In Mali, una candidata donna alle presidenziali farsa

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Si chiama Haïdara Aïssata Cissé, nota soprattutto con il soprannome di Chato. E’ una dei ventisette candidati alla presidenza nelle elezioni che si terranno domenica, in un paese pacificato a forza con l’intervento armato francese. Il Mali non è pronto a libere elezioni. Il paese è ancora diviso in due: la frattura della indipendenza del Nord è ancora in essere, sebbene la forza internazionale abbia ricucito fisicamente il Sahel alla capitale Bamako, ma l’economia è bloccata e nel paese è diffusa la miseria.

Chato sta facendo campagna elettorale soprattutto nel sud. E’ nata a Bourém Forassi, vicino a Gao. E’ molto popolare a Bamako, la capitale del Mali, dove sta conducendo una campagna elettorale quasi porta a porta, senza scrivere alcun manifesto (dice che gli altri candidati, ben 27, glielo possono copiare), semplicemente facendo quello che gli altri non fanno: stare in mezzo alla gente.

“Una delle donne del mercato [riferisce Chato al Guardian] mi ha detto ‘dammi un mantello con il tuo volto su di esso e io lo porterò’. Così ho spiegato che ci sono 703 enti locali in Mali e se io do via tessuto per tutte le donne in ogni comune, mi costerà un miliardo di franchi CFA [1,5 milioni di sterline] che potrebbero essere meglio spesi per un progetto di aiuto ai poveri. Ciò le piaceva e ha detto che avrebbe votato per me ” (Guardian.co.uk).

Il voto è quantomeno imprevedibile. La numerosità dei candidati e la frammentazione del paese renderebbero la competizione un azzardo. Chato dice di essere convinta di poter sedere al Palazzo Presidenziale di Bamako ma quantomeno dovrà passare per il voto di ballottaggio, quando forse potrà condensare su di sé il voto femminile. Stiamo però parlando di un paese che a Nord ha vissuto l’occupazione jihadista. Chato potrà vincere soltanto se si pone come la candidata che porterà al soglio presidenziale le istanze egalitarie e di riscatto dei poveri.

Il suo movimento, Alliance Chato 2013, si presenta con un simbolo alquanto inconsueto: un cavallo accompagnato da una stella di colore amaranto. In basso la scritta ‘Mali Puissanci’. Chato propone un Mali orientato all’uguaglianza fra gli individui, più risorse per l’istruzione (ha proposto un vero e proprio ‘piano Marshall’ in cui la parte del paese straniero dovrebbe essere svolta da parte dell’Europa), un fondo di garanzia nazionale per fronteggiare la miseria del dopoguerra.

Mentre Chato arringa i mercati, Sanogo, il capo militare golpista, afferma che il Mali non ha bisogno di queste elezioni. Sembra un affermazione campata in aria, ma in queste ore sta emergendo un scandalo senza eguali: centinai di migliaia di schede elettorali sarebbero state ritrovate già compilate. Su Maliactu.net è scritto testuale che ‘gli eletti sono noti in anticipo e le elezioni del 28 Luglio, che dovrebbero restaurare l’ordine repubblicano e costituzionale, passeranno alla Storia come la più grande farsa franco-maliana’. Le schede sono state truccate a favore dei candidati dei Militari. Salvo cambiamenti, sempre secondo Maliactu.net, presidente sarà Ibrahim Boubacar Keita, Soumeilou Boubeye Maiga, primo ministro, e proprio Amadou Aya Sanogo capo di Stato Maggiore delle Forze Armate.

Mali / Bamako si autodistrugge mentre Timbuctu è nelle mani dei jihadisti

Nelle ultime ore è stato un susseguirsi di notizie di golpe. I fedeli all’ex presidente ATT (Amadou Toumani Touré), defenestrato dai ribelli militari guidati da Sanogo lo scorso 22 Marzo, hanno attaccato una caserma e il palazzo della tivù. Qualche ora più tardi Sanogo è comparso alla televisione ed ha comunicato ai cittadini in fuga che la capitale Bamako era sotto il loro controllo e che un manipolo di ribelli era asserragliato in una caserma ma presto sarebbero stati tutti imprigionati. I giornali hanno parlato di golpe e di contro-golpe. Nessuno può dire in questo momento chi comanda a Bamako. Gli scontri di oggi sono costati 14 morti e 40 feriti (Le Nouvelle Observateur).

Intanto MNLA si è ritirato da Timbuctu. I Tuareg laici si sono allontanati dalla città “per evitare una carneficina”. Ci sarebbero andati di mezzo i civili. Timbuctu, come altresì detto, è sotto il controllo di Ansar Edine, il gruppo jihadista salafita capeggiato da Iyad Ag Ghaly. Fuori della città volteggia la bandiera nera della Jihad islamica. Ansar Edine si è resa protagonista di saccheggi ed ha imposto alla città la Sharia. I suoi miliziani prendono a cannonate le statue che celebrano Alfarouk, l’angelo difensore della citta’ del nord del Mali. Si temono danni anche per le numerose e importantissime biblioteche contenenti testi islamici antichissimi.

Dal Mali in guerra fuoriescono tre civili spagnoli

Saharamedia.net rivela che oggi un’auto, una (pick up?) Toyota carica di armi, ha raggiunto la frontiera con la Mauritania. A bordo di essa vi erano tre militari maliani e – a quanto pare – tre civili spagnoli. La loro identità è finora sconosciuta. I tre militari si sono arresi alle autorità mauritane. Nulla è dato a sapere dei tre spagnoli. L’auto era per l’appunto carica di armi e munizioni. La notizia è stata divulgata stamane dal sito di informazione online, Sahara Media. Sia chiaro, è solo una supposizione: ovvero che due di questi tre spagnoli siano i cooperanti rapiti insieme a Rossella Urru.

Ho cercato conferme a questa notizia su Internet, senza successo.

Intanto la Giunta militare golpista capeggiata da Sanogo ha preso accordi con l’ECOWAS, una sorta di Comunità Economica dei Paesi dell’Africa Occidentale: in cambio della cessione del potere al presidente del parlamento e alla tenuta di nuove elezioni presidenziali fra due mesi circa, l’ECOWAS procederà ad una azione militare repressiva nei confronti dei ribelli del nord del Mali. Si parla pertanto di un intervento di truppe militari algerine, marocchine, mauritane e forse nigeriane. La situazione, insomma, si complica.