Enrico Fusco, candidato per la segreteria regionale del PD in Puglia, nei giorni scorsi è stato al centro di alcune polemiche dovute al suo appoggio alla mozione Blasi, il candidato della mozione Bersani. La mozione Marino si è spaccata dinanzi a questa scelta, peraltro effetuata da Fusco non senza grattacapi.
Si dà il caso che Fusco abbia fatto il medesimo ragionamento di Marino a livello nazionale, e cioè ha valutato le scarse possibilità di vittoria e ha cercato un accordo su punti programmatici condivisi. Ha trovato in Blasi una sponda, ed è uscito dalla competizione diretta.
Ora, la decisione può essere oggetto di discussione, ma certamente Fusco avrà avuto le sue buone ragioni. Evidentemente non ha avuto fiducia nella possibilità di far emergere la propria voce in un contesto plebiscitario pro o contro Michele Emiliano, il sindaco di Bari. Emiliano ha occupato l’elezione del segretario regionale per misurare il suo appeal elettorale e per confrontarsi con la corrente dei dalemiani, di cui è stretta derivazione. Insomma, un clima tutt’altro che favorevole a trattare i temi della campagna dei sottomarini. Un clima avvelenato dall’inchiesta Tedesco-Tarantini. Dalle polemiche sulla ricandidatura o meno di Niki Vendola alle prossime regionali. Vistosi in un vicolo cieco, Fusco ha optato per la salvaguardia delle sue iniziative politiche, cercando di imprimerle nel programma del suo competitore. Ha rinunciato a perdere con onore, sacrificandosi per le idee, dimostrando una certa dose di realismo politico.
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“Abbiamo sottoposto alcune tra le questioni fondamentali ai tre candidati: l’unico a sposare la nostra causa è stato Sergio Blasi”
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Nessuna interesse particolare, né intese sottobanco. Semplicemente un accordo politico quello siglato tra Enrico Fusco, candidato pugliese della mozione Marino ormai fuori dai giochi, e il candidato della mozione Bersani.
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“Gli altri due, Minervini ed Emiliano”, ha specificato Fusco, “ci hanno ignorato.
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“Io voto Blasi come segretario regionale e Ignazio Marino a capo della segreteria politica nazionale”. Appunto importante per due ordini di motivi: non essere tacciato di trasformismo utilitaristico (tant’è che Fusco è candidato nella lista nazionale a sostegno di Marino) e parlare per sé e una parte della mozione pugliese che lo ha sostenuto nell’elezioni nei circoli e continua a seguirlo anche in questa fase
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“è ovvio che ci siano stati disaccordi su questa scelta. Perciò io mi comporterò in questo modo, gli altri è giusto che facciano ciò che sentono di fare”
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la mozione si è spaccata: molti hanno scelto di esserci pur di non veder scomparire dalla dialettica interna al partito i temi, secondo loro, più rilevanti; altri si sono dissociati, invece, in quanto non condividono le modalità di gestione del partito di Blasi-Bersani e, soprattutto, perchè si sono sentiti messi da parte sulla questione ‘accordo’
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Hanno aderito, infatti, tutti i coordinamenti pugliesi a sostegno di Marino, tranne Lecce e Brindisi
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Diritti civili, rifiuto dell’energia nucleare, innovazione tecnologica, partecipazione della cittadinanza alla vita politica e acqua bene pubblico i temi su cui i due hanno trovato una convergenza significativa. “Siamo in sintonia su tutti le questioni oggetto dell’accordo”, ha dichiarato Sergio Blasi, “il comune di Melpignano è stato il primo in Puglia a promuovere l’uso dei riduttori contro lo spreco d’acqua e l’unico ad estendere la rete wireless e il sistema voip in tutto il paese”
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Ma la ricerca dell’uniformità di vedute potrebbe incontrare non pochi limiti. Come per l’intesa con i partiti di centro nella corsa alle regionali del prossimo anno.
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Più guardinga la posizione di Fusco. “Mi rendo conto che per il bene del Paese non devono esistere razzismi e l’Udc non brilla particolarmente da questo punto di vista a causa della sua perdurante miopia. Dovendo definire un accordo per il Sud e contro le destre, non frapporrò alcun ostacolo al progetto. Ma sarò una continua spina nel fianco”.
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