Di Girolamo è già stato oggetto di una richiesta di arresto, negata prontamente dal Senato, sia in Commissione che in Aula:
Il 24 giugno 2008, a pochi mesi dalle Politiche, la Giunta elezioni e immunità parlamentari nega (compatta da destra a sinistra) l’arresto ai domiciliari richiesto dal Tribunale di Roma per falso in atto pubblico (residenza all’estero, in Belgio). Dieci senatori, compreso Follini, avevano partecipato alla discussione: Casson, Sanna, Lusi, Adamo del Pd, Pastore , Musso, Valentino e Saro del Pdl, Li Gotti dell’Idv: “Non c’è il rischio dell’inquinamento delle prove né di fuga”. E Follini: “Ha prevalso il buon senso”. Soltanto il rappresentante del partito di Di Pietro aveva votato sì all’arresto (fonte: L’antefatto).
Poi è stato sottoposto per tutto il 2009 alla verifica della regolarità della sua elezione da parte della Giunta Elezioni e Immunità parlamentari. Chi oggi lo ha scaricato, ieri lo difendenva a spada tratta. Gasparri si consumava nella richiesta della sospensiva dell’iter di verifica per evitare la custodia cautelare a Di Girolamo:
La decadenza di Di Girolamo è frutto di una falsa dichiarazione di residenza in Belgio, rilasciata per potersi candidare nelle liste del Pdl. Un fatto che non è passato inosservato al primo dei non eletti del centrodestra, Raffaele Fantetti, che ha presentato un ricorso alla Giunta reclamando il seggio. E l’ anomalia è finita anche nei tribunali perché la procura di Roma ha aperto un’ inchiesta, arrivando a chiedere anche la custodia domiciliare di Di Girolamo (fonte Archivio La Repubblica – 21 ottobre 2008).
Insomma, Di Girolamo viene “infilato” nelle circoscrizione estero. Viene fatto passare per residente in Belgio, con documentazione falsa. Poi, quando viene scoperto da un altro candidato del PdL, gli viene fornita la migliore assistenza possibile da parte di un avvocato come Carlo Taormina. Il Belgio è un paese comodo, ha una forte comunità italiana frutto dei flussi migratori degli anni ’50. Terreno fertile in cui i rami della malapianta hanno prosperato. Hanno avuto gioco facile nel riempire le schede bianche della circoscrizione estero con i nomi del senatore.
Non è una novità il fatto di trovare l’ndrangheta in Europa. Successe già con la strage di Duisborg, nel ferragosto del 2008. Per Nicola Gratteri, procuratore aggiunto della dda di Reggio calabria, fra i massimi conoscitori del fenomeno malavitoso in Calabria, “oggi i picciotti viaggiano, studiano e si godono la vita in giro per il mondo”.
“La ‘ndrangheta ha prosperato indisturbata perché è sempre stata remissiva, col cappello in mano, mentre Cosa nostra faceva le stragi. Ma noi ai tedeschi lo dicevamo già dieci anni fa: state attenti che la ‘ndrangheta è dappertutto e prima o poi vi ritrovate come noi”, dice Gratteri con amarezza perché “sì, oggi c’è collaborazione soprattutto con la polizia svizzera e tedesca ma la legislazione antimafia dei Paesi europei sta all’anno zero” (fonte Reuters).
“High tech e lupara”, è la sconcertante ma fedele fotografia che Nicola Gratteri ci dà della ‘ndrangheta, oramai a tutti gli effetti un fenomeno criminale di portata internazionale che, dopo lunghi e colpevoli ritardi, inizia finalmente a essere percepito nella sua vera dimensione. A rivelare la forza dell’organizzazione criminale calabrese bastano poche cifre: il suo fatturato annuo è di 44 miliardi di euro, il 2,9% del Prodotto interno lordo. Il “core business” è rappresentato dal traffico di droga (la ‘ndrangheta controlla quasi tutta la cocaina che circola in Europa): un ricavo di 27.240 milioni di euro all’anno, il 55% in più rispetto al ricavo annuo della Finmeccanica, il gigante dell’industria italiana. A questa spettacolare espansione fa da contraltare il degrado sociale e ambientale della Calabria, prigioniera di una criminalità che la opprime, ne sfrutta famelicamente ogni risorsa e poi l’abbandona impietosamente al suo destino. La crescita e la fortuna di questa malapianta viene raccontata attraverso temi ed eventi cruciali: dalle lontane origini alla stagione dei sequestri di persona, all’espansione sul territorio italiano e all’estero; dalle collusioni con la politica alla conquista della leadership nel traffico di droga, alle inquietanti vicende dei rifiuti tossici.
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La malapianta, Nicola Gratteri, Nicaso Antonio
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