Delocalizzazioni e Offshore: gli sporchi affari di Mitt Romney

Mitt Romney

Mitt Romney (Photo credit: Wikipedia)

Articolo scritto da me e pubblicato per Giovine Europa Now, blog di Giovanni Biava e Ernesto Gallo.

 

La politica europea di Romney è ancor più confusa di quella di Obama. Il suo background di offshorer potrebbe far pendere le politiche europee ancor più verso la liberalizzazione sfrenata della Finanza, quando invece c’è bisogno di regole, di separazione fra banche commerciali e banche d’affari, di contrasto all’elusione delle tassazione operata con società fittizie con sedi nei paradisi fiscali. Obama sinora non ha fatto nulla di tutto ciò, ma Romney potrà mai farlo?

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A Rosarno i veri liberi sono i ribelli. Decadenza calabra e nuovi ghetti.

Già: il degrado. Tutta colpa del degrado. Del permissivismo. Certo. A chiudere entrambi gli occhi potremmo anche esser d’accordo. Loro, i rivoltosi, immigrati senza permesso, quindi più delinquenti di quelli che li sfruttano, secondo una logica perversa e autolesionista. Loro, gli unici capaci di (re)agire in una regione, la Calabria, sottomessa al dominio di un’organizzazione criminale. Loro, i neri, loro sono i veri cittadini liberi della Calabria. Poiché alzano la testa dagli agrumeti, dagli slums di cartapesta in cui vengono relegati senza alcuna dignità, e reagiscono con la violenza alla violenza che subiscono.
Cosa riproverare loro? Di aver provocato i disordini? Di aver ferito i passanti in auto? Di aver messo a ferro e fuoco una cittadina? Di aver raccolto agrumi a qualche euro all’ora?

    • «Qui è un macello, un macello», dicono i poliziotti da Rosarno che va a fuoco mentre a Reggio Calabria, 70 chilometri più a Sud, va in scena la parata dello Stato che fa lo Stato con centoventi agenti e sei magistrati in più contro la ‘ndrangheta.
    • Una città italiana brucia, i calabresi sparano agli immigrati e ne feriscono alcuni, gli extracomunitari mettono a ferro e fuoco il paese, danno l’assalto alle auto con donne e bambini, feriscono gli italiani
    • quando fa buio ancora proseguono saccheggi, devastazioni, incendi di auto, infissi sventrati, con nove italiani e sei stranieri feriti, la gente terrorizzata e in fuga che incita gli agenti contro gli stranieri: «Sparategli addosso!», le donne in lacrime, «una cosa mai vista anche se qui di rivolte di immigrate ne vediamo spesso».
    • cinquemila immigrati di 23 diverse nazionalità su una popolazione di 16 mila abitanti, la terza zona d’Italia per densità di stranieri dopo Napoli e Foggia
    • Arrivano per lavorare la terra, per lo più raccogliere gli agrumi della piana di Gioia Tauro. Si stabiliscono in inverno, sono stagionali, poi si sposteranno a nord, direzione Puglia e Campania, per la raccolta dei pomodori
    • vivono in condizioni disumane, accampati nelle fabbriche dismesse o mai completate (qui non mancano entrambe), buttati per terra senza nemmeno un materasso, con un bagno chimico fatiscente per duecento persone, assistiti solo da Libera, Caritas, Medici senza frontiere

Rosarno, Calabria, è la periferia del mondo. Poiché laggiù, nel baratro del sottosviluppo culturale, là è caduta, la Calabria, l’Italia. Chi impugna il fucile per intimidire l’immigrato in rivolta, è colui che smaschera il fallimento della statualità in Calabria. Lo Stato fallisce laddove non c’è né legalità, né diritto. Quel posto è la Calabria. I cittadini di Rosarno dovrebbero camminare fianco a fianco ai ribelli. Non sparargli. E persino l’agente di polizia, il carabiniere, dovrebbe pretendere che lo Stato porti legalità e diritto in Calabria. Sfruttamento della manodopera illegale non è legalità, non è diritto, ma la sua morte. ‘Ndrangheta e nuova massoneria, collateralità della classe politica, disfacimento del sistema sanitario, disfacimento del capitale sociale, truffe alla Comunità Europea, deficit di trasparenza e democrazia, ingiustizia, omicidi ancora impuniti (Fortugno), trasferimento coatto di magistrati che fanno il loro dovere (De Magistris), la sensazione che sia una malattia inguaribile, disfattismo, nessun ricambio della classe politica, sistema politico perfettamente impermeabile alle domande della società ma in osmosi con la classe delinquenziale organizzata, omertà, inquinamento, distruzione del patrimonio naturale, razzismo, sfruttamento, ghettizzazione: da dove cominciare per sanare tutto questo?
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