Belmokhtar, il Guercio che visse due volte

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L’attacco terroristico contro lo stabilimento Areva, gruppo francese che produce reattori nucleari, ad Arlit in Niger e il susseguente attacco contro una caserma ad Agadez, avvenuti giovedì scorso 23 Maggio, portano la firma di Mujao, il Movimento per l’Unicità e la Jihad nell’Africa Occidentale, responsabile del massacro di In Amenas, in Algeria, sede di uno stabilimento della British Petroleum. Il gruppo era stato decapitato durante la guerra francese in Mali, qualche mese fa, quando la tv di stato ciadiana avevano dichiarato morto, in conseguenza di un raid dell’esercito del Ciad impegnato a fianco dei francesi, il leader jihadista Mokhtar Belmokhtar, detto il Guercio. Ma Mokhtar Belmokhtar (in alto, una delle rare foto), è stato dichiarato in questi giorni, è ancora vivo.

Belmokhtar è una sorta di figura leggendaria del deserto, un terrorista spietato, reduce dalla guerra dei mujaheddin in Afghanistan e dalla guerra della GIA (Gruppo Armato Islamico) in Algeria. Ha fatto parte di Al qaeda nel Maghreb Islamico, il dominus dell’area del Sahel, per poi separarsi da esso e costituire una propria brigata, chiama al-Mua’qi’oon Biddam, letteralmente “Brigata dei Marchiati con il Sangue”.

BBC News ha riportato le dichiarazioni di Alakhbar El-Hassen Ould Khalil, esponente di al-Mua’qi’oon Biddam, secondo cui gli attacchi ad Arlit e Agadez (venti morti in tutto), condotto con la tecnica dei suicidi a bordo di camion bomba, sono stati supervisionati dal Guercio. I Marchiati col Sangue sono tuttora il gruppo ristretto che ruota attorno a Belmokhtar e costituiscono l’asse portante di Mujao. Il loro raggio d’azione si è spostato nell’area nebulosa del Sahel fra Niger e il sud della Libia. Proprio in Libia, l’Unione Europea ha inviato una missione civile – Eubam Lybia – per il pattugliamento delle frontiere, un colabrodo che rischia di alimentare la spirale terroristica alle porte degli stabilimenti petroliferi Exxon e BP in Cirenaica.

Il presidente del Niger, Mahamadou Issoufou, ha dichiarato ieri che i terroristi di Agadez e Arlit presto torneranno a colpire. Si muovono velocemente, indisturbati, nel deserto. Attaccano i paesi collaborazionisti della guerra francese in Mali, e naturalmente gli interessi francesi. Presto verrà attaccato il Ciad, ha detto Issoufou. E i terroristi si muoveranno sempre dalla Libia. Dichiarazioni che hanno causato l’irritazione del Primo Ministro libico, Ali Zeidan, in visita a Bruxelles: “voci prive di fondamento e non corrispondenti alla realtà”. Secondo Issoufou, la causa dell’instabilità del Sahel è stata la guerra contro Gheddafi nel 2011 e per riportare l’ordine bisogna ripartire proprio da Tripoli, il cui confine verso il deserto è una porta girevole. Laggiù, nel profondo deserto libico, si sono riorganizzati i gruppi qaedisti che l’attacco francese ha solo scacciato più in là: il Sahel è troppo vasto per essere controllato da un contingente militare così ridotto. La Francia in Mali ha inviato non più di seicento uomini, la restante parte è stata fornita dai membri Ecowas, specie dal Ciad e dal Niger, i cui governi tendono a proteggere gli investimenti industriali francesi.

Intanto il Mali andrà alle urne, il prossimo 28 Luglio dovrebbe già essere in grado di svolgere il primo turno delle elezioni presidenziali. Tutto ciò mentre il presidente del Burkina Faso, Blaise Compaoré, ha avviato i negoziati con i gruppi tuareg che occupano ancora la città di Kidal.

Mali: infine arrivarono le bombe francesi

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Le aspettano da quasi un anno, a Timbuctu, le bombe francesi. L’immobilismo di Ecowas e dell’Onu (che scelse Romano Prodi come mediatore dell’area del Sahel) anche di fronte all’escalation della guerriglia jihadista era troppo anche per uno come Francois Hollande. Da ieri le truppe francesi, per aria e per terra, guidano l’offensiva contro Ansar El Dine e il suo capo, Iyad Ag Ghali (nella foto). I quali avevano soltanto qualche giorno fa conquistato la città di Konna (o Kuna), di fatto violando quel confine immaginario che il traballante governo di Bamako considerava come soglia di allarme per l’intervento francese.ImmagineImmagine

La Francia si sarebbe messa alla testa di una disorganizzata truppa di soldati tunisini, algerini, di forze militari fornite dall’Ecowas, nonché dell’esercito maliano. Laurent Fabius, il ministro degli esteri francese, ha affermato che l’iniziativa francese ha avuto inizio ieri con l’intervento dei caccia-bombardieri. Hollande ha detto che “i terroristi dovrebbero sapere che la Francia sarà sempre presente quando sono in discussione i diritti delle persone, di quelli che in Mali vogliono vivere liberamente e in democrazia” (AGI News).

Sahara Medias ha raccolto una indiscrezione da parte di un funzionario del ministero della difesa maliano secondo la quale le forze armate maliane avrebbero ripreso il controllo di Konna, appena dopo il contrattacco degli aerei francesi. Come detto, Ansar el Dine aveva conquistato la città giovedì scorso, quando, dopo durissimi scontri, l’esercito maliano si era ritirato nella città di Sévaré, ultimo baluardo prima della città di Mopti, sul fiume Niger, e sede di un aeroporto internazionale.Immagine

Al Qaeda nel Maghreb Islamico (AQMI) ha condannato l’intervento francese. AQMI ha in ostaggio otto cittadini francesi e comanda il Sahel insieme a Ansar el Dine. Fabius ha detto che verrà fatto tutto il possibile per salvare gli ostaggi. Ma non è chiaro se AQMI si lascerà semplicemente accerchiare dai francesi o si invece provvederà a usare la vita degli otto ostaggi come minaccia per fermare l’interventismo di Hollande. Al momento attuale non è chiaro se AQMI sia coinvolta pienamente nell’escalation verso sud dei jihadisti. AQMI ha condannato duramente l’attacco alla città di Konna. Ha detto che il bombardamento è avvenuto anche per opera di un elicottero delle milizie di Amadou Toumani Touré, l’ex presidente deposto con il golpe militare di Marzo 2012. Si tratterebbero di milizie ucraine, una sorta di contractors, di combattenti mercenari. Il loro attacco avrebbe causato “la morte di una donna e terrorizzato la popolazione locale” (AQMI come riportato da Sahara Medias).

Anche la Germania alla guerra in Mali

Angela Merkel ha annunciato oggi che le truppe tedesche della Bundeswehr parteciperanno alla missione Onu nel Mali del nord. Vi ricordo che il paese centrafricano è spaccato a metà dalla rivolta Tuareg di marzo poi seguita da un golpe militare nella capitale Bamako e dalla progressiva sostituzione del debolissimo MNLA con i gruppi jihadisti di Ansar Edine, AQMI e Mujao. Recentemente, il segretario generale dell’Onu, Ban Ki Moon, ha scelto l’ex presidente della Commissione Europea Romano Prodi quale mediatore dell’area per ottenere il più largo consenso possibile per una missione Onu che – contrariamente a quel che si dice – non sarà di pace ma di guerra e avrà l’obiettivo di spazzar via le organizzazioni jihadiste. Prodi ha incontrato la scorsa settimana il presidente della Nigeria e sarà in questi giorni a New York. In discussione non è se intervenire militarmente o meno, ma come e con chi. Quasi certa la partecipazione francese, che schiererà i propri cacciabombardieri e i droni. La Germania fornirà sostegno tecnico e formativo alle forze di Bamako, sostiene John Leithauser sulla Faz.

Intanto nell’area intorno a Timbuctu e Gao si stanno concentrando gruppi di volontari jihadisti provenienti dal resto del Sahel e dal Sudan. I portavoce di alcune organizzazioni islamiste non coinvolte nelle occupazioni, avvertono che nessuno sarà al sicuro dalle fiamme della guerra e che sperano ancora in una mediazione pacifica. Essi credono che la guerra franco-tedesca sarà mossa soltanto dagli interessi sulle ricchezze minerarie dell’area, non già da concrete preoccupazioni sulla pericolosità jihadista.

Invece, il gruppo MNLA, il movimento di liberazione nazionale dell’Azawad, ha stretto un accordo con il Gruppo Islamico Armato. Il GIA controlla alcune consistenti aree del nord del paese. MNLA era stato ricacciato ai confini con il Niger dalla violenza degli jihaidisti di Ansar Edine. L’accordo ricalca un trattato simile firmato – poi disatteso – dal medesimo MNLA e dalla più temibile Ansar Edine.  Non è chiaro come il MNLA si possa collocare nel quadro generale del conflitto, ma certamente l’intervento ECOWAS-Onu sarà rivolto a restaurare il potere di Bamako sull’area, quindi a cancellare il sogno tuareg della indipendenza del Sahel.

Timbuctu divisa fra Qaedisti e Tuareg aspetta le bombe francesi

Così la caduta di Timbuctu nelle mani dei ribelli Tuareg ha determinato una fuga dalla città. L’esercito ufficiale maliano è in rotta, ha lasciato l’area senza combattere, appena qualche sparo, qualche elicottero in volo, nulla di più. Il golpe militare che ha agitato la capitale Bamako la scorsa settimana non ha inciso in alcun modo nel confronto bellico con i Tuareg del MNLA. Bamako è in preda ad uno stato confusionale. Reclama aiuto internazionale, ma nessun paese risponde.

Così la città è stata divisa. Il centro è occupato dal gruppo salafista di Ansar Edine. Voci parlano anche di membri del AQMI, Al Qaeda del Maghreb Islamico, i rapitori di Rossella Urru, insediatesi in alcuni quartieri della città. La parte esterna sarebbe controllata dai Tuareg. Oggi dovrebbe verificarsi l’incontro fra Mohamed Ag, Capo di Stato Maggiore nel Movimento Nazionale per la Liberazione della Azawad,e Iyad Ghali, il leader di Ansar Edine. Dovrebbero discutere delle modalità con cui dichiarare l’indipendenza dell’Azawad dal Mali.

Timbuctu si estende in forma di ferro di cavallo; è adiacente al fiume Niger e piega verso nord, nel Sahara. I suoi centri vitali sono distribuiti tra la regione meridionale e il centro della città, i quartieri con alta densità di popolazione si concentrano nel nord della città. Il MNLA è di stanza nella regione meridionale della città, oltre che nei valichi Cabara, e controlla il fiume, l’aeroporto e la zona che porta verso Bamako. Ansar Edine occupa come detto la zona centrale della città, e quindi i suoi punti vitali. La città aspetta ma è chiaro che i due gruppi si scrutano e si osservano. Non è escluso che, se l’incontro di oggi avrà un esito negativo, inizino a bombardarsi a vicenda.

E la Francia che fa? Può permettere che il Mali, sua ex colonia, venga diviso e spartito fra Tuareg e gruppi assimilabili ad Al Qaeda? Chi vive a Timbuctu pensa di no e si aspetta le bombe di Sarkozy (o di Hollande?). Il MNLA nega qualunque correlazione con Ansar Edine. Lo fa con un comunicato sul proprio sito nel quale stigmatizza gli organi di informazione del Mali e internazionale, in particolar modo France Presse, colpevole di essere l’autrice di un’opera di disinformazione globale volta a rappresentare il MNLA come un movimento di ex mercenari di Gheddafi e ora di fondamentalisti qaedisti.

Dei rapiti italiani e spagnoli nessuna notizia.

 

Il Mali cede sotto i colpi dei Tuareg

Dopo Kidali è caduta Gao, oggi Timbuctu. L’esercito maliano è in disfatta. Secondo Sahara Media il colonnello Elhadj Ag Gamou si è unito ai combattenti Tuareg. Due giorni fa il capo della autoproclamatasi Giunta Militare del Mali, Amadou Sanogo, ha lanciato un appello per un aiuto militare straniero. Viene scritto, anche sui giornali italiani – come La Repubblica – che i ribelli Tuareg si sono alleati con la cellula di Al Qaeda nel Sahel, AQMI. In realtà si tratterebbe di un gruppo minore, islamista, chiamato Ansar Edine, una formazione politico militare che vorrebbe applicare la Sharia nel nuovo stato dell’Azawad. Ma l’Azawad è la terra dei Tuareg e i Tuareg sono nomadi, seppur islamizzati, e mantengono una identità culturale ben definita.

Dire che i Tuareg si sono alleati con Al Qaeda non è completamente corretto. Il Movimento Nazionale per la Liberazione dell’Azawad (MNLA) si è formato all’inizio dell’Ottobre 2011. L’impulso per questa nuova guerra dei Tuareg (l’ultima è terminata nel 2009) è venuto alla fine del regime di Gheddafi in Libia. Tuareg di diverse tribù hanno combattuto sia per il Raìs che contro. Il comandante militare dell’MNLA, Mohammed Ag Najm è stato certamente un ufficiale libico di origini maliane ed ha servito durante il regime di Gheddafi ma si è espressamente dichiarato in disaccordo con il regime fin dall’inizio dell’insurrezione di Bengasi. Ma non si tratta di mercenari. Essi sono ex ufficiali libici di etnia Tuareg. Combattono ora per il loro vero paese.

Ansar Edine è un gruppo salafista Tuareg. Certo è difficile distinguere. La presa della città di Kidal è un punto di non ritorno. Dopo sono cadute Gao – in seguito a una sanguinosa battaglia in cui l’esercito maliano ha dispiegato persino degli elicotteri, senza evidentemente ottenere l’effetto di fermare l’avanzata dei ribelli berberi – e Timbuctu. Il nord del Mali è fuori del controllo del governo di Bamako e potrebbe suggerire alla cellula di Al Qaeda in Algeria, AQMI, responsabile dei rapimenti di Rossella Urru e dei due cooperanti spagnoli, di iniziare attività terroristiche o di guerriglia in territorio algerino. Aveva ragione Giulio Sapelli sul Corriere: la caduta di Gheddafi ha spezzato l’equilibrio dell’area, importantissima per la produzione di petrolio ma anche per il traffico della droga e degli immigrati verso l’Europa. L’Azawad potrebbe nascere come narcostato, come Stato Canaglia, un nuovo Afghanistan, palestra del terrore qaedista. O forse no. Forse ci stiamo ingannando. forse siamo vittime della propaganda del governo diBamako, che già otteneva i soldi e le armi dalla Comunità Internazionale per combattere il Terrore di AQMI, soldi che invece hanno ingrassato le tasche dell’ex presidente ATT, Amadou Toumani Touré, deposto dai militari.

Cosa succederà se la guerra coinvolgerà l’Algeria? Cosa farà la Francia, da sempre dominus dell’area? Le elezioni presidenziali in Francia saranno discrimine per un intervento militare straniero, come è successo per la Libia, questa volta però in chiave conservativa, anti-ribelli? Oppure anche Francoise Hollande vede nell’Azawad una minaccia agli interessi francesi?