Il Tar accoglie la sospensiva del provvedimento della Corte d’Appello di Milano che escludeva la Lista Formigoni dalle elezioni regionali per vizi formali. Insomma, Formigoni può partecipare alla campagna elettorale e alle elezioni. Capitolo chiuso?
No, perché la vicenda ha scavato un solco, ben più profondo di quel che si possa immaginare, fra il Presidente del Consiglio e il Presidente della Repubblica. Napolitano è stato oggi accusato di correità con il “regime golpista”, Di Pietro ha parlato di impeachment. Dal Quirinale fanno sapere che Napolitano ha soltanto firmato un decreto secondo le prerogative costituzionali. Nulla di più. Fini è sulla medesima lunghezza d’onda, e parla di “male minore”.
Attenzione perché Napolitano è andato ben al di là della semplice firma. I contatti con Palazzo Chigi sono stati intensissimi, ieri sera. Napolitano ha portato il governo sulla strada del decreto “interpretativo”. Ha svolto una funzione mediatoria fra il testo, inaccettabile, del decreto formulato dal governo giovedì e qualcosa che potesse somigliare a una legge. Napolitano faceva quel giorno sapere che non c’era alcuna “soluzione politica”. Poi è successo qualcosa. Qualcosa che ha fatto temere al Capo dello Stato uno scontro istituzionale senza precedenti.
Un articolo de Il Messaggero ha parlato di minacce di Berlusconi a Napolitano. “Non ho bisogno della tua firma”, avrebbe detto il (finto) premier al Presidente. Gli avrebbe detto “ti scateno la piazza”, o qualcosa di simile.
Stasera, Napolitano ha risposto sul sito della Presidenza della Repubblica ad alcuni cittadini che hanno inviato proteste contro il decreto salva liste (il testo riporta, a onor del vero, un commento contro il decreto e uno per il rispetto del diritto di voto). Una parte della nota merita la nostra attenzione:
Diversamente dalla bozza di decreto prospettatami dal Governo in un teso incontro giovedì sera, il testo successivamente elaborato dal Ministero dell’interno e dalla Presidenza del consiglio dei ministri non ha presentato a mio avviso evidenti vizi di incostituzionalità. Né si è indicata da nessuna parte politica quale altra soluzione – comunque inevitabilmente legislativa – potesse essere ancora più esente da vizi e dubbi di quella natura. La vicenda è stata molto spinosa, fonte di gravi contrasti e divisioni, e ha messo in evidenza l’acuirsi non solo di tensioni politiche, ma di serie tensioni istituzionali. E’ bene che tutti se ne rendano conto. Io sono deciso a tenere ferma una linea di indipendente e imparziale svolgimento del ruolo, e di rigoroso esercizio delle prerogative, che la Costituzione attribuisce al Presidente della Repubblica, nei limiti segnati dalla stessa Carta e in spirito di leale cooperazione istituzionale. Un effettivo senso di responsabilità dovrebbe consigliare a tutti i soggetti politici e istituzionali di non rivolgersi al Capo dello Stato con aspettative e pretese improprie, e a chi governa di rispettarne costantemente le funzioni e i poteri (fonte: Presidenza della Repubblica).
L’incontro con Berlusconi di giovedì sera, sarebbe stato “teso” e la vicenda è stata “spinosa” e “fonte di gravi contrasti e divisioni; ha messo in evidenza l’acuirsi non solo di tensioni politiche, ma di serie tensioni istituzionali”. Tradotto: Berlusconi era pronto ad andare in Consiglio dei Ministri (che fra l’altro ieri si è riunito alla presenza di pochissimi ministri), approvando comunque il testo da lui voluto, fortemente emendativo della legge elettorale del 1978, causando la inevitabile collisione con la Presidenza della Repubblica, che avrebbe dovuto respingere il provvedimento. Berlusconi allora avrebbe agito con tutte le sue forze, agitando la pazza, e forse – ma questa è solo un’ipotesi – scatenando i suoi media contro Napolitano. Avrebbe magari dato mandato ai suoi fedeli corvi della macchina del fango di mettere in mostra vecchi scheletri nell’armadio del Presidente: rapporti con il KGB o con il PCUS, storie di rubli al Partito Comunista Italiano. Una vicenda che avrebbe dato alibi alla maggioranza di porre la questione dell’impeachment. Sì, proprio la stessa idea che ha avuto oggi Di Pietro, l’antiberlusconista per eccellenza (si sa, gli estremi tendono ad assomigliarsi).
Così forse Berlusconi tiene in mano “strumenti” d’eccezione per piegare il Capo dello Stato ai suoi voleri. Dalle semplici minacce politiche a vere e proprie “pressioni” alla sua persona. E Napolitano non può che scegliere il male minore: trattare. Evitare che il (finto) premier porti allo sfascio le istituzioni. Poiché questo è l’elemento più significativo della vicenda. La furia distruttiva di Mr b non trova alcun limite, piega la legge alle sue necessità. Come tale, essendosi già posto al di sopra della legge, si configura come il nuovo Sovrano Assoluto. Il Leviatano che tutto sussume e che tutto inghiotte.