Vi propongo un parallelismo osceno fra due scenari post: post Berlusconi e post Gheddafi. Poiché esiste una strana correlazione fra il tramonto di questi due regimi personalistici così diversi fra di loro, eppur associati nel trapasso, forse a causa di quel sodalizio affaristico-ludistico mai effettivamente compreso né analizzato.
Parlare di costellazione partitica post Berlusconi viene facile oggi, dopo la pubblicazione del sondaggio di SWG su Affari Italiani.it, dal momento che tale sondaggio definirebbe una tendenza al tracollo degli attuali partiti di governo, PdL e Lega, in favore di un Terzo Polo che non sarebbe più terzo e del PD, forte del suo zoccolo duro di voti (che però si trasforma in una zavorra, dal momento che i Democrats non sembrano in grado di essere da soli partito maggioritario).
Così, nel futuro prossimo, potremo avere:
- un eventuale partito guidato dall’ex leader di Confindustria Luca Cordero di Montezemolo, stimato attorno al 20%;
- PdL, orfano di B. e pullulante di ex Colonnelli, attestato sul 22-25%, mentre la Lega Nord oscillerebbe tra il 7 e il 9%;
- PD al 25%.
I residui punti percentuali divideteli fra SeL, IDV, formazioni minori di destra, eventuali scissionisti della Lega (Maroni?), Radicali, Verdi, Movimento 5 Stelle. Quel che si profila è una galassia di partitini, tutti decisivi e tutti inadatti a comandare, ostacolo al decisionismo, espressione patologica di un radicalismo italiano che non trova una forma univoca per manifestarsi. Una sorta di malattia che giornalisticamente si potrebbe definire “sindrome di Weimar”.