Congresso PD | I sondaggi prematuri

Attenti a parlare di sondaggi circa il congresso. Innanzitutto c’è da superare prima la soglia del 5% dei voti nei congressi di circolo. In secondo luogo, la base elettorale delle primarie è variabile ed è quindi difficilmente ‘campionabile’. Diciamo che si compone sulla base del profilo identitario dei candidati. Esempio: un candidato di sinistra motiverà di più quel segmento dell’elettorato del PD ad andare ai gazebo e a votarlo; viceversa, un candidato di area cattolica selezionerà un elettorato diverso, più centrista, forse meno giovane. A giocare a favore o contro l’una o l’altra tendenza, inoltre, sarà la migliore esposizione informativa che questo congresso avrà se paragonato a quello del 2009. C’è un precedente illustre: l’esperienza delle primarie di Novembre è significativa perché ha fatto uscire il dibattito dalla cerchie chiuse del partito e l’ha reso di rilevanza nazionale (d’altronde si sceglieva il candidato premier della coalizione data per vincente). Quest’anno, le primarie godranno di una nuova ulteriore centralità per via del fatto che da esse dipenderà il destino del governo delle Larghe Intese (conclusione della legislatura o definizione di un programma minimo e poi urne a Marzo). Forse, anche del paese.

Mannheimer ha pubblicato ieri un sondaggio sui candidati alle primarie. Forse il tempo è un po’ prematuro. Lo scorso anno, il celebre sondaggista centrò il bersaglio (aveva previsto Bersani-Renzi 52% vs. 40%) ma condusse il sondaggio pochi giorni prima del 18 Novembre (a circa dieci giorni dalla consultazione), quando uno dei due confronti tv si era già svolto. Questo mese, lo stesso istituto ha divulgato due diversi sondaggi sui candidati alle primarie per la segreteria. Nel primo, datato 9-10 Settembre, Civati risultava poco superiore al 3%. Nell’ultimo sondaggio, questa percentuale è salita al 9%. Ipotizzando una base di un milione di voti espressi, i consensi per Civati passerebbero in una settimana, da 30000 a 90000. Di fatto, si sono triplicati. Espressa in una percentuale: +300%. Sicuramente è un dato significativo. Ma potrebbe voler anche dire che la campionatura eseguita nel primo sondaggio era sbagliata. Può voler dire che l’opinione nell’elettorato è così fluida che i sondaggisti riescono soltanto a intravedere delle istantanee ma non a illustrarne il movimento. 

Diciamo che non è ancora il momento di guardare ai numeri. E nemmeno di ragionare sulle tendenze.

Articolo correlato:

http://www.youtrend.it/2013/09/18/sondaggi-primarie-pd-renzi-civati-cuperlo-2/

Elezioni in Germania: il punto sui sondaggi a tre giorni dal voto

Mancano tre giorni alle elezioni politiche tedesche. Fino a qualche mese fa, si faceva dipendere da questo evento la persistenza delle politiche di austerità monetarie della empasse nella evoluzione di una dinamica politica europea. Ma i sondaggi, e una candidatura socialdemocratica poco efficace, hanno spento qualunque entusiasmo: Angela Merkel resterà al proprio posto, guiderà la Germania per altri quattro anni. Lo scorso fine settimana, le elezioni regionali nel Land della Baviera hanno confermato il trend di crescita per la CSU (i cristiano-sociali), alleati della CDU al governo. Viceversa, mentre la SPD non sfonda, il partito liberale è crollato e non ha rappresentanza alcuna nel parlamento regionale. Pertanto sono sorti dubbi molto forti circa il mantenimento dell’attuale coalizione di governo e taluni analisti si sono spinti sino a ipotizzare il ritorno di una Große Koalition.

Un recente sondaggio, eseguito dalla ARD-DeutschlandTREND nei giorni 10-12 Settembre, disegna un paese che al 71% è contento della situazione economica (+5% rispetto alla precedente rilevazione), una convinzione che è tornata ai livelli massimi dalla fase di ripresa che il paese ha vissuto nel 2011:

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Nonostante ciò, la misura della soddisfazione del governo è relativamente bassa: i soddisfatti e i molto soddisfatti sono diminuiti del 5% (complessivamente: soddisfatti 47%; non soddisfatti 53%). Fra gli elettori della CDU, la soddisfazione rispetto all’operato del governo sale all’86%, mentre è minima fra gli elettori della Linke, dei Verdi e della SPD (16%; 26%; 27%). Il grafico che segue mostra il miracolo di Angela Merkel: aver riportato la fiducia nel governo a livelli più che accettabili, in poco più di un anno.

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Sia l’elettorato della SPD che quello della CDU ha già deciso come voterà (entrambi solo il 16% di indecisi), mentre fra gli elettori dei Liberali (FDP), dei Verdi (Grüne) e della Linke gli indecisi sono circa un terzo del proprio elettorato storico.

Merkel mantiene diciassette punti di vantaggio sullo sfidante della SPD, Steinbruck (che vi ricordo fu scelto dal partito senza la benché minima partecipazione dell’elettorato – niente primarie, niente apertura a giovani candidati; la sua fu una selezione dettata dall’organigramma partitico, null’altro).

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La convinzione degli elettori della CDU verso Angela Merkel è quasi totale: il 96% preferisce lei a qualsiasi altro candidato; viceversa, gli elettori della SPD sono meno convinti del proprio candidato (solo l’80% intende votarlo). In ogni caso, l’ultimo mese di campagna elettorale ha visto un inversione di tendenza per quanto concerne l’intenzione di voto del candidato cancelliere: Merkel ha perso più di dieci punti (Ago: 60%; Set: 49%); Steinbruck ha guadagnato qualche punto, ma molti voti sono sfociati nell’indecisione (Steinbruck: +7%; Indecisi +3%).

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Leggi l’analisi completa (via @electionista): deutschlandtrend1874

I sorpassati

piazza_castello_ansa

Così, riporta Sallusti, secondo B. il sorpasso sarebbe avvenuto. E lui ‘non si sente di smentire’. La realtà la conosceremo fra dieci giorni circa, quando il risultato del voto suggerirà a queste persone di fare qualcosa d’altro nella vita. Certamente i sondaggisti sono all’opera, stanno fabbricando numeri più o meno rappresentativi della realtà che però non possono essere divulgati. Anche chi scrive è a conoscenza di alcuni di questi ‘numeri’ e non ve ne può parlare per quella legge che ci tratta tutti quanti come dei ‘bambinoni’ (cfr. Panebianco).

Posso solo dirvi che ieri a Torino, in piazza Castello, vi erano 50000 persone. Non è chiaro se erano là per vedere il Comico o il Politico. Non è chiaro se questa affluenza si sarebbe registrata anche in caso di spettacolo a pagamento. D’altronde anche il nuovo gioca pericolosamente sul discrimine fra sfera pubblica e sfera privata, un mantra per tutta la Seconda Repubblica. Questo aspetto sarebbe già sufficiente a far ricredere molti sulla genuinità di una operazione politica nata dalla mente di due sole persone e che sfrutta genialmente l’indignazione come carburante per la produzione di consenso. Eppure lo Tsunami Tour, un format vincente mutuato dalla esperienza siciliana che ha pur fatto guadagnare al M5S il titolo di primo partito dell’isola, sta movimentando moltissimi elettori che invece sino a qualche settimana fa non lo erano (erano cioè auto-reclusi nel ghetto dell’astensione). Qualche sondaggista ha subodorato lo spostamento di opinione in atto in queste ore; una tensione che sta facendo vacillare il progetto del sorpasso.

Lo ha descritto molto efficacemente Rudy Francesco Calvo su Europa. Lo Tsunami tour ha riaperto la partita – considerata chiusa – in Veneto. La Lega Nord ha perso la sua carica antisistemica. L’elettorato di centrodestra sta migrando verso i pentastellati e verso Giannino (che Civati definisce l’Ingroia di destra). Questa transustanziazione – letteralmente una conversione – costituisce l’atto definitivo del tramonto dell’epoca berlusconiana. Va da sé che le regioni non sono isolate e che nella vicina Lombardia potrebbe avvenire qualcosa di simile. Il Partito Democratico, sostiene Francesco Calvo, potrebbe effettuare un sorpasso ‘in discesa’. Sì, poiché il calo nei sondaggi sarebbe matrice comune per tutti i partiti della Seconda Repubblica. A ciò si aggiungano i flop della lista Monti e della rivoluzione Civile di Ingroia e la conclusione è presto detta: il pareggio non ci sarà e forse avremo anche una maggioranza chiara al Senato.

Solo ipotesi, sia chiaro.

Sondaggi Politiche 2013: il PD e quel che resta dell’effetto primarie

Il grafico sottostante descrive l’andamento della media settimanale dei sondaggi (linea rossa) per il Partito Democratico nel periodo 31/10/12 – 31/01/13. Ho evidenziato nel grafico quattro distinte fasi: la prima è compresa fra il 31 Ottobre e il 22 Novembre, la seconda fra il 22 Novembre e il 13 Dicembre, la terza fra il 13 Dicembre e il 9 Gennaio, quindi la quarta, fino a fine Gennaio. Il PD è cresciuto nel periodo ‘Primarie di Coalizione’, come ampiamente riconosciuto; si è stabilizzato intorno al 33% fra le festività natalizie, le ‘Primarie per i Parlamentari’ e l’inizio del nuovo anno; è calato dopo il 9 Gennaio.

La linea blu in grassetto rappresenta la media per i rispettivi periodi descritti sopra. In ogni caso, si può affermare che i Democrats conservano almeno due/tre punti percentuali rispetto al periodo precedente alle primarie. Il trend di Gennaio non è stato affatto positivo, per Bersani. Dire quindi che il PD abbia perso punti a causa dello scandalo di Monte dei Paschi di Siena non è corretto. L’inversione di tendenza si è innescata sin da inizio Gennaio, appena finito il clamore sui risultati delle consultazioni per definire leadership e composizione delle liste. Il che si può tradurre: le primarie è meglio farle quanto più prossimi al voto, poiché esse portano consenso e visibilità.

Sondaggi Politiche 2013: al Senato il rischio pareggio si allontana

Affermo questo in controtendenza rispetto ai giornalisti, che parlano di rimonta di Berlusconi. La realtà descritta dai sondaggi è leggermente diversa e sembra palesarsi una tendenza che potrebbe favorire il costituirsi di una maggioranza di centrosinistra al Senato, anche con ‘Italia Bene Comune’ sconfitta in Lombardia e Veneto. Tutti – giornali, tv, sondaggisti – hanno notato la flessione di Scelta Civica di Monti. Il Professore è stato sorpassato da Grillo, è stato scritto. E’ vero, e ciò ha un effetto particolare , soprattutto in Veneto.

Il Veneto distribuisce 24 seggi al Senato. Il cdx è nettamente in vantaggio, quindi vincerebbe il 55% dei seggi (13). Stando al sondaggio di Euromedia Research, condotto fra il 25 e il 28 Gennaio scorsi e divulgato durante Porta a Porta del 30 Gennaio, la suddivisione dei seggi sarebbe la seguente:

Euromedia
La Destra 1
PdL 19
Altri cdx 1,5
Lega Nord 22,4
Lista Monti 11,9
CD 0,6
PD 29,2
Sel 3,1
Riv. Civile 1,7
FARE 1,2
Radicali
M5S 7,2
Altri 1,2
Seggi
PdL 6
Lega Nord 7
PD 7
M5S 2
Lista Monti 2

Considerato che difficilmente la coalizione fra PdL e Lega avrà una vita oltre le elezioni, e che lo stallo per la Lista Monti in Veneto potrebbe continuare sino a 24-25 Febbraio, si avrebbe il risultato paradossale di un pacchetto seggi suddiviso quasi equamente fra PD, Lega e PdL.

senato_venetoEuromedia assegna la vittoria al csx sia in Sicilia che in Campania, ma per una manciata di voti:

Regione Coalizione
Campania cdx 30,0
csx 32,6
Sicilia cdx 30,5
csx 30,7
Lombardia cdx 35,5
csx 35,0

Il grafico che segue invece simula la composizione del Senato nella prossima legislatura, stando appunto ai sondaggi di Euromedia:

senatoVa da sé che il conteggio non è dissimile da quanto sappiamo ed abbiamo potuto leggere sui giornali nelle ultime settimane. Il PD e Sel insieme non raggiungono l’autosufficienza, ma con i tre seggi del SVP (tradizionalmente di centrosinistra) avrebbero un totale di 151 seggi. Ne mancano sette per la maggioranza. Sei seggi vengono assegnati con il voto degli italiani all’estero. Nella precedente legislatura solo due erano del PD. Non ci sono al momento sondaggi né analisi serie su come possa andare il voto all’estero. Quindi, ai fattori di incertezza, aggiungerei anche la Circoscrizione Estero. A sorpresa potrebbe essere quella determinante. Soprattutto se la flessione di Monti dovesse continuare.

Riassumendo: in Lombardia cdx +0.5, un soffio di vento verso Ambrosoli e le cose cambiano radicalmente; in Veneto, l’effetto perverso del Porcellum farà prendere al PD tanti seggi quanti la Lega; in Campania il csx ha un vantaggio di circa due punti percentuali; in Sicilia è di nuovo testa a testa; il voto all’Estero è sinora un enigma. Abbastanza per far presagire un risultato a sorpresa.

L’incubo del 2006

Sì, insomma, lo spettro del pareggio. O della rimonta. O della vittoria del centrodestra. Per un paese che vive di paure – storica proprio la campagna elettorale del 2006, tutta giocata sull’emergenza immigrazione, che non c’era – non c’è da meravigliarsi se l’immagine consolatoria proviene proprio dalla televisione, che spaventa per rassicurare, che rassicura per poter spaventare. Nel solito chiasso dei talk show passano messaggi subliminali costruiti in piccoli uffici milanesi (o romani, a seconda dell’emittente): l’IMU che finisce nel caveau del Monte dei Paschi di Siena è un falso che si regge sul sentimento che quella tassa sia stata una imposizione ingiusta, sebbene sia stato l’unico (insieme alla Riforma delle Pensioni) provvedimento del governo Monti che ha rassicurato gli investitori, ancor prima dell’intervento di Draghi e dei suoi ‘OMT’ (Outright Monetary Transactions). Ed è poi una catena di associazioni mentali facili come sovraimpressioni visive, Mps e le Fondazioni bancarie, la politica senese, che è tutta in mano al PD, come se non ci fosse alcuna relazione fra questo scandalo e il collasso finanziario globale che ha pure rivelato una élite bancaria completamente fuori controllo (e una classe politica incapace di controllo) e che agisce come un virus fregandosene di difendere le reti sociali e perseguendo solamente il proprio fine, ovvero raggiungere gli obiettivi di bilancio annuali e incassare i cospicui bonus (insieme a uno 0.5% di interessi, che c’è sempre in questi casi).

Ecco, in questo cascame di informazioni parziali, la prima pagina di ieri di Libero – che ha pubblicato la fototessera dei consiglieri regionali del centrosinistra lombardo additandoli come impresentabili poiché ‘incorporati’ nell’inchiesta sui rimborsi ai gruppi consiliari regionali – è il colpo sotto la cintola che ci si aspetterebbe sempre da soggetti come Belpietro e Sallusti. Il problema è che il linguaggio del sospetto ci ha inquinati tutti quanti, e allora se un consigliere regionale, per i suoi spostamenti legati alla propria attività istituzionale, prende il taxi, diventa subito colpevole di un vizio capitale: aver usurpato denari pubblici. “Si paghi il taxi con i propri soldi”, è l’immediata equazione. Ed è un linguaggio che tracima e investe Repubblica, il Corriere, tutti. Chi legge o ascolta vuol scandalizzarsi per qualcosa. Chi scrive o conduce talk show non ha interesse alcuno ad approfondire. Poco importa se si passa sul cadavere di persone oneste e che si sono battute per eliminare il vitalizio. Poca importa la biografia del singolo consigliere. La Nutella è quella cosa che si ‘spalma’, anche sui rimborsi disonesti. Abbiamo trascorso mesi a condannare l’antipolitica. In pochi dicevano di non chiamarla così. Che quel ‘sentimento’ di indignazione è un motore che produce consenso verso chi condanna. Adesso l’hanno capito tutti. E l’antipolitica è diventata un comodo rifugio, in questa campagna elettorale. E’ comoda perché produce interesse senza troppi sbattimenti, fa vendere copie, fa aumentare i consensi. “Sono tutti coinvolti”, “sono tutti uguali”. Quindi perché dovrei cambiare (il mio voto)?

Il 2006, così semplice. Così rassicurante.

Sondaggi Politiche 2013: aggiornamento delle tendenze

[1. segue dalla prima analisi]

[2. partecipate al sondaggio sulla Lombardia]

Ho aggiornato l’analisi di due settimane fa con i dati dei sondaggi condotti dalle società di rilevazione e registrati in www.sondaggipoliticoelettorali.it fino alla data del 14 Gennaio. L’andamento non è dissimile da quanto rilevato all’epoca, anche se il centrosinistra tende a perdere slancio e ad attestarsi su una media del 38-39%. Ho calcolato l’oscillazione di ogni coalizione e di alcuni dei partiti mediante la deviazione standard della serie di rilevazioni dal 10 dicembre al 14 gennaio (quarta colonna tabella sottostante). Il Csx ha un valore di 1.8 mentre il Cdx (nella nuova-vecchia alleanza con la Lega Nord) 2.5, al pari della Lista Monti. Significa che c’è molta variabilità nel campione di sondaggi sui risultati delle ultime due coalizioni che nel caso del centrosinistra. Ciò può essere inteso in una scarsa mobilità di opinione (o di elettorato); in soldoni, significa che cambiano le società di rilevazione ma il risultato non cambia. Sinistra, Ecologia e Libertà ha la deviazione standard più bassa, al pari della Lega Nord. Medesimo discorso può essere affrontato per UDC e FLI. Il loro elettorato è recintato, di più non potranno ottenere. Notare che il M5S ha variabilità superiore sia al Cdx che a Scelta Civica di Monti ma ha un trend negativo. Ed è ulteriormente impressionante la stabilità di rivoluzione Civile: l’avvento di Ingroia non ha determinato sinora alcun cambio di passo alla coalizione che avrebbe mantenuto un 4% anche senza di lui (si ottiene il medesimo risultato facendo la somma algebrica delle percentuali di IDV, Fds e Verdi).

MIN MAX MEDIA DEV.ST
PD 29,0 35,3 32,8 1,6
SEL 4,1 6,0 4,9 0,6
IBC 34,9 42,0 39,0 1,8
UDC 3,4 6,4 4,6 0,7
FLI 1,0 2,5 1,4 0,4
LISTE MONTI 1,7 12,0 7,6 2,9
ITALIA FUTURA 1,5 3,0 2,3 1,1
LISTA MONTI 8,0 17,6 12,9 2,5
PDL 15,0 23,1 17,8 1,8
LEGA NORD 3,9 6,8 5,2 0,9
CDX + Lega 21,7 34,2 26,4 2,5
M5S 10,0 19,0 14,4 2,6
RIVOLUZIONE CIVILE 2,0 5,5 4,1 0,7

Segue il consueto grafico con le linee di tendenza lineare.

grafico_sondaggi_2

Sondaggi Politiche 2013: Lombardia nelle mani di @uambrosoli

Di seguito i risultati del sondaggio Mannhemier per il Corriere della Sera pubblicato stamane: http://www.corriere.it/Primo_Piano/Politica/2013/01/13/pop_mannheimer.shtml

mannheimer1

mannheimer_2mannheimer_3Ho riassunto gli ultimi tre sondaggi sul voto al Senato in Lombardia nella seguente tabella:

Circa 16/12/2012 02/01/13 13/01/13
Scenari politici Sole 24 Ore Mannheimer
La Destra 1 1 1,4
PdL 14 14,5 19,5
Altri cdx 1,5 2,2 0,9
Lega Nord 21 14,8 13,9
Lista Monti 5,5 16,3 14,7
CD 0 0,2 0
Mov Autonomie 0 0 0
PD 24 29,2 29,5
Psi 0,5 0,6 0,4
Sel 4 2,5 2,5
Riv. Civile 6 5,6 4,1
Forza Nuova 1
FARE 4 1,5 0,7
Radicali 1
M5S 15 11,5 10,8
Altri 1,5 0,1 1,6
Seggi
PdL 11 13 16
Lega Nord 16 14 11
PD 12 11 12
Sel 2
M5S 8 5 4
Lista Monti 6 6

grafici_lombardiaE’ evidente come fra Dicembre e la prima decade di Gennaio si siano ribaltati i rapporti di forza interni al centrodestra, al punto tale che ora il PdL è in grado di far propri 16 dei 27 seggi in palio per la coalizione vincente. Il PD, pur crescendo nei sondaggi (dal 24% al 29%) sconta però la debolezza di Sel (in entrambi i sondaggi datati 2013, Sel è sotto le soglie del 3%, necessaria per ottenere seggi se all’interno della coalizione vincente, e dell’8%, necessaria a ottenere seggi in caso di appartenenza a coalizione perdente). Notare la continua discesa del Movimento 5 Stelle, sia in termini di voti percentuali che di seggi. La partita però è ancora tutta da giocare. Molto dipenderà dalla campagna elettorale di Umberto Ambrosoli. Iniziata soltanto ieri.

Sondaggi Politiche 2013 (2) – Rivoluzione Civile toglie seggi a M5S e PdL

rivoluzione-civile

[Continua dalla prima parte]

In un primo momento, nel mio foglio di calcolo trasandatissimo (nel quale come saprete ho raccolto i sondaggi eseguiti da http://www.scenaripolitici.com), avevo trattato Italia dei Valori, Federazione della sinistra, i Verdi e la lista Ingroia – la cosiddetta “foglia di fico” – come liste singole anche se coalizzate fra di loro. Chiaramente non è così: al Senato, i micropartiti della sinistra e Di Pietro, ridotto al 2% su scala nazionale, presenteranno una lista unica che riuscirà, in taluni casi, a superare lo sbarramento. Infatti risulta più agevole per Igroia e soci superare la soglia dell’8% nelle seguenti Regioni:

Regione % Seggi
Lazio 9 2
Campania 11 2
Basilicata 11 1
Liguria 11 1
Piemonte 9,5 2

Si tratterebbe quindi di una lista che, in termini percentuali, diventa concorrenziale di M5S, Scelta civica (centro) e M5S. Prendete ad esempio in Lazio: il sondaggio di Scenari Politici assegna la vittoria al centrosinistra con circa il 35.5% che permetterebbe a PD e Sel di incassare il premio del 55% (15 seggi su 28 disponibili). Guardate cosa succede con la lista Ingroia in forma di lista unitaria: in pratica porta via i due seggi ai più forti perdenti, ovvero PdL e M5S.

Lazio Seggi: 13
Perdenti:
PdL 5 4
centro 4 3
Riv. Civile 2
M5S 5 4

Anche in Campania, il sito Scenari Politici prevede la vittoria del Centrosinistra con il 33.5% (il centrodestra si fermerebbe al 27, mentre la lista Monti prenderebbe un modesto 12%). Si tratta questa di una nuova configurazione in cui la presenza di Rivoluzione Civile nella forma di lista unitaria di Idv, Fds e Verdi, porta via seggi ai 5 Stelle:

Campania Seggi: 13
Perdenti:
PdL 6 5
centro 3 3
M5S 4 3
Riv. Civile 2

Il Piemonte offre invece un caso inverso. I perdenti si attestano intorno al 11-18 %.  Il Movimento 5 Stelle sarebbe il primo fra i perdenti, seguito da PdL e Lega Nord. La presenza di Rivoluzione Civile, in questo caso, non punisce il primo bensì gli altri due partiti:

Piemonte Seggi: 10
Perdenti:
PdL 3 2
Lega Nord 3 2
M5S 4 4
Riv. Civile 2

Complessivamente (ho indicato il caso 1 come il caso in cui Idv, Fds e Verdi presentino liste coalizzate ma non unitarie; nel caso 2, invece, il caso in cui la lista Ingroia sia unitaria):

Partiti Caso 1 Caso 2 Diff
PdL 56 53 -3
Lega Nord 31 30 -1
centro 19 18 -1
PD 121 121 0
Sel 23 23 0
SVP 3 3 0
Mov Autonomie 2 2 0
M5S 53 50 -3
Sen V. Aosta 1 1 0
Riv. Civile 8 +8

[parte seconda]

Sondaggi Politiche 2013: Senato, a rischio governabilità

Aggiornato il 08/01/13: ho inserito Rivoluzione Civile come lista unitaria (prenderebbe, stando agli attuali sondaggi, ben 8 senatori) ed ho corretto alcuni errori.

Il sito http://www.scenaripolitici.com ha – dalla fine di dicembre 2012 – condotto una serie di sondaggi a base regionale per comprendere cosa accadrà il 24-25 Febbraio prossimi per quanto concerne il voto del Senato. Non mi sono chiare le modalità di conduzione del sondaggio – è probabile che sia stato veicolato in rete, o direttamente sul sito sopra indicato. Inoltre, la sequenza di liste proposte al visitatore-elettore non comprendeva ancora la lista “Con Monti per l’Italia”. Quindi ho qualche dubbio sulla scientificità della consultazione, ma ho trovato i risultati abbastanza coerenti con le Regioni relative o con quanto ci si aspetterebbe, anche se secondo me alcune liste, come IDV, Fds e Rivoluzione Civile sono un po’ sopravvalutate, specie nel Lazio.

Ho però provveduto a raccogliere questa mole di informazioni, di percentuali e di nomi di liste, copiandola su un foglio di calcolo; ho applicato le regole previste dal Porcellum, ovvero riparto proporzionale con il metodo dei quozienti interi e dei più alti resti, applicando le soglie di sbarramento del 20% per le coalizioni (3% per ottenere seggi all’interno di una coalizione), dell’8% per i partiti non coalizzati. Alla coalizione vincente ho attribuito il premio del 55%, arrotondando al numero superiore (es. Sardegna, n. seggi 8 per 0.55 equivale a 4.44, arrotondato a 5; i rimanenti tre seggi sono divisi per le liste perdenti che superano l’8%). Al termine della ricopiatura dei dati, il foglio di calcolo ha raggiunto 393 righe.

Vi anticipo che la decisione di oggi di PdL e Lega di presentarsi in coalizione era inevitabile. Nessuno dei due partiti avrebbe trovato giovamento a correre da solo al Senato. In particolare, l’obiettivo di Berlusconi, senza la Lega, di impattare al Senato era irraggiungibile. Invece, la rinnovata alleanza del Nord incrementa di molto le possibilità di non avere una maggioranza certa a Palazzo Madama. E posso aggiungere che, o la Lista Monti ottiene seggi a discapito del centrodestra, oppure la maggioranza sarebbe a rischio anche in caso di alleanza post-voto fra Bersani e il centrino. Ora vi spiego perché.

1. Lega Nord e PdL: una alleanza inevitabile

Innanzitutto vediamo quale sarebbe stata la composizione del Senato con PdL e Lega divise:

PdL 45
Lega Nord 15
centro 18
PD 140
Sel 25
SVP 3
Mov Autonomie 2
M5S 52
Sen V. Aosta 1
Riv. Civile 8

La coalizione Italia Bene Comune avrebbe raggiunto la maggioranza relativa con ben 170 seggi (PD+Sel+SVP+Mov. Autonomie – Friuli). La Lega Nord si ritroverebbe minimizzata  con un numero di senatori inferiore a quello del centro di Monti-Casini-Montezemolo-Fini. Notate i 5 Stelle con una corposa pattuglia di 52 senatori. E’ plausibile che i sondaggi di Senari Politici non abbiano fatto in tempo ad intercettare il calo di consensi per il partito di Grillo, in ogni caso si tratterebbe della seconda delegazione più folta, dopo quella del PD.

Composizione Senato: ipotesi PdL e Lega separati

Composizione Senato: ipotesi PdL e Lega separati

La tabella che segue, invece, mostra la composizione del Senato con Lega e PdL apparentati:

PdL 53
Lega Nord 30
centro 18
PD 121
Sel 23
SVP 3
Mov Autonomie 2
M5S 50
Sen V. Aosta 1
Riv. Civile 8

In sostanza, la Lega vedrebbe incrementare i propri seggi da 15 a 30(+93%);  il PdL da 48 a 53 (+8%). Innegabile che fra i due chi ci guadagna di più è il Carroccio, che può così anche contare sull’appoggio di Berlusconi a Maroni in Lombardia. Ma il PdL ha un altro obiettivo: far saltare il Senato. Il centrosinistra non avrebbe la maggioranza relativa. Italia Bene Comune si fermerebbe a 149 seggi. L’eventuale alleanza post elettorale con il centrino di Monti – stando alle rivelazioni dei tipi di Scenari Politici che, come ho detto, non hanno apprezzato a dovere la neonata Lista Monti per una mera questione temporale – creerebbe un gruppo di 167 senatori: la maggioranza richiesta al Senato è di 158 voti.

Composizione Senato con PdL e Lega alleati

Composizione Senato con PdL e Lega alleati

2. L’Effetto Lombardia

Notate come il PD, rispetto alla prima condizione perda ben 27 senatori. Ciò accade perché l’alleanza PdL-Lega vincerebbe sia la Lombardia che il Veneto:

Lombardia PdL//Lega PdL+Lega
PdL 6 11
Lega 9 16
PD 23 12
Sel 4 2
M5S 7 8
Veneto PdL//Lega PdL+Lega
PdL 2 5
Lega 3 8
centro 2 2
PD 13 5
M5S 4 4

Facendo due conti, il PD – considerando una vittoria di misura in Sicilia –  tra Lombardia e Veneto si gioca 19 seggi al Senato. In poche parole, se il PD dovesse miracolosamente confermare i sondaggi sulla contesa Ambrosoli-Maroni per Palazzo Lombardia, potrebbe scongiurare l’instabilità e il rischio della ripetizione della consultazione elettorale. Ambrosoli è un punto percentuale sopra Maroni (che sconta la presenza della candidatura dell’ex sindaco di Milano, Albertini); la sua eventuale vittoria potrebbe valere un effetto traino per le politiche. Porterebbe la coalizione di centrosinistra intorno ai 159 seggi, ancora non sufficienti a governare il paese. Detto in poche parole: vincere la Lombardia non permetterebbe di evitare un’alleanza post voto con il centrino.

Aggiornamento:

Claudio Cerasa, su Il Foglio, ha pubblicato una tabella in cui spiega le possibili condizioni affinché il centrosinistra ottenga il maggioranza al Senato:

cerasa

Il caso che vi ho presentato è similare a quello che Cerasa chiama “Wins all Region but 2, Lombardy+1”, con un risultato soltanto un po’ sottovalutato (per esempio, il Veneto secondo Cerasa consegnerebe al PD 6 seggi, secondo il mio calcolo 5).

[parte prima]

Regionali, in Sicilia attenti ai sondaggi e al ritorno dei 5 Stelle

Giancarlo Cancelleri

Il più grande errore statistico della storia politica italiana: questo potrebbero diventare le elezioni regionali in Sicilia. I sondaggi degli ultimi mesi rimangono piuttosto cristallizzati con la coppia Musumeci-Crocetta a guidare e Micciché a seguire, con il candidato Sel che perde voti a causa dell’errore incomprensibile sulla residenza di Fava. Poi c’è stato lo sbarco di Grillo, letteralmente. Egli, con alcuni slogan antistorici (“è sbarcato Garibaldi e vi ha portato i Savoia; sono sbarcati gli Americani e vi hanno portato la mafia”, come se la mafia fosse un elemento esogeno e non invece un potere criminale cresciuto nella Sicilia di fine ottocento) ha riempito le piazze di tutta l’isola tenendo comizi improntati alla dura legge del marketing politico (ha ripetuto in ogni luogo il medesimo copione, con le medesime battute, aggiungendo qua e là alcune variazioni dettate dal luogo, nulla di più). Non si è trattato, come è stato scritto (Scandura, Linkiesta) di comizi 2.0, bensì di normali comizi in stile Seconda Repubblica. One man show, il modello coniato con il berlusconismo è ancora lì; Grillo ne è il principale esecutore, oggi, insieme a Matteo Renzi.

I 5 Stelle hanno candidato alla carica di governatore della Sicliia Giancarlo Cancelleri. Vi ricordo che il governatore dell’isola ha uno status privilegiato rispetto a qualsiasi altro presidente di regione. Esso infatti può sedere in consiglio dei Ministri, a Roma, ed ha potere di voto deliberativo e rango di ministro in virtù del D. Lgs. 35/2004 (mentre gli altri presidenti delle Regioni a statuto speciale, ovvero Sardegna, Friuli Venezia Giulia, Valle d’Aosta e Trentino Alto-Adige hanno solo potere di voto consultivo). In sostanza i siciliani si stanno apprestando a votare per un ministro, un ministro che resterà anche nel prossimo governo.

Certo, stando ai sondaggi e ai candidati, più probabilmente verrà eletto Musumeci (e non c’è molto da star allegri). Ma i sondaggi hanno finora evidenziato una grande verità: una percentuale che oscilla fra il 45% e il 55% dell’elettorato oggetto delle interviste, afferma di non voler andare a votare. Con una fetta di astensionismo così elevata – un astensionismo che è anche costituito di persone che non sono socializzate alla politica, soprattutto che si formano una opinione elettorale solo una settimana prima del voto – il grande spettacolo di Grillo rischia di essere il formidabile mezzo per portare alle urne gli indecisi e quelli che avevano lasciato ogni speranza.

L’enorme successo propagandistico che si sta profilando per i 5 Stelle non cancella i dubbi sulle modalità di selezione del personale politico interno al movimento. Nei comizi non parla Cancelleri. Non sappiamo nulla del suo pensiero, di quel che intende fare. Non abbiamo nemmeno mai udito la sua voce. Egli, come gli altri candidati, come Pizzarotti, è un uomo qualsiasi, perfettamente sostituibile. Cancelleri non ha mai avuto grandi esperienze in politica. E’ diplomato. E’ un geometra, ex magazziniere (leggasi il suo curriculum). Si descrive come un “cantante” che scrive “volentieri i suoi pezzi”. Il suo massimo impegno politico è stato partecipare alle elezioni comunali del 2009 e organizzare qualche comizio e qualche pubblico convegno nella sua città, Caltanissetta. Ha avuto un ruolo nella formazione del coordinamento regionale dei 5 Stelle. Un po’ poco per diventare governatore con rango di ministro. Qualcuno obietterà che almeno è incensurato. Ma è legittimo avere dubbi sulla sua cultura politica? Basta esser incensurati per essere meritevoli?

Il dubbio si ingigantisce se si spostano i riflettori dalla persona Cancelleri alle modalità di scelta del candidato. La discussione è stata del tutto svolta nel chiuso del circuito delle assemblee dei 5 Stelle. Dove è finito il criterio della massima partecipazione “dal basso”? Cancelleri è stato scelto con un metodo che non è diverso da quello seguito per l’indicazione di Crocetta o Musumeci. Guardate, il meccanismo delle primarie, per quanto criticabile sia, è pur sempre il metodo che consente la massima partecipazione possibile, anche fra coloro i quali non sono annoverabili come iscritti. Il metodo seguito dai 5 Stelle ha un grado di inclusività minimo. Se a questo aspetto aggiungiamo che il personale politico selezionato non ha le skills necessarie per sostenere un impegno tanto gravoso, come fare il governatore della Sicilia, allora il quadro si fa preoccupante, in special modo se dopo la traversata dello Stretto, il partito di Grillo dovesse prefigurarsi come seconda forza dell’isola. Non sappiamo neanche se Cancelleri abbia una cultura politica adeguata a fronteggiare, per esempio, il potere mafioso, che è ben altro che organizzare convegni o ronde per la difesa della magistratura. Significa rifiutare la minaccia, significa selezionare e controllare il proprio entourage, i propri deputati e il palazzo regionale dalla infiltrazione mafiosa.

I problemi sollevati dalla intervista fuori onda di Giovanni Favia a Piazzapulita sono ben lungi dall’essere risolti. Favia è stato marginalizzato, mentre le politiche 2013 si stanno avvicinando. Con i 5 Stelle prossimi a conquistare ben settanta-ottanta seggi alla Camera. L’urgenza di istituire un metodo democratico convincente dovrebbe essere l’occupazione di tutti i giorni di Grillo e dello staff. Che invece organizzano teatrali e grottesche traversate a nuoto.

Regionali Sicilia, l’autodistruzione di Sel

Cosa è successo al partito di Vendola dopo la rovinosa rinuncia di Claudio Fava alla candidatura a governatore? La fallace organizzazione del candidato Fava è inciampata su un comma della legge elettorale regionale, il quale prevede che un candidato alle elezioni regionali debba avere acquisito la residenza in un comune dell’isola al più tardi 45 giorni prima della data della consultazioni (che si terranno il prossimo 28 Ottobre). L’esito di questa incredibile svista è stato che il candidato di Sel, ex leader della Fiom, Giovanna Marano, sia precipitata nei sondaggi dal 10% circa raccolto da Fava al modesto 6.5% di Marano (Datamonitor, 10/10/2012). In sostanza, l’abbandono di Fava ha annullato l’”effetto candidato” che per Sel valeva circa il 6% di voti in più. Oggi la Lista Fava-FdS-Sel_Verdi è incollata al 4,0% e rischia di non entrare neanche in Assemblea Regionale, con buona pace di chi contestava questa mia affermazione.

Questa la fotografia del voto dei candidati governatori al 10 Ottobre:

Nello Musumeci 33,0%; Rosario Crocetta 30,5%; Gianfranco Miccichè 17,0%; Giancarlo Cancelleri 7,5%; Giovanna Marano 6,5%; Cateno De Luca 1,5%; Mariano Ferro 2,0%; Altri 2,0%; Indecisi, non voto, scheda bianca/nulla 44,1%;

così invece i partiti:

Pdl 18,0%; Lista Musumeci 7,0%; Cantiere Popolare/Pid 3,5%; Adc – Alleanza di Centro 0,5%; Partito dei Siciliani/Mpa 9,0%; Grande Sud 5,5%; Fli Nuovo Polo per la Sicilia 2,2%; Partito Pensiero e Azione – Piazza Pulita 0,3%; Pd 18,5%; Udc 9,0%; Lista Crocetta 5,5%; Lista Fava-FdS-Sel_Verdi 4,0%; Idv 3,5%; Mov.5Stelle 8,5%; Rivoluzione Siciliana 1,5%; Popolo dei Forconi 1,5%; Altri 2,0%; Indecisi, non voto, scheda bianca/nulla 48,2%.

Sono altissime le percentuali dell’area del non-voto.

Attendo nuovi sondaggi per valutare invece l’effetto della Traversata dello Stretto (del Comico).