Metodo Boffo per tutti. La prima pagina de Il Giornale di stamattina è qualcosa di incredibile. Solo un catenaccio, molto piccolo sulla Libia. Il resto è bastone. A volontà. In primis per umberto Eco, reo di aver affermato che anche Hitler è stato eletto dal popolo, perciò una democrazia non è tale solo in virtù del voto popolare. Apriti o cielo: Eco “userebbe” la marocchina come un’arma. Che fantasia.
Il veleno peggiore è riservato per Saviano, altro protagonista del Palasharp:
“Luigi Saviano è imputato, insieme ad altri medici e professionisti, con l’accusa di truffa, ricettazione, corruzione e concussione ai danni dell’Asl” di Napoli […] “L’imbarazzo del paladino della legalità”.“Nelle contestazioni mosse a Luigi Saviano, nero su bianco si parla del ‘suo ruolo in seno all’organizzazione, in particolare quello di assicurare ai gestori di tali centri un ingiusto profitto derivante da una serie cospicua di ricette riportanti prescrizioni fittizie di analisi cliniche’. (…) I fatti risalgono al periodo 2000-2004, ma il 19 maggio prossimo il tribunale di Santa Maria Capua Vetere dovrà decidere se accorpare al procedimento riguardante il papà dello scrittore un secondo filone, nel quale vengono contestati gli stessi reati che sarebbero stati commessi fino al 2006 e che vede alla sbarra gli stessi imputati”[…] “La parola passa ora al tribunale, anche se il processo sembra destinato a finire in prescrizione. Giuridica, non medica”.
La vicenda è vecchia, ma così è il Metodo Boffo: si rimesta nel cestino dell’immondizia alla ricerca di qualche notizia datata cheserve allo scopo di sporcare la figura di chi critica il Padrone. Il solito copione che questa volta è incentrato su un’inchiesta del 2004, mentre nel titolo non c’è alcuna evidenza di questo. Il fatto è noto e ne potete trovare traccia negli archivi del Corriere del Mezzogiorno. Nemmeno un cenno, poi, al fatto che “i rapporti fra lo scrittore e sue padre si sono interrotti ben prima che l’uomo fosse inquisito (e imputato)” (Corriere.it, cit.).
Rapporti che hanno portato lo scrittore a vivere da solo a Napoli, nei Quartieri Spagnoli a ridosso di via Chiaia, laurearsi tra mille difficoltà, anche economiche, diventare uno dei migliori allievi del professor Alfonso Barbagallo, a cominciare a scrivere per il «Bollettino sulla camorra» e le illegalità del Corriere del Mezzogiorno a partire dal gennaio 2005. Roberto aveva rotto con il padre, non lo tratta bene nel suo libro «Gomorra» (basta leggerlo per capire il distacco tra i due) e con lui non ha avuto rapporti da quando c’è stata la frattura. Chi, approfittando del fatto che il 19 maggio ci sarà l’udienza per decidere se «fondere» il procedimento che riguarda fatti del 2000-2004 a quelli che sono stati commessi in seguito, oggi riporta la notizia non scopre niente di nuovo (ibidem).
Poi in questa torbida prima pagina c’è pure spazio per la Boccassini, rea di aver voluto arrestare Garibaldi, ma non l’eroe dei due mondi, sia chiaro, bensì la nipote. Un titolo furbino che fa riferimento ad una vicenda precedente addirittura a Mani Pulite, processo Duomo Connection:
La pronipote dell’Eroe dei due mondi: “Quand’ero nel Psi venne la Digos a casa mia dicendomi che ero implicata in un giro di tangenti e traffico d’armi. Rimasi sotto il torchio della pm fino all’alba: voleva che facessi il nome dell’ex sindaco Pillitteri. Le accuse? Svanite…” (Il Giornale.it).
Di che cosa è accusata ora la Boccassini? Di aver fatto il suo mestiere? Se ci fate caso ce n’è anche per i magistrati del caso Scazzi e per quelli del tabaccaio giustiziere. Insomma, un capolavoro di ignoranza.