I retroscena della liberazione di Rossella Urru

Saharamedia.net rivela in un articolo che la liberazione di Rossella e dei cooperanti spagnoli è avvenuta soltanto dopo la liberazione dei due presunti rapitori, arrestati a Dicembre 2011 presso la località di Nouadhibou, nel nord-ovest della Mauritania. Si tratta di Maminna Alaaguir Ahmed Baba, nato nel 1982, che attaccò direttamente il campo" nei pressi di Tinduf e aveva prelevato i tre cooperanti; il secondo uomo, Hamady Aghdafna Ahmed Baba, nato nel 1979, secondo le autorità mauritane, diede"un grande aiuto durante il rapimento". I due sarebbero entrati clandestinamente in Mauritania, provenienti dal fronte Polisario, nel sud dell’Algeria, probabilmente a fine Novembre 2011. I servizi di sicurezza della Mauritania ritennero il loro comportamento – durante il soggiorno in Nouadhibou – particolarmente sospetto. In sostanza i due avrebbero eseguito il rapimento, quindi avrebbero venduto gli ostaggi a AQMI o Mujao. Una volta concluso “l’affare”, si sarebbero spostati in Mauritania. La liberazione dei due è stato l’elemento che ha appianato le ultime difficoltà nelle trattative.

Le autorità spagnole avevano inviato già Martedì pomeriggio un aereo alla volta della capitale mauritana. Poi il luogo del ritiro degli ex ostaggi è stato spostato nella capitale del Burkina Faso, Ouagadougou, dove i tre dovevano arrivare già ieri sera, ma una tempesta di sabbia ha imposto ai mediatori italiani e spagnoli il ritorno nella città di Gao.

Rossella Urru è libera, nuove voci dal Mali

Fonte Saharamedia.net

Rossella Urru e i due cooperanti spagnoli sarebbero stati liberati nel nord del Mali. L’annuncio di esponenti di Ansar Dine. Il ministero degli esteri spagnolo ha confermato la notizia assicurando che i tre rapiti stanno bene. Sono liberi e stanno per essere trasferiti in una “base sicura”.

“Siano considerati liberi in quanto le nostre condizioni sono state rispettate”, ha detto uno dei leader di Mujao, Mohammed Ould Hicham, a AFP. Ha anche detto che è stato pagato un riscatto, ma non ha rivelato la cifra. Qualche mese fa erano stati chiesti 30 milioni di euro per la liberazione delle due donne (Al Arabiya). AlAkhbar, testata giornalistica mauritana, riporta la notizia secondo la quale sarebbe stato liberato un prigioniero islamista, tale Memine Ould Oufkir, arrestato dalle autorità di Nouakchott nei giorni immediatamente successivi al rapimento.

http://politica.elpais.com/politica/2012/07/18/actualidad/1342619563_870767.html

Anche Giulio Terzi ha confermato la notizia: http://www.repubblica.it/esteri/2012/07/18/news/rossella_urru_forse_liberata_la_farnesina_sta_verificando-39273338/

Secondo El Pais, i tre cooperanti sarebbero stati liberati nella città di Gao, una delle città del Sahel separatista, poi caduta sotto il controllo degli islamisti di Mujao, Movimento per l’unicità e la jihad in Africa Occidentale, il gruppo che aveva rapito i tre occidentali. Solo dieci giorni fa i pochissimi Tuareg del MNLA che ancora presidiavano la città, furono costretti ad abbandonarla sotto i colpi ddelle armi di Mujao.

A Gao a prendere l’iniziativa è stato il Movimento per l’unicità e il jihad in Africa occidentale () che ha occupato il quartier generale del Movimento nazionale per la liberazione dell’Azawad (), ucciso diversi guerriglieri tuareg e ferito il loro capo, Bilal Ag . Di Acherif non si sa molto se non che potrebbe essere stato trasferito in Burkina Faso. Ad essere ferito sarebbe stato anche un altro responsabile tuareg, Mahamadou Djeri Maïga (Atlas).

Lo scontro fra i Tuareg del MNLA e i gruppi islamici era nell’aria. Dopo il fallimento delle trattative sulla predisposizione di un governo indipendente dell’Azawad, i gruppi jihadisti presenti nell’area hanno cominciato a spadroneggiare le città, da Kidal a Gao. In Timbuctù i fanatici di Ansar Dine hanno cominciato a distruggere le tombe dei santi islamici e la Porta della Resurrezione di Sidi Yahia.

Nelle ultime ore il governo di Bamako, per bocca del premier maliano Cheick Modibo Diarra, ha annunciato di essere preparato “a tutte le opzioni” per riconquistare il nord del Paese occupato dagli islamisti. Il governo di Bamako è però commissariato dall’Ecowas dopo il golpe dei militari dello scorso Aprile.

Rossella, Aihnoa Fernandez e Gonyalons sono in viaggio verso la capitale del Burkina Faso. Impiegheranno diverse ore per lasciare il Mali, ma procedono verso sud, nella parte di paese sotto il controllo del governo di Bamako.

Mali, liberi tre dei sette diplomatici algerini rapiti da AQMI

Un’immagine della battaglia di Tessalit (Mali)

Non è la notizia che attendevamo da mesi, la notizia della liberazione di Rossella Urru. Si tratta invece di tre dei sette diplomatici algerini rapiti da Al Qaeda del Maghreb Islamico e poi trattati da Mujao, il cui ultimatum era scaduto alla fine del mese di Maggio. La parziale liberazione può essere interpretata come un parziale successo delle trattative fra i qaedisti e il governo algerino. Per la loro liberazione erano stati chiesti 15 milioni di euro nonché la liberazione di diversi prigionieri qaedisti in Algeria. Il rapimento del console algerino nel nord del Mali stava per causare una crisi militare fra Algeri e i ribelli del Sahel. Poi il Movimento di Liberazione Nazionale dell’Azawad si è separato sia da Ansar Dine, sia dai qaedisti dediti ai rapimenti (AQMI e l’affiliata Mujao).

Ansar Dine ha intanto inviato un messaggio filmato a Sahara Media. Nel video, ben lontano dalle lugubri e criptiche dichiarazioni qaediste, compare tale Abu Mohammed, alias Sheikh Osa, uomo forte del movimento nonché braccio destro del leader Iyad Ag Ghali. “Allah ci ha benedetti per le grandi conquiste e stiamo ora tentando l’applicazione della legge islamica in lode a Dio”, dice Sheikh Osa nel filmato. Invitando tutti i musulmani a unirsi al movimento, afferma che la rottura con il MNLA è stata causata da profonde divergenze in materia religiosa: “ci sono state difficoltà dovute alla mancanza di consapevolezza di alcuni dei partecipanti [del MNLA] della legge islamica in relazione a fedeltà comiugale e in particolare di ripudio”.

Sheikh Osa ha diffuso inoltre immagini dell’assalto all’aeroporto di Tsalit (Tessalit) in cui, osserva il giornalista di Sahara Media, non c’è traccia di alcun combattente affiliato al MNLA (ovvero dei Tuareg berberi, in parte laici e liberali). MNLA aveva dichiarato di aver partecipato alle operazioni, specie nella città di Kidal. Il fatto che non vi sia prova alcuna della loro presenza sul campo, apre grandi dubbi sulla loro reale consistenza militare.

Rossella Urru, chi è Mujao che l’ha rapita

Hanno chiesto un riscatto di 30 milioni per liberare Rossella Urru e Ainhoa Fernández, rapite in Algeria diversi mesi or sono. Si chiamano Mujao, Movimento per l’unicità e la jihad in Africa Occidentale (Tawhid Wal Jihad fi Jamat Garbi) e una certa vulgata giornalistica li definisce come dissidenti di Al Qaeda. In realtà si tratta di un gruppo estremista che è legato a AQMI, Al Qaeda nel Maghreb Islamico; hanno partecipato alla recente presa della città di Gao, durante l’insurrezione Tuareg.

Hanno un portavoce che si chiama Adnan Abu Walid Sahraoui. E’ lui ad esser stato contattato dalla agenzie France Presse (AFP) per il rilascio di queste dichiarazioni. In realtà Mujao cerca di far pervenire la propria voce già da un mese a questa parte. Lo scorso 9 Aprile arrivò una richiesta simile, ma ora Mujao può muoversi con maggior destrezza nel ricatto, avendo catturato il console algerino a Gao. Pensano anche di realizzare attacchi contro l’Algeria, come a Tamanrasset, un colpo eseguito da due giovani. I negoziati con Algeri sono falliti la settimana scorsa. Mujao chiedeva 15 milioni e i rappresentanti del governo hanno risposto con il rifiuto.

Le autorità algerine contano sull’appoggio di Iyad Ag Ghaly, il leader di Ansar Edine, altra formazione salafita jihadista che opera però in Timbuctu. “Abbiamo un accordo con i nostri fratelli in Ansar Edine”, aveva detto un membro del Mujao solo qualche giorno fa, quando si parlava della liberazione degli ostaggi algerini. Ciò conferma che il gruppo ribelle islamico Ansar Edine ha assunto in sé la questione della liberazione dei diplomatici algerini. In Bamako, una fonte della sicurezza del Mali ha confermato l’esistenza di trattative tra il gruppo di Iyad Ag Ghaly e Mujao. Iyad Ag Ghaly è considerato un moderato. E’ un uomo di guerra, ma con lui si può trattare, si può fare la pace.

Intanto la Mauritania chiude la frontiera con il Mali secessionista, l’Azawad. Lo spettro di una crisi umanitaria si fa sempre più pesante.

Nel Mali l’Azawad indipendente è una polveriera jihadista

Il giornalista-scrittore Serge Daniel, in una intervista rilasciata al giornale online El watan, testata francofona algerina, racconta di AQMI e del suo ruolo nell’indipendenza dell’Azawad. Daniel è autore di un libro intitolato “AQMI, l’indusria dei sequestri di persona” ed è un profondo conoscitore del movimento islamico indipendentista che ha avuto ed ha tuttora un ruolo nella secessione del nord del Mali ad opera dei Tuareg del MNLA. Gruppi legati a AQMI e ad Ansar Edine occupano città come Gao e Timbuctu ed hanno imposto la Sharia. I Tuareg non sembrano avere la potenza economica dei jihadisti, arricchiti dai traffici di droga dalla Colombia e dalla pratica dei sequestri di persona.
Secondo Serge Daniel, AQMI ha modificato la propria ragion d’essere e da fabbrica di sequestri si sta trasformando in una organizzazione statuale di natura islamica. Questo è possibile perché “ha già dieci anni iniziato l’operazione sotto copertura installando cellule dormienti nel nord del Mali, e quindi, già cinque anni fa, installando strutture attive, pienamente calate nel tessuto di alleanze dell’organizzazione”.

All’entrata dei jihadisti in Timbuktu, gli indigeni sono stati sorpresi nel vedere tra gli assalitori, giovani provenienti da Timbuktu che avrebbero dovuto essere in Libia o altri paesi del Magreb, a lavorare per aiutare la famiglia rimasta fisicamente sul luogo. Ora sappiamo, questi bambini erano in rimasti nel Sahel, ed inviavano denaro alle famiglie in Timbuktu tramite AQIM. E poiché questi soldi molte volte erano in euro, si potrebbe pensare che si trattasse di una parte dei riscatti pagati dai paesi occidentali. E ‘molto interessante notare che il Mujoa (Movimento per l’unicità e la jihad in Africa Occidentale), si era stabilito a Gao e non a Timbuktu. Il capogruppo è, naturalmente, un mauritano, ma Mujoa è una cella composta principalmente da Arabi di Tilemsi, un’area geografica che corrisponde in parte alla regione di Gao (Remi Racine per El Watan).

Fra AQMI, Mujao e Ansar Edine c’è sempre un collegamento, una connessione. Sono comunque jihadisti e sanno da che parte stare. Il gruppo di Mujao è stato formato da giovani mauritani affiliati a AQMI che si stavano “annoiando” ed hanno voluto creare una organizzazione militare di secondo livello. Così, “per dimostrare che sono cresciuti e avrebbero potuto giocare in grandi campionati, hanno cominciato a rapire gli ostaggi (due spagnoli e uno italiano – parla di Rossella Urru, ndr), nel cuore del territorio rivendicato dal Fronte Polisario“. Il simbolismo è forte. Il Mujao ha fatto un debutto sensazionale, secondo Serge Daniel.  Dovrebbe essere costituito da almeno 70 membri permanenti.

AQMI è una società che dispone di diverse centinaia di combattenti ed ha molti complici nel Sahel. In termini di armi, afferma Daniel, non vi è alcun dubbio, l’AQMI è sovra-armata. Nel marzo scorso, per aiutare la rivolta dei Tuareg e di Ansar Edine, AQMI si è infiltrata nella rete di comunicazione dell’esercito del Mali. L’altro punto di forza di AQMI l’intelligence. Ha reclutato tutte le tribù locali. Ci sono una serie di fazioni di Tuareg, ma vi sono essenzialmente sei tribù nel nord del Mali: il Iforas i Imrades i Idnanes le Imouchars, e la Kel Essouks Daoussak. AQMI ha reclutato tutte queste tribù (El watan, cit.).

AQMI funzionerebbe quindi da organizzazione di raccordo di tutte queste tribù, di Mujao e di Ansar Edine.  Ha giurato fedeltà ad Al Qaeda, mentre il Mujao non l’ha ancora fatto. Questo è importante. Il Mujao ha, per ora, è come”un fascio di elettroni liberi” nel Sahel, e sta cercando una direzione. In fondo, ha gli stessi obiettivi di AQMI. E AQMI si è arricchito grazie ai sequestri: “la Spagna ha pagato 8 a 9 milioni di euro per ottenere la liberazione degli ostaggi; il Canada pagato qualche milione di euro, l’Austria ha pagato tra i 2 e 3,5 milioni di euro per il rilascio di due austriaci; l’Italia ha pagato 3 milioni di euro per liberare i suoi cittadini; nel 2002/2003, la Germania pagò 5 milioni di euro per la liberazione degli ostaggi europei, la Svizzera è stata anche generosa con i rapitori”, sostiene Daniel.

Paesi come la Gran Bretagna non è pagano mai riscatti. Questa è la linea da difender (peccato che poi tentino dei blitz infelici, come nel caso Lamolinara, ndr). Attualmente, per il rilascio degli ostaggi europei, l’Europa è disposti a mettere circa 200 milioni di euro sul tavolo. E’ una somma enorme che consentirà a AQMI di reclutare uomini, comprare armi, compiere attacchi.

Secondo Daniel, il MNLA non sarà in grado di controllare la zona, né Ansar Edine, il cui scopo è solo quello di organizzare distribuzioni di cibo per le popolazioni indigen e ridistribuire le proprietà. Solo AQMI ha le risorse per proseguire la secessione e resistere ad eventuali azioni repressive (è di ieri la notizia che Ecowas manderà un contingente nel Mali per ripristinare lo status quo precedente all’insurrezione Tuareg).

Il leader del islamista di Ansar Dine, Iyad Ag Ghaly, è molto conosciuto in Algeria. Nel 1990, poi nel 2006 divenne capo della ribellione tuareg nel nord del Mali. Ma se era sempre il primo a fare la guerra, era sempre il primo a fare la pace. Il 10 Aprile 2012, Iyad Ag Ghaly, chi era contro la secessione del Mali, ha preso contatti con il Consiglio superiore islamico del Mali e chiese di raccogliere i soldati dell’esercito del Mali arrestati durante i combattimenti. Iyad Ag Ghaly sarà fondamentale nei futuri negoziati. Si comincerà sulla linea mediana tra AQIM e il ribelle MNLA, se è “l’opzione della pace” che sarà finalmente scelta dal governo del Mali.

Dal Mali in guerra fuoriescono tre civili spagnoli

Saharamedia.net rivela che oggi un’auto, una (pick up?) Toyota carica di armi, ha raggiunto la frontiera con la Mauritania. A bordo di essa vi erano tre militari maliani e – a quanto pare – tre civili spagnoli. La loro identità è finora sconosciuta. I tre militari si sono arresi alle autorità mauritane. Nulla è dato a sapere dei tre spagnoli. L’auto era per l’appunto carica di armi e munizioni. La notizia è stata divulgata stamane dal sito di informazione online, Sahara Media. Sia chiaro, è solo una supposizione: ovvero che due di questi tre spagnoli siano i cooperanti rapiti insieme a Rossella Urru.

Ho cercato conferme a questa notizia su Internet, senza successo.

Intanto la Giunta militare golpista capeggiata da Sanogo ha preso accordi con l’ECOWAS, una sorta di Comunità Economica dei Paesi dell’Africa Occidentale: in cambio della cessione del potere al presidente del parlamento e alla tenuta di nuove elezioni presidenziali fra due mesi circa, l’ECOWAS procederà ad una azione militare repressiva nei confronti dei ribelli del nord del Mali. Si parla pertanto di un intervento di truppe militari algerine, marocchine, mauritane e forse nigeriane. La situazione, insomma, si complica.

I Tuareg dichiarano l’indipendenza dell’Azawad: Mali nel caos, è crisi umanitaria

Il capo della giunta militare al potere in Mali, Amadou Sanogo, ha chiesto l’intervento militare Occidentale nel nord del Mali per eliminare ciò che egli chiama i gruppi gruppi armati islamici di Al-Qaeda nel Maghreb Islamico (AQMI) e di Ansar Edine, che hanno preso il controllo delle città del nord del Mali, pochi giorni fa. Ha detto Sanogo, in un’intervista al quotidiano francese “Le Monde”, le forze occidentali non hanno fatto ancora nulla per evitare che nel nord del Mali si insedi uno Stato canaglia, come lo era l’Afghanistan al tempo del governo dei Taliban. Il Sahel potrebbe diventare una centrale del Terrore, un nuovo campo di addestramento a due passi dall’Europa. Gli eserciti di questi paesi avevano attraversato il mare per distruggere la” infrastrutture del terrorismo in Afghanistan”, ora quella stessa struttura si sta ricreando in Mali. Per Sanogo l’intervento straniero è necessario per fronteggiare la situazione umanitaria nel nord del suo paese, ben “più urgente” della situazione nella capitale, Bamako, dove dopo il colpo di stato che lo ha portato al potere, la vita si sta svolgendo normalmente. Amnesty International ha denunciato una vera e propria crisi umanitaria, con circa sessantamila bambini costretti a lasciare le case per i campi profughi. Si presume che i profughi si siano riversati anche oltre confine, in Niger e in Mauritania, dove è in corso una carestia terribile, con morie di bestiame e – nella capitale Nouakchott – proteste degli studenti.

Intanto la Comunità Economica degli Stati dell’Africa occidentale ha imposto sanzioni economiche e finanziarie al Mali per costringere i golpisti a ristabilire l’ordine costituzionale e restituire il potere al deposto presidente Amadou Toumani Toure (ATT). Il paese era in procinto di elezioni presidenziali, che dovevano svolgersi durante il mese di aprile.

Ieri, intanto, a Gao, il Movimento Nazionale per la Liberazione dell’Azawad ha dichiarato solennemente l’indipendenza dal Mali.

“Proclamiamo solennemente l’indipendenza dell’Azawad”, ha dichiarato Mossa Ag Attaher, [leader del Movimento per la liberazione dell’Azawad (MNLA)] indicando di voler rispettare “le frontiere con gli stati limitrofi”. La regione è considerata come la culla naturale dei tuareg. Ieri a Gao – la maggiore città del Nord del paese sconvolto dall’avanzata di tuareg e di miliziani islamici, iniziata dopo il colpo di stato della giunta militar di Amadou Sanogo – alcuni assalitori non identificati hanno rapito il console algerino. Attaher ha condannato quest’atto “molto violento” da parte di “un commando terrorista” (La Repubblica.it).

Verosimilmente la Francia non starà a guardare. A breve Sarkozy impiegherà l’Azawad come argomento di campagna elettorale. L’influenza francese nella rivolta libica e le pressioni per l’intervento Nato, che hanno determinato – insieme all’insurrezione di Bengasi e della Cirenaica – la caduta del Raìs Gheddafi, verranno impiegate nella dialettica elettorale dalla controparte socialista e da Hollande come causa radice dell’attuale crisi umanitaria nel nord del Mali. Molti combattenti del MNLA sono ex comandanti libici ma di origini tuareg. Sarkozy molto probabilmente si sentirà obbligato a intervenire, per sopire le critiche della Gauche. E il MNLA, che non è un gruppo salafista fondamentalista come invece AQMI (i rapitori di Rossella Urru) e Ansar Edine, verrà ricacciato nel deserto. Una nuova Guerra al Terrore si profila all’orizzonte.

Il Mali cede sotto i colpi dei Tuareg

Dopo Kidali è caduta Gao, oggi Timbuctu. L’esercito maliano è in disfatta. Secondo Sahara Media il colonnello Elhadj Ag Gamou si è unito ai combattenti Tuareg. Due giorni fa il capo della autoproclamatasi Giunta Militare del Mali, Amadou Sanogo, ha lanciato un appello per un aiuto militare straniero. Viene scritto, anche sui giornali italiani – come La Repubblica – che i ribelli Tuareg si sono alleati con la cellula di Al Qaeda nel Sahel, AQMI. In realtà si tratterebbe di un gruppo minore, islamista, chiamato Ansar Edine, una formazione politico militare che vorrebbe applicare la Sharia nel nuovo stato dell’Azawad. Ma l’Azawad è la terra dei Tuareg e i Tuareg sono nomadi, seppur islamizzati, e mantengono una identità culturale ben definita.

Dire che i Tuareg si sono alleati con Al Qaeda non è completamente corretto. Il Movimento Nazionale per la Liberazione dell’Azawad (MNLA) si è formato all’inizio dell’Ottobre 2011. L’impulso per questa nuova guerra dei Tuareg (l’ultima è terminata nel 2009) è venuto alla fine del regime di Gheddafi in Libia. Tuareg di diverse tribù hanno combattuto sia per il Raìs che contro. Il comandante militare dell’MNLA, Mohammed Ag Najm è stato certamente un ufficiale libico di origini maliane ed ha servito durante il regime di Gheddafi ma si è espressamente dichiarato in disaccordo con il regime fin dall’inizio dell’insurrezione di Bengasi. Ma non si tratta di mercenari. Essi sono ex ufficiali libici di etnia Tuareg. Combattono ora per il loro vero paese.

Ansar Edine è un gruppo salafista Tuareg. Certo è difficile distinguere. La presa della città di Kidal è un punto di non ritorno. Dopo sono cadute Gao – in seguito a una sanguinosa battaglia in cui l’esercito maliano ha dispiegato persino degli elicotteri, senza evidentemente ottenere l’effetto di fermare l’avanzata dei ribelli berberi – e Timbuctu. Il nord del Mali è fuori del controllo del governo di Bamako e potrebbe suggerire alla cellula di Al Qaeda in Algeria, AQMI, responsabile dei rapimenti di Rossella Urru e dei due cooperanti spagnoli, di iniziare attività terroristiche o di guerriglia in territorio algerino. Aveva ragione Giulio Sapelli sul Corriere: la caduta di Gheddafi ha spezzato l’equilibrio dell’area, importantissima per la produzione di petrolio ma anche per il traffico della droga e degli immigrati verso l’Europa. L’Azawad potrebbe nascere come narcostato, come Stato Canaglia, un nuovo Afghanistan, palestra del terrore qaedista. O forse no. Forse ci stiamo ingannando. forse siamo vittime della propaganda del governo diBamako, che già otteneva i soldi e le armi dalla Comunità Internazionale per combattere il Terrore di AQMI, soldi che invece hanno ingrassato le tasche dell’ex presidente ATT, Amadou Toumani Touré, deposto dai militari.

Cosa succederà se la guerra coinvolgerà l’Algeria? Cosa farà la Francia, da sempre dominus dell’area? Le elezioni presidenziali in Francia saranno discrimine per un intervento militare straniero, come è successo per la Libia, questa volta però in chiave conservativa, anti-ribelli? Oppure anche Francoise Hollande vede nell’Azawad una minaccia agli interessi francesi?

Il Golpe in Mali complica le trattative per liberare Rossella Urru

E’ in corso in Mali, nella capitale Bamako, un tentativo di colpo di Stato da parte di una sezione ribelle dell’esercito. Stando alla ricostruzione riportata su Il Fatto Q, la “scintilla è scoppiata nel campo militare di Kati, a una quindicina di chilometri dalla capitale, durante la visita del ministro della Difesa, Sadio Gassama”. Alcune decine di militari si sono rivoltati contro di lui, lanciandogli pietre. Gassama è quindi fuggito. Se il suo intento era quello di placare gli animi e rassicurare sull’impegno del governo di Bamako nella repressione della rivolta Tuareg nel nord del paese, possiamo dire che ha in realtà innescato una vera e propria insurrezione armata. Da Kati, i militari golpisti si sono diretti nella capitale e hanno assaltato la tv pubblica e in un secondo momento anche il palazzo presidenziale. Motivo della rivolta sono le condizioni con cui i militari sono costretti a combattere. I ribelli Tuareg del Fronte di liberazione nazionale dell’Azawad hanno “ereditato” molti degli armamenti e degli ufficiali delle ex truppe fedeli a Gheddafi, dissoltesi con la cattura del Rais. L’Azawad intende separarsi dal governo di Bamako per riunificare i popoli del Sahel, la regione intermedia tra il Sahara e l’Africa nera, a sud del Maghreb. Nella zona è operativa la cellula di Al Qaeda AQMI, responsabile del rapimento di Rossella Urru e dei suoi due colleghi cooperanti spagnoli. Molto probabilmente i tre rapiti sono tenuti nascosti in una città del nord del Mali, al confine con l’Algeria. Nelle scorse settimane era emerso che la trattativa per la liberazione di Rossella passava attraverso alcuni mediatori maliani, fra cui l’attuale presidente del Mali, Amadou Toumani Touré e uno sceicco, tale Bahla Ag Nouh. Ebbene, il primo sta per essere defenestrato; il secondo è stato ucciso lo scorso undici Marzo, tra le città di Onafis e Taodney, nel centro del paese. L’impressione è che da questo momento in poi, se il golpe dei militari dovesse concludersi con il ribaltamento dell’attuale regime, le trattative per la liberazione di Rossella dovranno ricominciare daccapo.

Rossella Urru, ucciso un intermediario. E nel nord del Mali infuria la guerra dei Tuareg

Nonostante il silenzio stampa, che in questo caso mi sento di non dover rispettare, emergono altre scarne notizie circa la sorte della cooperante italiana Rossella Urru, rapita in Algeria insieme a tre colleghi spagnoli da Al-Qaeda. Il giornale algerino al Khabar afferma che lo sceicco Bahla Ag Nouh, uno dei più importanti negoziatori nelle diverse trattative per la liberazione di ostaggi occidentali nel Sahel, è stato ucciso nel Mali. L’uccisione dello sceicco sarebbe conseguenza del fallito blitz delle forze militari inglesi per la liberazione di Chris McManus e di Franco Lamolinara. L’uomo sarebbe stato ucciso insieme ad altri tre, probabilmente uomini della sua scorta, in un’imboscata in una strada tangenziale di collegamento tra le città di Onafis e Taodney, nel centro del Mali.

Intanto la situazione nel nord del Mali, là dove si fronteggiano le truppe del governo maliano e i ribelli Tuareg, e soprattutto dove è probabile che Al Qaeda tenga ostaggio Rossella Urru, sta precipitando. La base militare di , a , nel nord del , sarebbe nelle mani dei ribelli del Movimento nazionale per la liberazione dell’ (). Sahara Media ne dà conferma citando le parole del ministro della difesa maliano. Il comandante operativo alla base del Tsalit ha deciso di evacuare la base militare temporaneamente, al fine di preservare la vita di più di 1500 civili che vi avevano trovato rifugio.

La base era circondata da settimane e il suo controllo è considerato strategico da parte dell’Mnla per via di un aeroporto e perché aprirebbe le strade a un’offensiva contro Kidal, uno dei principali centri dell’Azawad, la regione settentrionale del Mali (Atlas).

Il Movimento nazionale per la liberazione dell’Azawad è fondamentalmente composto di tribù Tuareg e di ex combattenti libici pro-Gheddafi. La situazione umanitaria nella zona è definita preoccupante. C’è chi parla di un forte sostegno dell’intelligence francese nelle operazioni del MNLA. Il Movimento ha un sito internet in cui si possono leggere i comunicati ufficiali. Nella home page in queste ore campeggiano i titoli trionfalistici sulla liberazione di Tessalit. Il gruppo del MNLA non è certamente da annoverarsi fra le formazioni affiliate ad Al-Qaeda. Fra due mesi il Mali andrà ad elezioni presidenziali.

La caduta di Muammar Gheddafi è un tassello importante per la costituzione dell’Mnla. Centinaia di tuareg che si erano arruolati nell’esercito libico sono ritornati in patria, fra loro anche gli “irriducibili”, capitanati da Ibrahim Ag-Bahanga (scomparso in un incidente d’auto lo scorso 26 agosto), che non avevano accettato l’ultimo accordo di pace con il governo di Bamako, firmato ad Algeri nel luglio 2006. Gli ex militari si sono uniti ai giovani del Movimento nazionale dell’Azawad (Mna, formatosi nell’ottobre 2010): intellettuali, militanti politici, blogger alla ricerca di un avvenire per il loro popolo. Dalla fusione di diverse anime, il 16 ottobre 2011 è nato l’Mnla. Con un obiettivo ben preciso: l’indipendenza dell’Azawad, la vasta fascia desertica a nord del fiume Niger, che comprende le regioni di Gao, Kidal e Timbuctu, abitate dal popolo tamasheq e dalle etnie songhai, peul, bozo, mauri (nigrizia.it).

Il movimento è quindi definibile come politico e militare, volto all’autodeterminazione dell’area, sottoposta al giogo del governo di Bamako e di funzionari di etnia bambara. Non è nemmeno lontanamente paragonabile a movimenti politici teologici che propagandano la Jihad. Bilal Ag-Chérif, segretario generale dell’Mnla, “nega categoricamente ogni contatto con l’Aqmi” (Al-Qaeda nel Maghreb islamico), il gruppo terroristico che ha rapito Rossella. Secondo MNLA, il governo di Bamako strumentalizza la presenza di Al-Qaeda nel nord del paese per richiedere forniture militari all’estero, nella cornice della lotta internazionale al terrore iniziata nel 2001. Ma il governo maliano non ha mai veramente combattuto Aqmi. Ha invece dirottato gli aiuti ricevuti nelle repressioni delle minoranze tuareg. Il Mali è uno dei paesi beneficiari del progetto ‘ Africom’, il complesso di aiuti militari che gli USA di Barack Obama hanno ‘democraticamente’ dirottato sul continente africano per combattere Al-Qaeda.

Rossella Urru, nuovi particolari sulla stampa africana

L’Agenzia Nouakchott d’Information aggiunge alcuni particolari sulla presunta trattativa che avrebbe portato alla liberazione di Rossella Urru e del gendarme mauritano Edy Ould. Secondo l’agenzia di stampa, i due rapiti dovevano già ieri tornare in libertà sulla base di un accordo i cui termini sono rimasti indefiniti. In ogni caso, il successo della trattativa verrebbe dal coordinamento fra il presidente della Mauritania, Mohamed Ould Abdel Aziz, e l’inviato speciale del governo italiano Margherita Boniver. L’accordo ruoterebbe intorno alla scarcerazione del membro di Al Qaeda, Abdel Rahman Madou al-Azawadi, il quale sarebbe stato portato in una località sconosciuta in attesa dello scambio. Abdel Rahman Madou al-Azawadi era stato ondannato a 5 anni di carcere dai giudici della Mauritania per il sequestro nel 2010 di un italiano, Sergio Cicala.

Fatimettou Mint Brahim, madre di Ely Ould Elmoctar, ha detto in un contatto con ANI, che la moglie di suo figlio è stata informato dalla polizia di Amourj (es Mauritaniat) della sua liberazione e che dovrebbe arrivare in pochi ore a Nouakchott. Invece, sempre secondo ANI, Rossella Urru dovrebbe arrivare a Bamako, nel Mali. Ma dalla divulgazione di questi dettagli sono passate più di ventiquattro ore.

Secondo fonti di Sky TG 24, Rossella sarebbe libera, ma non in mani italiane.

Bamako, sud Mali

ore 11.45: AdnKronos rilancia informazioni del sito mauritano al-Akhbar:

“Resta fitto il mistero sullo scambio che sarebbe dovuto avvenire ieri tra le autorita’ Mauritane e i terroristi di al-Qaeda nel maghreb islamico”. E’ quanto si legge sul sito informativo mauritano ‘al-Akhbar’ a proposito della vicenda della nostra connazionale Rossella Urru e del poliziotto mauritano. Il sito commenta la notte di attesa e di assenza di notizie parlando unicamente dell’agente mauritano in mano ai terroristi. “La famiglia del poliziotto mauritano Aal Ould al-Mukhtar – si legge – e’ in forte ansia per il loro caro perche’ temono che la trattativa, data ieri per riuscita, sia invece saltata”. Alcuni rappresentanti della famiglia del poliziotto, rapito due mesi fa nel sud della Mauritania, sostengono che “il silenzio tenuto dal governo di Nouakchott sulla vicenda potrebbe voler dire all’opinione pubblica che tutto quanto venuto fuori ieri potrebbe essere falso”. I familiari dell’agente affermano inoltre che “ora iniziamo ad avere paura perche’ ci troviamo di fronte al governo che non parla e questo e’ un brutto segno” (via iltempo.it).

Su Mallorca Diario si afferma che gli ostaggi spagnoli sequestrati con Rossella Urru starebbero bene.

Inoltre, secondo Point Chauds On Line, la liberazione del gendarme mauritano non sarebbe avvenuta in maniera contemporanea a quella di Rossella. Edy Ould sarebbe stato condotto nel deserto fra Mali e Mauritania e là scambiato con il membro di Al Qaeda scarcerato dal governo mauritano ieri. Di Rossella si scrive, con una buona dose di approssimazione, che la sua liberazione sarebbe avvenuta solo dietro il pagamento di un riscatto da 30 milioni da parte del governo italiano.

Ore 13.37: il giornale maghrebino Taqadoumy afferma che fonti governative malesi smentiscono sia la liberazione di Rossella Urru che quella del gendarme mauritano Edy Ould. Non ci sarebbe stato nessuno scambio nel deserto, né nessuna liberazione.

Stamane il Corsera ha precisato che: “I detenuti dei quali è stato chiesto il rilascio appartengono ad Aqim, la branca qaedista principale nel Maghreb mentre la volontaria italiana è stata catturata dagli scissionisti del «Tawhid», formazione composta soprattutto da africani”.

ore 14.32: La notizia della liberazione di Rossella Urru è stata ufficialmente smentita dallo stesso Sahara Media, fonte primaria della notizia come descritto qui. Sahara Media afferma che la medesima fonte, dalla quale è venuta a conoscenza della presunta liberazione, ha detto che le informazioni ricevute a sua volta non erano corrette. Non c’è stato alcuno scambio nel deserto, e quindi anche il gendarme, nella mani della Jihad Al Qaeda del Mali, è ancora nelle mani dei propri sequestratori.

[in aggiornamento]

Rossella Urru, ecco la prima notizia della liberazione

Il giallo della liberazione di Rossella Urru comincia ieri alle 23.42, ora in cui la testata giornalistica della Mauritania, Sahara News, pubblica la notizia che vedete qui sopra. Nell’articolo si afferma che il giornale “ha appreso da una fonte speciale che al-Qaida ha liberato un gendarme scelto della Mauritania, Ely Ould, e l’italiana Urru Rossella, facente parte di una organizzazione di beneficenza”. L’ostaggio italiano era dato in viaggio verso Roma su un jet privato (di chi’?).

E’ quasi acquisito – continua l’articolo nella sua versione francese – , tuttavia, che in cambio del rilascio di Ely Ould Moctar e Rossella Urru, Nouakchott ha finalmente acconsentito a rilasciare Abderrahmane Ould Meddou, commerciante arrestato nel Mali orientale e fortemente sospettato dai servizi segreti mauritani di ordinare il sequestro di ostaggi italiani”. Ould Meddou era ritenuto responsabile dalle autorità mauritane del sequestro di italiani avvenuto nel 2010, persso il Kubni, nell’est della Mauritania. Per tale ragione era stato arrestato. La sua scarcerazione è stato il prerequisito della liberazione del gendarme mauritano e di Rossella. La notizia della richiesta di riscatto per Rossella, rilanciata dalla France Press questa sera, cambia del tutto lo scenario che ci è stato raccontato dalla testata africana questa notte.

La liberazione di Rossella Urru non è confermata – i rapitori chiedono un riscatto da 30 milioni

  1. Dalle 12.46 ora italiana si susseguono rivelazioni e smentite circa la liberazione di Rossella Urru. Tutto comincia con Al Jazeera. Alle 12.30 circa viene diffusa questa notizia che però ora non compare più sul sito della tv del Qatar.
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    “Rossella Urru è stata liberata”: Rossella Urru, la cooperante italiana rapita il 22 ottobre nel sud dell’Algeria,… dlvr.it/1Gjwk9
  3. A cascata su Twitter la notizia viene rilanciata ma è difficile se non impossibile fare la verifica delle fonti.
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    Al #TG dicono che la notizia della liberazione di Rossella Urru non è confermata. #sapevatelo
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    @VStaffelli tg 5 dice Farnesina non conferma liberazione Rossella Urru! Scherzo?!
  6.  Il Movimento Unito per il Jihad in Africa occidentale, gruppo dissidente di al Qaeda, avrebbe chiesto 30 milioni di euro per la liberazione di Rossella Urru e dei suoi due colleghi spagnoli. E’ quanto rivelato alla France Presse da una fonte vicina ai mediatori coinvolti nella vicenda. La notizia sembrerebbe smentire la liberazione della 29enne sarda, annunciata da al Jazira e da alcuni media della Mauritania, ma non ancora confermata dalla Farnesina.
  7. Nemmeno le tv se la passano bene. Sky Tg 24 affermava poco fa che Rossella era libera, secondo fonti proprie dello stesso telegiornale. Addirittura abbiamo avuto il caso – più unico che raro, in cui una Questura – quella di Oristano – ha anticipato la Farnesina nella dichiarazione ufficiale della liberazione della cooperante italiana e dei colleghi spagnoli.
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    RT @Internazionale: Il ministero degli esteri italiano non conferma la liberazione di Rossella Urru. ANSA
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    RT @davidemaggio: Rossella Urru libera e in mani italiane! Lo dicono fonti di SkyTg24, ma si attende ancora la conferma della Farnesina…
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    Sky tg 24 batte il record di studio aperto sul numero di notizie del ticker smentite in 5 ore su Rossella Urru. Allucinante
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    **FLASH -ALGERIA: QUESTURA ORISTANO CONFERMA RILASCIO ROSSELLA URRU- FLASH** =
    (Coe/Opr/Adnkronos)
    03-MAR-12 12:36
  12. Dunque, più passano i minuti più la notizia divulgata oggi pomeriggio perde i contorni della veridicità. Se è vero che i rapitori richiedono un riscatto, molto probabilmente si è trattato di un tentativo di far fallire la trattativa da parte di qualcuno interessato alla vicenda. Naturalmente le persone che stanno tenendo i contatti con questa cellula di Al Qaeda, responsabile del rapimento dei tre cooperanti, hanno nel riserbo l’arma più efficace. Le notizie di oggi potrebbero essere dannose: i rapitori potrebbero decidere di spostarsi, di cambiare regione. Altri gruppi criminali potrebbero affiancarsi e sostituirsi a quelli attuali.