Dalla lettera di Lavitola: piccolo bignami della corruzione

Fu Lavitola a convincere Berlusconi a comprare i senatori necessari a far cadere il governo Prodi del 2006-2008. Lo scrive lo stesso Lavitola in una lettera mai recapitata, scritta da Rio de Janeiro lo scorso dicembre 2012, nel pieno della latitanza che l’ex editore de L’Avanti! condusse in seguito al mandato di arresto dei magistrati napoletani che investigano sulla P4 Bisignani-Papa-La Monica. Nella lettera Lavitola è reo confesso di una lunga lista di attività di corruzione e di dossieraggio messe in opera la fine di servire Silvio Berlusconi.

Provo in quest post a farne un elenco e una prima provvisoria contestualizzazione storica:

  1. l’acquisto di De Gregorio: il senatore IDV fu al centro di un clamoroso ribaltone che nel 2008 significò la fine dell’Unione di Prodi.
    • C’e’ un balletto di banconote al seguito della fortuna di DE GREGORIO: 500 mila euro da Berlusconi «all’atto della firma dell’atto federativo che stabiliva anche il sostegno al partito», nato dal movimento «Italiani nel mondo», un contenitore politico editoriale (giornali e un canale tv) capace di ottenere finanziamenti. E’ lo stesso senatore ad ammetterlo, quando parla delle presunte ritorsioni prodiane per il suo tradimento: «Hanno tolto due milioni di contributo pubblico alla tv Italiani nel mondo, con un emendamento della Finanziaria». Prima di quest’ultimo «scivolone calabrese», il senatore aveva fatto capolino da un’inchiesta su una «fabbrica di dossier» gestita da uno 007 privato (La Stampa.it);
  2. la desistenza del senatore Pallaro: era uno degli eletti nelle circoscrizioni estero della XV Legislatura. Fu al centro di un giallo poiché già nell’aprile del 2006 il suo voto favorevole al governo Prodi era dato in forse proprio da esponenti di Forza Italia e di An.
    • Poco dopo la conclusione della sua vittoriosa campagna elettorale, Pallaro, che si è definito democristiano, affermò che «avrebbe dato il voto di fiducia alla coalizione vincente» (in questo caso L’Unione) in quanto «non possiamo permetterci il lusso di andare all’opposizione» e tale presa di posizione risultò particolarmente rilevante, data la risicata maggioranza dei partiti delcentrosinistra nella seconda Camera (158 senatori a 156). Ciononostante, lo stesso Pallaro fu oggetto di un vero e proprio giallo quando il 19 aprile l’allora Ministro degli italiani all’estero Mirko Tremaglia comunicò alla stampa che «un senatore eletto all’estero che era stato segnalato per Prodi non vota più Prodi»: secondo Forza Italia il parlamentare ad aver cambiato idea sarebbe stato proprio Pallaro. Pallaro smentì tali dichiarazioni ed annunciò il suo voto positivo sia a Franco Marini (candidato dell’Unione alla presidenza di Palazzo Madama) sia al governo Prodi II. Da allora, pur mantenendo la sua posizione di autonomia ed indipendenza dai due Poli, Pallaro ha attivamente collaborato con l’esecutivo guidato da Romano Prodi, sostenendolo in parlamento ed ottenendo alcuni riconoscimenti per gli Italiani residenti all’estero, come il ripristino dei fondi a disposizione della rete consolare, contenuto nella Legge Finanziaria 2007. Contraddicendo quanto sostenuto nella campagna elettorale, tuttavia, contribuì alla caduta del Governo Prodi. Infatti il 24 gennaio non partecipò al voto al Senato, rimanendo a Buenos Aires (Wikipedia alla voce Luigi Pallaro);
  3. come hanno convinto Dini: Lavitola si è avvalso della collaborazione di Giuseppe Ferruccio Saro e di Romano Comincioli (defunto nel 2011). Ha promesso posti nel nuovo governo. Che non arrivano:
    • Poco prima del Tg delle 20 LAMBERTO DINI ha scoperto che era sfumato anche l’ultimo impegno del Cavaliere. Una lunga catena di promesse (o di illusioni) che sulla base degli affidamenti di Berlusconi aveva consentito a DINI (era febbraio) di sperare nella presidenza del Senato, a fine aprile in un ministero di peso (l’Economia, piu’ realisticamente la Difesa) e poi, in un progressivo appassimento di ambizioni, l’impegno di palazzo Chigi si era ridotto a due sottosegretariati. Ieri sera DINI ha scoperto di non avere nulla in mano, mentre piccoli premi erano andati a personaggi (come il capofila dell’ «altra Dc» Giuseppe Pizza), che nel bene o nel male hanno avuto una presenza meno incisiva nella storia del Paese. Tutto era iniziato con la caduta del governo Prodi, un «delitto» consumato il 25 gennaio e nel quale DINI non aveva sparato il primo colpo, prerogativa di Clemente Mastella, ma si era riservato il colpo di grazia (La Stampa.it);
  4. la pistola fumante, alias Clemente Mastella, che sarebbe stato convinto a far fallire il governo Prodi dandogli l’aiutino attraverso pressioni alla procura che aveva messo ai domiciliari la moglie:
    • Alle 21,30 il primo, vero contatto con casa Berlusconi, alle 22 la telefonata di MASTELLA a Mauro Fabris, il suo braccio destro: «Domattina ti aspettano a Milano i vertici di Forza Italia, si puo’ chiudere un accordo con 20 deputati e 10 senatori». L’indomani mattina – ironia dei destini incrociati – e’ Prodi a cercare MASTELLA, ma CLEMENTE non si fa trovare. E’ ansioso, da Milano aspetta la telefonata ”libera-tutti” di Fabris, che infatti arriva all’ora di pranzo: «Tutto a posto, c’e’ il timbro di Berlusconi!». Alle sei della sera MASTELLA puo’ annunciare ai giornalisti: «Lasciamo la maggioranza, l’esperienza del centrosinistra e’ finita». E’ il 21 gennaio, il ribaltone e’ compiuto (La Stampa.it);
  5. il dossieraggio contro Fini e la cosiddetta “casa di Montecarlo: il caso Tulliani ha praticamente tenuto testa per la seconda parte del 2010. Il piano era chiaro e doveva servire a giustificare la cacciata di Gianfranco Fini dal Popolo della Libertà. Un “intrigo internazionale” che rimanda direttamente ai paesi del Sudamerica, a Panama, a Saint Lucia, dove basta una mazzetta di denaro per fabbricare i documenti necessari a incastrare il presidente della Camera:
    • tutto sul caso Fini-Tulliani sulle pagine di Yes, political!: https://yespolitical.com/?s=tulliani – nella lettera Lavitola ricorda a B. di aver avuto 400/500 mila euro, quando invece ne spese almeno 100 mila in più; e non sarebbe stato ricambiato a sufficienza il benefit di Martinelli, che è il presidente di Panama.
      • Il 16 aprile 2012 l’ex direttore de L’Avanti Valter Lavitola, amico del Presidente Martinelli, viene raggiunto da un avviso di garanzia da parte della procura di Napoli in merito a un’ipotesi di corruzione internazionale per presunte tangenti a politici panamensi per la realizzazione di carceri e l’acquisizione di appalti.Per ottenere illecitamente alcune commesse milionarie, Lavitola avrebbe ricompensato con “utilità e somme di denaro in contante” anche il presidente di Panama di origine italiane Martinelli, destinatario anche di una valigetta con del denaro, il ministro della giustizia Roxana Mendez ed altri esponenti di Governo destinatari anche di vacanze di lusso (Wikipedia alla voce Ricardo Martinelli).
  6. le nomine: Ioannucci a Poste Italiane.
    • UCCI UCCI SPUNTA FUORI LA IOANNUCCI – LA CLAUDIA IOANNUCCI DI CUI PARLANO A TELEFONO LAVITOLA E NICLA TARANTINI, DEFINITA “GIORNALISTA DI REPUBBLICA” DAGLI INVESTIGATORI, POTREBBE ESSERE IN REALTA’ LA NEOCONSIGLIERA DI AMMINISTRAZIONE DI POSTE ITALIANE, AMICA DI VALTERINO – E POSTE ITALIANE E POSTE PANAMA HANNO SOTTOSCRITTO UN IMPORTANTE ACCORDO DI COLLABORAZIONE LO SCORSO 21 AGOSTO, ALLA PRESENZA PROPRIO DELLA IOANNUCCI – UNA COINCIDENZA? AH SAPERLO (Dagospia – profetico).
  7. il ruolo del maresciallo La Monica, carabiniere del Ros, avrebbe operato per salvaguardare Bertolaso, per insabbiare l’indagine sulla compravendita dei senatori, avrebbe “dato una mano” sul caso Saccà e su Nicola Cosentino, nonché ad occultare alcune foto che ritraevano Berlusconi e Bassolino insieme a camorristi.

Ruby e Casa di Montecarlo: è guerra aperta fra PdL e FLI

E’ guerra aperta fra il PdL e Futuro e Libertà, una guerra che si consuma a colpi di comunicati contenenti richieste di dimissioni, da una parte e dall’altra. E’ il risultato della strategia “difensiva” di Berlusconi messa in atto oggi da Frattini e dai deputati PdL con il voto affermativo della Giunta per le Autorizzazioni al rinvio delle carte dell’inchiesta Ruby.

1. Cominciamo con ordine: Frattini stamane è stato ascoltato dai senatori sul caso della Casa di Montecarlo, attribuita dai media berlusconiani al cognato di Fini, Giancarlo Tulliani. E’ stato il caos in aula. Di fatto Frattini non ha mostrato alcun documento. Si è limitato ad affermare che si tratta di documenti “autentici”. E che in essi si fa riferimento al suddetto Tulliani come reale beneficiario delle società off-shore coinvolte. La strategia è chiara tanto quanto è confusa e disperata la mente che l’ha partorita: distrarre dal Ruby-gate indirizzando l’odio dei berluscones su Gianfranco Fini e la sua mancata promessa di dimissioni. E’ una mossa disperata, che rivela l’affanno di chi sta cercando di sotttrarsi alla gogna pubblica. Una mossa ingenua, che solo la mente di un “povero vecchio” poteva studiare.

Stasera Il Fatto Quotidiano ha svelato le “carte” di Frattini. Ebbene, Frattini ha bleffato. Le carte inviate da Saint Lucia sono una chimera: la comunicazione di termine delle indagini corredata di copia della documentazione già nota da tempo, ovvero dalla scorsa estate quando Il Giornale di Feltri e Sallusti pubblicava quotidianamente fango sul Presidente della Camera. Il documento svelato da Il Fatto consta di una lettera, datata 10 Dicembre 2010, a firma del solito Stephenson King, primo ministro dell’isola caraibica:

“Abbiamo accluso – si legge –  una copia del memorandum ufficiale rilasciato dal procuratore generale ed a me indirizzato che e stato pubblicato su diversi giornali internazionali e che ha concluso che il sig. Giancarlo Tulliani era l’utilizzatore beneficiario di dette compagnie […]

II nostro primario interesse era di assicurare che le predette compagnie ed i predetti agenti fossero in regola con le leggi e la disciplina esistenti in materia di compagnie off-shore in Santa Lucia . E’ stata sempre nostra intenzione che il solo scopo delle indagini fosse di accertare che le compagnie ed i loro rispettivi agenti fossero in regola con le nostre leggi e che si proteggesse la reputazione della nostra giurisdizione in materia di società off-shore.

Gli attuali agenti e i fruitori beneficiari delle Compagnie esistevano in conformità con le nostre leggi ed i nostri regolamenti; di conseguenza il Governo di Saint Lucia ha ufficialmente chiuso le indagini riguardanti le società Printemps ltd, Timara Ltd, e Jaman Directors.ltd e quindi non c’e più alcun ulteriore interesse da parte della nostra giurisdizione su tale materia” (Il Fatto Quotidiano).

Di fatto Tulliani viene indicato come “beneficial owner” delle suddette società off-shore. Ho già ampiamente trattato su questo blog della differenza fra beneficial owner e proprietà di una società. Vi rimando a questo post:

https://yespolitical.wordpress.com/2010/09/27/caraibi-corallo-e-walfenzao-i-nomi-chiave-del-giallo-fini-tulliani/

Avrete pertanto capito che i documenti in possesso della Farnesina sono cartaccia. Spazzatura. Servono solo ad aizzare contro il nemico Fini. E a chiederne le dimissioni strappandosi le vesti, in modo da farsi riprendere dal TG1 e da diventarne la prima notizia del giorno, come è accaduto oggi.

2. La Giunta per le autorizzazioni della Camera, intanto, ha votato a favore di una mozione della maggioranza che richiedeva il rinvio della documentazione dell’inchiesta Ruby al mittente: la Giunta, quindi il Parlamento – si è così convenuto – non è competente a decidere sull’autorizzazione a effettuare le perquisizioni degli uffici del Rag. Spinelli, uffici di pertinenza della segreteria dell’onorevole Berlusconi. La competenza è del Tribunale dei Ministri. B. avrebbe agito per difendere l’onorabilità di Mubarak, quindi per ragioni di opportunità dettate dalla politica estera del governo medesimo. Lui credeva che Ruby fosse la nipote del presidente egiziano. Era stato indotto in errore dalla ragazza medesima. Pertanto quella telefonata è stata compiuta da B. in quanto primo ministro. Da ciò la competenza a giudicare B. sarebbe del suddetto Tribunale dei Ministri e non della Procura di Milano. Questa la teoria della maggioranza, architettata dal geniale pool di avvocati di B medesimo. L’obbiettivo è di giungere al “conflitto di attribuzione” dinanzi alla Consulta: quindi di allungare i tempi dell’indagine e del processo. Anche questa una mossa disperata, vista e considerata la gravità del reato che comporta una prescrizione del reato stesso molto lontana negli anni. Per B. questa volta è veramente difficile sottrarsi dal processo. Difficilissimo.

La linea della maggioranza è passata anche a causa delle defezioni dell’opposizione – 11 a 8 il voto finale (composizione: 9 maggioranza, 10 opposizione, 2 gruppo misto) – ma soprattutto per il voto favorevole degli appartenenti al gruppo Misto. La vittoria di oggi rischia però di essere un boomerang: dovrà essere riconfermata dal voto dell’aula la prossima settimana, e dovrà essere un voto a maggioranza assoluta, ovvero di almeno 316 deputati. Un nuovo voto di fiducia, si può ben dire. Che si svolgerà per voto palese. Non ci potranno essere voti ribelli, a meno di essere pubblicamente additati come salvatori di Berlusconi.

3. Il vergognoso attacco de Il Giornale a Ilda Boccassini, pm di Milano del caso Ruby:

Un caso risalente al 1982. Pensate, ventinove anni fa. Ventinove. Se non è gogna questa… La prima pagina de Il Giornale vi fornisce l’esatta proporzione della disperazione di B. Sì, è talmente spacciato da dover ricorrere a questi mezzi. E non parlate di giornalismo: questo è in realtà fasc-ismo.

Casa An, Frattini in diretta al Senato svela i segreti di Saint Lucia

Misteriosi atti provenienti dall’isola caraibica di Saint Lucia, relativi alla proprieta’ delle due societa’ che, in tempi diversi hanno gestito l’immobile di Montecarlo ereditato da An nel ’99 e venduto nel 2008 per circa 300 mila euro, sarebbero ora nelle mani della Procura di Roma. Secondo indiscrezioni dalle carte risulterebbe che il titolare delle societa’ sarebbe Giancarlo Tulliani, cognato di Fini.

Stamane è atteso il ministro degli Esteri in persona, Franco Frattini, in aula al Senato per rispondere ad una interrogazione del senatore PdL Compagna sulla questione in oggetto.

Ora, è palese a tutti che si tratta di un pessimo teatrino organizzato per distrarre dal grosso guaio dei festini di Arcore. gli atti sono giunti all’improssivo ieri l’altro, guarda caso all’apice del sex-scandal. E’ una strategia dettata dallo stesso Berlusconi: “Il terzo polo va spaccato […] colpire Fini per costringere Casini a un negoziato (La strategia del Cavalier Pompetta, Il Foglio, 26/01/2011). Indiscrezioni del Corriere della Sera indicano in Walter Lavitola l’artefice del pamphlet di accusa al cognato di Fini. La medesima firma in opera la scorsa estate.

In attesa di scoprire le nuove carte, ecco la diretta streaming del Senato.

Montecarlo e il ruolo della Farnesina: chi ha raccomandato Corallo?

La scorsa settimana, Corrado Formigli, nel corso della puntata di Annozero, ha rivelato che il nome di Francesco Corallo è stato proposto come Console Onorario di Sint Maarten in una serie di email intercorse fra la Farnesina e il Console di Miami, tale Marco Rocca. Il quale, indagando su Corallo, venne a conoscenza della parentela sconveniente (il padre Gaetano, condannato per associazione a delinquere). Tanto che rispose picche. Formigli rese noto che, nei giorni delle pressioni fatte dalla Farnesina, la moglie di Rocca ebbe un “incidente” automobilistico (l’auto andò a fuoco). Un atto intimidatorio contro il console, ultimo baluardo della legalità della diplomazia italiana? Il giorno dopo lo scoop di Formigli, Frattini annunciò un’indagine interna sull’intera procedura eseguita.

Durante la settimana, quelli de Il Giornale e di Libero si sono arrovellati per far ricadere il sospetto della raccomandazione non già su Frattini, come verrebbe facile pensare, ma su Gianfranco Fini, ex ministro della Difesa nel precedente governo Berlusconi. Tanto che Feltri e soci scovano una copia delle email mandate al Console di Miami. Queste email sono state inviate dal Segretario Generale della Farnesina, Giampiero Massolo. E Massolo, secondo Libero, sarebbe un funzionario della diplomazia italiana appartenente alla “filiera” finiana. Massolo ha fatto pervenire una lettera a Libero in cui smentisce l’apparteneza a questa o a quella corrente politica. Poi aggiunge:

La segnalazione circa l’aspirazione di Corallo mi è pervenuta, tra le tante che ricevo in ragione del mio incarico, da persona che conosco da tempo, che non ha alcun rapporto con la politica, né tantomeno con ambienti legati al presidente Fini (Libero, 13/10/2010, pag. 6).

Ergo, la ricostruzione fatta da Libero è frutto di invenzione. D’altronde, il curriculum di Massolo, funzionario della Farnesina di lungo corso, è limpido oltreché lunghissimo (comincia nel 1978). E’ dal 2008, fra le altre cose, Sherpa del G8. Viene nominato Segretario Generale il 12 settembre 2007: la massima aspirazione per un diplomatico. Perché dovrebbe compromettersi per una raccomandazione, un “favore” ad un amico che non è neanche in politica? Massolo rivela che lo scambio di email è durato non più di qualche giorno, e non c’è stato spazio per i dubbi sulla reputazione di tale Corallo.

Quindi? Molto rumore per nulla? Libero e Il Giornale hanno cercato timidamente di rigirare il bubbone Corallo-slot machine contro Fini. Ma il colpo gli è rimasto in canna. Massolo non è finiano poiché a Fini non deve alcunché: la sua carriera era già una carriera di vertice all’interno della Farnesina. E la pista Saint Lucia si è completamente sfaldata. Come mai Il Giornale e Libero non approfondiscono il caso del documento del ministro della Giustizia di quell’isola? E come mai Lavitola è uscito di scena?

Saint Lucia nel porto delle nebbie. L’ordine di B.: insabbiare

Saint Lucia, l’isola del mistero. Il porto delle nebbie. Ora nessuno più ne parla. Il Giornale e Libero hanno ricevuto l’alt di Berlusconi. Lavitola? Una felice interpretazione, la sua. Quasi da Oscar.

Un breve riassunto: ricorderete l’Attorney General di Saint Lucia, tale Lorenzo Rudolph “Doddy” Francis, rintracciato in Svizzera dai cronisti de Il Fatto precipitarsi con il primo volo a Castries per gestire la “crisi” internazionale che potrebbe scaturire da quel documento “patacca” che portava lo stemma del governo di St. Lucia e attribuiva la proprietà dell’appartamento di Montecarlo, al centro dello scandalo italiano, a tale Giancarlo Tulliani. Francis non può negare l’autenticità: nella prima – brevissima – conferenza stampa dice che il documento è vero e che non sa proprio come possa essere stato reso pubblico. E’ imbarazzato e imbarazzante, assediato dai giornalisti italiani, lasciato incomprensibilmente da solo dal suo premier e dal ministro degli Esteri.

Che fare? La sera stessa – era giovedì – ad Annozero, Italo Bocchino rivela il nome del pataccaro: Walter Lavitola, sedicente direttore dell’Avanti!, ciò che resta del glorioso giornale socialista; è da quel momento che Lavitola si impossessa della scena, in un irrazionale scarto narrativo in cui una comparsa diventa protagonista. Bisogna rassicurare Francis sulla correttezza dell’approccio seguito sino ad allora. Lavitola finge di lavorare a un’inchiesta giornalistica su un presunto riciclaggio di denaro proveniente anche dall’Italia, inchiesta che lo ha fatto imbattere nel caso Tulliani come per “caso”. Dice di lavorarci da sei mesi. Francis, messo ancora alle strette dai giornalisti italiani, rivela che l’inchiesta su Timara e Primtemps è stata avviata tre o sei mesi fa. Un’inchiesta avviata non già su impulso di un’autorità giudiziaria, né nazionale né internazionale, bensì “governativa”. Un atto illegale, secondo l’esponente dell’opposizione. Un atto che mette a pregiudizio il segreto sulla proprietà di due società off-shore, un atto che minerebbe alla base tutta l’economia dell’isola.

Francis temporeggia, poi la conferenza stampa delle ore 22.30 italiane: presente anche Lavitola. Casualmente la troupe al seguito del giornalista di Annozero, Corrado Formigli, riprende un potente aereo privato atterrare quello stesso giorno sulla pista dell’aeroporto di Castries. E’ un Cessna Citation XL. Da esso, capirà poi il giornalista, scendono proprio Lavitola, Torres, il giornalista di el Nacional che pubblicò il documento contraffatto  di St. Lucia, e un interprete. Lavitola, in un primo momento sostiene di esser giunto sull’isola il giorno prima su un aereo di linea American Airlines. Oggi su Il Fatto, Formigli rivela che l’aereo non è di proprietà di tale Rogelio Oruna, imprenditore amico di Lavitola, ma del miliardario spagnolo Pablo Pinero, proprietario della catena alberghiera Bahia Principe, e di un certo Malmonado, leader del Partito Rivoluzionario Dominicano (PRD, di area socialista, come Lavitola). Le bugie di Lavitola fanno acqua da tutte le parti. Sabato scorso, in un dramma che subodora di operetta (“a Saint Lucia mi stanno incriminando”), l’Avanti! pubblica l’email che sarebbe agli atti dell’inchiesta di Francis, email che lo stesso Francis ha confermato durante l’ultima estemporanea conferenza stampa. L’ennesimo scoop che indica in Tulliani il proprietario dell’apprtamento monegasco.

La smoking gun di Lavitola dovrebbe creare delle polemiche fuori dal normale. E invece il silenzio. Tutti tacciono. Compresi Il Giornale e Libero. E’ il 2 Ottobre. Lo strascico polemico dura sino a ieri ma è sottotraccia, lasciato a figure comprimarie. In precedenza, durante le repliche al dibattito sulla questione di fiducia al Senato, Berlusconi ha parlato male de Il Giornale, spingendosi ad affermare che forse le sue inchieste giornalistiche non giovano affatto al PdL. Un segnale? O un bluff?

Di fatto la lunga serie di copertine anti-Fini con epicentro la casa di Montecarlo è terminata. Qualcuno ha forse ordinato la “ritirata”. Il caso Tulliani stava per avere ripercussioni a livello internazionale considerevoli. Guastare uno dei paradisi dell’off-shore per far fuori un avversario politico. Roba da matti. A conferma di questo, la telefonata anonima ad Annozero. La voce è di un certo David. Racconta Formigli:

Chi è David? Per ora, una voce e nulla più. Telefona due volte alla nostra redazione, la prima mentre siamo in diretta con la puntata di Annozero e ci occupiamo del caso Fini. La seconda dopo aver visto -dice lui – l’inchiesta che abbiamo realizzato a St Lucia mostrando il jet di Lavitola. Sostiene di essere molto vicino alla moglie del ministro degli Esteri di St. Lucia, Rufus Bousquet. Questa è la sua testimonianza: “Qualcuno ha fabbricato un documento falso sulla casa di Montecarlo. Falso perché non proviene dal governo di St Lucia. Noi abbiamo visto il documento i primi di giugno e ci siamo chiesti: cosa diavolo sta succedendo? Chi l’ha fatto? Il nostro primo ministro ha fatto un sacco di telefonate in giro, a Santo Domingo e altrove. È proprio allora che compare mister Lavitola. Lui dice a Bousquet che questo documento deve venire autenticato, garantito come vero dal governo di St Lucia, perché se non fosse stato autenticato, l’isola avrebbe potuto subire ingenti danni economici perché l’Italia ha molto denaro custodito a St Lucia” (C. Formigli per Il Fatto Quotidiano, 05/10/2010).

Poi, oggi, alle 17.51, una agenzia dell’AGINews rilancia le dichiarazioni dell’avvocato Ellero al settimanale Oggi:

“Il mio cliente [secondo Ellero] e’ inattaccabile perche’ tiene in pugno qualcuno di molto importante” ha raccontato Ellero nell’intervista […] Il direttore dell’Avanti ha dovuto correre perche’ qualcuno gli ha mandato a dire: ci hai cacciato nei guai, adesso vieni a tirarci fuori. Il mio cliente non lo conosce ma se dovesse raccontare quel che sa su Lavitola succederebbe un finimondo. Se poi rivelasse il nome dell’uomo politico al quale e’ legato?” (AGI News On – CASA MONTECARLO: ELLERO, MIO CLIENTE HA IN PUGNO UOMO IMPORTANTE).

Quindi Lavitola orchestra una messinscena: toglie le castagne dal fuoco a Francis con la storia della email, mentre in Italia scatta l’ordine di fermare il linciaggio. Cosi cala il sipario su Saint Lucia. Qualcuno dice che B. vuole trattare con i finiani sulla giustizia (leggasi immunità). Forse è una interpretazione sbagliata. L’attacco ulteriore alle toghe sopraggiunto dal palco di Milano, domenica scorsa, ha messo la pietra tombale su ogni tentativo di dialogo con FLI. Berlusconi invece muove chiaramente le truppe per le elezioni. Perché allora disinnescare la bomba di Saint Lucia? La possibile risposta: la faccenda è sfuggita di mano. A rischio l’identità di uomini ombra. Forse centra anche il rinnovo delle concessioni delle slot machine. La vicenda è approdata in aula, alla Camera, per mezzo di una interrogazione a risposta scritta fatta dai deputati di IDV al Ministro dell’Economia e delle Finanze, Giulio Tremonti. Ecco cosa scrivono:

BARBATO, DI PIETRO, DONADI, CAMBURSANO, ZAZZERA, RAZZI, PALADINI, MESSINA, ROTA, ANIELLO FORMISANO, PIFFARI, GIULIETTI, BORGHESI, PALAGIANO, MURA, EVANGELISTI, PORCINO, FAVIA, PALOMBA, DI STANISLAO, CIMADORO, DI GIUSEPPE, LEOLUCA ORLANDO e MONAI. – Al Ministro dell’economia e delle finanze

  • [la] società Atlantis World Gioco Legale Ltd con sede in Inghilterra, attraverso una propria stabile organizzazione in Italia, risulta concessionaria per la gestione telematica degli apparecchi da intrattenimento (cosiddette slot machines) di cui all’articolo 110, comma 6, del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza
  • tale società è controllata attraverso una complessa struttura da società off- shore dei Caraibi
  • Solo il 5 per cento è di soci italiani identificabili (Sapamet, consorzio riferibile ai dirigenti dei gestori del sindacato delle slot-machines) mentre nessuno sa veramente chi è la persona fisica proprietaria del restante 95 per cento
  • la Hoshi Okara Corporation ltd controlla l’82 per cento mentre il restante 13 per cento è nelle mani della Uk Atlantis Holding Plc
  • Hoshi Okara è una società delle Antille che secondo alcune notizie di stampa sarebbe riferibile a Francesco Corallo
  • La società UK Atlantis Holding Pie che detiene il 13 per cento è invece controllata da società con sede nello Stato caraibico di Saint Lucia (la Corporated Management St. Lucia possiede il 99,9 per cento mentre la Corporate Management Inc. ne ha una minima quota dello 0,01 per cento)
  • Entrambe le società sono riconducibili al signor James Walfenzao, professionista che, secondo notizie recentemente riportate dalla stampa, agirebbe in nome e per conto di un trust appartenente a Francesco Corallo
  • l’unico nome di una persona fisica che sostiene di essere socio in proprio della Atlantis Gioco Legale Ltd concessionaria dell’Azienda autonoma dei monopoli di Stato AAMS nel controllo del gioco legale, è quello di Francesco Corallo, il figlio di Gaetano Corallo, il quale è stato condannato per associazione a delinquere di stampo mafioso in primo e secondo grado, accusa che è stata trasformata – dopo una serie di monunciamenti della Cassazione – in associazione a delinquere semplice: la condanna a sette anni e mezzo era legata proprio alla scalata dei casinò italiani da parte di soggetti legati al clan mafioso di Nitto Santapaola, boss di Catania che sarebbe stato fotografato con Gaetano Corallo a Saint Marteen, Antille olandesi, dove allora Gaetano gestiva un casino e dove oggi il figlio Francesco gestisce altri tre diversi casino
  • il predetto Francesco Corallo sarebbe stato a sua volta indagato più volte dalla procura di Roma per traffico di droga e riciclaggio e – anche se le indagini sono state archiviate – negli atti sarebbe comunque definito più volte come soggetto legato al clan di Benedetto Santapaola, capo assoluto della mafia catanese
  • la convenzione per la concessione ad Atlantis World Rti (che vale da sola decine di milioni di euro e permette di incassarne altrettanti alla società, che stava quotandosi in borsa a Londra proprio grazie alla concessione medesima) è stata siglata senza richiedere alla prefettura gli accertamenti ai fini della cosiddetta informativa interdittiva antimafia che solitamente viene chiesta per appalti superiori ai 5,2 milioni di euro mentre in questo caso si parla di centinaia di milioni se non di miliardi di euro
  • la concessione è stata prorogata due volte (ultimamente fino al maggio 2011) sempre senza alcuna richiesta della cosiddetta informativa interdittiva antimafia
  • la procura della Corte dei conti ha citato in giudizio la Atlantis World, assieme ad altri nove concessionari, contestando violazioni degli obblighi del concessionario, che non aveva provveduto a collegare le macchinette per permetterne il controllo in tempo reale, come previsto dalla legge e che non aveva versato all’Erario ingenti somme relative al prelievo erariale dovuto sui proventi dei citati apparecchi di gioco. Ad Atlantis Word e ai suoi controllori inadempienti dell’AAMS, la Corte dei Conti contesta un ammontare pari a circa 32 miliardi di euro complessivi per inadempimenti degli obblighi relativi ai livelli di servizio previsti dalle convenzioni di concessione (Camera.it – Lavori – Resoconti Assemblea – Allegato).

Insomma, il clamore di stampa conseguente alla faccenda Montecarlo-St. Lucia rischia di mettere a pregiudizio la concessione governativa sulle slot machine. E non sono pochi soldi. Possibile che una concessione governativa sia stata assegnata a una società off-shore? E se adesso cominciassimo ad occuparci di questa vicenda più seriamente, che accadrebbe?

Aggiornamento del 06/10, ore 7.30: questa la prima pagina de Il Giornale di oggi. Sembra contraddire quanto affermato prima:

L’articolo di apertura, a firma di Chiocci e Malpica, i due giornalisti che hanno il “merito” (?) di aver aperto l’inchiesta giornalistica, rappresenta un ritorno alle origini dell’inchiesta: i mobili, i lavori di ristrutturazione, le interviste ai vicini. Roba ferragostana. Per giunta non opera loro ma di Bruno Vespa, che arriva così in cospicuo ritardo sulla vicenda contribuendo a far spegnere i riflettori su Saint Lucia. Di quel pasticciaccio nessuna menzione. Il logoramento continua, ma la rotta è stata abbondantemente corretta e porta lontano, molto lontano, dai Caraibi.

Lavitola cala l’asso: ecco la email di Walfenzao

Eccola, la email che Lavitola teneva nascosta nel taschino. E’ agli atti dell’inchiesta dell’Attorney General di St. Lucia, Mr. Doddy Francis. E’ per tale ragione che Lavitola ha rischiato l’incriminazione da parte degli inquirenti di Saint Lucia.

Lo scrivente è quel James Walfenzao più volte citato nell’arco della vicenda come l’amministratore delle società Timara e Primtemps, nonché presidente o simile di The Corpag Group, la madre di tutte le off-shore, se così si può dire. L’indirizzo email di Walfenzao corrisponde a quanto pubblicato qui:

La email è stata trafugata dal pc di Michael Gordon, secondo Lavitola titolare della Corporate Agents St. Lucia Ltd, sita al numero 10 di Manoel Street a Castries, stesso indirizzo di Timara e Primtemps. Corparate Agents è una società controllata da The Corpag Group. Figura fra le filiali di Corpag, nei Caraibi. E’ un mistero su chi ha trafugato la email. Gordon figura come destinatario della missiva, insieme a Evan Hermiston, socio della Corporate Agents, nonché esperto di off-shore. L’indirizzo email di entrambi riporta l’estensione di candw.lc, che corrisponde a un sito di webmail gratuite di Saint Lucia. Di primo acchito non si può affermare che le email siano false.

Ho tentato una traduzione del testo:

Signori,

Queste due società (Timara+Primtemps, nel titolo della email) hanno attirato l’attenzione della stampa italiana. A quanto ci sembra (precedentemente non conoscenza di ciò) vi è un connessione politica che è emersa in un grande conflitto/scandalo, ora che Berlusconi e Fini (precedentemente partner in politica) stanno litigando. La sorella del cliente sembra avere un forte legame con uno degli uomini politici coinvolti.
Mentre la maggior parte del fango viene gettato dalla stampa controllata da Berlusconi, giornali anche più seri come il Corriera della Sera ne stanno scrivendo.
Il mio nome è stato citato come regista; nessun commento sul fatto che abbiamo fatto qualcosa di sbagliato. Nonostante sia molto fastidioso.
Queste aziende sono state utilizzati per comprare un piccolo appartamento in MC. Abbiamo trovato il valore basso e siamo andati dal notaio per verificare. Il notaio ha spiegato che il prezzo (l’appartamento è stato ereditato da una vecchia signora che è morta, era in cattive condizioni/non mantenuto etc); il notaio ha spiegato che era soddisfatto del valore e non poteva trasferire il bene per un valore troppo basso in quanto egli deve riscuotere le tasse di trasferimento per lo Stato.
Si può essere avvicinati dai giornalisti- Io suggerisco che noi dobbiamo soltanto non rispondere. Stiamo considerando di dimetterci; per primo, voglio sentire dal cliente ciò che egli ha da dire.
Vi terrò informati.
Ho solo pensato che fosse giusto farvi sapere.
Saluti,
James

Ammessa la validità del documento, su cui si può dubitare, eccovi le mie considerazioni:

  1. stupisce come il sistema delle off-shore si sia messo in allarme appena qualche giorno dopo le rivelazioni de Il Giornale; Walfenzao si è impaurito per il solo fatto di esser stato avvicinato da giornalisti e perché il suo nome era citato sui giornali, non solo quelli di B., ma anche sul più serio (!) Corriere della Sera;
  2. Walfenzao nella email dice di aver parlato con il notaio che ha redatto l’atto di trasferimento circa il prezzo pattuito, secondo W. troppo basso; il notaio gli ha riferito che l’immobile era in cattive condizioni;
  3. il notaio riferisce che non può trasferire il bene a un prezzo troppo basso; quindi 300mila euro sono pochi o no? A me pare una contraddizione: W. trova il prezzo basso, va dal notaio che gli riferisce di non poter vendere a un prezzo più basso ancora. Ma il fatto che l’appartamento fosse in cattivo stato è riportato anche qui;
  4. W. pensa di dimettersi (dalla Timara e dalla Primtemps?); dice che ne parlerà con il clinete;
  5. il cliente sembra proprio essere Tulliani; ha una sorella legata a uno dei politici coinvolti nel conflitto fra Berlusconi e Fini.

(continua…)

Nuovi tasselli nel puzzle Montecarlo. Francis: l’indagine avviata tre mesi fa

Volevo tornare a parlare di Politica. Non già del voto di fiducia di domani, che si chiuderà con un “tarallucci e vino” – così Polito stasera a Otto e Mezzo – e con la scelta del sì/astensione da parte dei finiani dalla coda di paglia. Non certamente del mercato delle bestie fatto ancor oggi con la fuoriuscita di cinque deputati dell’UDC e di due dell’API – eletti nel PD, ricordate? questi farabutti – pronti a subentrare al primo segnale di ritirata dei FLi dalla maggioranza. No, questa non è Politica, è spazzatura.

E invece – spiacente per voi – ma la vicenda Saint Lucia-Montecarlo-Tulliani-Fini mi diverte ancora troppo. Oggi si sono aggiunti nuovi tasselli nella tragica commedia tutta italiana, ma di esportazione, che fa tremare la debole politica dei Caraibi. sintetizzando, direi che le novità sono quattro:

  1. Francis ieri era nervoso: incalzato dai giornalisti italiani, questa chiassosa pattuglia, ha dovuto cedere e ha organizzato una estemporanea conferenza stampa durante la quale ha fatto capolino la faccia da cartellone pubblicitario di Walter Lavitola. Lavitola si è prodotto in una performance memorabile. Ha chiesto in uno spagnolo “claudicante” al ministro della Giustizia se alla base della sua inchiesta vi fosse una email fra James Walfenzao, mister x, e Michael Gordon, il fondatore della Corporate Agent, la “madre di tutte le società” che hanno preso parte alle compravendite della casa di Montecarlo. Francis, a quanto pare, ha risposto sì, ma l’uomo Doddy Francis è parso alquanto confuso;
  2. in un altro articolo, comparso su Libero, Rick Wayne, famoso anchorman della Helen Television Service di Saint Lucia, conduttore di un talk show dal nome poco fantasioso di Talk Show, ha rivelato che l’indagine su Primtemps e Timara non è stata avviata su richiesta di qualcuno, ma perché a Castries, la capitale di Saint Lucia, era arrivata addirittura la Interpol, rimasta in città per giorni “a setacciare gli uffici” per assicurarsi che non fossero stati commessi illeciti. I poliziotti si sarebbero informati anche presso il ministro, il quale ha di seguito scritto al premier King. A mio avviso una storia bislacca: un tentativo giornalistico maldestro per celare l’ipotesi che la richiesta di indagine – dietro compenso – sia arrivata da ambienti esterni a Saint Lucia ma correlati a chi in Italia ha interessi nella vicenda;
  3. Francis sembra essersi tradito: ha riferito in conclusione di conferenza stampa che l’indagine era stata avviata “tre o sei mesi fa”, prima della sua nomina a ministro e prima dello scoppio del pseudo scandalo di Montecarlo per mano de Il Giornale;
  4. dulcis in fundo, secondo Italo Bocchino, che sta parlando nel momento in cui scrivo a Ballarò, il giornalista dominicano, autore dello scoop del documento del ministro Francis, tale Josè Antonio Torres, sarebbe sotto contratto con la società editrice de L’Avanti, il giornale di Lavitola.

Roba che scotta, direi. Ma che non ha niente a che fare con la Politica, sia chiaro. Emerge ancor di più l’impronta artificiosa del dossieraggio. E Fini domani terrà in vita il governo. Bel casino, vero?

Caraibi, Corallo e Walfenzao, i nomi chiave del giallo Fini-Tulliani

Avrete letto l’articolo di Marco Lillo su Il Fatto. Si parla della vocazione di An per i “casinò”, della vacanza a Sint Maarten, isoletta caraibica poco distante da Saint Lucia, di Fini e della ex moglie con Amedeo Laboccetta, amico di Francesco Corallo, il leader mondiale del gioco d’azzardo (una foto di Gianfranco Fini e Amedeo Laboccetta con le rispettive consorti – si intravede Daniela Di Sotto che era ancora la signora Fini – scattata a Saint Marteen nell’agosto del 2004 nel ristorante del casino di Corallo, Marco Lillo su Il Fatto). Si disse che Fini andò solo per fare le immersioni. Ma tant’è, Laboccetta ora è rimasto dall’altra parte, con B. e Fini si è imparentato con i Tulliani.
Francesco Corallo controlla Atalntis World. Atlantis è titolare di tre casino a Saint Marteen, due a Santo Domingo e uno a Panama. Per diversificare il proprio “prodotto”, è titolare di una concessione del Governo Italiano “al fine di gestire alcuni aspetti dell’industria del gioco in Italia” (così sul loro sito). Atlantis World Group esiste dal 1992. Ha sede a Cupecoy, nelle Antille Olandesi e gestisce anche:

Beach Plaza Casino (100%)
Hotel V Centenario Inter-Continental and Casino V Centenario (100%)
Paradise Plaza Casino (100%).

Chi è Corallo?

  • la sua biografia suscita qualche ambascia. Nel 1999 in Bolivia, come raccontò L’ Espresso, il suo nome fu fatto in relazione alla scoperta di alcuni casinò clandestini e a un traffico di droga, in cui era coinvolto il suo amico Marino Diodato, marito di una nipote del dittatore Hugo Banzer, titolare in Italia di una società per la commercializzazione di slot machines. Ma non fu neanche mai processato
  • Anni prima, quando il padre Tanino fu protagonista dello scandalo di Sanremo, il tentativo di mettere le mani sulla casa da gioco pagando mazzette a politici della Dc e del Psi, che costò anche la prigione all’ ex sindaco di Imperia e oggi ministro Claudio Scajola, poi assolto, Francesco aveva soltanto 22 anni
  • a tutt’ oggi non c’ è nessuna conferma del rapporto della Drug Enforcement Agency che vuole Francesco in “elevata posizione” nel clan mafioso Santapaola (Nuovi casinò: An e gli amici d’azzardo – Repubblica.it » Ricerc – 2005).

Ora, si dà il caso che Corallo sia un incensurato. Lo scrivono in tutti gli articoli. Lui dice che i casinò se li è fatti da solo. Sarà ma il padre tentò di scalare il casinò di Sanremo, una volta. Coincidenze. Sappiate che Corallo ha anche un giornale a Sint Maarten. E a Sint Maarten ci sono solo tre giornali:

Quale quello di Corallo? Non sono riuscito a risalire. Non vi è alcuna indicazione sull’editore. Ironia della sorte, in uno di questi – The Daily Herald – vi è persino una rubrica dedicata alla lettere dei lettori all’editore, pensate un po’. Che non risponde mai.

Ebbene, Il Fatto ha mostrato come James Walfenzao, l’amministratore di Primtemps e Timara Ltd, le due società off-shore con sede a Saint Lucia che si sono scambiate l’appartamento ex An di Montecarlo, è anche il consulente, l’amministratore e il prestanome di Francesco Corallo. Walfenzao, su alcuni siti, è addirittura indicato come il presidente di Corpag Group. L’idea che mi è venuta è che Walfenzao gestisca, per tramite della Corpag Group, una serie di grossi clienti. Non a caso Primtemps e Timara hanno sede nell’ufficio della Corpag a Saint Lucia: Manoel Street, 10, Castries, come indicato qui. E’ innegabile quindi che Primtemps e Timara siano creature di Walfenzao. E come scrive Red Stripe 2010, il vero proprietario delle due società off-shore non lo sapremo mai. Poiché è mission di Walfenzao far perdere le traccia del titolare:

Un  Trust, o ancora meglio una stiftung, serve a questo, a tenere segreto tutto, ma proprio tutto. Sopratutto serve a tenere segreti patrimonî ingenti, milioni e milioni di €uri, non bilocali e Ferrari (Red Stripe 2010, cit.).

Infatti, “il trust è un contratto tra un individuo (Settlor) che trasferisce alcuni beni di sua proprietà (the Trust fund) a una o più persone (the trustees) con le istruzioni, che sono giuridicamente vincolanti per gli amministratori, che gli amministratori dovrebbero tenere il fondo fiduciario a condizioni prescritte (the beneficiaries).I Trust può essere revocabile o irrevocabile” (Red Stripe 2010, cit.). Il trust serve a mantenere la riservatezza sulla provenienza del capitale.

Walfenzao, un mister x, insomma. A cui Tulliani domiclia le bollette di Rue Princess Charlotte. L’avvocato Ellero, autore di quella polpetta avveleneata (definizione di Luca Barbareschi, finiano doc), che sabato scorso ha quasi scagionato Tulliani proprio quando tutti attendenvano il discorso registrato di Fini, oggi suggerisce sempre a mezzo stampa che Tulliani può essere un mediatore. Uno che lavora in campo immobiliare e che ha piazzato un appartamento insignificante, inutilizzato, alla modica somma di 300mila euro, e per questo si è guadagnato la prelazione per l’affitto dei locali.

Pensate, l’accostamento Walfenzao-Corallo è parso palese persino a quelli de Il Giornale. Che lungimiranza. Così scrivono oggi:

Walfenzao è dunque «presente» a Saint Lucia, dove è tra i riferimenti della Corporate Agent Saint Lucia ltd. È presente negli Usa, come corrispondente della Corpag di Miami, al 999 di Brickell Avenue. Ma come è noto è anche a Montecarlo, dove abita con la moglie in avenue Princesse Grace, a un solo portone di distanza dalla sede della Jason Sam. Una quasi ubiquità anche più impressionante, considerando che Walfenzao controlla, per conto dell’imprenditore italiano di gioco autorizzato (in Italia) e casinò (ai Caraibi) Francesco Corallo, la Uk Atlantis Holding Plc, una delle società del gruppo (Il Giornale).

Troppo spesso, in questa vicenda, abbiamo solcato il Mare delle Antille. Visitando addirittura tre isole: Santo Domingo, Saint Lucia e ora Sint Maarten (l’isola di Corallo). Ma il mare nostrum della politica è alquanto melmoso. Dicevo che Corallo aveva in Italia Laboccetta come amico e amministratore. Laboccetta è poi diventato parlamentare nel 2008 e ha fatto rapidamente carriera in Transatlantico (un altro mare melmoso). Tanto che ora è un papabile sottosegretario nell’eventuale rimpasto di governo che Berlusconi intende fare dopo il 29 Settembre.

Prima di divenire parlamentare, Laboccetta ha rischiato di finire nel mezzo dello scandalo delle slot, una maxi evasione di 98 miliardi di euro, rimasta impunita, scoperta anni fa da due giornalisti de Il Secolo XIX. Le società che gestiscono le slot hanno truffato il fisco taroccando le macchinette in modo tale che risultassero disconnesse dalla rete con lo Stato per la maggior parte del tempo:

la Procura regionale della Corte dei Conti del Lazio aveva inoltrato ai concessionari del settore New Slot una richiesta di risarcimento di 98 miliardi, limati poi a 90. I magistrati contabili contestavano il mancato collegamento degli apparecchi alla rete telematica dello Stato, quello che permette  di controllare l’entità delle giocate e di applicare quindi l’imposta che grava, il Preu. Nonchè il mancato rispetto di alcuni livelli di servizio nella trasmissione dei dati degli apparecchi di gioco. In pratica le concessionarie, non collegando le slot ai terminali statali, hanno sottratto al fisco miliardi di euro di tasse (fonte).

Tra i gestori fraudolenti vi erano: Snai, Hbg, Cirsa Italia, Sisal Slot, Cogetech Codere Network, Lottomatica Videolot Rete, Gmatica, Gamenet e Atlantis World Giocolegale, la filiale di Atlantis World in Italia, di cui Laboccetta era amministratore delegato. Lui dice di essersi dimesso anzitempo. Ben prima dello scandalo. Ma poteva non sapere? Chi potrà mai dirlo, al momento non mi risulta alcuna inchiesta della magistratura, nemmeno mi risulta che la multa (30 mld per la Atlantis) sia mai stata pagata.

Walfenzao-Corallo-Laboccetta (ma lui smentisce e ha annunciato querela a La Repubblica per quell’articolo di Giusppe D’Avanzo nel quale si anticipava l’equazione che sto per farvi) sembrano connessi fra di loro. Stupitevi, lo dice anche Il Giornale, il che viene da sorridere per tanta lucidità giornalistica:

Walfenzao controlla la Uk Atlantis attraverso due società – la Corporate Management St. Lucia ltd e la Corporate Management Nominees, inc – che la missiva del ministro della Giustizia Francis cita come società che controllano Printemps e Timara, e che detengono le azioni della Jaman directors, una delle altre off-shore. E le due società legate ad Atlantis, secondo la lettera, «agivano su ordine» sia di Walfenzao che di Izelaar. Dunque, c’è un legame diretto tra la compravendita della casa di Montecarlo e il gruppo di Corallo. Vicino all’ex An, tanto che Amedeo Laboccetta, già parlamentare del partito di Fini (e ora nel Pdl) ed ex rappresentante per l’Italia della Atlantis World di Corallo, portò al ristorante del casinò Beach Plaza di Saint Marteen anche Gianfranco Fini, nel 2004, per una cena a cui partecipò anche Checchino Proietti, braccio destro del presidente della Camera. E uomo che, per la procura di Potenza che indagò sulla vicenda (la Corte dei Conti constatò un ammanco nelle casse dell’erario di oltre 31 miliardi di euro), si spese con i monopoli italiani per evitare che l’Atlantis perdesse la licenza per il gioco legale in Italia (Il Giornale, cit.).

Malpica e Chiocci, gli autori della ricostruzione degli intrighi di Walfenzao per Il Giornale, promettono ulteriori sviluppi che dovrebbero giungere addirittura dalla penna di Lavitola, impegnato, così è scritto, a recuperare una email di un collega giornalista in cui un tale, proprietario di una società a Montecarlo “diceva all’agente concessionario delle società a Santa Lucia, che è un alto magistrato, che in Italia era in corso uno scontro molto duro tra Fini e Berlusconi” e ceh avrebbe preso presto la “decisione […] di rescindere l’incarico a seguito della «pubblicità negativa relativamente anche alla mia persona»” (Il Giornale).

A mio avviso permangono ancora dei punti oscuri. Per esempio: qaule il rapporto fra Walfenzao e Tulliani? Chi conduce Tulliani agli uffici della Corpag di Montecarlo? Tulliani ha un rapporto collaborativo con Walfenzao, come suppone l’avv. Ellero? E poi, quale il rapporto fra Fini e Laboccetta? E fra Fini e Corallo? Vi anticipo che il prossimo scoop de Il Giornale tenderà a rievocare quella vacanza del 2004 a Sint Maarten. Ci sarà tanto di foto, vedrete.

Fini parla, insinuazioni e calunnie per eliminarmi. Così si distrugge la democrazia

Il video e il discorso integrale di Fini sul caso Tulliani-Montecarlo:

Tutte le parole di Fini contro B.:

  • a qualcuno dà fastidio che a destra si parli di legalità;
  • non ho mai ricevuto nemmeno un semplice avviso di garanzia;
  • a differenza di altri, non strillo contro la magistratura, attendo con fiducia l’esito delle indagini
  • personalmente non ho nè denaro, nè barche nè ville intestate a società off shore, a differenza di altri che hanno usato, e usano, queste società per meglio tutelare i loro patrimoni familiari o aziendali e per pagare meno tasse
  • in questa vicenda non è coinvolta l’amministrazione della cosa pubblica o il denaro del contribuente. Non ci sono appalti o tangenti, non c’è corruzione nè concussione
  • penso a faccendieri professionisti, a spasso nel Centro America da settimane (a proposito, chi paga le spese?)
  • giornali e televisioni non possono diventare strumenti di parte, usati non per dare notizie e fornire commenti, ma per colpire a qualunque costo l’avversario politico
  • per quel che mi riguarda ho certamente la coscienza a posto

La trascrizione del discorso:

Purtroppo da qualche tempo lo spettacolo offerto dalla politica è semplicemente deprimente.

Da settimane non si parla dei tanti problemi degli italiani, ma quasi unicamente della furibonda lotta interna al centrodestra.

Da quando il 29 luglio sono stato di fatto espulso dal Popolo della libertà con accuse risibili, tra cui spicca quella di essere in combutta con le procure per far cadere il governo Berlusconi, è partita una ossessiva campagna politico giornalistica per costringermi alle dimissioni da Presidente della Camera, essendo a tutti noto che non è possibile alcuna forma di sfiducia parlamentare.

Evidentemente a qualcuno dà fastidio che da destra si parli di cultura della legalità, di legge uguale per tutti, di garantismo che non può essere impunità, di riforma della giustizia per i cittadini e non per risolvere problemi personali.

In 27 anni di Parlamento e 20 alla guida del mio partito non sono mai stato sfiorato da sospetti di illeciti e non ho mai ricevuto nemmeno un semplice avviso di garanzia.

Credo di essere tra i pochi, se non l’unico, visto le tante bufere giudiziarie che hanno investito la politica in questi anni.

E’ evidente che se fossi stato coinvolto in un bello scandalo mi sarebbe stato più difficile chiedere alla politica di darsi un codice etico e sarebbe stato più credibile chiedere le mie dimissioni.

Così deve averla pensata qualcuno, ad esempio chi auspicava il metodo Boffo nei miei confronti, oppure chi mi consigliava dalle colonne del giornale della famiglia Berlusconi di rientrare nei ranghi se non volevo che spuntasse qualche dossier – testuale – anche su di me, “perchè oggi tocca al Premier, domani potrebbe toccare al Presidente della Camera”. Profezia o minaccia?

Puntualmente, dopo un po’, è scoppiato l’affare Montecarlo.

So di dovere agli italiani, e non solo a chi mi ha sempre dato fiducia, la massima chiarezza e trasparenza al riguardo.

I fatti:

An, nel tempo, ha ereditato una serie di immobili. Tra questi, nel 1999, la famosa casa di Montecarlo, che non è una reggia anche se sta in un Principato, 50-55 metri quadrati, valore stimato circa 230 mila euro. Essendo in condizioni quasi fatiscenti e del tutto inutilizzabile per l’attività del Partito, l’11 luglio 2008 è stata venduta alla Società Printemps, segnalatami da Giancarlo Tulliani. L’atto è stato firmato dal Segretario amministrativo, senatore Pontone da me delegato, un autentico galantuomo che per 20 anni ha gestito impeccabilmente il patrimonio del partito, e dai signori Izelaar e Walfenzao.

Il prezzo della vendita, 300 mila euro, è stato oggetto di buona parte del tormentone estivo. Dai miei uffici fu considerato adeguato perchè superava del 30 per cento il valore stimato dalla società immobiliare monegasca che amministra l’intero condominio.

Si poteva spuntare un prezzo più alto? E’ possibile. E’ stata una leggerezza? Forse. In ogni caso, poichè la Procura di Roma ha doverosamente aperto una indagine contro ignoti, a seguito di una denunzia di due avversari politici e poichè, a differenza di altri, non strillo contro la magistratura, attendo con fiducia l’esito delle indagini.

Come ho già avuto modo di chiarire, solo dopo la vendita ho saputo che in quella casa viveva il Signor Giancarlo Tulliani.
Il fatto mi ha provocato un’arrabbiatura colossale, anche se egli mi ha detto che pagava un regolare contratto d’affitto e che aveva sostenuto le spese di ristrutturazione.
Non potevo certo costringerlo ad andarsene, ma certo gliel’ho chiesto e con toni tutt’altro che garbati. Spero lo faccia, se non fosse altro che per restituire un po’ di serenità alla mia famiglia.

E’ stato scritto: ma perchè venderla ad una società off shore, cioè residente a Santa Lucia, un cosiddetto paradiso fiscale? Obiezione sensata, ma a Montecarlo le off shore sono la regola e non l’eccezione.

E sia ben chiaro, personalmente non ho nè denaro, nè barche nè ville intestate a società off shore, a differenza di altri che hanno usato, e usano, queste società per meglio tutelare i loro patrimoni familiari o aziendali e per pagare meno tasse.

Ho sbagliato? Con il senno di poi mi devo rimproverare una certa ingenuità. Ma, sia ben chiaro: non è stato commesso alcun tipo di reato, non è stato arrecato alcun danno a nessuno. E, sia ancor più chiaro, in questa vicenda non è coinvolta l’amministrazione della cosa pubblica o il denaro del contribuente. Non ci sono appalti o tangenti, non c’è corruzione nè concussione.

Tutto qui? Per quel che ne so tutto qui.
Certo anche io mi chiedo, e ne ho pieno diritto visto il putiferio che mi è stato scatenato addosso, chi è il vero proprietario della casa di Montecarlo?
E’ Giancarlo Tulliani, come tanti pensano? Non lo so. Gliel’ho chiesto con insistenza: egli ha sempre negato con forza, pubblicamente e in privato. Restano i dubbi? Certamente, anche a me. E se dovesse emergere con certezza che Tulliani è il proprietario e che la mia buona fede è stata tradita, non esiterei a lasciare la Presidenza della Camera.
Non per personali responsabilità – che non ci sono – bensì perchè la mia etica pubblica me lo imporrebbe.

Di certo, in questa brutta storia di pagine oscure ce ne sono tante, troppe. Un affare privato è diventato un affare di Stato per la ossessiva campagna politico-mediatica di delegittimazione della mia persona: la campagna si è avvalsa di illazioni, insinuazioni, calunnie propalate da giornali di centrodestra e alimentate da personaggi torbidi e squalificati.
Non penso ai nostri servizi di intelligence, la cui lealtà istituzionale è fuori discussione, al pari della stima che nutro nei confronti del Sottosegretario Letta e del Prefetto De Gennaro.

Penso alla trama da film giallo di terz’ordine che ha visto spuntare su siti dominicani la lettera di un Ministro di Santa Lucia, diffusa da un giornalista ecuadoregno, rilanciata in Italia da un sito di gossip a seguito delle improbabili segnalazioni di attenti lettori.

Penso a faccendieri professionisti, a spasso nel Centro America da settimane (a proposito, chi paga le spese?) per trovare la prova regina della mia presunta colpa. Penso alla lettera che riservatamente, salvo finire in mondovisione, il Ministro della Giustizia di Santa Lucia ha scritto al suo Premier perchè preoccupato del buon nome del paese per la presenza di società off shore coinvolte non in traffici d’armi, di droga, di valuta, ma di una pericolosissima compravendita di un piccolo appartamento a Montecarlo.

Ma, detto con amarezza tutto questo, torniamo alle cose serie. La libertà di informazione è il caposaldo di una società aperta e democratica. Ma proprio per questo, giornali e televisioni non possono diventare strumenti di parte, usati non per dare notizie e fornire commenti, ma per colpire a qualunque costo l’avversario politico. Quando si scivola su questa china, le notizie non sono più il fine ma il mezzo, il manganello. E quando le notizie non ci sono, le si inventano a proprio uso e consumo. Così, con le insinuazioni, con le calunnie, con i dossier, con la politica ridotta ad una lotta senza esclusione di colpi per eliminare l’avversario si distrugge la democrazia. Si mette a repentaglio il futuro della libertà. Chi ha irresponsabilmente alimentato questo gioco al massacro si fermi, fermiamoci tutti prima che sia troppo tardi. Fermiamoci pensando al futuro del paese. Riprendiamo il confronto: duro, come è giusto che sia, ma civile e corretto.
Gli italiani si attendano che la legislatura continui per affrontare i problemi e rendere migliore la loro vita. Mi auguro che tutti, a partire dal Presidente del Consiglio, siano dello stesso avviso. Se così non sara’ gli italiani sapranno giudicare. E per quel che mi riguarda ho certamente la coscienza a posto.

Lorenzo Rudolph Francis, conferenza stampa a sorpresa: la lettera è vera

Aggiornamento ore 21.25, il video della conferenza stampa sul sito di La Repubblica. Attenzione: l’audio corrisponde al testo riportato nei sottotitoli, ma il video no. Curioso che non ci sia nemmeno mezza immagine di questa conferenza stampa. Eppure erano presenti tre giornalisti italiani. Forse i soli sull’isola.

Vodpod videos no longer available.

Udite, udite: la lettera del ministro Francis è vera. Lo spiega lui stesso, in una conferenza stampa dopo che il consiglio di gabinetto presiduto dal premier King si è riunito oggi. Questa l’agenzia APCom che spiega i fatti:

Il ministro della Giustizia di St.Lucia L. Rudolph Francis, annuncia telefonicamente al ‘Fatto Quotidiano’ che al termine di una riunione del Governo dell’isola in corso, si terrà una conferenza stampa in cui verrà fornita – riferisce il sito del quotidiano italiano- una versione ufficiale del Governo sulla lettera pubblicata dai giornali (prima a Santo Domingo e poi in Italia) nella quale si attribuisce la proprietà della società off shore che ha comprato la casa di Montecarlo a Giancarlo Tulliani, fratello della compagna del Presidente della Camera. Il ministro Francis ha spiegato che è in corso una riunione del governo. Una volta terminata inizierà la conferenza stampa: “Si prevede entro un paio d’ore”, quindi presumibilmente entro le 17 e 30. Il ministro si è rifiutato di commentare le precedenti dichiarazioni della telefonata della serata di ieri e ha detto: “non confermo e non smentisco nulla” (APCom).

Poi Il Fatto Quotidiano ha informato che la conferenza stampa ha avuto luogo proprio stasera alle 18 a Saint Lucia, presideuta dallo stesso ministro della Giustizia Francis. L’intervento è durato pochi minuti alla presenza di tre giornalisti italiani, a quanto sembra.

Qualcosa però non torna. Francis era stato raggiunto telefonicamente da Il Fatto ieri sera. Questa la cronistoria completa:

Alle 20 e 06 un funzionario invita via mail i nostri cronisti a contattare il ministero di Grazia e Giustizia. Alle 20 e 30, dopo un lungo inseguimento telefonico, il Guardasigilli risponde dalla Svizzera: “Quel documento è vero, faremo un comunicato ufficiale la prossima settimana”. Verso le 22 e 30 un sedicente amico della moglie del ministro degli Esteri di Saint Lucia chiama Annozero: “Da due settimane l’isola è piena zeppa di agenti segreti libici, russi e italiani travestiti da turisti” (Il Fatto).

Ieri sera il ministro era in Svizzera e quest’oggi compare a Saint Lucia. Deve essere rientrato precipitosamente nella capitale di Saint Lucia. Non vi era un via vai di 07 russi, libici e italiani? Una confusione tale che ha suggerito ai governanti del paese di svignarsela in Svizzera (sempre secondo Il Fatto). A me sembra che si sia fatto molto rumore per nulla. Ancora non ho visto una copia leggibile di quella lettera. E voi?

Domani parlerà Fini, ma non in conferenza stampa. Fini invierà un discorso per mezzo di Youtube ai siti di Futuro e Libertà. Una palese ammissione di inadeguatezza. Fini ha timore delle domande? Che cosa dirà domani, senza alcun contradditorio? Questa è una mossa sbagliata. Ma le cose sono precipitate, irrimediabilemte. E volgono a favore di B.

Saint Lucia, o l’isola che non c’è: ma chi è il ministro che indaga su Tulliani?

Oggi, era circa l’una, ho avuto una folgorazione: ma se cerco su Google Saint Lucia, che salta fuori? La pagina di Wikipedia, per esempio, che spesso può essere di aiuto per avere una conoscenza rapida ma superficiale di un po’ di tutto, compreso il caso Tulliani-Fini-Il Giornale. Innanzitutto:

Santa Lucia è una nazione insulare nel Mar dei Caraibi orientale, sul confine con l’Oceano Atlantico. Fa parte delle Piccole Antille e si trova a nord delle isole di Saint Vincent e Grenadine e a sud della Martinica. Fa parte del Commonwealth dal 22 febbraio 1979 (Wikipedia).

Penso che stiamo parlando della stessa Saint Lucia, no? Caraibi, Piccole Antille. Paradiso della natura e paradiso fiscale.

L’aumento della concorrenza latinoamericana nell’esportazione delle banane e i recenti cambiamenti nella politica di importazione dell’Unione Europea hanno fatto della diversificazione dell’economia una necessità sempre più impellente per Santa Lucia. L’isola è perciò stata in grado di attrarre investimenti dall’estero, specialmente nel campo dell’offshore e del turismo (con quest’ultima attività che rappresenta la principale fonte di guadagno per l’isola) (Wikipedia, cit.).

Ecco, off-shore. Per i patiti è il termine con cui si indica una società registrata in base alle leggi di uno stato estero, ma che conduce la propria attività al di fuori dello stato o della giurisdizione in cui è registrata. Berlusconi e Mills ne dovrebbero sapere qualcosa. Quindi si tratta della stessa isola. L’isola dei Tulliani. Il cui Capo di Stato si chiama niente meno che Elisabetta II Regina d’Inghilterra. Il paese ha quindi, nella tradizione della common law, un governo costituzionale con premier il leader del partito che ha vinto le elezioni.

Il potere esecutivo spetta al primo ministro e al suo gabinetto. Il primo ministro coincide solitamente con il leader del partito che ha vinto le elezioni per la House of Assembly (la “Camera dei Deputati” locale), che è composta da 17 deputati. L’altra camera, cioè il Senato, ha invece 11 membri (Wiki, cit.).

Il nome del premier di Saint Lucia è Stephenson King. Invece, quello che segue è il sito del governo di Saint Lucia. Perché Saint Lucia, come tutti i paesi che si rispettino, ha un sito in cui pubblica documenti e informazioni sull’attività del governo:

Government of Saint Lucia

Date un’occhiata al simbolo in alto a sinistra: trattasi dello stemma dello Stato di Saint Lucia. Esso coincide con il simbolo presente sul documento fornito dai due giornali dominicani, ripreso poi da Dagospia e Il Giornale come l’atto che incastra definitivamente il cognato di Fini. Guardate voi stessi:

Secondo il Listin Diario e El Nacional, la lettera qui sopra sarebbe stata inviata dal neoministro della giustizia Lorenzo Rudolph Francis al premier Stephenson King. Una missiva altamente confidenziale relativa al caso Tulliani-Fini, uno scandalo che può produrre “una potenziale pubblicità negativa” per lo Stato di Saint Lucia. L’allarme sembra esser preso sul serio, poiché questa campagna di stampa metterebbe in cattiva luce il paese, attento com’è a rispettare le legislazioni internazionali in fatto di società off-shore.

Lorenzo Rudolph Francis è effettivamente il neoministro della Giustizia di Saint Lucia. Lo è diventato lo scorso 16 Luglio quando Nicholas Frederick ha rassegnato le dimissioni:

Mr. Francis is a practicing Barrister, who holds a Bachelor of Laws (LLB) degree, a Masters degree (LLM) in Tax and Corporate Law, a B Sc (Economics and Accounting) and a Post Graduate Diploma in Management.  He also has had many years of public service experience particularly in the Ministry of Finance, Inland Revenue Department.  He will therefore also be a valuable addition to Government’s economic team (StLucia News Online).

Francis è un avvocato. Gode della stima del suo premier, a quanto pare. Il sito del governo di Saint Lucia non è aggiornato. Quindi? Ho preso un granchio? Sì, è vero, ma non sono il solo… (vedi qui). Ma certamente non demordo. Continua la caccia alla patacca. Per esempio, quella che segue è l’immagine del documento come pubblicata da Il Giornale:

L’indirizzo nella intestazione corrisponde a quanto scritto nel sito del Governo di Saint Lucia: Attorney General’s Chambers and Ministry of Justice, 2nd FL, Francis Compton Bldg, Waterfront, Castries,  Saint Lucia, West Indies. E la parte che riguarda i recapiti, in alto a sinistra, pare identica: Telephone : (758) 468-3200, Fax : (758) 458-1131, Email : atgen@gosl.gov.lc; a me pare che siano infomazioni che si possano copiare facilmente. A voi?

Intanto Italo bocchino e Carmelo Briguglio indicano in Valter Lavitola l’autore della patacca. Lavitolaè in politica dal 1984 con il PSI, dove gli vengono affidati incarichi a livello nazionale ed internazionale. Si occupa da sempre di sviluppo sostenibile. Aderisce al partito di Forza Italia nel 1994. E’ Segretario Generale del Comitato Interparlamentare per lo Sviluppo Sostenibile. Poi imprenditore nel campo dell’import-export, delle costruzioni e dell’editoria. Anche Presidente nazionale della F.I.P.E.D. (Federazione Italiana Piccoli Editori). Lavitola è Sole administrator della International Press Soc Coop. Ma qualsiasi verifica su questa società editoriale mi risulta estremamente difficile.

Intanto stasera Dagospia ammette che fare un falso con l’intestazione del Governo di Saint Lucia è un gioco da ragazzi. Aprite questo link: http://www.slugovprintery.com/samples.php?sample=printingServices/letterHeads/AttorneyGeneral.jpg

Sì, è proprio la carta intestata dell’Attorney General Chamber’s. Ma differisce dal documento patacca per numerosi particolari, in primis il carattere utilizzato. Osserva Dagospia:

il passaggio fondamentale è un altro e Aimable ce lo spiega involontariamente: se la NPC non fornisce carte digitali modificabili, perché sul documento pubblicato da Libero e da il Giornale compare un hyperlink sotto l’indirizzo di posta elettronica dell’ufficio del ministro? In una carta intestata, quella scritta non dovrebbe esserci. A rigor di logica questo significa solo una cosa: che il documento è stato composto al computer, ma non su quella carta.

Hyperlink non deve esserci. Segno che il documento è stato fatto al pc. Ovvero è un falso. Fine della storia?

Valter Lavitola, 38 anni, sposato con un figlio, laureato in Scienze Politiche.
Direttore ed editore del quotidiano “Avanti!”.
In politica dal 1984 con il PSI, dove gli vengono affidati incarichi a livello nazionale ed internazionale. Si occupa da sempre di sviluppo sostenibile.
Aderisce al partito di  Forza Italia nel 1994.
Segretario Generale del Comitato Interparlamentare per lo Sviluppo Sostenibile.
Imprenditore nel campo dell’import-export, delle costruzioni e dell’editoria.
Presidente nazionale della F.I.P.E.D. (Federazione Italiana Piccoli Editori).

La patacca di Dagospia e Il Giornale: un falso ministro della Giustizia?

Oh, oh… Feltri e Dagospia ci sono ricascati. Ma il ministro della Giustizia di Saint Lucia non è L. Rudolph Francis? Così secondo il famigerato documento pubblicato dai nostri eroi.

Ma sul sito del Governo di Saint Lucia il nome è un altro:

Senator The Honourable Dr. Nicholas Frederick
Attorney General and Minister for Justice

O sbaglio? Leggete questo sito: http://www.stlucia.gov.lc/index.html